martedì 13 settembre 2016

VIDEO KILLED...

E' che dobbiamo metterci in testa che ormai è come
se andassimo in giro tutti armati, di telefono, stereo,
cinema, TV, segretaria, sveglia, ecc. E videocamera.
Non mi piace partecipare alla cagnara mediatica attorno ai cadaveri (e dire che quella volta che l'ho fatto ho registrato un picco di contatti alto decine di volte la media, il che conferma le peggiori analisi sul popolo del web...), ma se il governo più inqualificabile della storia patria ne approfitta per ritoccare in senso ulteriormente liberticida l'ennesimo subdolo tentativo di bavaglio alla libertà di espressione, qualcosa bisogna dirla, prima che per evitare guai peggiori non resti che chiudere baracca.
Devo quindi premettere che non mi permetto, non mi permetterei mai, di entrare nel merito del caso singolo in cronaca, di tale portata tragica che astenersi da ogni commento è la sola forma di rispetto possibile. Ma è proprio l'ampiezza della tragedia a imporre il dovere, a ciascuno secondo quanto può, di fare il possibile perché cose del genere non si ripetano. E ciò è possibile solo tentando di ricavarne una qualche lezione, specie perché se invece ti abbandoni all'andazzo imposto dai padroni del vapore ricavi invece al massimo qualche misura quantomeno inefficace.
Il cyberbullismo è una cosa orrenda, infatti, ma - come dimostra proprio la vicenda Cantone - a nulla serve agire sul versante della tutela ex-post: o si chiude Internet punto e basta (è vero che è una cretinosfera, ma tutti ormai dovremmo saperlo, come che se metti la mano sul fuoco ti scotti), oppure puoi anche ottenere la rimozione di un video da un sito, e quello continua a girare ovunque, e quand'anche la ottieni si continua a parlarne per ogni dove, magari coprendo con una maschera di sdegno il voyeurismo mediatico di fondo. E i processi costano, e non sempre ti danno ragione del tutto... Come per molti altri fenomeni gravi, per sconfiggerlo bisogna agire sulle cause, e qui se ne rintracciano almeno due che bisogna sottolineare in quanto paradigmatiche, e quindi potenzialmente riguardanti tutti, entrambe di natura culturale profonda:
  1. dal momento che la Rete è ormai a disposizione di tutti, urge provvedere a una alfabetizzazione generalizzata, almeno per quanto riguarda l'abc (appunto) del suo funzionamento, con un occhio alla propria sicurezza personale;
  2. dal momento che certi codici comportamentali hanno smesso di imperare, occorre smantellare il complesso valoriale con cui vengono giudicati i comportamenti, sia socialmente che individualmente (ossia, da ciascuno per tutti gli altri e prima ancora da ciascuno per se stesso - perchè è vero che la bigottaggine altrui non è il problema, ma lo è il bigotto che è in noi).
L'obiettivo di ciò, deve essere, per fare un esempio aderente alla cronaca, che i nostri figli sappiano:
  1. che è matematicamente certo che oggi se ti fai fare un video è altamente probabile che quello sarà visto dovunque e per sempre (in proporzione all'interesse che è in grado di suscitare quel video, ovviamente...), quindi in quel video tu farai solo quello che non ti crea problemi che lo vedano tutti e per sempre;
  2. che se per te va bene, visto quanto appena detto, girare un filmato porno di qualunque tipo, significa anche che la tua risposta alla sua diffusione deve essere più o meno "embè?" (individualmente) anche perché (socialmente) tutti gli altri, a cominciare dai tuoi genitori, avranno nel contempo pensato e detto "ah c'è un tuo filmato porno sul web? embè? com'è venuto meglio o peggio di quello di tua cugina?".
Da questa griglia valoriale, finalmente adeguata ai tempi, restano ovviamente fuori i casi di mancato consenso, di qualunque natura (droga, alcol, violenza, minore età...). Ma anche qui, senza il discredito sociale della vittima, e l'autodiscredito soggettivo che gliene deriva dall'averlo introiettato, le contromisure necessarie si riducono al campo penale, col web da valutare come contesto specifico di reati generici (sempre commessi nella storia dell'umanità, con Internet cambiano solo modalità ed eco) e non da attaccare in quanto tale. A meno di non essere in cerca di una scusa....

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