sabato 29 luglio 2023

STRANO ACCOSTAMENTO DI COCCODRILLI CANORI

Ovvero, non è colpa mia se nel giro di un paio di giorni registriamo la scomparsa, sia pure per cause diametralmente opposte, di due musicisti che forse occupano due caselle tra loro lontanissime del panorama musicale. Forse.

Perché Otello Profazio era forse il più rock del panorama folk italiano, uno dei pochi ad essere mai riuscito a portare spesso il suo genere di nicchia nel mainstream, e Sinead O'Connor forse la più visceralmente territoriale delle popstar/rockstar, una che da sola faceva una nicchia e la occupava tutta.

Di lei, che ho amato e stimato moltissimo e non solo musicalmente, vi ho già parlato recensendo il suo album più famoso, e approfittandone per dire già allora tutto quello che si potrebbe dire oggi e infatti avete sicuramente sentito e letto in queste ore. Se avete o avete avuto tra i vostri cari persone depresse condividete la mia ritrosia a commentarne la depressione, se non con l'espressione riggitana "non gabbu e non maravigghia" a sigillare le labbra (sta per "non oso esprimere alcun giudizio su cose che possono capitare a chiunque, sperando scaramanticamente che non capitino mai a me"), in cui invece sguazzano i media a proposito di lei, e (se non mi credete leggete qui Morrissey) non solo adesso che è morta ma le hanno scassato la minchia per decenni. Posso però proporvi di rileggere un altro mio vecchio post, scritto a proposito di Dolores O'Riordan e Mia Martini, estensibile in larga parte anche alla povera Sinead, dato che tutte e tre avevano "in comune la capacità di squarciarti l'anima, mostrandoti la loro, appena aprivano bocca."

Di lui, a dimostrare quanto asserito sopra, posso non solo consigliarvi l'ascolto di alcuni estratti del suo repertorio, tra contributi originali e meritori recuperi dalla tradizione, ma anche mostrarvi i video di una sua celebre apparizione televisiva con alcuni giganti che evidentemente lo consideravano loro pari, e della sua sigla di uno sceneggiato televisivo di quelli che non se ne fanno più e che se paragonati a qualunque "serie" di oggi ne evidenzierebbero la pochezza. Buona visione.



sabato 22 luglio 2023

RADIOCIXD 68 - LO STATO SOCIALE

Nonostante io vada per i sessanta, continuo a spulciare sul web in cerca di musica nuova, al punto che ho sorpreso un mio nipote meno che trentenne per avergli fatto ascoltare in macchina (lui direbbe "per avere nella mia playlist") cose che manco tutti i suoi coetanei conoscono. Le mie recensioni di questa rubrica, però, è circostanza rarissima se non nulla che esse riguardino dischi recenti, sia perché è il concetto stesso di "album" a sembrare oramai sorpassato (infatti Peter Gabriel, che ha superato i settanta ma trova sempre un qualcosa a dimostrare ancora che lui è ancora avanti: ora sta facendo uscire il suo nuovo disco a rate, superando in rilancio la moda ormai consolidata dei singoli da radio governandola anziché subirla), sia perché non ho finora trovato nulla di degno, mi direte che sarà l'età ma io mi ostino a vederci ragioni oggettive.

Più ascoltavo il nuovo album de Lo stato sociale, però, più brano dopo brano ero piacevolmente sorpreso di non registrare "cali di livello", perlomeno non drammatici, specialmente per quanto riguarda i testi. Cosa, si, piuttosto atipica in un periodo storico in cui anche chi passa per essere trasgressivo e up-to-date musicalmente tratta quasi esclusivamente temi triti e in modo trito (il cosiddetto amore nel 99% dei casi), e se fa eccezione è per un brano o due. E invece piuttosto tipica di un periodo storico in cui quello giovane ero io. E cosa che non può piacere ai ggiovanidoggi, a cui Rockol per ragioni di target evidentemente alliscia il pelo. Ma siccome uno dei lati positivi di essere piccolissimo e lavorare a gratis, o in altri termini di non avere target ovvero non cercare click, è quello di poter scrivere letteralmente quello che mi pare, da Rockol vi propongo le date dei prossimi concerti di questi ragazzi con il caldo invito ad andarci (anche perché, e direi anche giustamente, se non sei un superbig oggigiorno di musica campi solo grazie ai concerti), qui vi metto un link alla playlist dell'album Stupido Sexy Futuro al completo, e appresso vi propino una breve antologia di frasi estratte dalla discografia della band, a dimostrare quanto asserito sulla loro "odierna originalità". E perché leggere e ascoltare cose sensate fa sempre bene, da ragazzi giovani ancora meglio: non è che possiamo sempre leggere Maurizio Blondet (ad esempio questa raccolta di espressioni che dimostrano la statura morale e intellettuale dimostrata da troppi ai tempi degli obblighi vaccinali, titolata magistralmente Giornata della memoria) o ascoltare Roger Waters (che a ottant'anni ancora si deve difendere da accuse idiote, di chi non si è evidentemente nemmeno disturbato di seguirne i testi altrimenti se le sarebbe rimangiate, per avere l'unica posizione coerente sulla questione palestinese - e non solo - di tutto il cucuzzaro).

Ma basta divagare, ecco a voi il pensiero di una band che già dal nome (quello di una delle poche istituzioni realmente democratiche mai viste nella storia dell'umanità, non a caso in fase di smantellamento da un trentennio con accelerazione odierna) lo tradisce. Se vi va, qui i testi ci sono tutti, e meriterebbe di mettere su la discografia completa e accompagnarne l'ascolto con la stampa in mano (come si usava ai miei tempi con la copertina degli ellepì: non sapete che vi siete persi), intanto ecco la mia antologia:

  • Questo è combat pop, mica rock 'n' roll: nella vita si può anche dire di no alle canzoni d'amore, alle lezioni di stile, alle hit del mese, alle buone maniere.
  • La prima volta che vai a Sanremo sei una bomba che esplode in un convento, dalla seconda volta sei già un coglione che fa parte dell’arredamento. Ecco a voi cinque poveracci vestiti con gli abiti sponsor [...], era meglio se morivano giovani e stronzi. Fottuti per sempre, famosi per gioco, non è vero che la musica ti salverà: manca una consonante per indovinare il nome della nostra band e vincere l’Eredità. Nnon credere a niente quando tutto è una moda, spendi tutti i soldi e fotti la celebrità: non c’è niente di vero a a parte le canzoni che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar.
  • Pompa il debito, spendi i soldi che non hai, monetizza sui diritti e parla solo dei problemi dei ricchi. Una ricca donna milanese ti invita ad essere femminista comprando una t-shirt firmata da seicento euro, [...]il cosplay di David Bowie fa un discorso sull'inclusività con una giacca inclusiva da sei mila euro. [...] Ti piacciono gli uomini? Quella è la fila. Ti piacciono le donne? Quella è la fila. Ti piacciono tutti e due? Quelle con le lentiggini? Quelli pelati con la coda? I vigili urbani? Mettiti in fila e passa in cassa. E senti come sono buoni questi pomodori, un vero prodotto italiano, raccolti da braccianti italiani in schiavitù, anche loro un vero prodotto italiano. [...] Quando in giro ci sono ancora padroni e sfruttati, licenziamenti via SMS, fabbriche svuotate e quattro morti sul lavoro ogni giorno. Quando in giro ci sono sempre più persone deboli economicamente, che è il modo che hanno i ricchi per dire poveri. Ma stiamo divagando, meglio fare qualche nome: Agnelli, Elkann, Valditara, Cairo, Draghi, Berlusconi, Briatore, Moratti, Renzi, Boschi, Salvini, Letta, Calenda, Sgarbi, Meloni. Chi era ricco è diventato anche più ricco, chi aveva potere ha continuato ad averlo, chi aveva armi ha continuato ad averle. Diventa brand ambassador della tua schiavitù: pompa il debito.
  • Abbiamo vinto la guerra, e non era mica facile; e già che avanzavano cartucce siamo rimasti per vincere anche la pace.
  • Da oggi nessuno potrà avere un patrimonio di più di un milione di euro, sarebbe giustissimo: di soldi ne avrebbero tutti un po' di più. Niente fame nel mondo né guerre né crisi energetiche, nemmeno jet privé. Ma soprattutto niente ricchi di merda, scoppiassero tutti.
  • Mi sono rotto il cazzo di questa città, degli aperitivi a dieci euro, del clima di terrore a gratis, dei giovani di sinistra, arrivisti, bugiardi, senza lode: gente che in una gara di idiozia riuscirebbe ad arrivare secondo.
  • Han detto "la vita è pagare i debiti che fanno i ricchi, e aspettare pure il resto a calci in culo", e mi han detto che si chiamano profitti.
  • E alla fine è meglio essere liberi che furbi, meglio essere sprovveduti che intelligenti, [...]meglio essere vivi che vissuti, meglio essere sbagliati che incompiuti. Il resto sono solo scuse per sentirsi in fondo in compagnia nel rimanere soli con i propri alibi, mentre il tempo vince un altro solitario con te.
  • Meglio morire di bellezza che sparare stronzate, meglio godere senza vergogna che godere di reputazione: nasci rockstar e muori giudice ad un talent show, nasci artista di strada e muori imprenditore, nasci suonando gratis e finisci venendo giù dentro al sistema, come gli altri ma diverso.
  • Lo dicono i medici, le statistiche: la mia grinta è nell'affrontare il mondo. Faccio attività fisica così poi da vecchio posso morire in salute.
  • Mi piace la musica sporca, cantata e suonata male, fatta con tre euro, che ti spacca le orecchie e il cuore, la musica fuori dalle radio, dalle playlist, dalle classifiche virali, che non parla di quanto scopi, di quanto sei ricco e famoso, di quanto spacchi il culo, di quanto hai rotto i coglioni o ce li hai girati: la musica degli sfigati. Senza Tesla, Moët, Huarache, Ferragamo, Fendi. [...] Una musica fatta con amore, che non è mai sentimentale. Una musica fatta col culo, che non è mai volgare. La musica dei fuoricorso, dei fuorimoda, dei fuorisede, di chi non gira in fuoriseriе. Senza figli di papà che fanno finta di venirе dal quartiere, senza quelli del quartiere che ti fanno la morale. Una musica senza pagare, senza suonare, senza volere arrivare primi tra gli scemi, come quando godi, godi, godi, godi, godi, godi, godi, godi e poi non vieni. Di chi non passa i concorsi, di chi lavora otto ore, di chi prende psicofarmaci, di chi non sa scopare, di chi non ha successo, di chi si sente brutto, di chi si vergogna di spogliarsi anche al mare, a letto[...]. Mi piace la musica gratis, la musica che non fa campare. Ma piena di figli di puttana che non vanno alle sfilate, che non bevono tisane, che non si chiudono in una stanza (il mondo deve stare fuori ad ascoltare le loro crisi, i loro Xanax, i soldi spesi per dimenticare i problemi di erezione), di quelli a cui la gente non chiede mai una foto, ma conosce le canzoni, di chi ha paura, e lo ammette, delle donne e dell'amore, di chi lavora nei call center, di chi consegna pizze a ore, di chi è stato sgomberato, di chi è eterno laureato. di chi ha perso tutto, ma almeno un po', un po' si è divertito, di chi sta sveglio, chi si taglia, fuma benzodiazepine, di chi viene menato o ammazzato nelle strade perché nero, perché arabo, perché omosessuale, di chi l'ha preso in culo e non lo sa ridare.

sabato 15 luglio 2023

A VALLE, DEL CAMBIAMENTO

Fa caldo, tanto caldo. E tra maggio e giugno ci sono state "bombe d'acqua" quotidiane che ci potevi aggiustare l'orologio, come fossero i temporali di fine estate di una volta, o i monsoni in India. E prima una siccità inaudita. La spiegazione è sempre la stessa: i cambiamenti climatici. Te lo ripetono di continuo, ad ogni TG e in ogni contenitore di intrattenimento: sono "fenomeni estremi" figli dei cambiamenti climatici. E come confutarli? mica sono un meteorologo, io! Se lo dicono, sarà vero.

Ma è proprio tutta questa insistenza, alla fine, a fare scattare l'allarme che madre natura ha installato nel buco del culo a me e quegli altri quattro gatti che siamo rimasti a rizzare le antenne ogni volta che ci sembra che qualcuno voglia proprio portarci da qualche parte, e magari senza quelle insistenze ci sarei già andato di mio ma intanto mollami il braccio e scostati, poi decido io se venirci. Ci chiamassero complottisti o come cavolo gli pare, ma finché siamo formalmente liberi di pensarla come vogliamo eserciteremo questo diritto, ce lo togliessero in punta di legge se hanno le palle dei veri dittatori, anziché la viscidità di quelli mascherati.

E allora ci penso. Quante volte mi sarà capitato di sentire così caldo? Tante. Non sempre a luglio, magari ad agosto, o a giugno, ma tante. E le alluvioni, come si chiamavano una volta? Beh mia nonna Maria mi raccontava che l'Aspromonte ne vedeva di ricorrenti, e allora mi ricordo del lago Costantino sotto Polsi (nella prima foto), nato da una frana e ancora li dopo mezzo secolo a testimoniarlo nonostante gli esperti lo abbiano sempre reputato effimero, e di Roghudi vecchia abbandonata (nella seconda), assieme a chissà quanti altri centri lavati via a valle da piogge torrenziali negli ultimi decenni (tipo Sarno e Atrani, per intenderci). Mentre mia nonna Carmela prendeva in giro tutti quelli che si lagnavano del clima: "e quandu faci friddu ti lamenti, e quandu faci caddhu ti lamenti... non si mai cuntentu!!!".

Con questo non voglio fare il negazionista a tutti i costi. Qualcosa ci sarà, non fosse altro perché siamo 8 miliardi e quando ero ragazzino non arrivavamo a 4, e il paradosso delle ninfee lo conosco bene. E ci starebbe pure un ragionamento sulle impronte ecologiche dei vari stili di vita, a indurre ciascuno di noi a comportamenti meno impattanti sulle risorse non rinnovabili del pianeta. Ma la propaganda terroristica quotidiana, quella non è uno strumento democraticamente accettabile. Anche se molti "sinistri" di mia conoscenza tradiscono una considerazione del popolo come fosse composto da bambini manco tanto svegli da indurre, a comportamenti virtuosi, non da adulti da convincere. Si: proprio una concezione berlusconiana, ma tanto ormai si è capito che Silvio era un falso nemico, un fantoccio di comodo, no?

D'altronde, è esattamente la stessa tecnica inaugurata con la cosiddetta pandemia. Tra qualche decennio, quando ci fosse consentito, a guardarle dalla giusta distanza le curve dei contagi e dei decessi non sembreranno che increspature delle serie di medio/lungo termini. Ma sul momento, venivano recitate giorno dopo giorno, a convincere i cittadini a rinunciare alle loro libertà personali, ad affrontare la rovina economica, all'autoreclusione volontaria e a sottoporsi a proprio rischio e pericolo a sperimentazioni farmaceutiche. Chi oggi si chiede quale sarà l'obiettivo della litania odierna sul clima, non è paranoico, è appena consequenziale. Farti accettare l'idea di svenarti con un giocattolo pericoloso, dalla vita breve e tutt'altro che ecologico, pena la perdita definitiva del diritto di mobilità privata? Distrarti con le calamità naturali dalle calamità innaturali con cui ci stanno circondando per "liberarci dal lavoro" una volta per tutte? Non lo so, ma so che "gatta ci cova".

C'è, però, un modo per stanarli. I cinquestelle ce le avevano nel programma, la miriade di piccole opere per il recupero del territorio e il rilancio keynesiano dell'economia che servirebbero, tra l'altro, a minimizzare gli effetti a livello di danni a persone e cose dei capricci del clima. E i compagni no-TAV e si-acqua-pubblica non dovrebbero faticare a comprenderlo, ma anche i centrosinistri in genere che ai tempi di L'Aquila e Amatrice ricordavano dall'opposizione che non sono i terremoti ad uccidere ma le case, che è molto meglio spendere poco prima che tanto dopo. Così, anche il paragone con l'India alla fin fine può aiutare, ragionando per assurdo: se anche ci fossero cambiamenti climatici tali da far diventare l'Italia una regione monsonica, com'è che loro bene o male riescono a conviverci da millenni e noi non riusciamo ad attrezzarci per farlo? E se il mediterraneo diventasse culla di uragani, la domanda giusta sarebbe: come fanno quelli che ogni anno li affrontano ordinariamente? E la risposta giusta attrezzarsi risanando il territorio costi quel che costi, non svenarsi per tentare di invertire un fenomeno come il clima con così tante variabili che non abbiamo idea di cosa succederà se ci mettiamo le mani. Certo, per farlo dovremmo avere una nostra moneta sovrana, e magari neanche troppa (perché anche chi sostiene che andiamo verso la tropicalizzazione deve però riconoscere che ne siamo ancora molto lontani), mentre noi invece ci sentiamo giustificati a restare inerti e non attrezzarci dal fatto che l'Europa non vuole (lei ci presta i dindi solo per fare quello che dice lei, Ponte del cacchio sullo stretto compreso). E al prossimo evento "estremo", riattacchiamo la litania...

venerdì 7 luglio 2023

A VOLTE RITORNANO

Siamo alle solite, oramai non fa più notizia: ogni anno di questi tempi, specie nel Sud ma non esclusivamente, molte compagini sportive o spariscono o almeno rischiano seriamente di farlo. Con tutti i problemi "seri" che ci sono, non è nemmeno il caso di soffermarsi troppo su questi, si potrebbe dire, ma la cosa varrebbe anche per i problemi di cuore (al primo inarrivabile posto per spiegare la faccenda c'è la battuta di Troisi, a chi gli diceva che quando c'è l'amore c'è tutto: "chella è a salute", e detta da uno che già sapeva di avere un cuore che non l'avrebbe fatto invecchiare vale ancora di più), ai quali quelli di un tifoso di sport somigliano molto. Insomma, se è la "tua" squadra a rischiare di sparire, ti senti fisicamente male come quando a vent'anni ti lascia la morosa, hai voglia che ti ricordano che hai tutta la vita davanti e chissà quante altre ne avrai.

In questa specialità vera e propria, che potremmo battezzare "sparisci o rischia di sparire", a Reggio Calabria siamo fortissimi: da decenni, ormai, col vertice ai tempi della Nausicaa volley femminile cui venne rapinato persino uno scudetto conquistato sul campo, è raro che non ci sia un anno in cui il calcio viene azzerato, o il basket annichilito. Talvolta, come l'anno scorso e quest'anno, capita persino in entrambi gli sport "maggiori" contemporaneamente. La Reggina calcio al momento è esclusa da quella serie B che fino a metà campionato scorso sembrava in grado di dominare, e anche se la proprietà uscente ha "saldato" (leggere qui per capire le virgolette) i debiti e firmato il preliminare con un nuovo proprietario, questo è subordinato all'accoglimento di un estremo ricorso avverso l'esclusione suddetta, e insomma ad oggi non sappiamo se sarà ancora serie B con chi forse è in grado di investire per un rilancio o ancora sparizione completa (lo scenario intermedio, serie C col vecchio proprietario, sembra il meno probabile). La Viola basket invece ha visto il remake di un film già visto troppe volte, così tante che stufa persino riraccontarselo: sedicente nuovo proprietario sborone a spiattellare a mezzo stampa proclami di rilancio ai massimi livelli che competono a una compagine di cotanta tradizione, contratti firmati, bonifici partiti... e mai arrivati, fino allo sgonfiamento precoce della bolla - peraltro previsto dai tanti tifosi memori dei troppi predecessori analoghi, da Barbaro al Montenegro.

La vicenda si conclude oggi con l'iscrizione al campionato di competenza, la categoria inferiore rispetto all'anno scorso, da parte della vecchia proprietà, che magari proprio per i minori costi riuscirà stavolta ad allestire una squadra decente in tempi accettabili (l'anno scorso si partì davvero fuori tempo massimo, complice una assassina riforma dei gironi che avrebbe costretto la squadra a migliaia di chilometri di costosissime trasferte), e tanto si sa che ai tifosi veri non importa la categoria, importa vedere i propri colori sul campo magari a vincere partite, no? Ma la ragione per cui ve ne parlo è che proprio in questi giorni è tornato in Italia, e passato da Reggio a ritirare una benemerenza cittadina, il più grande tra i tanti grandi campioni ad avere vestito la casacca neroarancio, Emanuel Ginobili, partito dalla punta dello Stivale per vincere tutto in Italia in Europa e in America (4 "anelli" NBA - noi diremmo "scudetti") fino all'oro olimpico (in una squadra che per metà aveva giocato nella Viola). E siccome Reggioacanestro ha pubblicato un video su questo evento, ve lo ripropongo integralmente. Mentre il governo si da da fare per finire di affossare lo sport amatoriale, un bel "forza Viola, qui non si muore mai" non guasta.

sabato 1 luglio 2023

LUGLIO 2008 - LUGLIO 2023

Questa era la grafica fino a ieri, spero oggi sia meglio...
Se me lo avesse detto qualcuno nel 2008, che a distanza di 15 anni ero ancora qui a scrivere su questo blog, l'avrei amichevolmente e scherzosamente mandato a quel paese, con quel gesto della mano che spinge il gomito che faceva Totò all'Onorevole Trombetta. E invece. Invece le ragioni per cui ho avviato questa "impresa" sono ancora tutte lì, e un paio di esse più urgenti che allora:

  1. la verità, già di suo sfuggente, è sempre più sepolta nel mare magno del web in mezzo a spazzatura di ogni tipo, e il tutto è molto più coperto da una narrazione di regime pervasiva e oppressiva di quanto non lo fosse quindici anni fa - pertanto, la funzione di accollarsi la cernita risparmiando al lettore la fatica di selezionare quel poco di buono che c'è è oggi ancora più importante, anche se i dati di accesso in calo dimostrano che spesso è operazione inutile (ma le cose migliori della vita sono, stringi stringi, inutili, o no?);
  2. l'amore per la scrittura, figlio e fratello di quello per la lettura (che come tante altre cose diviene sempre più difficile da esercitare con l'età), è sempre più difficile pensare di sfogarlo scrivendo libri, e non solo perché a un certo punto specie in Italia il numero degli scrittori sembra aver sopravanzato quello dei lettori, e poi la speranza che il web aprisse spazi si è presto rivelata illusoria, ma anche perché poi la diffusione degli smartphone ha assorbito fino al monopolio tutto il mondo del passatempo - pertanto, per chi la cosa gli risulta terapeutica, e finché sarà possibile gratuitamente e senza censura, scrivere su un blog rimane l'unica via.

Entrambe le ragioni meritano un approfondimento. L'ultima, mi spinge a riconfermare la soggettiva necessità e l'oggettiva importanza del mio "scrivere difficile", e non solo per la ragione storica dello scarso valore in genere delle cose facili, ma anche per la ragione in cronaca della diffusione dell'intelligenza artificiale, che rende oggettiva anche la necessità di avere uno stile proprio, e difficilmente imitabile. Anche se magari già è possibile far scrivere in modo credibile a una AI un libro inedito di Saramago, non lo so e non lo voglio sapere. La prima, anche a mo' di esempio della funzione che mi arrogo di svolgere, mi spinge a raccomandarvi la lettura di due articoli da me visti su Comedonchisciotte (ma i link sono al sito di prima pubblicazione), per ragionare con calma e approfondimento (cioè, come non si usa più) di due argomenti che non sembrano in cronaca ma a pensarci bene lo sono:

  • Il Sud non era povero, che ricorda in maniera molto documentata che quella che hanno chiamato Unità d'Italia non è stato altro che colonizzazione e ladrocinio, il che non serve però solo per memoria storica, ma anche per urlare per l'ennesima volta nel deserto che quello che chiamano Unione Europea non è altro che colonizzazione e ladrocinio, di nuovo, cambiano solo i protagonisti;
  • Necessità di un conservatorismo socialista per opporsi al liberismo cosmopolita, che ci sbatte in faccia l'estrema attualità di Marx nel descrivere la realtà odierna, di crescente oppressione dei diritti e delle libertà individuali mascherata da progresso e globalismo.

Il tutto in una nuova veste grafica, la quindicesima, che come ogni anno a luglio confeziono come "regalo di compleanno" a questa piccola oasi di libertà.

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