Se l'insegnante di lettere di questo giovanotto ha sentito il verso "sono un ragazzo fortunato perché non c'è niente che ho bisogno" non è sopravvissuto all'ascolto, sicuro... |
L'altro era infelicemente single, ma a differenza dell'altro non aveva affatto paura di imbastire relazioni serie e durevoli, solo che gli capitava un classico: di innamorarsi quando dall'altra parte non era ricambiato o lo era ma fattori materiali di diversa natura rendevano la storia impossibile nel breve o medio periodo, e viceversa anche se magari le condizioni materiali e le caratteristiche dell'altra persona giocavano tutte a favore. Per questo tendeva a deprimersi profondamente, e più volte da giovane era stato tentato da soluzioni estreme e indicibili, ma le ultime due tranvate che aveva preso, entrambe belle grosse, era stato tolto da quel percorso autodistruttivo una volta da sorella Morte in persona, presentatasi in azione o in minaccia grave tutto attorno a lui in tutta la sua assolutezza di Male al punto da fargli sembrare ridicole le sue devastanti pene, l'altra dal suo retro di medaglia Vita, nei panni di una bimba che muove i primi passi e sorride sempre.
Assistendo alla loro discussione, mi sono sorpreso addosso una cinquantina tenerezza nei confronti dei giovani, la stessa che dovremmo avere nei confronti dei nostri stessi cuori perché non invecchino mai. Mi sembrava di capire tutto, di quello che dicevano ma soprattutto di quello che non dicevano, tranne una cosa: chi fosse il ragazzo fortunato e chi quello sfortunato.
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