lunedì 20 agosto 2012

GIOVANOTTI

Se l'insegnante di lettere di questo giovanotto ha sentito il verso
"sono un ragazzo fortunato perché non c'è niente che ho bisogno"
non è sopravvissuto all'ascolto, sicuro...
Ho assistito in treno a un dialogo tra un ragazzo sfortunato e uno fortunato. Uno era felicemente single, e parlava dell'amore con il distacco e la supponenza di chi a me non mi capitano certe cose, sto troppo avanti. Diceva che lui può anche stare con una persona ma ha bisogno dei suoi spazi e comunque mai e poi mai farebbe questo o quello, gli interlocutori tentavano di ribattere all'interno del suo schema, ma io pensavo "tesoro mio, quando ti capiterà, se ti capiterà, di imbatterti nel dio Amore quello vero, scoprirai a tue spese che può essere almeno altrettanto crudele di sua sorella gemella Morte, e può farti far fare tutto quello che vuole anche cose che nemmeno immagini anche cose che nessuno dei tuoi cari aveva mai pensato di vederti fare, e non saprai che fartene, anzi nemmeno saprai cosa sono, i tuoi spazi - di più, se e solo se ti capiterà tutto questo, forse dopo potrai parlare d'amore senza essere ridicolo come me se parlo di fisica quantistica".
L'altro era infelicemente single, ma a differenza dell'altro non aveva affatto paura di imbastire relazioni serie e durevoli, solo che gli capitava un classico: di innamorarsi quando dall'altra parte non era ricambiato o lo era ma fattori materiali di diversa natura rendevano la storia impossibile nel breve o medio periodo, e viceversa anche se magari le condizioni materiali e le caratteristiche dell'altra persona giocavano tutte a favore. Per questo tendeva a deprimersi profondamente, e più volte da giovane era stato tentato da soluzioni estreme e indicibili, ma le ultime due tranvate che aveva preso, entrambe belle grosse, era stato tolto da quel percorso autodistruttivo una volta da sorella Morte in persona, presentatasi in azione o in minaccia grave tutto attorno a lui in tutta la sua assolutezza di Male al punto da fargli sembrare ridicole le sue devastanti pene, l'altra dal suo retro di medaglia Vita, nei panni di una bimba che muove i primi passi e sorride sempre.
Assistendo alla loro discussione, mi sono sorpreso addosso una cinquantina tenerezza nei confronti dei giovani, la stessa che dovremmo avere nei confronti dei nostri stessi cuori perché non invecchino mai. Mi sembrava di capire tutto, di quello che dicevano ma soprattutto di quello che non dicevano, tranne una cosa: chi fosse il ragazzo fortunato e chi quello sfortunato.

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