Nella canicola agostana può anche capitare di dover prendere un treno da Bari a Reggio Calabria e scoprire che non ne esistono più. Se proprio insisti perchè ti serve, devi cambiare da due a quattro convogli a seconda dell'orario, e impiegare da poco meno di dieci a più di quindici ore, per un tratto che in auto ne richiede forse cinque.
Passato il momento di incredulità, ti dicono che è da tempo che quella tratta non è più percorsa per intero da un unico treno, e che non è la sola in Italia. Praticamente, ogni tragitto che non si paga da solo col tempo è stato abbandonato. E sono migliaia le stazioncine che sono state o automatizzate o chiuse, spesso col primo passo propedeutico al secondo.
Poi ti ricordi che hai sentito roboanti annunci sui tratti di Alta Velocità che si stanno completando, roventi polemiche su quelli che gli abitanti delle zone da attraversare non vorrebbero si facessero (ah, gli oscuri oppositori della Modernità!), rutilanti annunci sulla prossima ventura concorrenza foriera di ogni bene per il cliente grazie alla nuova compagnia capitanata dai Montezemolo e dai Benetton (qui un reportage dall'Espresso).
E ti chiedi: ma questi che vogliono fare la concorrenza le linee se le sono fatti da soli o le ha pagate Pantalone? e tutte le vecchie linee via via abbandonate o lasciate obsolescere, chi le aveva pagate, se non noi e i nostri padri e i padri dei nostri padri? e come mai sulla questione privatizzazioni sono decenni che sono tutti o quasi daccordo, dalla Sip alle Poste alle Ferrovie all'Enel eccetera, e quasi sempre la cosa si è tradotta in servizi peggiori ai cittadini pagati però molto di più?
Le risposte a chi le cose le dice meglio di noi (qui un vecchio articolo su Contrappunti, parte 1 e 2). La domanda è: quand'è che si sentirà qualcuno dire che le privatizzazioni in certi settori, così come il federalismo fiscale, sono pessime idee che ai cittadini costano tanto e basta, mentre rendono molto soltanto ai soliti noti? Uno qualsiasi, anche non di sinistra, che dice chiaramente che le ferrovie per uno Stato (a maggior ragione per uno stretto lungo e montagnoso) non sono un settore su cui è possibile immaginare privatizzazione e concorrenza, ma un demanio per natura, una rete basilare ed essenziale alla sopravvivenza civile come la circolazione sanguigna a quella corporea?
Cosa succede a un uomo se assume sostanze che gli distruggono la circolazione periferica mentre il sangue nelle arterie principali è pompato a mille?
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