sabato 25 marzo 2023

L'ORA ILLEGALE

Sentito stamattina il tizio delle previsioni del tempo fare una tirata contro l'ora legale, mascherata retoricamente come usa chi ti vuole lavare il cervello goccia a goccia senza fartene accorgere, raccontandone l'origine nell'Inghilterra della rivoluzione industriale come strumento di maggior sfruttamento dei padroni nei confronti dei lavoratori. Un ottimo esempio di "discorso di sinistra" di oggigiorno, come quelli che usano strumentalmente la retorica antifascista per imporre provvedimenti talmente liberticidi da meritarsi l'invidia e il plauso dei peggio fascisti e nazisti redivivi.

La realtà è che, al di là delle origini storiche, l'ora legale nel tempo ha dato grande prova di utilità, spostando un'ora di luce da una fascia in cui quasi nessuno ne godrebbe (solo quelli che si alzano molto presto) a una fascia in cui ne godono quasi tutti, in modo che il risparmio energetico complessivo, pur rilevante (il meteorologo di cui sopra è arrivato a dire qualcosa come "teniamoci l'ora legale, qualche risparmio lo darà", buffone), non sia nemmeno più l'utilità principale. Però.

Però, come sempre in questi casi, se non si allarga l'inquadratura fino a comprendere tutto il contesto si rischia di non comprendere l'accaduto. L'omino del meteo, come peraltro i giornalisti del mainstream, potrebbe anche pensare le cose che dice, ma è più probabile che riceva veline, in qualunque forma esse arrivino, e che capisca da solo, senza nemmeno il bisogno che qualcuno glielo dica, che deve leggercele perché se no in un nanosecondo chi gliele ha passate trovi qualcun altro disposto a farlo e lui perda il sostentamento. E il paradigma si ripete di livello in livello, sia verso l'alto che verso il basso come un frattale, su su fino a chi detta la linea. E per capire chi sia quest'ultimo occorre allargare ancora. L'ora legale, dicevamo: a chi serve veramente? Ai mediterranei o ai centro e nord europei?

Eccolo, un altro paradigma che si ripete. L'UE non è, non è nemmeno lontanamente, ciò che dichiara di essere: un organismo sovranazionale nell'interesse dei popoli che governa (peraltro, niente affatto democraticamente fin dalle istituzioni). Invece, è il modo surrettizio con cui il potere economico ha ottenuto la conquista pacifica di una parte d'Europa, la meridionale specialmente, da parte e negli esclusivi interessi dell'altra parte. L'ora legale serve meno tanto più si sale di latitudine, per cui si abolisce. Non è ancora un obbligo, e fortunatamente l'Italia per ora è riuscita a tenersela, solo perché la questione è tutto sommato procrastinabile (quelle che per i padroni non lo erano, sono state infatti imposte tutte), ma vedrete che prima o poi lo sarà, e intanto partono le veline per fare pian piano entrare nel senso comune dei sudditi la falsa verità che non serve. Esattamente come hanno fatto con aa corruzzione, limpiegato fannullone, le privatizzazioni salvifiche (che ce ne fosse stata una meno che rovinosa, per il popolo), la moneta unica checiproteggedallinflazzione (avete visto quanto: è bastato che aumentasse il prezzo del gas per farla schizzare, e ovviamente col cacchio che si è fermata mo' che il gas è sceso sotto il prezzo iniziale), la pandemia e i sacri vaccini, e ora fanno con lambiente e compagnia bella: tutte tematiche con un fondo di verità, certo, altrimenti la propaganda non attecchirebbe, utilizzate per costruire narrazioni finalizzate a continuare l'esproprio di sovranità e di ricchezza che è l'obiettivo originario e mai detto di tutta la costruzione UE.

Insomma, io già non guardo più da tempo i telegiornali, mi sa che smetto pure con le previsioni del tempo. E intanto stanotte sposto avanti di un'ora tutti gli orologi, però con già un pizzico di nostalgia di fondo.

domenica 19 marzo 2023

(DEBITO) PUBBLICO E PRIVATO

Credo di aver già detto queste cose, ma mai come in questo caso repetita iuvant, anche perché magari ti vengono parole diverse e più comprensibili, e anche perché "loro" come vedremo invece "ritornano" sempre "a coppe" su vecchi temi.

Sicuramente avrete sentito mille volte l'economia raccontata con una metafora ingannevole e falsa ma tanto semplice da farvi abboccare, perché tra l'altro trova conferme nella vostra esperienza quotidiana, e quindi vi fregano: lo Stato è come una famiglia, se volete una cosa in più di qua dovete rinunciare a una cosa di là, e se non potete dovete fare debiti, quindi questi trenta e rotti anni di politiche economiche restrittive e avanzi primari (leggi: complessivamente lo Stato prende dai cittadini più di quanto gli da) cioè al netto degli interessi passivi (leggi: senza gli interessi sul debito pregresso siamo di gran lunga lo Stato più "virtuoso" dell'intera UE, molto più di Francia e Germania, e il virgolettato si traduce "esoso coi suoi cittadini") sono perché abbiamo scialato prima, esattamente come una famiglia che "ha vissuto al di sopra delle sue possibilità" fino a un certo punto e da allora paga il giusto fio. Lo avete sentito, si?

E' falso, falso come una banconota da tre euro e cinquanta. Uno Stato, uno Stato sovrano, a differenza della famiglia è raffigurabile come un sistema "chiuso", dove le virgolette sono perché lo è fino a un certo punto (e nel mondo contemporaneo questo punto si è abbassato alquanto, si, ma non è sparito), mentre la famiglia non lo è mai stato, per gli umani già quando erano cacciatori e raccoglitori avevano per sistema minimo il clan, e con l'agricoltura e l'allevamento è arrivato lo Stato, sia pure in forme via via diverse nella Storia. Nello Stato, il sovrano può emettere tanta moneta quanta ricchezza complessiva è intrinseca al suo dominio, in "pezzi" dal valore singolo variabile secondo convenienza (la svalutazione se governata è neutra, internamente), e il buon sovrano lo fa esattamente nella misura in cui serve alla mole complessiva degli scambi tra i suoi sudditi necessaria a farli campare tutti. Deve essere bravo, o farsi aiutare bene, in questo, perché se sbaglia in un senso crea inflazione e nell'altro recessione, solo in mezzo c'è sviluppo e benessere. Ma se sbaglia i sudditi in qualche modo prima o poi lo puniscono, ed è una asineria pensare che ciò sia possibile solo in democrazia, anzi: la funzione nativa della ideologia democratica è proprio disinnescare i sudditi facendogli credere di essere loro a governare. La Storia, a saperla leggere, è proprio il susseguirsi di questi errori e conseguenti punizioni, con in mezzo periodi più o meno brevi di equilibrio sempre piuttosto precario.

Facciamo un esempio. Facciamo di essere in una di queste fasi di equilibrio e buona amministrazione, di uno Stato o di una famiglia, e facciamo che accade un Evento esterno traumatico. Che so, un terremoto, o una malattia. Alla famiglia crolla la casa, o uno dei membri si ammala e non porta più reddito; lo Stato subisce una distruzione diffusa di abitazioni, edifici pubblici e strade, o una pandemia (vera) gli riempie gli ospedali e decima i sudditi. La famiglia può solo attingere alle eventuali risorse accantonate negli anni e se le finisce o riceve aiuto dall'esterno, o si indebita (sempre aiuto esterno, ma oneroso), o crolla. Non può "stamparsi" i soldi che gli servono a risolvere quella crisi. Uno Stato sovrano invece può. Facendo attenzione, ma può. Perché qualunque deficit se produttivo e speso sul mercato interno si azzera da se per via dell'aumento di reddito derivante dall'effetto moltiplicatore (keynesiano) e dal conseguente aumento di gettito. Allora, i governanti di quello Stato in equilibrio dove è arrivato l'Evento a romperlo, devono anche loro aumentare il debito, ma a differenza della famiglia hanno due strade: o aumentano il debito pubblico, o in un modo o nell'altro (aumentando le tasse, o creando inflazione, o entrambe le cose) fanno aumentare il debito privato. Se scelgono la prima strada e operano bene, alla fine avranno utilizzato l'Evento avverso come volano di sviluppo dello Stato (che si ritrova con case e strade nuove, o con ospedali sovrabbondanti rispetto alle esigenze dell'emergenza), se scelgono la seconda lo sapete: è quello che accade almeno dal 1991.

Con un'aggravante: fino a un certo punto lo Stato era l'Italia, formalmente una democrazia in cui i cittadini avevano qualche speranza, almeno in linea teorica ma talvolta anche di fatto, di modificare i governanti o almeno influire sulle loro scelte. Poi fu deciso di abdicare, cedendo di fatto la sovranità (cedere quella monetaria comporta la cessione di quella economica, e quindi della sovranità tout-court) all'Europa. Cioè a una entità sovrastatale non meglio definita dove i cittadini votano solo per comporre un organo consultivo, mentre i poteri decisionali risiedono altrove. Che non è nemmeno la Commissione, organismo non elettivo ma al massimo espressione indiretta dei governi degli Stati membri, comunque più facile da manipolare (pochi soggetti sono meglio avvicinabili) e difficile da controllare da parte dei cittadini, ma l'ineffabile BCE, organismo privato che detiene la sovranità monetaria senza dover rendere conto a nessuno. Sicuramente, non ai cittadini. Nemmeno quando fallisce nel suo unico obiettivo dichiarato, il controllo dell'inflazione, per usare sempre le stesse armi anche quando le cause diverse ne richiederebbero tutt'altre.

E veniamo ad esempi concreti, in cronaca. Viene deciso che le case devono essere, da una certa data, da una certa classe ecologica in su. Benissimo: chi paga? Uno Stato sovrano illuminato, darebbe contributi a fondo perduto a tutti, a partire dei proprietari delle prime case messe peggio, sicuro che il maggior deficit rientrerebbe keynesianamente (vedi sopra), e la famiglia avrebbe avuto quell'aiuto esterno per cui alla fine avrebbe una casa migliore. Invece la UE non solo non finanzia nulla, decidendo per l'ennesima volta per l'aumento invece del debito privato (e chi non ce la fa, regala praticamente la casa agli speculatori, e va in affitto, se se lo può permettere, e se no cazzi suoi), ma persino impone a chi ha trovato degli escamotage per creare moneta (altro non era lo "sconto in fattura" dei creativi italici: soldi che girano, e alla fine entrate fiscali che aumentano, ma oggi fa comodo non contarle e prendersela coi furbi che gonfiano) di abbandonarli. E chi ha votato per un governo che combattesse contro queste logiche, si trova non solo con un premier che obbedisce ai diktat europei come tutti i suoi predecessori, ma anche con un partito come la Lega che già si presenta mettendo avanti il fido (per i grandi poteri UE) Giorgetti anziché i sovranisti Borghi e Bagnai (desaparecidos dell'antagonismo economico grazie a chissà quale incarico), ma poi getta definitivamente la maschera mettendo la faccia del suo leader sul più grande inutile e mafiofilo latrocinio della Storia, quel Ponte sullo Stretto che Salvini si vanta di aver fatto tornare in auge.

L'affare Ponte dimostra ulteriormente una cosa lampante a chi la vuol vedere: non è vero che i soldi non ci sono, uno Stato sovrano li crea, quindi li ha sempre. Solo, decide lui a cosa destinarli. Arriva una pandemia? Adottiamo un piano di emergenza fatto di terapie intensive nei quartieri fino a che non passa la fase acuta? No, costa troppo: fermiamo tutto, e che paghino i privati cittadini che devono chiudere le loro faticosamente mantenute piccole attività commerciali. Ma se le grandi case farmaceutiche arrivano con sieri sperimentali costosi e forse pericolosi, i soldi per pagarli e per propagandarli in modo da poterli imporre si trovano, e anche quelli che non si possono dire (ma prima o poi si scoprono). C'è una emergenza ambiente, l'acqua scarseggia e le piogge fanno danni? Finanziamo la ristrutturazione di tutti gli edifici ad alto impatto ambientale, rinnoviamo e potenziamo il parco mezzi del trasporto pubblico, magari pure con un occhio all'antisismicità, sistemiamo gli acquedotti che sono ormai dei colabrodi, lanciamo un piano di microopere pubbliche per sistemare alvei strade argini eccetera? Non si può, si sforano i sacri parametri: che siano i cittadini a cambiarsi per forza la macchina, a ristrutturarsi per forza casa, e se non possono vadano a piedi e in affitto (è un esproprio, sta cosa, non l'avete capito?), a patire i danni e persino a morire ogni volta che c'è un acquazzone tanto poi i tg raccontano che è colpa del cambiamento climatico. Ma se c'è da finanziare delle linee ferroviarie ad alta portata che non servono più a nessuno, se c'è da costruire un manufatto mai tentato in una zona talmente sismica e ventosa che ammesso che lo finiscano non può stare in piedi (così peraltro diceva ieri il suo maggiore sostenitore di oggi), con un impatto mostruoso sull'ambiente e sul territorio e come se non fosse antistorico incentivare il trasporto merci su gomma verso un posto circondato dal mare, i soldi si trovano eccome, anche quelli che servono ad ungere gli ingranaggi, e anche se è pacificamente assodato, peraltro, che per opere grandi così l'effetto moltiplicatore è quasi nullo perché il fiume di danaro si dirige per molte vie (dai contractors multinazionali agli operai necessariamente in maggioranza stranieri) direttamente all'estero.

Insomma, il nostro sovrano (re EU-genio primo) è un tiranno che non ha mai dubbi: per ogni problema, il conto lo paghino i sudditi. D'altronde, lui è nato, è costruito, per quello scopo. E nemmeno il peggiore dei suoi predecessori passati alla Storia per campioni di assolutismo e oppressione avrebbe osato tanto, perché i sudditi di una volta erano avvezzi a subire, si, ma quando il tiranno esagerava si incazzavano e lui rischiava la testa. Invece, ed è la cosa più frustrante in tutto questo, la percezione che l'Europa sia il Bene (visti dei manifesti col gioco di parole I love EU e il solito parallelo Europa= Democrazia, ché la regola n. 1 della propaganda goebbelsiana era e resta ripetere il falso abbastanza a lungo da farlo pensare vero) è ancora, benché in calo, grandemente maggioritaria presso i nostri compatrioti, ovvero presso le vittime di questo terribile oppressore mascherato. Così, noi minoritari consapevoli di questa truffa, non abbiamo nessuna speranza di fermarla, e man mano che arriva il conto (ha iniziato trent'anni fa, ma temo che siamo ancora solo all'inizio) paghiamo la nostra parte, con la sola misera consolazione che almeno gli altri se lo sono meritato.

sabato 11 marzo 2023

DI CRIMINI E CRIMINALI

Beh, se non avete mai visto The Blues brothers, peggio per voi
Partiamo da una constatazione elementare, che spesso tutti dimenticano: tutti (vorrei dire quasi tutti, ma temo non ci siano abbastanza eccezioni da giustificare il quasi) coloro per qualcuno o qualche popolo sono passati alla Storia come grandi condottieri patrioti statisti, per qualcun altro o qualche altro popolo sono (se quel qualcuno ha ancora voce o quel popolo esiste ancora) o sono stati in qualche modo dei criminali. Chi è d'accordo è quasi certamente affetto da quel "relativismo culturale" che virgoletto perché il buon Ratzinger ci si scagliava dichiaratamente contro un giorno si e l'altro pure, perché da buon teologo comprendeva che un relativista non può essere un buon credente e lui era il CEO di un'azienda con miliardi di affiliati la doveva difendere, che diamine! Intendiamoci, va bene così: è meglio un nemico sincero di un finto amico, quindi molto meglio papaRatzi dei mediatici e infidi traffichini che lo hanno preceduto e seguito. Ma non stiamo parlando di Papi, stiamo parlando di voi. Chi di voi non è d'accordo con l'affermazione iniziale, essendo magari convinto di poter individuare un Garibaldi o un Hitler a fargli da punto fermo di riferimento in quanto ottima rappresentazione del bianco o del nero nella scala di grigi della realtà, sappia, se non lo sa già, di essere uno schierato, un accolito, un "partigiano" nel senso deteriore del termine (che avrete usato anche voi, magari solo per offendere un arbitro).

Ho citato due esempi estremi (uno che ha una via una piazza e magari una statua in praticamente ogni città d'Italia, e uno che a parte i nazisti dell'Illinois tutti usano come sinonimo del Male assoluto) perché persino loro hanno nel curriculum abbastanza episodi di segno opposto da consentirgli, in caso la Storia fosse andata diversamente, di passare alla stessa con una immagine totalmente capovolta rispetto agli stereotipi correnti: Garibaldi come un ladro di bestiame poi avventuriero al soldo degli inglesi contro il legittimo regno dei Borbone, terrorista agitatore e traditore dello stesso popolo che riusciva a trascinare, Hitler come l'unico statista in grado di sollevare la Germania e il suo popolo dal baratro causato dagli accordi di Versailles e dai malefici influssi delle pluto(giudo)crazie che con le loro crisi telecomandate miravano a controllare i popoli di tutto il mondo, e poi il padre fondatore dell'Europa Unita. Nessuno avrebbe mai saputo niente, e anche quando li avrebbe etichettati come falsità complottiste, dei campi di sterminio, esattamente come oggi noi dei tanti misfatti di Garibaldi e dell'Unità d'Italia, che al massimo ci raccontiamo io Pasbas e voi quattro gatti. Dunque non sto ragionando per paradossi.

Sto affermando invece che chi è convinto ma davvero convinto che nella questione ucraina Putin sia il cattivo punto e basta e Zelenski il buono punto e basta, e che armare quest'ultimo sia un Dovere per la Democrazia e non anche invece forse la ragione per cui la guerra continua da oltre un anno (magari sarebbe finita un anno fa con la legittima liberazione delle enclave russe in Ucraina), ha un problema: crede per partito preso alle "verità" che gli racconta il regime cui appartiene. Per cui hai voglia oggi a sentirsi un paladino della democrazia: egli stesso avrebbe posizioni opposte se il suo "padrone" fosse un altro, sarebbe putiniano di ferro sotto Putin, integralista sotto Khomeini, nazionalsocialista sotto Hitler, fascistone sotto Mussolini, eccetera eccetera su su fino ai Sumeri. Perché se vogliamo proprio identificare un elemento che contraddistingue l'essere democratici è l'esercizio abituale e incondizionato dell'arte del Dubbio, e l'essere in democrazia è la garanzia di poter sempre liberamente e senza conseguenze espletare tale esercizio. Se dubitare dell'efficacia e della sicurezza dei vaccini, e anzi della legittimità di chiamarli così, mi toglie la libertà di esprimermi e di scegliere e i mezzi per sostentarmi, non siamo in democrazia, punto. E questa è una libera opinione, roba che non può essere sindacata nemmeno dalla Corte Costituzionale.

Se non bastasse il ragionamento logico, però, eccovi alcuni esempi in cui la cosiddetta verità storica, quella che ci hanno presentato dogmaticamente come tale, nasconde perlomeno un'altra faccia della medaglia, quando non un capovolgimento di nesso, talvolta persino ammesso dagli artefici, quando la distanza temporale è diventata sufficiente a neutralizzare le conseguenze dell'emersione. Esempi in cui l'etichetta "crimine" e "criminale" si trova in realtà appiccicata altrove rispetto a quanto ci hanno insegnato.

  • Dresda nel 1945 fu rasa al suolo dai bombardamenti alleati senza essere un obiettivo militare, per esclusivo scopo "terroristico" (costringere i tedeschi alla resa), con centinaia di migliaia di vittime in un solo giorno - il parametro è tra l'altro utile per capire quanto sia differente nelle modalità e negli intenti l'offensiva russa in Donbass (a proposito: che campioni da Feltrinelli...) eccetera, e quanto siano intimamente malvagi invece certi comportamenti dei sedicenti paladini della libertà e della democrazia mondiali - pochi mesi dopo, a Hiroshima e Nagasaki, fecero il bis con l'aggravante del mezzo usato, del fatto (oramai pacificamente ammesso, a dispetto delle balle che ci hanno raccontato per decenni) che in pratica i giapponesi si erano già arresi, e dell'intento reale rivolto già alla guerra successiva (mostrare i muscoli alla Russia: gli storici ormai concordano sul fatto che sganciare le atomiche fu il primo atto della Guerra fredda non l'ultimo della Seconda guerra mondiale).
  • La Libia di Gheddafi, per decenni definita regime autocratico per contrapposizione alle sedicenti democrazie occidentale, come si poteva invece definire se confrontata a quasi tutti i regimi africani e anche mediorentali, magari con riferimento al benessere dei cittadini? E confrontata con quella attuale, frutto dell'intervento occidentale con tanto di assassinio del leader? Sentiamo e facciamo sentire Fulvio Grimaldi, magari ci apre gli occhi... E lo stesso paradigma si può applicare all'Iraq, l'Afghanistan, l'Iran e a tutti gli altri posti dove l'Impero si arroga il diritto di intervenire per esportare i suoi pretesi valori.
  • Le ONG che pattugliano il Mediterraneo, certo che salvano vite. Ma qualcuno ha fatto i conti bene, su quanto la loro presenza sia un incentivo per quelli che imbarcano disperati su natanti sempre più malmessi, e per i loro mandanti qui da noi, e quindi aumenti il flusso dei partenti in tale misura che anche aumentando la quota dei salvati il numero delle vittime finisca per aumentare drammaticamente? E tutto questo in confronto allo scenario peggiore, quello in cui i barconi ci sono comunque e le ONG no, figurarsi in confronto a quello migliore, l'unico davvero accettabile: che l'ineffabile (e sempre latitante proprio solo quando servirebbe) Unione Europea si accolla l'onere di stimare i flussi migratori necessari e di organizzarli in sicurezza, togliendo la prima incombenza alle mafie e la seconda ai criminali, coi migranti che arrivano in quanti e dove devono arrivare con mezzi sicuri.

sabato 4 marzo 2023

4/3/23

Il citofono di casa Dalla a Bologna. Vero.
Questo è (quasi) un post a richiesta. La parentesi è perché la richiesta, graditissima, mi è pervenuta mentre ci stavo già pensando, a come fare gli auguri a uno dei nostri "padri", se chiamiamo così quelle figure che ci hanno formato per come siamo agendo sui nostri desideri e la nostra forma mentis quando eravamo ragazzi. Oggi infatti avrebbe compiuto ottant'anni Lucio Dalla, se non ci avesse lasciato pochi giorni prima dei 69. Ma questo di sicuro lo sapete già, perché nel mainstream in questi giorni è pieno di celebrazioni, ricordi, docufilm, spezzoni (oggi ad esempio mi sono goduto un po' di Automobili, il programma Rai che condusse nel 76 a seguito dell'uscita del terzo bellissimo e profetico album di quella trilogia con Roversi che costituisce uno dei vertici assoluti della "musica leggera" italiana di sempre).

Ragion per cui è del tutto inutile inseguire chi ha più mezzi sul suo terreno, e invece ha senso celebrare il compleanno di Lucio solo mostrando la cosa dal punto di vista personale. Saprete già, infatti, che la meravigliosa canzone che gli diede la prima grande notorietà si doveva chiamare Gesù bambino ma l'organizzazione sanremese ne censurò non solo le numerose parolacce nel testo (che poi Dalla recuperò nelle versioni live degli anni a venire, perché ci azzeccavano meglio "i ladri e le puttane" de "la gente del porto", ad esempio) ma anche lo stesso titolo, e non sappiamo di chi fu il colpo di genio di dargli la data di nascita dell'interprete e autore delle musiche. Io posso solo aggiungervi la meraviglia di un bambino di nemmeno 8 anni che imparò a memoria quella canzone (accanto a quelle di Gianni Morandi, non potendo sapere che i due erano amici e avrebbero poi addirittura fatto un tour assieme, concerto che ovviamente avrei visto, e alla sua stessa Fumetto che un paio di anni prima era la sigla di un programma di fumetti condotto dallo stesso Dalla, che poi a un fumetto un pochino è sempre assomigliato. Poi, posso aggiungervi che negli anni successivi, quando Lucio sfornava un capolavoro dietro l'altro, ho continuato a impararli a memoria, e proprio il mio amico della richiesta di cui sopra mi passava il diario per scriverglieli (sotto il naso dei professori, facendo finta di prendere appunti: ci eravamo messi al primo banco davanti alla cattedra apposta, intuendo che in realtà fosse proprio il posto meno controllato dal prof), e ancora oggi entrambi ci ricordiamo ridendone dei miei strafalcioni. 

Dalla come tutti i fumetti non aveva età apparente, ma ai tempi andava già per i quaranta e li celebrò a modo suo: titolando un album con quell'anno li. La titol track, 1983 appunto, è una geniale piattaforma di confronto tra due epoche, sottolineato magistralmente anche dalla musica sotto, e anche quella la mandai a memoria ma andavo già all'università. Per cui te la scrivo oggi, amico mio, e se non mi vengono strafalcioni aggiungo una terza strofa sicuramente sbilenca così siamo sicuri che sbaglio. E poi ce la sentiamo tutti assieme in fondo al post.

Le dieci del mattino, e mi scoppia la testa
come se avessi bevuto una botte di vino o fossi stato alla mia festa.
Apro la finestra, è ancora buio, butto un urlo per strada, ma non mi risponde nessuno.
Il mio cuore si è rotto, come uno specchio si è rotto,
si è rotto quel bellissimo orologio, ti ricordi, come lo chiamavi tu.
Il silenzio continua, sono almeno le sette
Apro la radio, la tele, le orecchie ma nessuno trasmette.
La stanza è piena di animali, sembrano zanzare,
grosse come i cani, ma almeno i cani non sanno volare, forse.
Qualcuno mi sente, qualche vecchio amico mi sente.
Provo ad urlare così forte, così forte almeno mi sentissi tu!
Che giorno è?
Che anno è?
Lunedì, martedì, ma che vita è?
Da una foto di mia madre comincia a parlare, e dice:
"Non ti ricordi tuo padre come ci sapeva fare?"
Erano gli anni della guerra, tutti col culo per terra,
si mangiava coi cani, non ti ricordi a Bologna che festa
quando arrivarono gli americani!
Ehi, nel '43
la gente partiva, partiva e moriva e non sapeva il perché,
ma dopo due anni,
tutti quanti perfino i fascisti aspettavano gli americani, come a Riccione oggi aspettano i turisti.
E proprio te,
quella notte in piazza sulle spalle di tuo padre sembravi un re.
Finiti i bombardamenti, tutti a farsi i complimenti.
Erano tristi solo i morti e si mangiavano le mai,
non perché erano morti, ma perché non si svegliavano domani.
Ti ricordi quella bruna come era triste perché sapeva
di non vedere i razzi sulla luna.
Luna.
I razzi sulla luna, oggi è un fatto normale,
se ne vedono tanti piantati in fila che sembrano alberi di Natale.
Poi spostando il cannocchiale, puoi dare un nome alle stelle,
puoi giocare con tutto e con niente, puoi giocarti anche la pelle, ma
qualcosa ci manca e quel qualcosa ci stanca:
ci stanca avere tutte queste cose che ci mancano se non le abbiamo più.
Incontri la gente e si annoia, la noia è una congiura,
ma poi vedi come vivono in fretta, forse la noia è soltanto paura,
una paura che offende, che ogni mattina ci prende,
la paura di esser ciccia da contare e che la vita non cambi più.
Che anno è?
Che giorno è?
Lunedì, martedì, ma che vita è?
Dal cielo cade un giornale, nessuna novità,
tutto sembra normale, chi può dire quanto durerà!
Gira ancora la terra? (Chissà, si fermerà?)
Da quale parte per la guerra, scusi? (Giri un poco più in là)
Beh, ci vediamo domani, faccio due salti nel vento e se mi sento
domani torno qua,
perché...
Ehi, '83,
sei lì come uno specchio, ci fai sentire diversi, nessuno sa perché.
Né meglio né peggio,
ma tutti quanti, perfino i più tristi, aspettiamo di svegliarci insieme
e di guardarci, di toccarci e di guardarci
come non ci fossimo mai visti.
E proprio te
questa notte in piazza sulle spalle di nessuno, sarai un re.
Niente bombardamenti.
E tu, duemilaventitrè,
sei nuovo ma sei vecchio, noi siamo sempre gli stessi, ma poi così non è:
siam tutti di passaggio
ma tutti noialtri, veduti e non visti, aspettiamo di trovarci ancora,
di guardarci, di toccarci e di parlarci,
come se sia solo ieri che ci siam visti.
E invece te
sei passato ma rimani: nella mente e nel cuore ognuno ti porta con se,
assieme ai bombardamenti....

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