martedì 13 settembre 2011

QUEST'ACQUA QUA

Uno degli aspetti più inquietanti della manovra finanziaria in approvazione è che procede in senso contrario ad una volontà popolare espressa così recentemente e con tale proporzione che davvero il governo rischia di battere i record mondiali di faccia tosta e di incostituzionalità, che peraltro già detiene. Sul nucleare non possono, per via della sua presa emotiva, ma sull'acqua e le municipalizzate, che hanno minore visibilità, ci si può provare...
Ben vengano allora iniziative come quella delle associazioni che dal 16 al 18 settembre prossimi organizzano a Reggio Calabria la "festa dell'acqua": un evento in cui si parla anche di beni comuni e democrazia, come sempre in questi casi tra stand ed eventi musicali. A Reggio parlare di acqua ha un significato in più: nel 2011 la città metropolitana in fieri costringe ancora la maggior parte dei suoi cittadini ad approvvigionarsi - come nell'800 - alle fonti per bere e cucinare, essendo inadatta a tali scopi l'acqua dei rubinetti.
Il fatto è che il premier più ricattato degli ultimi 150 anni più gli manca il terreno sotto i piedi più impronta la sua azione di governo alla salvaguardia degli interessi del suo elettorato di riferimento: evasori fiscali, criminalità organizzata e relativo indotto, costruttori e appaltatori, banche e speculatori finanziari. Ma stavolta colpire pesantemente i soliti noti (dipendenti pubblici e privati, consumatori, pensionati, ecc.) bucherà il barile, a forza di grattarne il fondo, e allora vedremo se galleggia ancora, o si imporrà una radicale inversione di rotta per furore popolare.
Lo scenario qui descritto da Alberto Lombardo potrebbe essere una via d'uscita, salvo che un soggetto politico in grado di immaginarlo prima ancora che di attuarlo non si intravede nemmeno. Ma anche se non si concorda con il suo disegno complessivo, non si può negare che alcuni sottoscenari che include sono sicuramente attuabili immediatamente, non appena Berlusconi molla l'osso. In primis proprio quelli relativi alle energie rinnovabili e ai beni comuni.
Chi vuole farsi un quadro completo può consultare questa ricca documentazione su energiafelice.it, per una sintesi invece ci si può rifare a Jacopo Fo; ai più pigri basti sapere che puntare decisamente sulle energie rinnovabili potrebbe risolvere parecchi problemi assieme, purchè in quadro complessivo coerente di inversione di tendenza rispetto all'andazzo degli ultimi anni: rilancio della piccola impresa, alleggerimento della bolletta energetica, calo dell'inflazione, crescita della ricchezza reale complessiva (e si anche del PIL, per i maniaci di questo parametro che però va abbandonato), ricadute sul recupero del patrimonio edilizio specie non urbano (e unitamente al web veloce e gratuito per tutti  e a pesanti incentivi al telelavoro, sul ridisegno complessivo delle strategie di mobilità), eccetera.
Ad esempio, dal mareproprio dallo Stretto di Messina, potrebbe venire energia a basso costo e basso impatto per due milioni di persone, mentre invece questi ancora insistono di nascosto in quello spreco colossale di risorse senza nessuna utilità che è già stato e sempre più sarà il folle progetto del Ponte. Quando invece proprio le difficoltà di bilancio dovrebbero suggerire una volta per tutte che è ora di finirla con le grandi opere che servono solo a chi le costruisce e a chi ci piglia le tangenti, anche grazie ai sempre certi enormi aumenti di spesa rispetto alle previsioni, come dimostra ampiamente il caso TAV.
Un futuro è ancora possibile, ma la prima cosa da fare è portare su queste posizioni tutta la sinistra, altrimenti la prossima certa vittoria elettorale (senza Berlusca questa destra semplicemente non esiste) potrebbe essere addirittura una sciagura, mentre il margine di vantaggio è proprio l'occasione giusta per liberarsi della zavorra liberista e centrista eredità delle sciagurate strategie dalemiane e veltroniane. C'è un serbatoio che può inaridirsi o diventare un fiume in piena: ci sono milioni di elettori a sinistra che avevano smesso di votare (e sono tornati a farlo dando evidenza di se proprio ai referendum), se avete un elettore o un esponente PD a portata d'orecchio ricordateglielo prima che sia troppo tardi.

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