Ho sia amici sedicenti di sinistra che amici sedicenti di destra, e da sempre: quando ci penso, o quando qualcuno mi fa notare la contraddittorietà della cosa, mi torna in mente una immagine, vaga, dei tempi del liceo: erano gli anni attorno al settantasette, anche se a Reggio Calabria non era certo come a Roma, con due compagni di scuola che andavano in due su una vecchia Vespa a distribuire ciascuno i propri volantini, extraparlamentari delle sponde opposte. Esatto, era proprio come nella canzone di Venditti: Nietzsche e Marx si davano una mano.
La spiegazione c'era, già allora, solo che era difficile capirla per un cazzoncello di quindici o sedici anni, anche se notava che il volantinaggio di opposte sponde non era solo lui a reputarlo "normale" scrollando le spalle, ma era quella la percezione generale. Avrei cominciato a comprenderla qualche anno dopo, durante i lavori della mia tesi sperimentale in Sociologia delle comunicazioni, un lavoro immane di calcoli statistici a mano per costruire somministrare e valutare un test nelle scuole che indagasse su "partecipazione politica e riproduzione sociale", per confermare o meno un assunto di un tale Althusser, dalla biografia che oggi ne giustificherebbe il bando - ma allora si capiva ancora che un conto era la vita privata un altro era il valore sociale del lavoro di una persona, altrimenti Hitler era un santo ed Einstein un usurpatore. Ed era più o meno questa: il discrimine è quanto una persona (o una generazione, un popolo, fate voi) ritiene siano affari suoi occuparsi di "politica", cioè ritiene sia suo dovere informarsi prendere posizione impegnarsi per una cosa che alla fin fine è la gestione della città in cui vive, etimologicamente parlando, non se questa passione impegno dedizione lo porta su posizioni che vengono etichettate transitoriamente come progressiste o conservatrici. Sull'avverbio torno dopo, ora preciso dunque che noi, cioè, stimavamo e rispettavamo un avversario politico che si vedeva che aveva lavorato su se stesso per prendere "partito", mentre disistimavamo un "compagno" che si faceva i cazzi suoi e si capiva che stava dalla nostra parte solo per caso o per conformismo. E ricordo che Vecchioni ci fece una canzone, al tempo, che se fosse stata di maggior successo gli avrebbe creato parecchi problemi: Canzonenoznac, si chiamava, qui il testo in fondo il tube.
Tornando all'avverbio, talvolta mi capita, e credo che capiti un po' a tutti, di trovare qualcuno che spiega una cosa che ti gira in testa da tempo molto meglio di quanto tu sia riuscito fin li a spiegare a te stesso, figurarsi agli altri. E' il caso di uno che scrive poco ma pesante, si chiama Stefano Re, e il post che vi invito a leggere si chiama Tempo di crescere e spiega bene, ma proprio bene, cosa è successo alla destra e alla sinistra a rimescolare le carte e mettere in crisi le posizioni di molti, almeno interiormente che poi invece fuori ci pensa il senso di appartenenza a rimetterci in riga (è successo mo' mo' ai francesi...), anche se così portandoci inconsapevolmente contro i nostri stessi interessi e le nostre stesse idee. Leggendolo, si capisce bene perché oggigiorno non ci sia niente più "di destra" in Europa che sostenere lo schieramento sedicente "progressista", e invece quel poco davvero "di sinistra" che si trova in giro stia proprio nei programmi di partiti che ci ripugna votare (dico nei programmi, perché poi anche quando gli elettori li portino al governo, appena in contatto col Vero Potere anche loro ubbidiscono ai dettami, tradendo il mandato e dissimulando la cosa con il solito ventaglio di fuffa superficiale, come la sinistra ma di segno opposto). E, come bonus, vista la chiave adottata, si capisce anche qualcosina di più su cosa è successo al Maschile e al Femminile, e perché.
A chi tentasse di ribattere che non c'è niente di male nella confusione e nel ribaltamento, e che il mio non è altro che il tipico sentimento di chi invecchia nei confronti di chi ha tutta la vita da vivere, occorre precisare che non di invidia si tratta, o di nostalgia per quando "ai miei tempi il bianco era bianco e il nero nero". Ho sempre pensato, infatti, che la realtà sia solo una infinita gamma di grigi, quindi siamo tutti sessualmente grigi e politicamente grigi, chi più scuro chi più chiaro: nessun manicheismo. Ma per ottenere quei grigi bisogna definire il concetto di nero e il concetto di bianco, e pretendere di rimescolare quei tipi non può che produrre disorientamento. Che forse, è proprio lo scopo, essendo un tipico strumento con cui il Potere si autoafferma...
Ma ora sentiamo come ce la dice Vecchioni, a volte con la poesia si capisce di più.
Non credo che Mogol/Battisti alludessero, nel passaggio "chissà chissà chi sei, chi sa che sarai", alla tematica di questo post, di attualità triste e temo crescente nei prossimi anni: il valore ideologico che ha assunto, con la forza di tutte le nuove fedi, quella che pure era partita come una sacrosanta battaglia di diritti civili affinché non venisse più discriminato nessuno sulla sola base del suo sesso o delle sue preferenze sessuali.
Il problema di quando si verifica questo "salto di qualità" è che le argomentazioni logiche o comunque pacatamente spiegate non hanno nessuna speranza di spuntarla più sulle verità ideologiche sbandierate e urlate. E quindi a chi non ha mai avuto niente da ridire sul diritto di nessuno ad avere la propria identità e i propri gusti sessuali, anzi ha sempre pensato che esista una parte maschile e una parte femminile in ciascuno di noi comunque venga indicato all'anagrafe e anzi che spesso la distinzione vera era tra chi era riuscito a scoprire il proprio mix e a farci pace e chi magari negandolo ne veniva sopraffatto senza nemmeno rendersene conto, questo non basta: o si allinea all'ideologia Gender o si trova arruolato tra le truppe del generale Vannacci.
Ma finché si resta sul terreno delle parole, pazienza: è solo l'ennesimo campo in cui si manifesta la barbarie al giorno d'oggi, e io posso pensarlo e dirlo con lo stesso titolo di chi pensa e dice che quelli come me sono retrogradi. Tutto sommato, sono chiacchiere. E anche le questioni linguistiche specifiche, tutto sommato, restano su questo livello, almeno finché questi novelli fascisti inconsapevoli non dovessero davvero riuscire a emulare quelli consapevoli del secolo scorso nella ridicola quanto inutile impresa di imporre per legge delle regole linguistiche: la lingua cambia, ci mancherebbe altro, ma coi suoi tempi e le sue dinamiche e la decretazione autoritaria non rispetta né gli uni né le altre, tanto è vero che oggi è l'Inter ad aver vinto il suo ventesimo scudetto non l'Ambrosiana, e che in Italiano diamo del lei agli estranei e non del voi (e per la stessissima ragione, in dialetto al sud diamo del voi e non del lei). Per cui io posso ancora rifiutarmi, e perculare chi lo chiede, di usare caratteri strani al posto della a o della o finale, o peggio che peggio chiamare tutti al femminile come nella solenne minchiata partorita in seno, manco a dirlo, all'Università di Trento.
E allora dov'è la linea del Piave? Di nuovo, purtroppo di nuovo dopo la follia pseudovaccinale appena passata, sull'habeas corpus. Sapevate che in Italia è possibile legittimamente e praticamente somministrare ai propri figli dei farmaci per bloccargli la pubertà "in attesa che decidano da soli di che sesso vogliono essere"? Cioè, è lecita una pratica che dovrebbe essere un reato punito con estrema gravità (e in primis con la perdita della podestà genitoriale), ed esistono persone che evidentemente la reputano anche giusta ed opportuna. Tra l'altro, considerandola una conquista civile. Ecco, sto per cadere in una trappola retorica, ma stavolta lo faccio persino con una certa voluttà: averlo saputo, e ritenere i criminali capaci di ciò contro i propri stessi figli come non degni della definizione di essere umano, è tutt'uno. Voi lo sapevate? Si, e come avete reagito? Oppure no, e come reagite?
Beninteso, non stiamo parlando di trattamenti medici in casi di conclamata evidenza clinica, stiamo parlando del diritto di assecondare con trattamenti chimici una qualunque cosa passi per la testa a un ragazzino, rendendo definitive nemmeno le conseguenze attese, ma (dal momento che le variabili in gioco sono troppe anche per i novelli Prometei, e si: esattamente come per il clima) le probabilissime e imprevedibili conseguenze inattese nel futuro. E certo che un adolescente ha tutto il diritto di sviluppare dei gusti sessuali e una identità sessuale sua propria originale, ma in questo percorso va accompagnato e guidato con rispetto e distanza non assecondato ad ogni costo, in questa come in ogni altra dimensione: come non ha il diritto di voto o di prendere la patente non ha il diritto di chiedere che sia la medicina a farlo somigliare a quello che oggi pensa di essere, anche (e non solo) perché domani potrebbe cambiare idea e la cosa potrebbe costringerlo a ricorrere allo stesso tipo di rimedi. E i genitori non hanno nessun diritto di concederglielo, come non hanno diritto a fargli firmare un mutuo o a mettergli in mano un'automobile. Per fortuna in Inghilterra hanno di recente preso una decisione in tal senso che speriamo faccia giurisprudenza.
Così per una volta abbiamo chiuso con una buona notizia.... Insegueeendo una libellula in un pratooo...
Lo confesso: sto seriamente pensando di chiudere il blog. Lo so che sarete in pochi a stracciarvi le vesti, non ve lo vengo a dire per questa ragione, ma perché i motivi che mi ci condurrebbero riguardano tutti noi. E anche tutti i filogovernativi, si, che hanno fermamente sostenuto la legittimità di una serie di provvedimenti incostituzionali e liberticidi con l'argomento (tutt'altro che statisticamente dimostrato: non mi arrendo, e so quello che dico) della eccezionalità della pandemia, ed ora si ritroveranno con ogni probabilità angariati da tutta una serie di provvedimenti ben peggiori molto meglio motivati da un bello stato di guerra e non potranno dire niente (salvo guardarsi allo specchio, o dirsi che zio Gino glielo aveva detto).
Certo, è sempre possibile prendersela con un nemico esterno (il virus o il cattivone russo valgono quanto i terroni per i bossiani o i negri per i razzisti, come fa gente che pensavo intelligente a non capirlo è per me un mistero), ma temo funzioni solo in parte, finché si tiene accesso il fuoco della menzogna a se stessi magari con l'aiuto dei tanti fornelli accesi di continuo da una stampa mainstream che pare proprio aver fatto con la pandemia le prove a gestire l'informazione di guerra, tanto è inqualificabilmente e vomitevolmente monocorde. Ma quando ti distrai, quando ti vedi riflesso nella vetrina camminando, quando ti addormenti, caro il mio covidiota oggi filonazista (inconsapevole, anzi presumendo l'opposto), non puoi controllare la verità che emerge dai tuoi incubi, come dai miei.
Il nostro mondo, infatti, sembra più forte ma è molto più fragile di quello dei nostri padri e nonni. Loro avevano una rete sociale solida, noi l'abbiamo rimpiazzata con una quasi esclusivamente impalpabile. Loro sono sopravvissuti a due guerre, combattute sul loro territorio. Noi non abbiamo nessuna possibilità di sopravvivere a una guerra combattuta nemmeno proprio qui. Quanto possiamo resistere senza elettricità, un giorno o due? certo non di più: niente frigo, niente riscaldamento o acqua calda, niente ricarica alla nuova carissima auto plug-in comprata a rate per sentirsi ecologici, e soprattutto niente smartphone o computer. Fate un pensiero del genere prima di andare a dormire, e siete fottuti.
Alle due o tre del mattino arriva l'incubo, e vi svegliate sudati nel letto. Magari avete pure urlato rischiando di svegliare colui/colei con cui dormite, e già questa è una consolazione perché magari basta toccarlo/a per tentare di recuperare un minimo di tranquillità cardiaca ed il sonno, se no non resta che alzarsi, come se dormite soli è l'unica. Siete a piedi (non ci sono più carburanti, né treni) per strada a tentare di raggiungere un figlio lontano, e non sapendo nemmeno se lo trovate dov'era o se è ancora vivo, perché non ci sono più cabine telefoniche e quasi nessuno ha telefoni fissi. Per mangiare o bere dovete rubare, o ruspare nei rifiuti, o sperare nella solidarietà di qualcuno, perché se voi avevate qualcosa l'avete finita o ve l'hanno rubata, ma in qualche modo siete ancora vivi e continuate a camminare. Non avete un soldo in tasca, perché nel frattempo i contanti li hanno aboliti, e la moneta elettronica ha bisogno di corrente, oltre che di obbedienza politica (chi osa criticare il governo, basta un click). I dettagli metteteceli voi. Il carburante ai vostri incubi ce lo mette la vostra sorda consapevolezza di essere stati i responsabili, in definitiva, di quanto vi accade: consentendo con il vostro consenso che chi aveva questi piani da anni cominciasse ad attuarli montando un circo equestre sulla cosa più disponibile in natura, il virus del raffreddore.
Ma torniamo al blog. Su Facebook c'era un gruppo dal nome "Movimento non sono un covidiota" o qualcosa del genere: cancellato, con tutti i post e i commenti di tutti, compresi le pochi menti che hanno continuato a pensare negli ultimi due anni, e si anche degli idioti terrapiattisti magari troll. Il forum di Comedonchisciotte c'è ancora, ma quella testata ha deciso di trasferire il proprio canale social principale su Telegram, per prevenire chiusure: è meno probabile che questo si comporti come Facebook, anche se non è certo. E comunque anche sul web si è precari: Sputniknews e Libreidee, che trovate in spalla destra tra i siti che seguo, per poterli ancora visitare bisogna attivare il VPN, quindi prima ancora bisogna sapere che c'è e cos'è (un accrocco che aggiungete al browser e vi fa navigare attraverso un nodo estero, che so rumeno o turco, permettendovi di raggiungere siti bannati in Italia). E il fatto di non avere notizie di conseguenze patrimoniali e penali ai detentori di questi e altri siti o gruppi social in lista nera non significa nulla: sono quel tipo di notizie che oggi trovate proprio solo sui siti a rischio di oscuramento. Quindi quando chiuderanno questa voce, e se non lo faranno sarà solo perché quantitativamente irrilevante, o il suo gruppo Facebook o Whatsapp, o magari anche i corrispondenti miei account su Google e/o Meta, semplicemente sarà come se non ci fosse mai stata, a parte per me e per quei dieci di voi, sui circa cento che in media mi leggete, che magari mi contatteranno per chiedermene ragione. Dovrei forse quindi ascoltare il consiglio di chiudere bottega ordinatamente, memorizzando il memorizzabile in locale, risparmiandomi almeno le conseguenze personali?
Sapete, il mio corso di laurea non era di quelli considerati tosti: Scienze politiche, indirizzo politico-sociale. Ma a suo tempo (eoni fa) l'ho preso sul serio: diversamente dal liceo (dove studiavo il minimo indispensabile e poi me la cavavo di furbizia e savoir faire), passavo tra corsi e libri ben più di una giornata lavorativa, fino alle sedici ore al giorno del periodo della tesi (sperimentale). Ma non è solo per questa ragione che mi sono laureato in tempo, senza nemmeno pagare le tasse del primo anno fuori corso: fu anche perché non ho mai saltato un appello d'esame, neanche se magari mi sentivo poco pronto. Facevo di tutto per essere il più preparato possibile, ma quando arrivava l'esame ci andavo, con quello che sapevo, andasse come andasse: pensandoci bene cosa potevano fare? rimandarmi all'appello successivo? bocciarmi, cioè rimandarmi alla sessione successiva? e se avessi rinunciato da me, non sarebbe stata la stessa cosa? Perché bocciarmi o rimandarmi da solo?
Quindi continuo. Anche perché sta cosa della guerra qualche occhio chiuso dalla pandemia ha cominciato a riaprirlo, qualche cervello spento per un tipo di paura forse quest'altro tipo lo sta riaccendendo. Leggo e sento amici ieri proni alla narrazione ufficiale del covid oggi ribellarsi a quella della guerra. Putin è quello che è, ma non salva né la nostra anima né il mondo cavarcela addossandogli ogni responsabilità. La guerra in Ucraina non è scoppiata oggi, ma nel 2014 quando l'occidente ha favorito una cosiddetta rivoluzione colorata mettendo al potere un suo fantoccio che intanto faceva le prove in un reality show. E non è una idea partorita oggi nella mente di un complottista, se volete la potete sentire dalla viva voce di Giulietto Chiesa in un video del 2014. O se non vi sta bene da lui perché era comunista, sentitela da uno che di governi fantoccio se ne intendeva, avendone istituiti e manovrati parecchi (tra cui la dittatura di Pinochet in Cile): Henry Kissinger. Aderendo alla propaganda di guerra le guerre non si fermano, si alimentano. Si fermano, forse, o comunque certamente se ne evita il ripetersi, solo cercando di capirne le cause vere, traendo la lezione dalla Storia. La NATO deve fermarsi a distanza dalla Russia. I popoli devono autodeterminarsi, ma i popoli quasi mai corrispondono agli Stati formati a tavolino come l'Ucraina, quindi il principio vale anche per quelli della Crimea o del Donbass (specie se quando ci conviene usiamo lo stesso ragionamento, come fu per il Kosovo). E, last but non the least, la Russia sul suo territorio non ha mai perso una guerra, citofonare Bonaparte o Hitler.
A meno di non usare le atomiche. Ma in tal caso chi mai potrebbe dirsi vincitore, e di cosa? Un certo Einstein una volta pare abbia detto che non sapeva con cosa si sarebbe combattuta la terza guerra mondiale, ma sapeva con cosa si sarebbe combattuta la quarta: pietre e bastoni.
E ora permettetemi di fornirvi, con tanto di consiglio pressante a prendervi il tempo di seguirli e leggerli uno a uno (come peraltro tutti quelli nel testo qui sopra), una serie di link di approfondimento, che la conoscenza è l'unica speranza di salvezza:
Roger Waters, ovvero il grande vecchio del rock, l'unico rimasto lucido attraverso i decenni al punto di mostrare fattivamente quanto e come il muro in Israele sia figlio di quello di Berlino, che ci mostra cosa vuol dire essere davvero contro la guerra e contro tutti i tiranni;
Libreidee (se riuscite a raggiungerlo, magari attivando il VPN), due pezzi su Putin da leggere integralmente, di Cattaneo e Sciorilli, e la trascrizione di un video di Giovagnoli sul bivio che ha davanti l'umanità;
Sputnik (come sopra), ovvero se dici la verità, ad esempio sul fatto che il rincaro dei carburanti è dovuto sia alla speculazione (quindi in ultima analisi ancora una volta alle liberalizzazioni) che alla composizione dei prezzi (in gran parte tasse, spesso a ripagare spese militari di anni fa), ti zittisco perché sei russo: viva la democrazia!
Grimaldi, ovvero morto Chiesa c'è ancora un grande vecchio, un Giornalista con la maiuscola, da seguire, ad esempio in questi due ultimi post su Stati canaglia e Nazismo;
Lanuovanorimberga.it, ovvero l'unico modo con cui davvero si potrebbe dire finita la stagione pandemica, con la condanna esemplare di un bel po' di soggetti, altro che proclami fasulli sui telegiornali di fine dell'emergenza mentre se ne prepara l'istituzionalizzazione;
Libero pensare, ovvero breve storia della russofobia, e purtroppo anche cronaca, culminata con la cacciata di un direttore d'orchestra e di una soprano russi dalla Scala perché si erano rifiutati di prendere le distanze dalla propria patria: questi geni della democrazia, purtroppo, non si rendono nemmeno conto del fatto che l'unico modo di giustificare in qualche modo la propria pretesa superiorità sarebbe agire esattamente nel modo opposto (come spiega, finché ce lo lasciano, il CEO della WTA).
E ora vi saluto con un brano di Lolli, che spiega il titolo del post. E forse anche tutto il resto.
Già è difficile distillare nel fragoroso rumore della comunicazione contemporanea le poche informazioni davvero utili a farsi una mappa del territorio fruibile allo scopo che le sarebbe originario (orientarsi), e questa è la "ragione sociale", la linea editoriale di questo blog fin dall'inizio, o se preferite la sua mission originaria. Da due anni, però, il rumore è diventato concerto, un coro unanime di autentica propaganda, a raccontare come da manuale con insistenza una versione dei fatti fino a che non diventi luogo comune, così che le voci discordanti da un certo punto in poi non fosse nemmeno necessario fermarle dall'alto, ci avrebbero pensato i "convinti", una volta diventati la quasi totalità, a zittirli o comunque emarginarli.
Visto che siamo rimasti in pochi, allora, consoliamoci con l'aglietto, enumerando le tante previsioni che abbiamo azzeccato e a sto punto lanciandoci in altre che probabilmente avranno lo stesso destino. Si, lo so che magari altrettante le abbiamo sbagliate, ma funziona sempre così, no? si ricordano solo le coincidenze positive, e si rimuovono quelle negative, e sennò gli oroscopi non avrebbero il successo che hanno. Da queste parti, anzi, non si perde occasione per ricordare, contro ogni convenienza e regola d'oro dello streaming, le cantonate prese, ad esempio quella su Marchionne e l'altra su Grillo, non roba da poco. Per cui l'autoassoluzione quando ricordo i vaticini avveratisi mi sembra di potermela permettere.
Due anni fa (si sono due, anche se sembrano venti...), quando la Grande Cesura Storica partì, tra chi sosteneva che ci trovavamo davanti a un'influenza più grave della media, come ogni tanto nella storia anche recente appaiono senza motivo e preavviso e allo stesso modo a un certo punto scompaiono, c'erano anche tanti soloni desinistra (ad esempio, senza fare nomi, Scanzi) che presto si sarebbero uniti al coro, alzando la voce più degli altri magari. Oggi, se osi ripeterlo, che i numeri diventano impressionanti solo per come sono esposti (totali di tre annate, morti quotidiani, eccetera) o addirittura creati (come dimostrano le cause di morte extracovid ridotte al minimo), sei un negazionista. Ma a saper leggere le statistiche era chiaro da subito, e qui lo scrissi mentre tutti credevano alla menzogna che un paio di mesi di lockdown erano il prezzo da pagare per esserne fuori per Pasqua, che l'ordine di grandezza dei dati era tale che a volerli manipolare uno simile c'era da sempre e ci sarebbe stato per sempre, quindi bisognava respingere immediatamente il teorema. Infatti, anche nei periodi più duri, questo è rimasto attorno a un positivo su dieci controllati, un sintomatico su dieci positivi, un sintomatico serio su cento, un morto su mille (se vi fate due conti, quadra anche con i numeri totali complessivi, che però preferiscono recitarvi perché più impressionanti). Ora, stiamo ragionando a spanne, ma per quanto possa sembrare assurdo, è questo il modo giusto in questi casi: se anche il numero fosse preciso, e magari fosse il doppio, l'ordine di grandezza sarebbe ancora lo stesso. Un morto su cento contagiati sarebbe di un ordine di grandezza superiore, diverso rispetto alle normali influenze annuali, ma ancora se pur preoccupante non così allarmante: avreste sempre il 99% di possibilità di cavarvela, nella vita magari fosse sempre così.
Faccio una digressione sulla manipolazione dei dati. Avrete sentito anche voi che tra i ricoverati gravi o i morti la percentuale dei non vaccinati è più alta, seguita da cifre ogni volta diverse a seconda dalla faccia di tolla del manipolatore, fino a 20 volte maggiore (23, dal TG di oggi). Facciamo che hanno ragione, e famo 20 volte per agevolare i calcoli. Ma serve un esempio. Quando ancora era di moda la Lotteria di Capodanno (c'è ancora, ma chi se ne accorge?) mio cognato da Reggio mi incaricava di comprargli 20 biglietti a Roma o negli autogrill mentre scendevo per le feste. Ora, a parte il fatto che la probabilità di vincere era la stessa ovunque li avessi comprati, ma lui sentiva Roma e le autostrade citati spesso tra i vincenti, e non arrivava a comprendere che era solo perché li si compravano più biglietti, è ovvio che se compri 20 biglietti la tua probabilità di vincere è 20 volte quella che se ne compri uno. Ma la cosa ha rilevanza solo se, putacaso, i biglietti in vendita in totale sono cento o mille. Se sono milioni e milioni, cosa cambia tra avere su dieci milioni una possibilità o 20? ve lo traduco in decimali che si capisce meglio: 0,0000001 oppure 0,000002. In pratica, tradotto in italiano, è quasi certo che non vinci, in un caso o nell'altro, e anche se comprassi 200 biglietti o 2000 ancora saresti da quelle parti, se ne comprassi diecimila, spendendo un patrimonio, avresti ancora una sola possibilità su 100 di vincere e novantanove di perdere. Ora andatevi a rileggere la fine del capoverso precedente: il covid19 statisticamente non è mai stato, se non forse per brevi periodi in qualche zona, un evento fuori scala, quindi ogni provvedimento fuori scala preso con la scusa di combatterlo non è solo ingiusto, è anche illogico. Bisognava combatterlo con strumenti ordinari, e per potenziarli bastava una piccola frazione dei danni causati all'economia e dei presunti fondi di recovery (in realtà prestiti pelosi che hanno il solo scopo di limitare ulteriormente la nostra sovranità) per approntarli nel giro di qualche mese. Se non lo si è fatto, è perché gli obiettivi erano altri.
Infatti, il punto è che se si consente a un governo di limitare le tue libertà per un fenomeno di ordine di grandezza ics, tutte le altre volte che si presenterà un fenomeno dello stesso ordine di grandezza lo rifarà senza neanche più porsi il problema, tanto ti sarai abituato. E questo non lo dico oggi, ve lo dissi subito (e non vi metto neanche i link, tanto è due anni che qui o si parla di musica o di covid): qualunque cosa avreste fatto, vi avrebbero riangariato dall'autunno successivo ancora fino a Pasqua. E quando vi dissero che se vi vaccinavate sarebbe finito tutto, di nuovo ve lo dissi subito: i vaccini antinfluenzali non hanno mai funzionato davvero, e questi non sono nemmeno vaccini, il prossimo autunno tutto ricomincerà. E' andata anche peggio, più vi vaccinavate peggio era: l'estate 2021 è stata peggiore di quella 2020 senza i cosiddetti vaccini, e vi siete bevuti la storia della variante delta e della seconda dose necessaria con annesso green pass base, in autunno è arrivata la nuova influenza e l'hanno richiamata variante ed era logico (infatti ve lo scrissi) che anche con la terza dose vi sareste ammalati, e vi siete bevuti che però i sintomi erano meno (concetto che ha senso solo di fronte alla certezza matematica che si trattasse dello stesso virus, peraltro spazzata via dall'altissimo numero di vaccinati contagiati) e avete accettato il super green pass e l'obbligo vaccinale prima di categoria poi di fascia d'età (e coi più giovani nel mirino, perché bisogna abituarli da piccoli). Chiedo scusa per l'utilizzo retorico del rivolgermi a "voi": lo so che se siete arrivate fin qui la pensate come me o quasi, ma se riuscite a far leggere questo post a qualcuno degli inconsapevoli complici del misfatto che magari volete redimere, è già declinato correttamente.
Allora, deducendo (anche dalla prevista e ora attuata trasformazione in qrcode anche delle legittime, e difficilissime da vedersi riconosciute, esenzioni) che il green pass era l'obiettivo e non lo strumento, vi ho fatto un'altra (facile) previsione: checché ne dicano, non ve ne libererete mai più. Una volta che i diritti incomprimibili dell'uomo sono soggetti ad autorizzazione governativa per una ragione, lo saranno per qualsiasi altra il governo vorrà. Leggete la cronaca, sentite i ministri: l'emergenza sanitaria sta passando, ma il green pass in qualche modo resterà. Poi cambiate pagina, e leggete dei venti di guerra in Ucraina, e poi andate a leggere la bolletta del gas (con Prodi che in vecchiaia si stacca dal coro), e poi magari cercate di capire la vera portata delle recentissime riforme costituzionali (che mettono la salute e l'ambiente prima dei vostri diritti individuali, a dimostrare che due anni di provvedimenti erano incostituzionali e avevamo ragione a urlarlo nel buio). Insomma, se l'anno prossimo saremo punto e da capo, con l'influenza 2022/23 chiamata variante SigmaTau (cit.), saremo fortunati. Più probabile, purtroppo, che useranno altre peggiori leve, per la prossima accelerata nella transizione tra cittadini (status provvisoriamente concessoci, con tutto ciò che comporta, nel secondo dopoguerra esclusivamente in funzione anticomunista) e sudditi, vero obiettivo di tutta l'operazione. E a proposito di previsioni, sarei davvero felice stavolta di prendere una cantonata. Ma anche stavolta - lo fanno sempre - si stanno preparando...
E ora la solita infornata di versetti covidici, e in chiusura una videointervista al professor Montagnier, scomparso in questi giorni.
125. Avranno la vostra anima solo se gliela consegnerete. Mancava molto, almeno a me, un post scritto da Lameduck sul suo blog (oramai predilige altri canali): come spesso le accade, quello che dice è definitivo, mi raccomando leggetelo e fatelo leggere.
126. Universitari e Ricercatori contro il GreenPass.Il testo della lettera alle più alte istituzioni del Paese, che resterà inascoltata ma almeno dimostra che qualcuno nel mondo accademico dissente, forse ricordando che una delle pagine più grigie della nostra Storia fu l'acquiescenza quasi generale dei loro predecessori al fascismo. E a chi vi continua a rimproverare l'accostamento, mandatelo a leggersi il Wall Street Journal.
127. La narrativa del covid è folle e illogica e forse non è un caso.Dove si spiega come e perché "costringere le persone a credere alle tue bugie, anche dopo aver ammesso di mentire, è la forma più pura di potere". Se ti avviso di una macchina che sta per investirti e tu ti scansi, puoi sempre dire che l'avevi vista; solo se ti scansi senza che arrivi niente, e poi continui a farlo e poi ancora, ho dimostrato il mio potere su di te.
128. Covid, romanzo criminale. Attraverso le parole dell'avvocato Fusillo, squarci di verità insostenibili per gli acquiescenti, e la promessa che i colpevoli "la pagheranno". Magari...
129. Ma quale novità? Dove si racconta della strage di piazza della Loggia a Brescia nel 74, e del fatto che finalmente oggi anche sulla stampa mainstream si parla apertamente del coinvolgimento Nato quindi USA nella sua organizzazione, mentre a suo tempo solo un certo Pasolini ne scrisse, in un famoso quanto inascoltato articolo (da cui il titolo di questo post), riferito a tutta la strategia della tensione ma anche a tutta la storia contemporanea italiana. Della serie "la verità prima o poi viene a galla, ma non è detto che saremo ancora vivi a vederci riconosciute le doti profetiche". Pasolini fu assassinato - che coincidenza! - mentre stava per mostrarci le prove che aveva raccolto, sparite con lui. Ma lui era un gigante, a noi ci rendono irrilevanti con molto meno.
No, non l'ho letto in tedesco, è che la copertina di questa edizione è davvero molto ma molto figa...
Continuo imperterrito nella pubblicazione dei miei testi di canzoni, nonostante la speranza che qualcuno di voi me li chieda per musicarli (a piacimento, l'indicazione che questa nasce con strofa quasi rap e ritornello quasi melodico - anticipando i tempi, visto che ha almeno 25 anni e la cosa è di moda adesso - è puramente e tautologicamente indicativa) sia in continuo calo, anche perché così ho l'occasione di riparlare con voi di argomenti a me cari.
Una delle cose che mi ha allontanato dalla religione fin dall'adolescenza è la riflessione attorno alle categorie tutte cattoliche di confessione, perdono, assoluzione, vita eterna. Non mi aveva convinto, infatti, l'impostazione catechistica che voleva il bene come opzione preferibile in funzione di una ricompensa. Prima di me non aveva convinto Lutero, lo sapevo grazie al mitico professor Stilo, ma sarà solo all'università che avrei studiato Max Weber, il cui contributo maggiore al pensiero umano è aver indagato sulla correlazione tra etica religiosa e scelte economiche; quando lo studiai, peraltro, mi convinse relativamente la sua notoria estrapolazione che il capitalismo moderno poteva nascere solo presso popoli che praticavano l'etica protestante (secondo cui il nostro destino nell'aldilà è prefissato da Dio, e il nostro agire lo rivela non lo determina), perché dimenticava il fatto che invece era nato proprio nell'Italia del Rinascimento, di più la correlazione tra le pratiche cattoliche e la carenza del senso di responsabilità personale nei popoli latini, e tra quelle ebraiche (estrema chiusura della comunità nel tempo e rinuncia ad ogni ostentazione di ricchezza) e la tendenza ad esercitare con successo l'arte finanziaria (vera ragione storica profonda, peraltro, di tutti gli antisemitismi di ogni tempo, compreso quello di Hitler che senza l'accordo di Versailles e lo strozzamento della Germania da parte dei banchieri non avrebbe mai raccolto il consenso che gli diede il potere - lezione storica questa che, come spesso capita, evidentemente non abbiamo imparato), laddove per i mussulmani, come per i primi cristiani peraltro, il prestito di denaro a interesse è invece peccato capitale. Pensavo invece, e penso ancora, che la scelta di compiere il Bene piuttosto che il Male sia molto ma molto più apprezzabile in persone che non credono che per ciò saranno in qualche modo ricompensate. In qualunque mondo, reale o immaginario che sia.
LA SCELTA (COLUI CHE ODIA, COLUI CHE AMA)
Sono colui che parla, sono colui che adora, sono colui che bacia con la lingua,
sono colui che gode, sono colui che pensa, sono colui che scrive, sono colui che ammazza, sono colui che odia,
io sono anche quello che ha scoperto che il cielo non è il cielo ma è l’immensità
che il buio della notte non è un dono divino ma è un certo girare in tondo che ce lo dà,
e in fondo non ho fatto che cambiare idea sull'oltretomba e sulla divinità
e sono come un vecchio bambino che ha saputo sempre di non sapere e sempre lo scoprirà…
Sono colui che mente, sono colui che inventa, sono colui che cammina a testa alta,
sono colui che crede, sono colui che cerca, sono colui che spara, sono colui che fa guerra, sono colui che fa pace.
E in fondo è proprio questo il bello del combattere, il bello dell’uccidere, il bello dell’odiare:
nessuno capirebbe di aver fatto bene se nessuno di noi sapesse fare male,
il bello è nella scelta e il paradiso non esiste, non si regge nulla senza concetto contrario,
e che felicità darebbe amare se fosse una cosa di tutti per ereditarietà?
Mentre c'è ancora chi si chiede se sia il caso di regalare o meno lo smartphone a una ragazzina di 10 anni (e io, detto tra noi, sarei per il no, anche se temo sia difficile resistere...), sempre più studi riferiscono un sempre maggiore utilizzo di questi dispotivi da parte di bambini sempre più piccoli.
Quello in cui mi sono imbattuto io è di Eleonora Cannonia, Teresa Gloria Scalisi e Andrea Giangrande dell'Università della Sapienza di Roma, e si intitola:
Indagine sui bambini di 5-6 anni che usano quotidianamente i dispositivi mobili in ambito familiare: caratteristiche personali e contestuali e problematiche cognitive ed emotive
Se volete approfondire potete acquistarlo qui, io poi vi dico cosa mi ha colpito, e qui intanto vi riporto l'abstract:
La diffusione tra i bambini di dispositivi elettronici interattivi (in particolare
smartphone e tablet) è un fenomeno recente ma in crescente espansione. In Italia le
ricerche si sono concentrate finora sui bambini in età scolare e sugli adolescenti,
mentre sono pochi gli studi sui prescolari. Nel nostro studio 473 genitori di
bambini di 5-6 anni hanno compilato un questionario che indagava caratteristiche
sociodemografiche e familiari, problematiche del bambino, tipologia dei dispositivi
tecnologici domestici, caratteristiche dell’uso di smartphone e tablet da parte del
bambino, opinioni dei genitori su tale uso. I risultati indicano che metà dei bambini
del campione utilizza uno smartphone ed il 48,5% un tablet. Confrontando
bambini che usano i dispositivi mobili per almeno 2 ore al giorno (utilizzatori
abituali, n=45) con bambini che li usano occasionalmente (utilizzatori occasionali,
n=69) emerge che gli utilizzatori abituali hanno padri più giovani, vivono in contesti
dove sono maggiormente presenti dispositivi digitali, in cui i dispositivi mobili sono
considerati strumenti di conoscenza e di promozione dell’intelligenza e vengono
impiegati soprattutto per intrattenere il bambino in ambienti più adatti agli adulti
(es. ristoranti). Inoltre, negli utilizzatori abituali sono più frequenti problematiche
emotive, di autoregolazione e relative al sonno ed all’alimentazione.
Questi i passaggi che hanno attirato la mia attenzione, per come li ho capiti e riesco a dirli io:
la ricerca ha indagato su bambini in età prescolare, metà usa abitualmente lo smartphone, prevalentemente maschietti, il 20% da prima dei due anni, il 10% esagerando;
i bambini più a rischio di diventare utilizzatori abituali sono
significativamente figli di padri infraquarantenni, che ovviamente a
loro volta sono maggiormente "tecnologici" (spesso giocano alla
playstation coi figli) e ritengono maggiormente che imparare a usare
presto la tecnologia renda i loro figli più "intelligenti";
vi sono indicazioni che l'utilizzo abituale del telefonino in età precoce possa influire negativamente sullo sviluppo cognitivo ed emotivo in modi e misure che travalicano quanto si può intuire a lume di logica, e persino su aspetti fisici come il sonno e la forma fisica;
il multitasking in tenera età, che a naso può essere visto, e infatti lo fa, come ausilio allo sviluppo di capacità nel bambino che gli verranno utili da grande, può invece causare un deficit nella capacità di attenzione sostenuta, e quindi di comprensione ed elaborazione delle informazioni;
dall'articolo e dalle altre ricerche esaminate dagli autori risulta che i rischi maggiori riguardano i bambini che vengono lasciati da soli ad utilizzare lo smartphone o il tablet per più di due ore al giorno;
poichè i problemi suddetti tendono a indurre maggiormente i genitori ad usare smartphone e nuovi media in genere per contenerli, la cosa può instaurare un circolo vizioso.
E ora vi saluto che mi sono arrivate delle notifiche su Facebook, devo seguire alcune chat di gruppo su Whatsapp, monitorare i click sull'ultimo post del blog che vanno verso i 2500, e programmare la registrazione dell'ultima serie fighissima che poi siccome non ho mai tempo vedrò un'annata per notte...
C'è un'età in cui cominci a imparare lo scandire del tempo tramite orologi e calendari, ed è più meno allora che io sentìi parlare di 4 marzo, per la precisione 1943. Amavo la musica credo per DNA, e i parenti si divertivano a vedermi imitare il mio idolo Gianni Morandi e cantare a memoria le canzoni di Sanremo e Canzonissima sue e di altri. Quella volta, a sette anni e mezzo, fui affatato da un omino buffo e peloso che cantava di Gesù bambino in un modo strano, accompagnato da un violino magico e indimenticabile. Più grande scoprirò che quella canzone si doveva chiamare proprio Gesù bambino, il testo era di una donna (Paola Pallottino) e parlava di ladri e puttane, ma la censura televisiva dell'epoca impose al loro posto la gente del porto, e un cambio di titolo che il cantante e autore delle musiche non sapendo che pesci prendere lì per lì ebbe la genialità di pensare alla propria data di nascita, inducendo da allora e per sempre tanti ad attribuire a quel brano un valore autobiografico in realtà inesistente.
Con un capolavoro del genere a celebrarla, la data non poteva che avere un destino fausto, e infatti ecco che il vostro devoto blogger proprio in un 4 marzo di 43 anni dopo si sarebbe trovato a discutere la propria tesi di laurea in Scienze politiche, materia Sociologia delle comunicazioni, argomento Partecipazione politica e riproduzione sociale in una ricerca sperimentale nelle scuole superiori di Reggio Calabria. La cosa più simile a una laurea in Comunicazione che c'era ai tempi.
Ma il 4 marzo non aveva ancora finito di stupire: ecco che nel 2018, 32 anni dopo (il periodo si abbrevia, se lo fa con una logica dobbiamo attenderci qualcosa di grosso il 4 marzo 2039, dopo altri 21) si verifica un'altra congiunzione astrale rarissima. In un panorama tennistico nazionale a dir poco desolato, dove è raro assistere a una qualche vittoria nostrana sporadica, ecco che nello stesso giorno, a migliaia di chilometri di distanza, due ragazzi italiani di 30 anni, un maschio e una femmina, vincono un torneo del circuito mondiale: Fabio Fognini l'ATP 250 di San Paolo del Brasile e Sara Errani il WTA 125 di Indian Wells negli USA.
Come dite, mi sfugge qualcosa? C'era forse qualche altro evento da citare in questo 4 marzo? Le elezioni politiche no: io avevo previsto partorissero un nuovo Renzusconi e a quanto pare è il primo scenario a palesarsi come matematicamente impossibile, quindi ho sbagliato (che volete farci, non sono un matematico di grido), fosse anche solo di eccesso di scaramanzia, e quindi è meglio che taccia. Poi ancora devono assegnare i seggi, secondo i meccanismi astrusi di una legge elettorale concepita proprio per minare l'avanzata al nemico e avvelenargli i pozzi, ed è sui seggi che bisogna ragionare. Ma forse di una cosa si può già gioire: la sparizione dalla scena politica di un tizio che sin dall'inizio si è presentato come uno dei sacchi di arroganza più vuoti di sostanza della storia dell'umanità, che voglio vedere ora se ha il coraggio di proporsi ancora a qualcuno (ci proverà fino alla fine, potete giurarci) e se esiste ancora qualcuno che all'eventualità non gli rida in faccia, e magari di un partito che ho il vanto, si proprio il vanto, tra tante previsioni toppate, di avere scritto nel 2007, prima della sua fondazione, che sarebbe stata una sciagura per la sinistra italiana.
Ebbene si, nel titolo di questo post cito la famosissima canzone di Tricarico, si proprio quella in cui impreca contro la maestra. Sono ben altri i soggetti contro cui dovrebbero imprecare i ragazzi di oggi, e invece sarà perché sono pochini, sarà perché la malmostosità viene con l'età, loro riescono ancora ad avere facce come questa. Francesca Musolino è figlia di un mio vecchio amico, quindi questo non è esattamente un post obiettivo. Ma la sua storia è quella di tanti altri suoi coetanei: una laurea che all'estero ha un mercato che noi manco ci immaginiamo, e un progetto che passa per una delle iniziative social più alla moda, esatto il crowdfunding, scelto in questo caso - viste le cifre - più che per bisogno per volontà di autonomia e assieme socialità. Questo non ho avuto bisogno di chiederglielo, ma gli ho fatto altre domande.
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Chi sei e di che ti occupi, Francesca?
Ho 24 anni e sono una studentessa della magistrale in filosofia a Trento.
Sono molto appassionata di comunicazione web e digital marketing, campi in cui cerco di tenermi continuamente informata sulle ultime novità e strategie, attraverso articoli di settore e corsi specifici. Ciò mi ha portata sia a lavorare come social media manager, sia ad avviare una startup, con altri quattro ragazzi: una piattaforma web di intrattenimento, roba tipo serie TV per intenderci.
Qual'è il tuo progetto, e come è nato?
Frequentando un corso all'università di Trento, ho saputo di un progetto italiano che ogni anno porta degli studenti selezionati in Silicon Valley, per creare un ponte culturale e imprenditoriale. Si chiama Silicon Valley Study Tour, mi sono iscritta al loro forum e, dopo una discussione sul tema dei big data e del loro ruolo nelle elezioni americane, mi hanno presa! Quindi quest'estate, dal 20 al 26 agosto andrò a visitare le più grandi aziende al mondo di innovazione tecnologica: Cisco, Dropbox, Logitech, Google, Facebook, e tante altre. Anche le università di Stanford e Berkeley.
Sono davvero contenta di questa opportunità e non vedo l'ora di partire: partecipare al tour non solo mi consentirà di esplorare le grandi aziende e incontrare di persona chi ci lavora, ma anche di trovare nuovi stimoli per continuare a lavorare alla mia startup e lanciarla nel modo migliore.
Perché hai pensato al crowdfunding, e come funziona?
Semplicemente, ho pensato che sarebbe stato molto bello condividere questa mia avventura coi miei amici italiani; per questo il mio progetto si chiama Francigogo, e ho creato un profilo Instagram e un blog apposta per raccontare ciò che mi accade e accadrà prima, durante e dopo il viaggio in California.
Coi finanziamenti mi pagherei le spese del viaggio aereo. La colletta, chiamiamola col suo nome italiano, parte il 17 maggio su Indiegogo, uno dei più grandi siti al mondo, che ne fa di qualsiasi tipo e dimensione. La mia è piccola, ed è "reward-based", cioè ad ognuna delle cifre che si possono donare sulla piattaforma (NdR: è questa, e ovviamente si paga tramite paypal o carta di credito) corrisponde un piccolo "premio" di ringraziamento, chiamato "perk", che va dalla vecchia cartolina di carta che spedirò personalmente al donatore dalla Silicon Valley, all'offerta di consulenza personalizzata per la sua azienda al mio ritorno, passando per girare per l'America con addosso la maglietta col suo marchio. L'obiettivo è di raccogliere 1300€, ma il mio progetto può essere finanziato anche più del 100%.
Ma cosa ci fa una "filosofa" nel mondo dell'alta innovazione tecnologica?
Ve lo spiegherò sul mio blog. Intanto il viaggio in sé, non essendo mai stata né negli Stati Uniti né in aziende di quelle dimensioni, sarà tutto una scoperta dopo l'altra, e metterà alla prova le mie capacità in strade non convenzionali o già tracciate. Ma soprattutto voglio dare il mio contributo proprio a far si che in Italia finalmente si superi lo stereotipo della poca concretezza che marchia tutti noi studenti di materie umanistiche.
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Non le ho chiesto se parte per tornare o per invece magari cogliere una qualche occasione per restare lì, a realizzarsi. Non lo voglio sapere e forse al momento non lo sa neanche lei, anche se magari crede di saperlo. Di certo Trento è una delle pochissime realtà italiane che ancora offrono speranze di futuro ai suoi ragazzi, per cui lei potrà probabilmente scegliere. Se fosse cresciuta in Calabria non sarebbe stato così.
Due considerazioni finali sul crowdfunding in sé. E' una buona idea dare alla vecchia colletta una strutturazione che le toglie le connotazioni negative e assieme consente a ciascuno di partecipare liberamente secondo le sue possibilità o anche di non partecipare senza sentirsi in colpa, come quando ti doveva rifiutare l'aiuto che gli chiedevi a voce perché magari proprio non ce li aveva. Si sta diffondendo tanto, il che significa che alla lunga tutti ci andremo a pari. Più o meno come se nessuno desse mai niente a nessuno. Ma con una ricaduta positiva sulla felicità di ciascuno e complessiva della società. Proprio come quando con gli amici a Reggio nessuno mai badava a chi metteva la miscela o a cosa aveva mangiato in pizzeria prima di pagare il conto, e il mondo era migliore...
Psichedelici fantastici, pippavano fitenzie per fare pezzi fighissimi, più flesciati possibile, favolosi, proibitivo fischiettarli: Pink Floyd.
Dirò subito di sostenere di stare davvero sentendo, digitante senza dimenarsi, supremo divino suonatore dello strumento di Segovia: Dire Straits.
Bene Berlinguer brancavi, Bibbia buggeravi, Berlusconi bertucciavi. Bolso blateri borghesissime burlette baciapile. Basta baggianate, Benigni!
Ecco, con tutte le cose che avrete letto su Umberto Eco (questa sulla morte più di tutte), non si poteva scrivere niente che non rischiasse la ridondanza. Ma in questi giorni stavo leggendo Baudolino (ora per un po', non si sa mai, eviterò di leggere Camilleri...), ai tempi lessi Il nome della Rosa e Il pendolo di Foucault in spiaggia (guardato come un marziano), capolavori assoluti che se non li avete affrontati sappiate che se li iniziate è impossibile staccarsi, ma mediamente preferisco il semiologo al romanziere, forse perché è nella prima veste che l'ho conosciuto e apprezzato ai tempi dell'università, e la seconda è arrivata dopo.
Al liceo, coi miei amici, ogni tanto giocavamo a raccontare una storia, o a dialogare, usando solo una iniziale, in preferenza la "p". Solo qualche anno dopo scoprii che la cosa si chiamava tautogramma, e c'era chi ne aveva fatto materia di esercizio accademico con tanto di pubblicazione. Ecco perché mi sembra appropriato salutare Eco parlando di altri campioni di qualità, attuali o passate, usando (mediocremente, lo so) questo particolare gioco linguistico.
Con caduta celebre cattedratico che cantò certi certosini collassanti
cianotici contattando carta cianurica, Connery colpevoli cercando, cultura cede
cospicuo coprotagonista.
L'argomento era di moda negli anni 70 e si studiava all'università nel decennio appresso, quindi mi è familiare e caro, tanto che ci sono già andato su tempo fa, ora - tanto chi si ricorda - ci torno su riassumendo: la vita di ognuno di noi dei Paesi cosiddetti sviluppati è per circa un terzo formazione, un terzo lavoro, un terzo riposo; non c'è nessuna ragione perchè questa suddivisione resti longitudinale nella vita, anzi ci sono tutte perchè diventi trasversale. Woody Allen dice che gli uomini impiegano nove mesi ad uscire dalla pancia della madre e tutto il resto della vita a cercare di rientrarvi, ma anche con minore arguzia (e anche senza invertire poeticamente il verso della vita, come fa Vecchioni nella bellissima Madre) si può scherzare su quanto sarebbe meglio godersi la pensione in gioventù (cioè il pane finchè si hanno i denti) intanto che ci si alfabetizza, iniziare a lavorare di fisico intorno alla trentina intanto che si inizia a studiare per passare via via a lavori di mente, fino a dedicarsi dopo i 65 e fino alla morte (se serve, una "buona morte": eutanasia, letteralmente) al solo studio, così piacevole a quell'età, intanto che chi vuole e finchè ce la fa continua a lavorare s'intende.
Ci ho ripensato leggendo questo pezzo su Utopia Razionale, ispirato a teorie diverse ma sempre di quegli anni (per capirci, vintage): non vi piace il Reddito di cittadinanza dei grillini, perchè voi siete de sinistra e quelli sono qualunquisti e perchè se diamo soldi a ufo a tutti poi non fa più un cazzo nessuno? arieccovi il "lavorare meno lavorare tutti" di una volta. Il ragionamento è perfettamente consequenziale: se tutti gli umani hanno il diritto di vivere con dignità, e le risorse del pianeta non consentono di estendere il modello capitalistico/consumistico a tutti gli umani senza che arrivi presto la fine del mondo, l'unica è cambiare modello, adottandone uno in cui il tempo di lavoro quello di riposo e quello di formazione siano suddivisi nell'arco della settimana, a parità di reddito minimo garantito. Non si tratta di un annullamento delle logiche capitalistiche e di profitto, che chi vuole può continuare a perseguire a spese del proprio tempo libero e/o organizzando il lavoro altrui, ma di una loro temperanza oramai indispensabile, e pensarla così dovrebbe essere una specie di test propedeutico per poter usare la parola "sinistra" nel definire uno schieramento politico. Quanto ne sia lontano l'attuale PD, non vale neanche la pena ribadirlo: chi parla di crescita e lavoro nei termini correnti, vi sta fregando (anche gli esseri umani da un certo punto in poi devono smettere di crescere, e preoccuparsi solo di stare bene - perseguire il benessere - più a lungo possibile), ed è uno sporco servo dei padroni. Ripeto: sporco servo dei padroni, che stanno vincendo la lotta di classe con una moneta (l'euro; paradossalmente, europapare significhi qualcosa di ben irrigato dall'ampio sguardo, mentre oggi ci strozza miopemente con politiche restrittive a oltranza) come arma letale, grazie alla complicità dei politici alla connivenza dei mass-media e alla pigrizia e pecoronaggine del popolo. Il termine "utopia" nasce ambiguo, nel gioco di parole anglofono con eutopia: un non-luogo che è anche un buon-luogo, qualcosa che non esiste ma a cui bisogna tendere. Ed è ancora Utopia Razionale, con questa digressione sull'inesistenza di Dio, a suggerirmi a quale visione utopica bisognerebbe rapportarsi per salvare questo mondo sull'orlo della catastrofe. Mi era venuto in mente nei giorni di Pasqua, quando in un paio di occasioni tra familiari e amici mi è capitato di toccare con mano quanta feroce intolleranza c'è anche nel più mite nei credenti, anche quando pretende di argomentare logicamente sulla parità della partita tra non dimostrabilità e non indimostrabilità di Dio, anche quando pretende il rispetto del proprio primo comandamento anche riguardo a un innocuo e infantile calembour: nessuna differenza di sintassi coi tanto esecrati musulmani, solo di "volume", in questo momento storico e solo per alcuni di loro (magari pagati e addestrati per alzarlo). L'utopia che tutto ciò mi ha riportato in mente è quella lennoniana: nothing to kill or die for, and no religion too. Solo quando l'umanità si affrancherà dalla religione, confinandola nello spazio intimo e indicibile delle anime dei singoli e comunque escludendola per ferrea disposizione legislativa primaria da ogni istituzione politica e sociale, avremo iniziato il cammino verso la pace, altro che chiacchiere papali.
Dieci giorni senza post! per fortuna che non ci devo campare, e manco tirar su un centesimo, con questo blog! E' che tra il lavoro vero, e l'eccesso di informazioni da mediare (che vi prometto, o vi minaccio, produrranno presto il solito papello da cui alla fine si deduce che l'alternativa è Grillo o morte), non ho trovato il tempo per un pezzo decente.
Poi mi imbatto in uno che ha il mio stesso problema, e come spesso gli capita lo dice meglio di me, ed ecco che mantengo il contatto invitandovi a leggere la "pasqua" di Carlo Bertani, intanto che lui si dedica alle patate, beato lui che può io sto pure a dieta....
Che ci troviamo in zona zibaldone, zibaldiamo, con due segnalazioni positive:
un sindaco messinese che si fa forza di un assessore reggino, entrambi brave persone (il secondo lo conosco personalmente, mi ha dato un 30 e lode all'università in Sociologia economica, ma lui non se lo ricorda...), che rispolverano un progetto di quelli per cui vale la pena sognare, in una terra che oggi più che mai passa da un incubo all'altro;
un tennista sanremese rischia di riportare con le sue imprese il mio sport preferito ai fasti della moda, anche perché con la tennista migliore che abbiamo (e forse di sempre), recentemente tornata al posto che gli compete dopo anni di guai fisici, sembra abbiano intenzione di duplicare i fasti della coppia Agassi/Graf, slam a parte.
Accorinti Perna Fognini Pennetta, un bel doppio molto misto, non c'è che dire...
La locandina francese del documentario che Nanni Moretti
girò al tempo della prima delle tante trasformazioni che hanno
portato il più grande partito comunista occidentale a diventare
la più grande idiozia politica di tutti i tempi della sinistra mondiale.
Guccini ci chiude tutti i suoi concerti da sempre, cosicché, quando anche lui smetterà e Fabiofazio gli dedicherà uno special pallosissimo come a Fossati e Jannacci, La locomotiva sarà l'ultima canzone che il Maestrone canterà in vita sua, almeno pubblicamente (chissà sotto la doccia...). Dal vivo, praticamente la canta in coro con tutto il pubblico, tutta, e non credo esista qualcuno in Italia che non ne conosce a memoria almeno qualche brano: è intergenerazionale, la sanno adolescenti che manco hanno mai sentito parlare di PCI, nei programmi scolastici non ci si arriva quasi mai alla storia contemporanea. Essa viene considerata un canto universale di libertà, e ciascuno di noi che la amiamo gli attribuisce una serie di significati epici, di riscossa, ribellione, progresso e eroismo, più un'altra serie legata al proprio vissuto personale, cosicché quando partecipi al coro è una specie di catarsi, ti senti meglio, soddisfatto, commosso, eccetera. Eppure, se la mettessimo in prosa, in forma di articolo di giornale ad esempio sarebbe:
titolo: BOLOGNA, STRAGE EVITATA PER UN SOFFIO abstract: Deviato all'ultimo istante in un binario morto il locomotore che uno squilibrato stava dirigendo allo scontro frontale contro il Frecciarossa TopExecutiveClass Milano-Roma testo: Bologna. Dobbiamo alla prontezza dei sistemi di sicurezza dello snodo felsineo se stavolta è stata evitata una tragedia. Il macchinista F.G., non si sa ancora per quali motivi, si è messo alla guida ieri pomeriggio di un locomotore in sosta presso il deposito ferroviario di Reggio Emilia, riuscendo ad inserirsi contromano nella linea ad alta velocità Roma/Milano. Lo scontro con l'"Eurostar dei VIP" è stato evitato deviando su una linea morta lo squilibrato, che ha finito la propria corsa contro i respingenti riportando gravi ferite. Varie le ipotesi sul perché il ferroviere abbia tentato questo gesto, da problemi economici (era in lista di mobilità) a questioni sentimentali (la recente separazione) ad essi connesse (gli alimenti), ma si fa strada l'ipotesi di un suo legame con gli anarco-insurrezionalisti e i gruppi no-TAV. Sarà interrogato dagli inquirenti se e quando riprenderà conoscenza, ma sulla sua pagina Facebook aveva postato numerosi appelli alla mobilitazione contro la classe politica e i poteri forti, post che avevano registrato migliaia di "mi piace", cresciuti poi esponenzialmente appena, come sempre in un baleno, la notizia del fallito attentato aveva raggiunto il popolo del social network.
Questo divertissement per dire agli ignari che La locomotiva è un testo anarchico, comunista, che inneggia alla ribellione violenta, e ha il suo eroe in un kamikaze, si proprio così: un tipo che in nome dei suoi ideali decide di immolarsi per uccidere con se un certo numero di innocenti (ricchi signori innocenti: un ossimoro?) - poco importa che nella fattispecie non ci sia riuscito. Se non lo sapevate, sapevatelo, tutto qui.
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Ed ora la cronaca vera: città bloccate dai tassisti, autostrade bloccate dai camionisti, Sicilia bloccata dai Forconi, per dirla in mooolta sintesi. Che dire? Si tratta della legittima protesta delle vittime di provvedimenti dozzinali e ingiusti del governo dei tecnocrati, o del consueto italianissimo costume secondo cui i sacrifici vanno bene solo quando devono affrontarli gli altri? Sono rivolte spontanee e autenticamente popolari, o dietro c'è l'estrema destra, Berlusconi e/o la mafia (una tautologia?), prodromi di rivoluzione o strascichi di Vandea? Sono giorni che ci ragiono e non riesco a darmi una risposta, per cui non mi resta che dare ai miei pochi lettori il solito elenco ragionato di chiavi interpretative, perché ognuno possa farsi la propria idea (e, se mi gira, alla fine dico anche la mia):
Michele Sorice, ovvero può ancora dirsi popolare una rivolta che fa mancare i beni di prima necessità al popolo?
Lameduck, ovvero qualcosa nei Tir di traverso mi ricorda il Cile di Allende, ovvero come mai quando c'era Berlusconi ai camionisti e agli agricoltori siciliani andava tutto bene?
Duro di Sicilia, ovvero il punto di vista di un agricoltore su come e perché il SalvaItalia abbia dato il colpo del ko all'agricoltura siciliana;
Informare x resistere, ovvero sarà stata anche avviata da mafia e Forza Nuova, ma la rivolta dei forconi è divenuta autenticamente popolare, lo giura il cronista che è stato ben tre giorni coi manifestanti;
Pino Aprileunodue e tre, ovvero l'ormai popolarissimo (persino la Mannoia lo cita tra le fonti di ispirazione del suo nuovo disco) giornalista/scrittore ha buon gioco ad ascrivere il movimento dei forconi alla voglia di riscatto del Sud depredato e colonizzato fin dal tempo dell'unificazione violenta dell'Italia - Aprile è bravissimo e farebbe tanto piacere credergli, così come agli amici di Liberareggio, ma da meridionale che conosce i suoi simili ritengo l'ipotesi di una rivoluzione che nasce dal Sud un filino meno probabile delle profezie dei Maya;
Megachip, ovvero è colpa dell'ignavia della sinistra se i movimenti popolari finiscono per essere strumentalizzati dall'estrema destra - questo mi convince di più, e mi ricorda quanto è avvenuto a Reggio Calabria nel 1970;
Giulietto Chiesa, ovvero la protesta in cronaca è figlia della crisi del debito e madre di una rivolta a largo spettro: può darsi ma a me questo sembra più un wishful thinking motivato da esigenze di autoaccreditamento in quanto profeta e capopopolo - in realtà, il suo gruppo Alternativa manco è nato e già si è scisso (il che dimostra quantomeno che è autenticamente di sinistra...): la cosa è drammaticamente confermata dallo stesso Chiesa a margine di una profezia terribile di Massimo Fini che riporta su Megachip, il guaio è che Fini forse ha ragione, e in tal caso anche mia madre che mentre io scrivo menate sul blog sta in campagna a zappare la terra, e io che sono pure obiettore di coscienza se per vivere necessita un pezzo di terra e il kalashnikov sono già morto;
Cedolin, ovvero elogio del camionista coraggioso contrapposto ai rivoluzionari a parole, pipparoli e imbelli, dimentico del fatto che quel coraggio deriva da un potere contrattuale abnorme sia per la natura del mezzo e del contesto in cui opera (come per i tassinari, difatti) che da decenni di mancanza di una politica intelligente del trasporto merci in Italia (che fa si che quasi tutto arrivi coi Tir, altrimenti bloccavano sta minchia);
Sergio Romano, ovvero questa volta il campione del mondo di cerchiobottismo la dice giusta, mettendo l'accento sia sul fatto che è la latitanza a sinistra di partiti e sindacati a favorire lo spontaneismo nelle proteste, sia sul fatto che si consente a certe proteste di valicare i limiti della legalità mentre ad altre si riserva il trattamento opposto (se faceva l'esempio dei no-TAV, caricati a caldo e perseguitati anche a freddo, ci scappava anche l'applauso, ma è pretendere troppo da uno che forse non si sbilanciava nemmeno da piccolo sull'altalena).
La questione è complessa, e ciascuno dei commenti succitati anche quando criticamente contiene elementi di verità, ma anche se non si può non registrare con sospetto che categorie e territori storicamente vicini alle posizioni berlusconiane si muovano così tempestivamente, non si può negare un legame diretto e genuino del tipo azione-reazione tra le cosiddette liberalizzazioni inscenate dal governo Monti e le proteste. Per un giudizio punto per punto dei provvedimenti governativi rimando a questo bel pezzo di Mentecritica, ma innanzitutto è giusto come fa Grillo sottolineare la mancanza tra i soggetti colpiti dalla manovra di quelle banche che in questi giorni stanno ricevendo in regalo dalla BCE fantastiliardi di Euro con cui si risanano il culo e comprano il debito degli Stati lucrando sul differenziale di rendimento (mentre una vera banca centrale avrebbe regalato gli stessi soldi direttamente agli Stati chiudendo in un attimo, si in un attimo, la crisi). Poi, è il caso di denunciare l'inutilità di alcuni punti e l'incompletezza di altri: ad esempio, la scatola nera obbligatoria che dovrebbe tagliare i costi dell'RCAuto c'era già, facoltativa, io ce l'ho da anni e pago comunque sempre di più, pur calando di classe e di valore dell'auto - oppure, togliere il valore legale ai titoli di studio è una delle bandiere del liberalismo che andava issata da anni, ma nel quadro di una riforma profonda dell'intero sistema formativo, non lasciandone intatte le storture maggiori, come quella che ha portato questo soggetto che pontifica sull'immaturità altrui giovanissimo prima alla cattedra universitaria poi al governo (io, sono uno stronzo, io che mi sono laureato a 22 anni e mezzo e due mesi dopo abbandonavo per mancanza di sponsor una meritata carriera universitaria e facevo il dattilografo pendolare per bisogno di soldi, tu al confronto mio sei solo uno stronzetto...).
E si, anime bella, quando succede qualcosa di grosso al sud dietro c'è sempre la mafia, purtroppo: c'era dietro gli sbarchi americani, dietro quarant'anni di DC, c'era dietro la stagione degli attentatuni e del primo piano di spartizione dell'Italia (con la nascente Lega Nord come interlocutore) e c'era dietro la nascita della Seconda Repubblica e l'irresistibile ascesa forzitaliota, come pretendete che non ci sia dietro il movimento dei forconi e dietro una crisi in cui chi ha euro liquidi a tinchitè in caso di ritorno alla lira diventa padrone di tutto?
Alla fine, la soluzione sarebbe nella direzione diametralmente opposta a quella intrapresa: più Stato e meno mercato, e a livello europeo, con l'obiettivo della piena occupazione. I problemi del trasporto merci, per restare in argomento, come ben delinea in dettaglio questo reportage de L'Espresso, stanno nell'eccesso di liberalizzazione e nella carenza di regolamentazione e programmazione, e non il contrario come vogliono farci credere. Se regali licenze ai tassisti e liberalizzi il settore, presto avrai un servizio forse meno costoso ma certamente peggiore dal punto di vista della sicurezza fisica e della selezione degli addetti, esattamente come già per i camion. E invece servirebbero cose come il taxi collettivo ad un prezzo sufficiente a scoraggiare l'uso del mezzo privato, o un piano complessivo del trasporto merci che riducesse al minimo la circolazione dei Tir sulle autostrade: cose che appunto sono fuori dal pensare politico di una classe dirigente da buttare, incluso purtroppo il sedicente maggiore partito politico italiano, quel PD che ormai anche suoi esponenti storici vedono come sciolto a breve. PD che infatti lascia che siano altri a guidare il malcontento, e anziché lanciarsi a bomba contro l'ingiustizia ci sta comodamente impoltronato sopra. Come una cosa morta.
Parafraso un famoso romanzo perché le vicende politiche di questi giorni me ne ricordano uno molto più famoso ancora. Infatti abbiamo:
un Renzo, anzi più di uno, che si fa scrivere il programma politico da un noto Azzeccacarbugli, dopo avergli portato i capponi che sono i potenziali elettori del PD che litigano tra loro se il cicciobello fiorentino sia un berluschino de noantri o la vera Giovane Speranza del centrosinistra mentre forse è solo la riedizione del cicciobello romano immortalato da Corrado Guzzanti (a Berluscò, ricordate degli amici, ahò...);
un Don Abbondio Presidente, che siccome il coraggio uno se non lo ha non se lo può dare alza timidamente la voce solo adesso che si sente le spalle coperte dai suoi padroni europei ma sono anni che si distingue per inerzia, e il suo atto di codardia più grave data più o meno un anno in questi giorni, quando scalciò il sasso finiano fissando inopinatamente l'appuntamento per la fiducia a una data abbastanza in là da consentire all'Innominato di comprarsi i voti che gli servivano: adesso servirebbe uno bravo a calcolare di quanto più grave è oggi la manovra rispetto a quella che avrebbe potuto varare un governo tecnico un anno fa, e addebitare la somma a Giorgio Napolitano incidendo sul patrimonio personale ed eventualmente sul quinto della lauta pensione;
i promessi sposi che sono PD e UDC col Terzo Polo a reggere il moccolo mentre i due finiscono il lavoro dei killer precedenti sparando il colpo di grazia ai diritti conquistati col sangue e il sudore dai nostri padri e allo Stato sociale, quando invece ci sarebbe proprio bisogno di una sinistra vera che puntasse a una nuova Europa con moneta sovrana da usare per il welfare e la piena occupazione dei suoi cittadini - una Europa davvero democratica, perché davvero quella che ci hanno lasciato da usare sta alla democrazia come una fleshlightal sesso con la donna che ami;
la peste, che è la crisi nera in cui stiamo vivendo, e che ancora non è arrivata alla fase in cui dispiega i suoi effetti più nefasti - una sinistra degna di questo nome oggi starebbe appunto affilando le armi per far si che il debito venga pagato da chi l'ha fatto e da chi ne ha beneficiato invece che dai soliti noti come sarà se si limita, come purtroppo spesso da vent'anni a questa parte, a fare da maggiordomo al Vero Potere;
una monaca di Monza clonata fino a formare un esercito con livelli gerarchici interni (dall'incarico ministeriale giù verso incarichi politici di vario livello, ammissione alla presenza del divo in feste private, semplice aspirazione a entrare nel giro della mignottocrazia televisiva e magari sposare un calciatore);
un addio monti che vale per 3, e forse in cambio un benvenuto Monti singolo - che è come dire sono morto investito da un'auto, ma almeno era una Mercedes mica una Venault con la evve.
Ancora sento da alcuni amici ripetere l'argomento "se continuiamo a dividerci facciamo vincere gli altri, meglio Renzi che ruba consensi pure a destra che chiunque altro della vecchia guardia": gli voglio bene, ma non ce la faccio più a seguirli. Troppe volte abbiamo fatto l'errore di dire "intanto vinciamo, poi risolviamo le nostre divisioni interne", poi vinciamo non risolviamo niente e passiamo la mano prima di aver potuto fare "qualcosa di sinistra" ma purtroppo non prima di aver risanato i conti diventando un altro bel po' invisi alle masse. Ora, se per vincere abbiamo bisogno del figlio di un democristiano con un programma politico alla destra del padre - si alla Tav, si agli inceneritori, si alla ricerca applicata a scapito di quella teorica e in genere alla mercatizzazione dell'istruzione superiore, si alla privatizzazione dei servizi locali in violazione di una recentissima e nettissima indicazione popolare, e nessun cenno ai beni comuni o al conflitto d'interessi, nessuno su Chiesa e Ici, fine vita e unioni di fatto - forse stavolta è davvero molto meglio perdere. Stavolta chi va li al posto del tricotrapiantato deve fare il lavoro sporco, deve metterci una toppa grande quanto tutte le ruberie di Craxi e del pentapartito, tutte le Grandi Opere Inutili e Incompiute, e insomma tutto quanto ha creato questo famoso debito a prescindere dall'Euro che poi l'avventura Euro, concepita male ma da noi attuata ben peggio, ha reso drammatico, cui si aggiunge l'enorme danno ulteriore derivante dall'avere per troppi degli ultimi 18 anni avuto a capo del Governo uno che pensa esclusivamente ai cacchi suoi compreso quello pompettamunito. Lasciamo l'incombenza a Montezemolo o a qualunque altra emanazione diretta degli stessi ladri che hanno creato il debito, lasciamo a loro di raccogliere il carico di impopolarità che la cosa comporta, e usiamo le nostre intelligenze per raccogliere e organizzare lo scontento attorno a una nuova forza di sinistra che possa stravincere le prossime elezioni e governare abbandonando definitivamente il monetarismo per un nuovo keynesianesimo, in un quadro europeo se ci riesce se no facendo saltare il banco del debito prima che ci pensi l'estrema destra come l'altra volta.
Statemi a sentire: uno come Renzi per il centrosinistra è il futuro, si, ma come il futuro di tutti noi è una bella pietra tombale.