venerdì 24 agosto 2012

DI PAPERINIK E SUPERPIPPO

Claudio Bisio ci ha cominciato una carriera, con un monologo e un libro sulle parentele strane (sono tutti zii e nipoti, nessuno è figlio di nessuno) e la bizzarra animalità dei personaggi di Walt Disney, perché non posso farci io un pezzo serio sul doping (di vario genere) nello sport e il proibizionismo in genere?
Lance Armstrong
L'attualità non manca: fresca fresca è la notizia che Lance Armstrong ha appena rinunciato a difendersi, pare per stanchezza e non per ammissione di colpa, dalle annose accuse di doping, e ora gli toglieranno tutti i titoli a partire dai sette Tour de France vinti, di pochi giorni fa le ammissioni di Alex Schwazer che così non ha nemmeno difeso il titolo olimpico di Pechino nella 50 km di marcia. A parte che l'idea stessa di camminare tutti storti per così tanta strada richiede perlomeno una certa propensione agli allucinogeni, quando vivevo in trentino mi è capitato di fare in macchina, ovviamente d'estate, il Pordoi: la mia Polo non aveva il turbo, vero, ma era una vetturetta con sopra un 1900 diesel, non un camion col motore di un vespino, eppure faticava, arrancava, e il Pordoi non è la salita peggiore che affrontano i ciclisti, con le gambe, spesso al gelo, e dopo magari 150 "riposanti" chilometri di avvicinamento...
Voglio dire che certe attività sportive, a certi livelli, qualcosa di inumano ce l'hanno. Magari nessuno sport ne è al riparo, ma con queste premesse come si può pensare che chi pratica fatiche immonde come il ciclismo professionista non si aiuti in tutti i modi possibili? Se vogliamo essere ipocriti accomodiamoci, ma chiunque è "dell'ambiente" sa benissimo che a certi livelli i ciclisti hanno sempre preso qualcosa, sempre, anche i campionissimi sacri del passato, che poveracci facevano tappe mostruose con bici di piombo su strade dissestate senza nessuna assistenza a seguito. Non faccio nomi ma dico tutti, e ve ne faccio sentire Uno: che parla di quella "bomba" che entra come una cosa normale anche nei dialoghi di Totò e il giro d'Italia, pensate un po'. Fu solo con la morte in corsa di un campione del mondo e baronetto inglese per meriti sportivi col sangue e il tascapane pieno di amfetamine, che iniziarono i prodromi di quella assurda rincorsa alla carota che è l'antidoping. La cosa funziona così: l'antidoping proibisce le sostanze potenzialmente nocive che scopre vengono assunte per migliorare le prestazioni sportive, rovina la carriera (talvolta uccidendolo, come fu per il povero Pantani) a chi per sfiga o dabbenaggine viene pizzicato a usarle ancora, ma intanto gente con risorse economiche maggiori (e sempre crescenti in funzione del giro di denaro attorno agli sport professionistici) ha già scoperto altre sostanze che vengono usate da tutti fino a che l'antidoping le scopre e così via. Se non fossimo in un mondo di ipocriti, con metà dei soldi necessari per mantenere il baraccone dell'antidoping si potrebbe tenerne su uno di medicina sportiva di frontiera riservato allo sport professionistico (ma con ricadute al di fuori) che "dopasse" sotto controllo tutti i consenzienti, con il retromessaggio per i ragazzi che svolgono sport amatoriale di mettersi a studiare o imparare a fare un lavoro vero se non hanno intenzione di diventare cavie per pagare forse con la salute la possibilità di arricchirsi con lo sport. Che poi è quello che già sanno tutti (siete mai entrati in una qualunque palestra di body building?), ma lasciato alla clandestinità aumenta i rischi in proporzione inversa al giro d'affari (gira certa robaccia!...).
Oscar Pistorius
Quando poi leggiamo addirittura del doping alle Paralimpiadi, non possiamo non pensare a Oscar Pistorius. Buonismo e perbenismo imperanti vogliono che tutti plaudano alla controversa ammissione del pluriamputato alle olimpiadi "normali": non ho sentito nessuno che avesse il coraggio, dopo i primi giudici sportivi sommersi dalla disapprovazione per aver azzardato nel 30% il vantaggio che quegli arnesi danno rispetto a due piedi umani, di dire che l'ammirazione per l'uomo non deve impedire di considerare che se costui dovesse vincere e diventare ricco e famoso, si rischierebbe di creare un mercato. Già l'attenzione era eccessiva prima, ora con i riflettori olimpici e i risultati non disprezzabili ottenuti, cosa volete scommettere che è già partita la gara da un lato a scovare il disabile giusto e dall'altro a ottenere la protesi decisiva (senza eccedere, sennò che non vale lo vedono pure i ciechi, tanto per restare nel politicamente scorretto) per vincere una medaglia e farci un bel bisinissi?
Il tutto mentre continuiamo con l'assurdo proibizionismo nelle droghe, laddove quelle leggere dovrebbero essere assolutamente libere e quelle pesanti distribuite dal SSN gratis con la ricetta. E la cosa immediatamente darebbe un colpo quasi letale alle mafie di mezzo mondo (che si riorganizzerebbero su altri traffici, certo, ma meno immediatamente pericolosi per la salute dei nostri figli) nel posto dove gli fa più male, il portafoglio, e azzererebbe i morti per overdose, e nel medio periodo farebbe drammaticamente diminuire persino i consumatori, specie delle cose più pericolose, che come si sa vengono creati dagli spacciatori per fabbricarsi i clienti (se non ci fosse da guadagnarci nessuno avrebbe interesse a trasformare un ragazzo in un tossico), mentre quelli esistenti si potrebbero da subito identificare e sottrarre alla microcriminalità, se non curare (magari non vogliono, ognuno ha diritto di ammazzarsi come gli pare).
Ed ecco che assistiamo a un ragazzo che come tutti si aiuta per arrivare e restare al vertice di uno sport faticosissimo, che solo lì puoi averci in cambio un gruzzoletto altrimenti è tanto che ti danno lo stipendio di carabiniere (e ora infatti l'hanno pure licenziato, mi sa), umiliato a reti unificate, mentre in uno sport milionario a troppi livelli, dove tra parentesi la roba gira a quintali pure li fin dalle giovanili - e l'ideologia sottesa è un'altra droga per i cervelli dei giovani aspiranti campioni, uno condannato nell'ambito delle scommesse anche in appello può permettersi di attaccare i propri giudici senza contraddittorio per minuti e minuti in prima serata su tutti i TG.
E' come se Gambadilegno potesse sparare a zero su Topolino in un intervista sul Papersera. Come se Superpippo potesse esistere senza le noccioline. Come se Paperinik non avesse bisogno di Archimede per le sue scarpe a molla e altre diavolerie. Eccoti il materiale per il secondo volume di Quella vacca di Nonna Papera, Bisio, ora che hai mollato Zelig magari ci hai tempo....

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