Daniele Sepe è un signore napoletano sulla cinquantina. Una volta si diceva: di mezza età. Ma nel vecchio occidente sono in tanti più vecchi di lui; i più vecchi sono i ragazzi che dopo una notte a cercare di dimenticarsi di essere vivi tra musica anestetizzante pasticche alcol e quant'altro vanno appunto a morire con la macchinona di papà.
Il ragazzo suona il sax così bene che può suonare, e infatti delle volte suona, il jazz dei e coi più grandi jazzisti. Una volta ha sottoposto i giovanissimi astanti di un locale di San Lorenzo (per i non romani, il quartiere universitario della capitale) a un'ora di fusion estrema, così per vedere che effetto che fa; siccome i ragazzi non solo non si spazientivano, ma ascoltavano estasiati un genere difficile che forse non avevano mai sentito e che sicuramente non erano venuti lì a sentire, si è spazientito lui e nel bel mezzo di un brano si ferma e fa "guagliù, ma nun vi siti rutti 'o c... cu sta fusion?", e attacca una tarantella.
Ieri sera a Villa Ada, chiudendo come ormai è tradizione la manifestazione "Roma incontra il mondo" che ogni anno si distingue per qualità e tipologia della programmazione, arriva sul palco e al pubblico comodamente seduto ai tavolini fa più o meno così: "buonasera, voi siete i sopravvissuti: cca nun ci sta cchiu nisciuno! comunque, mo ve sunamme o jazz! o vi alzate in piedi o nuje ve sunamme o jazz!" e quando la gente ha cominciato ad alzarsi "va buò, sunamme. che parlamme a fà? è inutile qua fare comizi, tanto la rivoluzione non la volete fare! non la vogliono fa manco questi chi so nire, e hai voglia che aspettiamo...!"
Se ancora non si è capito il personaggio, una visita al suo ironicissimo sito è istruttiva; tra l'altro, offre una vasta raccolta di mp3 scaricabili gratuitamente, segnala che su e-mule la sua discografia è tutta disponibile, solo limitandosi a ricordare che i suoi dischi costano la metà o meno degli altri, avendo scelto una distribuzione alternativa. E, credetemi, vale la pena averli originali: sono oggetti sempre interessanti, con testi foto e altre invenzioni da vedere e toccare. Insomma è comunista coerentemente, convinto come pochi altri "giusti" (ad esempio, la Bandabardò) che il musicista debba guadagnarsi la pagnotta suonando e sudando, che il disco sia un supporto sorpassato e che se vuoi che se lo comprino devi farlo costare il giusto e dargli valore aggiunto, e che sta storia dei diritti d'autore sia davvero definitivamente da archiviare.
Tornando alla cronaca, ieri Sepe era sul palco con una formazione di sedici elementi davvero di tutto il mondo: Italia, Senegal, Romania, Bosnia, Brasile, Tunisia, Argentina; tutti bravissimi, fino alle due incredibili cantanti, la svedese (ma canta benissimo anche in napoletano) Auli Kokko e la cubana (bella e dalla voce insospettabile) Doris Lavin.
Ma basta chiacchere, beccatevi sto video:
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