venerdì 25 gennaio 2013

GIOCHI DI MANO…

Argentina - Inghilterra 2 a 1, era il 1986, i quarti di finale
dei mondiali che la squadra di Maradona avrebbe vinto:
una partita così storica, a pochi anni da una guerra vera,
che ci hanno fatto un film: Mano de Dios, per mano di Dio
Come ci aveva promesso, Polifemo torna a trovarci, inaugurando con il fallo di mano una serie di contributi che danno uno sguardo "interno" ma "laterale" al regolamento del gioco del calcio. Mi perdonerà se in chiusura di pezzo posto un video dove un "villano" di un certo talento la fa piuttosto grossa, e un video dove si vede di quanto talento parliamo...
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Il calcio è un gioco dove il pallone si può giocare con tutte le parti del corpo a eccezione delle mani. Il concetto di “mano” nel calcio è esteso per tutto il braccio sino a dove l’arto si “attacca” al busto. Inoltre, il cosiddetto “fallo di mano” ammette un altro aspetto significativo per essere rilevato come infrazione alle regole del gioco, cioè la volontarietà da parte del calciatore di colpire il pallone con la mano – condicio sine qua non - per causare uno svantaggio alla squadra avversaria.
La Regola 12 recita: “Un calcio di punizione diretto è parimenti accordato alla squadra avversaria del calciatore che … tocca volontariamente il pallone con le mani (ad eccezione del portiere nella propria area di rigore). Il calcio di punizione diretto deve essere eseguito dal punto in cui l’infrazione è stata commessa”.
Punto primo: il calcio di punizione diretto è definito volgarmente "di prima", cioè una rete può essere segnata se il pallone viene tirato direttamente verso la porta avversaria. Punto secondo: non è possibile commettere autorete eseguendo un calcio di punizione diretto (il gioco riprenderà con un calcio d’angolo concesso alla squadra che subiva la punizione diretta.
Punto terzo: a livello regolamentare la squadra che possiede il pallone in ogni parte del terreno di gioco è quella che attacca.
Posti questi tre punti, illustro come un arbitro valuta la volontarietà del fallo mano: la prima domanda che si pone è “il pallone va verso la mano – o il braccio – del difensore oppure è il contrario?”. Ancora: “il difensore allarga braccia perché vuole impedire la concretizzazione di un cross o un tiro oppure si tratta di un movimento congruo al gesto atletico alla corsa oppure al mantenimento del proprio equilibrio?”.
Ovviamente se la risposta visiva ricevuta dall'arbitro si collega all'infrazione della Regola 12, lo stesso direttore di gara accorderà un calcio di punizione diretto da far eseguire nel punto ove detta infrazione è avvenuta (se in area accorderà il rigore).
In caso contrario, sarà accertata l’involontarietà del gesto del difensore e dunque lascerà giocare. Occorre tenere presente che se il tocco di mano-braccio avviene dopo che il pallone ha urtato un’altra parte “lecita” del corpo del difensore l’arbitro non deve punirlo mai con un calcio di punizione. Valga, quale esempio per quest’ultima situazione di gioco, lo stop di piede sbagliato del calciatore per causa del quale il pallone si impenna sino a toccare la mano.
Il lettore deve anche capire che il ragionamento volontario-involontario da parte dell’arbitro avviene in frazioni di tempo piccolissime, così ridotte da far pensare che il meccanismo decisionale in essere nella mente di ogni arbitro è istinto puro e regolamentato. In pratica, il processo decisionale di ogni arbitro è il frutto di un lungo allenamento esercitato attraverso un percorso formativo – ma selettivo - iniziato nelle gare di settore giovanile (bassa velocità decisionale) e via via più complesso sino ad arrivare alle gare nazionali più importanti dove il pallone e i calciatori viaggiano a velocità altissime e il cogliere “ombre e fantasmi” di possibili falli di mano è estremamente difficile.
E veniamo alle sanzioni disciplinari collegate al fallo di mano. Come recentemente disposto dalla Circolare n. 1/2013 dell'Ifab (l'organismo internazionale che si occupa delle modifiche regolamentari nel calcio) “Un calciatore che tocca volontariamente il pallone con la mano deve essere ammonito per comportamento antisportivo se, a esempio, tocca il pallone volontariamente con la mano per impedire a un avversario di entrarne in possesso”.
Un altro dei motivi per il quale un difendente può essere ammonito dall'arbitro è quando diviene recidivo quando, cioè, commette più di una volta volontariamente un fallo di mano. Poi, si deve ammonire il calciatore che usa la mano per segnare una rete.
Tutto quanto sopra introduce il concetto di antisportività. Il fallo di mano è una infrazione assolutamente contraria allo spirito del gioco perché sfrutta una parte anatomica del corpo umano inesistente per il calciatore se non per ripararsi oppure mantenere l’equilibrio.
A questo punto l’amico lettore avrà notato che non ho parlato di falli di mano che impediscono la realizzazione di una rete e della possibile incidenza del portiere nella irregolarità in argomento. Ebbene, quando un difensore impedisce la chiara segnatura di una rete commette una “condotta gravemente sleale”, non un semplice fallo. Per siffatta azione non esiste tolleranza regolamentare da parte dell’arbitro, che deve accordare un calcio di punizione diretto (o di rigore se l’infrazione avviene in area) e la conseguente espulsione del difensore autore del fallo.
Spero di essere stato chiaro. La prossima volta tratterò un argomento apparentemente semplice ma molto incompreso soprattutto dai professionisti dei media sportivi: perché certi falli si puniscono disciplinarmente e altri, invece, no.
Polifemo

  

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