venerdì 11 dicembre 2015

TE LO DO IO IL BIPOLARISMO

La Lagarde d'altronde lo ha dichiarato esplicitamente (non la trovo, l'intervista, per cui fidatevi o cercatevela voi che c'è), che a lei non può non interessare maggiormente il destino di chiunque nel mondo sia povero davvero, cioè rischi di morire di fame, piuttosto che di chi nel ricco Occidente oltrepassa la soglia della povertà relativa. Ora, lasciamo perdere per un attimo tutti i retroscena dimostrati e immaginabili sia dell'istituzione che di chi la presiede, e immaginiamo di essere un marziano, un alieno inviato sulla Terra col compito di salvare il salvabile e i pieni poteri. Dove andremmo, a salvare gli ultimi tra gli ultimi o a cercare di mantenere il privilegio relativo agli ultimi tra i primi? La risposta è facile, anche perché quell'inviato se ci credete c'è arrivato 2015 anni fa, e la sua scelta è notoria, anche se fin troppo travisata a proprio comodo da troppi.
Dunque non c'è bisogno di immaginare un Grande Vecchio, i Rettiliani, e nemmeno i Mali insiti al capitalismo sfrenato: il Pianeta non ha le risorse per mantenere la sussistenza a 8 miliardi di persone, figurarsi dargli loro tutto quello che noi occidentali abbiamo sperimentato, e imparato a ritenere proprio diritto, nei 50 anni d'oro dopo l'ultima guerra mondiale. Ergo, bisogna scegliere tra due visioni opposte, nell'immaginare e quindi tentare di costruire il futuro:
  1. un mondo dove, fatta salva una ristrettissima "classe dirigente" per selezionare la quale è da dimostrare esistano criteri più equi o comunque migliori delle leggi della giungla capitalistica, tutti vivano "attorno" al livello di sussistenza (dove le virgolette intendono che necessariamente in molti ci andranno sotto, e pax);
  2. un mondo dove si cerca ad ogni costo di salvaguardare quel nucleo di diritti e condizioni economiche (e culturali, che vengono appresso e necessariamente solo dopo) per quelle popolazioni che ne hanno beneficiato dal 1950 al 2000 circa.
Queste due strade sono il terreno su cui misurare oggi gli schieramenti politici. Destra e sinistra non significano più niente non perché (o non solo perché) ampiamente sputtanati come termini da chi ne ha fatto bandiere e poi ci si è pulito il didietro, ma soprattutto perché nel nuovo bipolarismo su descritto non possono posizionarsi in maniera univoca. Ad esempio, un partito di sinistra tradizionale con la sua anima internazionalista sta nell'opzione 1, con quella socialdemocratica/operaista nell'opzione 2. Uno di destra con la sua anima ultracapitalista nella 1, con quella nazionalista nella 2. Allora, poiché nessuno dei partiti "tradizionali" può imboccare coerentemente una delle sole due strade che il bivio della Storia ci offre, essi sono naturalmente per un verso o per l'altro destinate a tradire i propri elettori. Alcuni dei quali, chi di testa chi - i più - di pancia, hanno cominciato a capirlo, quindi a lasciarli. O comunque, a scegliere non più in base all'appartenenza ideologica, ma all'aderenza a quella delle due opzioni che in quanto cittadini elettori vorrebbero si seguisse. Solo capendo questo si ha una spiegazione plausibile, ad esempio, di come i francesi possano essere passati da Hollande alla LePen così in fretta: ragionando in termini di destra/sinistra non ci si capacita, o peggio si conclude che siano improvvisamente impazziti "diventando fascisti", ma invece capendo che se l'unico schieramento che segue l'opzione 2 è il FN, specie se è un FN abbastanza opportunamente ammorbidito negli aspetti più urtanti per un moderato, è logico votarlo.
In Italia rispetto alla Francia si ha una sfortuna e una fortuna in più: la prima è che gli italiani sono meno capaci dei francesi di comprendere i loro propri interessi specie se collettivi, per cui in troppi non hanno ancora capito che razza di tradimento siano l'esistenza stessa e tutta l'azione politica di un partito che in tutte le sue trasformazioni non ha fatto che spostarsi - e instradare la realtà cui mira - verso l'opzione 1, la seconda è che esiste il Movimento 5 Stelle, che è uno dei pochi soggetti politici al mondo a perseguire l'opzione 2 con una interpretazione corretta (anzi direi umana) di quell'"a ogni costo" che la qualifica. In altri termini, se per qualcuno quella locuzione può significare "a costo di espellere ogni musulmano" (Trump) e "mantenere come diritto inderogabile quello di girare armati" (tutti i repubblicani e molti dei democratici), per altri è "a costo di sospendere o attenuare le libertà individuali in favore della sicurezza" (magari sull'onda di una comprensibile paura), per altri ancora è "a costo di colpire e affondare i barconi degli immigrati" (Salvini e co.), è solo il M5S a intenderla come "a costo di mettere in discussione un'Europa che ha imbracciato fideisticamente l'opzione 1 (con l'Euro come strumento potentissimo)",  recuperando la sovranità monetaria (accompagnata a quella energica moralizzazione della classe politica senza la quale la moneta sovrana è inutile anzi perniciosa).
Io personalmente sono da sempre per l'opzione 2, e non (almeno non solo) per egoismo, ma perché sono consapevole del fatto che non è significativamente utile ai tanti che non hanno un minimo di diritti e agi spogliare chi li ha (anche facendolo totalmente, e distribuendo le spoglie equamente, il rapporto numerico è tale che il progresso medio dei tanti non sarebbe neanche avvertibile), mentre invece sarebbe forse essenziale il mantenimento della "roccaforte" a mo' di parametro esemplare cui mirare per gli altri, da "includere" con la gradualità nel tempo e nello spazio imposta dalla realtà oggettiva. La mia apparente incoerenza di europeista della prima ora si spiega col fatto banale che all'inizio ho creduto alla menzogna di chi presentava la UE come quella possibile roccaforte, mentre l'Euro era invece il cavallo di Troia (se ne stanno accorgendo persino nel ricco nordeuropa). Perciò dal 2012 sono qui a cantarvi "meno male che Grillo c'è", perché se al posto suo a sposare l'opzione 2 in Italia fosse stata una nostra Le Pen sarei stato anch'io tentato di darle forza, perché la Storia si fa qui e ora e qui e ora è urgente demolire questa Europa e questa moneta unica. Per fortuna c'è il moVimento, e mi consente di seguire questa strada condita non di paura e scelte di guerra, ma di una lettura della questione terrorismo che è l'unica accettabile: colpire l'Isis (creatura occidentale dell'economia del petrolio, funzionale all'opzione 1 e per questo combattuta solo per finta e in realtà alimentata dai bombardamenti) negli interessi, e togliergli le ragioni di esistere disimpegnandosi dal Medio Oriente, e anche per questo affrancandosi dall'energia da fossili.
Ecco qual'è la vera alternativa, signori: è tra due visioni del futuro, e quale è la vostra preferita dovete sceglierlo maturamente, cioè tenuto conto anche del prezzo da pagare per perseguirla, per poi votare per chi propone (a) esplicitamente di volerla raggiungere e (b) onestamente qual'è il prezzo da pagare per farlo. Solo allora siete rispettabili, qualunque sia la vostra scelta, e qualunque sia l'etichetta che vi contraddistingue nel vecchio continuum destra/sinistra, non se continuate a votare secondo l'etichetta che avete appiccicata in testa, incuranti anche perché inconsapevoli del fatto che il partito che sostenete sta contribuendo a realizzare (consapevolmente o - ed è questo il caso peggiore - meno) proprio lo scenario per voi peggiore, portandovi a pagare prezzi (da voi) imprevisti.
Le prove sono attorno a voi, a volontà: adesso si scopre che l'articolo 18 è abrogato anche per gli Statali, presto si capirà che tra allungamenti dell'età pensionabile e demolizione della sanità pubblica i più fortunati moriranno al lavoro gli altri di povertà in vecchiaia, oggi forse qualcuno ha finalmente capito a che gioco giocano le banche, domani (quando sarà troppo tardi) tutti toccheranno con mano che la guerra e il precariato sono due armi indirizzate allo stesso bersaglio: lo Stato democratico occidentale, esperimento della Storia che si è deciso sia chiudere al più presto ad ogni costo.

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