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Essendo, infatti, uno strenuo fautore del cosiddetto "mercato tutelato", resisto in questa cittadella, a continui attacchi del Nemico anche truffaldini (sia per telefono che di persona), in cui gas e luce mi sono stati aumentati circa del 60% (per effetto della guerra in Ucraina, diciamo così), mentre al di fuori gli aumenti sono stati un multiplo variabile (ma minimo 2 o 3) di questa entità (tranne per i pochi che avevano un contratto "bloccato", che il conto lo pagheranno dopo).
Ora, immaginate di vivere sotto una dittatura (è facile, siamo appena passati da un periodo che la rasentava abbastanza, anzi anche troppo, ammesso che sia finito) e sognare di tornare a quando c'era la democrazia: siete per questo dei "passatisti", dei nostalgici? Pensare l'altrove, nello spazio o prima o dopo nel tempo qui, è esattamente quello che ci fa umani, quello che ci ha fatto scendere dagli alberi nella notte dei tempi o concepire la democrazia un po' più di recente. Quello che chiamano Progresso, invece, è un concetto ideologico piuttosto plastico nelle mani e per gli scopi di chi gestisce il Potere: con la scusa di dover "andar avanti", spesso e volentieri invece si impongono delle regressioni di fatto, sotto una marea di punti di vista.
Le cosiddette "liberalizzazioni" (e/o "privatizzazioni") sono un ottimo esempio. In quasi ogni settore dove sono state imposte, e dal 1991 lo sono state quasi ovunque, la cosa si è tradotta in un ottimo affare per chi ne ha tratto profitto, spesso aziende pubbliche (cioè costruite coi soldi dei nostri padri) nel frattempo cedute (ma sarebbe meglio dire regalate - e dove i giudici hanno messo il naso hanno scoperto tangenti) a soggetti privati di neanche troppo varia estrazione, e in un pessimo affare per i cittadini o utenti finali che dir si voglia (con Mattei, ammazzato giusto sessant'anni fa per aver tentato la strada opposta, che è trent'anni che mulina nella tomba). Ce le hanno presentate come progresso (e continuano a farlo, negli assalti alle ultime cittadelle), spesso mettendo avanti le presunte doti miracolose della concorrenza, ma a chi guarda bene appare chiaramente quanto sia stato effettivamente un regresso. O volete dire che c'è concorrenza tra società di carburanti, telefoniche, elettriche, ferroviarie? Finta, sempre; vera, quindi a favore del consumatore, mai. E l'elenco può essere allungato a piacere. Gli scettici non hanno che attendere che riesca il colpaccio anche con l'acqua, su cui non demordono malgrado un referendum stravinto dai "passatisti" e i cui risultati hanno aggirato dove hanno potuto mettendo in mezzo concessionarie e simili: si segnino il prezzo, e stiano a guardare se aumenta o diminuisce. Noi "complottisti" (che non dimentichiamo) già lo sappiamo.
Come sapevamo che i sieri non erano vaccini, e che non impedivano i contagi (e chissà se in qualche modo prima o poi qualcuno pagherà il conto di questo affaire, e magari anche delle sue pericolose conseguenze - insomma se e quando verrà fuori la verità). Che escluso un periodo e solo in qualche zona i numeri della cosiddetta emergenza sono sempre stati statisticamente non significativamente discostanti da quelli delle normali influenze, il che comportava che l'emergenza sarebbe durata a piacere (e finita a piacimento) per decisione politica. Che i nostri ragazzi avrebbero imparato a considerare ciò che per noi era un diritto, una concessione nel migliore dei casi e niente nel peggiore, che poi è il lavoro ovvero l'articolo 1 della Costituzione. E che la cosa sarebbe passata nel silenzio generale, assordante in quelle categorie che nel delicatissimo gioco di equilibri senza il quale la democrazia non è che un vuoto proclama ideologico dovrebbero recitare il ruolo del cane da guardia (l'informazione) e del giullare fustigatore del Potere (l'arte in genere, la musica in particolare dagli anni 60 in poi).
Per questa ragione mi ha fatto enormemente piacere, in questo silenzio, in questa acquiescenza generalizzata alla narrazione dominante che ha screditato ai miei occhi (e speriamo non solo ai miei) la quasi totalità degli artisti, ascoltare questo brano degli Eugenio in via di gioia, con cui vi lascio, invitandovi a seguire il testo (a partire dal titolo, che mette nel mirino le supercazzole del WEF) mentre ascoltate il brano che scorre nel video.
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