domenica 27 febbraio 2022

LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA?

Verrebbe da dire che finalmente si parla d'altro, se non fosse da un lato che questa è una tragedia con molti tipi di vittime, e dall'altro che a guardare bene la guerra in Ucraina sta alla pandemia come il giorno successivo a quello precedente sulla stessa agenda. Ma andiamo con ordine.

La distruzione del blocco sovietico una trentina di anni or sono, infatti, non fu purtroppo "la fine della Storia" con l'affermazione definitiva dei valori occidentali democratici come a qualcuno sembrò e a molti piace ancora credere, fu invece l'inizio di una nuova Storia (eh già: è sempre così) nella quale all'equilibrio tra due superpotenze si sostituì lo strapotere di una, e il fatto che questa sia dei "nostri" (e cito non a caso i film western...) non cambia i termini della questione. Non avere contrappesi al proprio potere porta a montarsi la testa ed inanellare errori su errori anche il più mite degli esseri umani, figurarsi il più grande complesso economico e militare di tutti i tempi: non c'è bisogno di postularne la "cattiveria", è la fisica dei sistemi che spiega come mai gli USA e i loro alleati non abbiano combinato che guai, dal 1990 ad oggi.

L'elenco dei misfatti è lunghissimo: dissoluzione della Jugoslavia, prima guerra del Golfo, questione Kosovo e bombardamenti su Belgrado, autoattentati dell'11 settembre e invasione dell'Afghanistan, poi dell'Iraq con tanto di assassinio di Saddam sulla base della bugia (poi persino ammessa) delle armi chimiche, canovaccio poi ripetuto (con gli stessi esiti di definitiva destabilizzazione di una regione cruciale) in Libia con Gheddafi, primavere arabe, espansione della Nato a Est fin sotto le frontiere russe, e sto citando a memoria sicuramente scordando parecchie altre questioni. D'altra parte, una disamina più attenta in Rete c'è già, l'ha scritta.... Putin! E vi consiglio di leggerla dall'inizio alla fine, perché se demonizzare è comodo e semplice, cercare di capire le ragioni altrui, anche di chi considerate Nemico, anche di chi vi sta antipatico, è il primo passo per la Pace, e sennò non avete diritto di atteggiarvici a paladini. Nemmeno a me è simpatico, Putin, ma se al posto suo ci fosse uno dei nostri politici a libro paga straniero, accetterebbe senza un plissé i missili USA alla frontiera con tutto ciò che la cosa comporta in termini di definitiva perdita di sovranità. Invece è uno che (mentre fa quelli suoi, ok) fa gli interessi del proprio Paese - avercene! - e non solo è riuscito a risollevarlo da dove i prezzolati traditori suoi predecessori lo avevano precipitato, ma ora che lo ha ridotato dei mezzi per resistere agli embarghi si può permettere di tracciare una riga, e dimostrare come può che intende farla rispettare. Vista così, la responsabilità della guerra è di chi ha tentato di superarla, quella riga.

Tra i misfatti dell'occidente, la questione Jugoslavia è particolarmente utile a inquadrare correttamente quella odierna. Nato a tavolino durante i trattati di pace a fine prima guerra mondiale, dalla dissoluzione degli imperi austroungarico e ottomano, quello Stato grandemente eterogeneo dal punto di vista etnico e religioso trovò il suo collante nel socialismo e nella resistenza antinazifascista durante la seconda. Il suo sviluppo fu prodigioso, anche grazie alla logica pianificazione di piazzare le industrie (anche la Fiat, si, ricordiamolo) al nord, vicino l'Europa e i porti, e l'agricoltura al centro-sud. Alla dissoluzione del blocco sovietico, un Occidente razionale avrebbe dovuto in prima battuta scoraggiare le tendenze centrifughe di Slovenia e Croazia, e in seconda semmai promuovere negoziati pazienti per una scissione controllata, come si fa per i beni di una coppia in vista del divorzio. Invece, quando i due succitati Paesi, peraltro guidati da personaggi provenienti da una triste tradizione collaborazionista nazifascista, dichiararono la propria indipendenza, il blocco occidentale si affrettò a riconoscerla, guidato badate bene dalla Germania e dal Vaticano che lo fecero la notte stessa. Fu quella, la causa della guerra, non la presunta "cattiveria" dei serbi. Il paradigma si ripeté meno di dieci anni dopo in Kosovo, sbocco sul mare della Serbia che ci affrettammo a spalleggiare al punto di mandare i cacciabombardieri su Belgrado, dove un giovane Djokovic sognava di diventare numero 1 del mondo allenandosi sotto le bombe. Ora che a dichiarare l'indipendenza è il Donbass, e a riconoscerla immediatamente per poi intervenire militarmente per proteggerla è la Russia, qui da noi si straparla di manovra guerrafondaia. Quando abbiamo fatto noi, per due volte nel giro di dieci anni, la stessa identica cosa, era giusto. Questa è la nostra coerenza. Amiamo dirci democratici e postare foto di Putin coi baffetti alla Hitler, ma nel citare a sproposito "baffetto" dimentichiamo chi era con lui e chi contro, e chi lo sconfisse e a che prezzo.

Con questo, non sto giustificando nessuna azione militare. Ma intanto si ha titolo a non giustificare quelle altrui adesso solo se ieri oggi e domani non si giustificano le nostre, specie se del tutto analoghe come paradigma. E poi, e infatti, l'indipendenza della repubbliche ex sovietiche comportò la presenza al loro interno di enclave russe, di cui finché l'impero sovietico era in piedi poteva non importare niente, e di cui quando questo si dissolse la Russia non si occupò intanto perché comunque non aveva potere economico e militare per farlo, poi perché la Nato non aveva ancora iniziato a espandersi a Est, e poi comunque perché era governata da un collaborazionista come Eltsin, che oltretutto sovraintese anche a privatizzazioni selvagge a vantaggio dell'occidente e di oligarchi dal dubbio pedigree lasciando i russi in mutande (e l'aver invertito con successo questo processo spiega, a chi vuole capirlo, l'amplissimo consenso di Putin in patria). Quindi si, si negozi la pace, subito. Ascoltando però anche le ragioni degli altri. Stop alla estensione della Nato e anzi ritiro da tutti i Paesi al confine con la Russia. E ridisegno di tutti i confini delle repubbliche ex-sovietiche, in primis di quella in cronaca ma non solo, in modo da tutelare tutte le etnie e non solo quelle che piace a noi. Parlare di pace a condizione che gli altri accettino di subire le nostre imposizioni non è pacifismo, è imperialismo. Anche se mettete la bandiera arcobaleno a illustrare i vostri post.

E torniamo alla tesi iniziale. Sono due anni che questa voce (tra le poche) vi ripete che la pandemia è parte, dopo eurolandia e l'ambientalismo gretino e prima di una immensa crisi energetica, di una strategia globalista di riduzione dei cittadini occidentali a sudditi dell'impero. Se davvero la guerra in Ucraina accendesse una escalation, con tutte le armi nucleari in possesso dei contendenti se non fosse la fine del mondo sarebbe un problema dei pochi sopravvissuti riscrivere la Storia, magari mentre tentano di ricostruire un mondo in cui vivere. Ma se anche, come per fortuna è al momento più probabile, finisce in un qualche accordo, il gradino verso un nuovo livello dei costi dell'energia è salito e non scenderà. La transizione ecologica deve avvenire, e si è capito che a ragionamenti la decrescita felice e spontanea i sudditi dell'impero non la adotteranno mai se non marginalmente. Con la pandemia ci hanno fatto rapidamente accettare l'idea che senza un lasciapassare governativo soggetto a rinnovo a capriccio del principe tante cose che fino a ieri reputavamo nostri diritti inalienabili ce le possiamo sognare. Il piede di porco ha sollevato uno spiraglio nella saracinesca, oggi la mano fa scivolare dentro un ordigno. "Niente sarà più come prima", ci avevano avvisato.

venerdì 18 febbraio 2022

POST SCRIPTUM

Il titolo di questo post è per come esso deve considerarsi rispetto a quello precedente, durante la quale stesura i parlamentari tutti si sono resi protagonisti dell'ennesima ignominia di questi anni bui, dandomi solo il tempo di accennarvi ma lasciandomi la voglia di approfondire. Parlo di Costituzione della Repubblica Italiana, quella che una volta era una bandiera della sinistra difendere e da un certo punto in poi è diventata di essa stessa bersaglio. Ciò che ha sentito chi si informa sul mainstream, infatti, cioè ancora purtroppo la quasi totalità degli italiani, è che "evviva, esultiamo, finalmente l'ambiente, la salute e persino gli animali sono tutelati costituzionalmente". Non è che l'ennesima bugia, l'ennesimo esercizio propagandistico bello e buono, cioè l'enunciazione fasulla e mistificatoria di concetti messi li apposta a coprire realtà ben diverse e purtroppo foriere di tragedia per tutti noi.

Intanto nei modi: i Padri Costituenti ebbero ad architettare dei meccanismi di modifica, della Carta che stavano varando, appositamente complicati, proprio per evitare che se ne facesse scempio. Infatti, nessuna riforma della Costituzione fino a ieri, e nessuna della sua fondamentale prima parte fino a oggi, era mai passata con quella maggioranza qualificata necessaria a "saltare" la consultazione del Popolo sovrano, che poi infatti sempre andò a bocciare tutte quelle passate a maggioranza semplice (memorabili i fiaschi prima di Berlusconi e poi di Renzi, con quest'ultimo che aveva promesso il ritiro dalla vita politica in caso di sconfitta nel referendum confermativo, con quanta sincerità possiamo constatare). Ieri, è stata approvata nottetempo da tutti i partiti tutti (un po' prima, ai tempi dell'approvazione del trattato di Maastricht, una voce contraria, e quanto giusta potete sentirlo ancora, ci fu, ma all'epoca di questo misfatto quella voce era già spenta) la riforma che ha introdotto in Costituzione l'obbligo del pareggio di bilancio, con ciò escludendo che uno schieramento potesse mai più adottare politiche economiche espansive, anche quando ne avesse avuto mandato dalla maggioranza dell'elettorato (a meno che non sia tale da dargli la forza di attuare una controriforma costituzionale prima), in pratica rinunciando per sempre alla sovranità del Paese in favore dell'UE. Oggi, il misfatto è di pari portata, e di inaudita ambizione: ritoccare i principi fondamentali della Carta, cerchiamo di capire perché, analizzando i quadri sinottici presi (al riparo da ogni dietrologia) da un documento ufficiale del Parlamento.

La prima figura infatti ci mostra che all'articolo 9 è stato aggiunto un comma. che per quanto riguarda gli animali è effettivamente innovativo; ma che bisogno c'era, in norme di questo rango? non bastava la tutela di legge ordinaria? è evidente che si tratta di marketing: visto l'amore enorme degli italiani per i propri pets, metterlo qui equivale a distogliere l'attenzione dal resto. Che invece è apparentemente pleonastico, i termini ambiente biodiversità ed ecosistemi essendo solo un modo migliore e più attuale (infatti già presente nella riforma dell'articolo 117 di qualche anno fa) di declinare il termine paesaggio che nel 1948 li comprendeva. Apparentemente, perché poi c'è quel riferimento all'interesse delle future generazioni, che sembra solo ridondante (per chi allora mai scriverebbe un legislatore, costituzionale per giunta?) ma invece è velenoso. Messo lì, infatti, conferisce un potere discrezionale enorme a chi stabilisce quale sia, l'interesse delle future generazioni: un governo, un comitato tecnico-scientifico, ha ora l'autorizzazione costituzionale a sbattere sul grugno alla maggioranza degli elettori la sua volontà in quanto miope, perché pensa ai suoi interessi attuali e non a quello delle future generazioni che solo Lascienzah può calcolare.

La seconda invece ci mostra un'affondo ancora più diretto. L'articolo 41, infatti, viene modificato aggiungendo dei riferimenti alla salute e (due volte) ancora all'ambiente: nel terzo comma, di nuovo, è pleonastico, perché i fini ambientali sono inclusi in quelli sociali e quando non lo fossero dovrebbero restare irrilevanti (o salviamo il pianeta anche a costo di estinguerci?), nel secondo invece è fin troppo diretto e preciso. Da oggi, infatti, il nostro diritto costituzionale di iniziativa economica, oltre a essere subordinato a concetti universali ma generici come sicurezza libertà e dignità lo è anche, anzi vista la posizione proprio innanzitutto, alla salute e all'ambiente. Un capolavoro: sapendo che avrebbero perso qualsiasi disputa legale fosse arrivata fino in Consulta, hanno cambiato al volo la Carta. E il prossimo lockdown sarà perfettamente costituzionale. Non solo, ma lo sarà anche qualunque altra decisione governativa che rovini anche interi settori imprenditoriali, purché nel nome della salute o dell'ambiente. Poi quando il vostro affezionato blogger vi dice occhio che il green pass lo hanno chiamato così perché hanno già in mente di tenerlo per sempre e legarlo all'ecologia, è il solito complottista. Intanto, si agitano venti di guerra e ancora di più le borse mondiali. L'offensiva contro i cittadini occidentali è iniziata trent'anni fa con la caduta del Muro ma è adesso che è appena entrata nella sua fase decisiva, e si fermerà solo quando saremo tutti ridotti a sudditi di un unico grande impero capitalistico globale, sudditi senza diritti ma solo concessioni: una unica immensa Cina, come la fisica dei sistemi consentiva di evincere fin dagli inizi della Globalizzazione: una tazza di acqua bollente in una vasca da bagno di acqua gelida cosa dà, se non una vasca da bagno di acqua gelida? (dentro alla stessa metafora: l'UE doveva essere un thermos, si è rivelata un colapasta...)

Che mi trovo a postille, ne aggiungo una relativa a quanto vi raccontavo un mese fa del numero 1 del tennis mondiale Novak Djokovic relativamente alla sua espulsione dall'Australia. Nello spiegare che, diversamente da quanto riportato dal mainstream come al solito in malafede, non avevano potuto e quindi voluto mettere in discussione né la veridicità della sua positività di dicembre, né quindi la legittimità della sua partecipazione agli Open (guarito da meno di un mese, il vaccino non solo non deve farlo, ma manco può, che è pericoloso), ma di fatto avevano esercitato una prerogativa governativa motivata esclusivamente dalla logica del "colpirne uno per educarne cento", non certo rispondente ai principi di uno Stato di diritto tantomeno sedicente democratico, avevo anche auspicato che il ragazzo avrebbe tenuto la linea, con la schiena dritta che lo contraddistingue anche come sportivo. Ebbene, lo ha fatto, dopo un silenzio che ha tenuto a spiegare dovuto al rispetto verso i colleghi che giocavano quel torneo, per ribadire quanto sopra, oltre che quanto virgoletto per facilitarvi:

Supporto totalmente la libertà di scelta di essere vaccinato o no. Riconosco che la campagna vaccinale costituisca di gran lunga lo sforzo maggiore messo in atto dalla popolazione mondiale per combattere e, spero, sconfiggere il virus, ma continuo a sostenere la libertà di ognuno di decidere cosa viene immesso nel proprio corpo. [...] Roland Garros e Wimbledon saranno solo per vaccinati? Li sacrificherei sì, questo è il prezzo che sono disposto a pagare. Perché? I principi del processo decisionale sul mio corpo sono più importanti di qualsiasi titolo o altro. Sto cercando di essere in sintonia con il mio corpo il più possibile. Sono sempre stato un grande studioso di benessere, salute, nutrizione, la mia decisione è stata influenzata dall’impatto positivo che fattori come il cambiamento della dieta e degli schemi del sonno hanno avuto sulle capacità come atleta." 

E questo è. E sarebbe così anche se questi vaccini fossero veri vaccini e fossero davvero efficaci (non lo sono, come dimostrano i numeri a chi vuole vederli, ad esempio questi quelli della Calabria), perché in tal caso decadrebbe l'argomento retorico che vuole asociale chi non si vaccina, visto che allora potrebbe fare del male solo a se stesso o a quelli come lui (laddove così sono proprio i vaccinati col green pass ad avere avuto piena libertà di contagio in questi mesi e ad averla da ora in poi).  Ma siccome non lo sono, l'obbligo è solo che criminale, e benissimo fa uno che se lo può permettere come lui a dare voce agli argomenti di chi è costretto alla fame e al silenzio. Anche se perfino uno noto e amato come lui subisce a caterve sia tentativi di travisamento che censure.

domenica 13 febbraio 2022

"IO SO" - VERSETTI COVIDICI 125-129

Già è difficile distillare nel fragoroso rumore della comunicazione contemporanea le poche informazioni davvero utili a farsi una mappa del territorio fruibile allo scopo che le sarebbe originario (orientarsi), e questa è la "ragione sociale", la linea editoriale di questo blog fin dall'inizio, o se preferite la sua mission originaria. Da due anni, però, il rumore è diventato concerto, un coro unanime di autentica propaganda, a raccontare come da manuale con insistenza una versione dei fatti fino a che non diventi luogo comune, così che le voci discordanti da un certo punto in poi non fosse nemmeno necessario fermarle dall'alto, ci avrebbero pensato i "convinti", una volta diventati la quasi totalità, a zittirli o comunque emarginarli.

Visto che siamo rimasti in pochi, allora, consoliamoci con l'aglietto, enumerando le tante previsioni che abbiamo azzeccato e a sto punto lanciandoci in altre che probabilmente avranno lo stesso destino. Si, lo so che magari altrettante le abbiamo sbagliate, ma funziona sempre così, no? si ricordano solo le coincidenze positive, e si rimuovono quelle negative, e sennò gli oroscopi non avrebbero il successo che hanno. Da queste parti, anzi, non si perde occasione per ricordare, contro ogni convenienza e regola d'oro dello streaming, le cantonate prese, ad esempio quella su Marchionne e l'altra su Grillo, non roba da poco. Per cui l'autoassoluzione quando ricordo i vaticini avveratisi mi sembra di potermela permettere.

Due anni fa (si sono due, anche se sembrano venti...), quando la Grande Cesura Storica partì, tra chi sosteneva che ci trovavamo davanti a un'influenza più grave della media, come ogni tanto nella storia anche recente appaiono senza motivo e preavviso e allo stesso modo a un certo punto scompaiono, c'erano anche tanti soloni desinistra (ad esempio, senza fare nomi, Scanzi) che presto si sarebbero uniti al coro, alzando la voce più degli altri magari. Oggi, se osi ripeterlo, che i numeri diventano impressionanti solo per come sono esposti (totali di tre annate, morti quotidiani, eccetera) o addirittura creati (come dimostrano le cause di morte extracovid ridotte al minimo), sei un negazionista. Ma a saper leggere le statistiche era chiaro da subito, e qui lo scrissi mentre tutti credevano alla menzogna che un paio di mesi di lockdown erano il prezzo da pagare per esserne fuori per Pasqua, che l'ordine di grandezza dei dati era tale che a volerli manipolare uno simile c'era da sempre e ci sarebbe stato per sempre, quindi bisognava respingere immediatamente il teorema. Infatti, anche nei periodi più duri, questo è rimasto attorno a un positivo su dieci controllati, un sintomatico su dieci positivi, un sintomatico serio su cento, un morto su mille (se vi fate due conti, quadra anche con i numeri totali complessivi, che però preferiscono recitarvi perché più impressionanti). Ora, stiamo ragionando a spanne, ma per quanto possa sembrare assurdo, è questo il modo giusto in questi casi: se anche il numero fosse preciso, e magari fosse il doppio, l'ordine di grandezza sarebbe ancora lo stesso. Un morto su cento contagiati sarebbe di un ordine di grandezza superiore, diverso rispetto alle normali influenze annuali, ma ancora se pur preoccupante non così allarmante: avreste sempre il 99% di possibilità di cavarvela, nella vita magari fosse sempre così.

Faccio una digressione sulla manipolazione dei dati. Avrete sentito anche voi che tra i ricoverati gravi o i morti la percentuale dei non vaccinati è più alta, seguita da cifre ogni volta diverse a seconda dalla faccia di tolla del manipolatore, fino a 20 volte maggiore (23, dal TG di oggi). Facciamo che hanno ragione, e famo 20 volte per agevolare i calcoli. Ma serve un esempio. Quando ancora era di moda la Lotteria di Capodanno (c'è ancora, ma chi se ne accorge?) mio cognato da Reggio mi incaricava di comprargli 20 biglietti a Roma o negli autogrill mentre scendevo per le feste. Ora, a parte il fatto che la probabilità di vincere era la stessa ovunque li avessi comprati, ma lui sentiva Roma e le autostrade citati spesso tra i vincenti, e non arrivava a comprendere che era solo perché li si compravano più biglietti, è ovvio che se compri 20 biglietti la tua probabilità di vincere è 20 volte quella che se ne compri uno. Ma la cosa ha rilevanza solo se, putacaso, i biglietti in vendita in totale sono cento o mille. Se sono milioni e milioni, cosa cambia tra avere su dieci milioni una possibilità o 20? ve lo traduco in decimali che si capisce meglio: 0,0000001 oppure 0,000002. In pratica, tradotto in italiano, è quasi certo che non vinci, in un caso o nell'altro, e anche se comprassi 200 biglietti o 2000 ancora saresti da quelle parti, se ne comprassi diecimila, spendendo un patrimonio, avresti ancora una sola possibilità su 100 di vincere e novantanove di perdere. Ora andatevi a rileggere la fine del capoverso precedente: il covid19 statisticamente non è mai stato, se non forse per brevi periodi in qualche zona, un evento fuori scala, quindi ogni provvedimento fuori scala preso con la scusa di combatterlo non è solo ingiusto, è anche illogico. Bisognava combatterlo con strumenti ordinari, e per potenziarli bastava una piccola frazione dei danni causati all'economia e dei presunti fondi di recovery (in realtà prestiti pelosi che hanno il solo scopo di limitare ulteriormente la nostra sovranità) per approntarli nel giro di qualche mese. Se non lo si è fatto, è perché gli obiettivi erano altri.

Infatti, il punto è che se si consente a un governo di limitare le tue libertà per un fenomeno di ordine di grandezza ics, tutte le altre volte che si presenterà un fenomeno dello stesso ordine di grandezza lo rifarà senza neanche più porsi il problema, tanto ti sarai abituato. E questo non lo dico oggi, ve lo dissi subito (e non vi metto neanche i link, tanto è due anni che qui o si parla di musica o di covid): qualunque cosa avreste fatto, vi avrebbero riangariato dall'autunno successivo ancora fino a Pasqua. E quando vi dissero che se vi vaccinavate sarebbe finito tutto, di nuovo ve lo dissi subito: i vaccini antinfluenzali non hanno mai funzionato davvero, e questi non sono nemmeno vaccini, il prossimo autunno tutto ricomincerà. E' andata anche peggio, più vi vaccinavate peggio era: l'estate 2021 è stata peggiore di quella 2020 senza i cosiddetti vaccini, e vi siete bevuti la storia della variante delta e della seconda dose necessaria con annesso green pass base, in autunno è arrivata la nuova influenza e l'hanno richiamata variante ed era logico (infatti ve lo scrissi) che anche con la terza dose vi sareste ammalati, e vi siete bevuti che però i sintomi erano meno (concetto che ha senso solo di fronte alla certezza matematica che si trattasse dello stesso virus, peraltro spazzata via dall'altissimo numero di vaccinati contagiati) e avete accettato il super green pass e l'obbligo vaccinale prima di categoria poi di fascia d'età (e coi più giovani nel mirino, perché bisogna abituarli da piccoli). Chiedo scusa per l'utilizzo retorico del rivolgermi a "voi": lo so che se siete arrivate fin qui la pensate come me o quasi, ma se riuscite a far leggere questo post a qualcuno degli inconsapevoli complici del misfatto che magari volete redimere, è già declinato correttamente.

Allora, deducendo (anche dalla prevista e ora attuata trasformazione in qrcode anche delle legittime, e difficilissime da vedersi riconosciute, esenzioni) che il green pass era l'obiettivo e non lo strumento, vi ho fatto un'altra (facile) previsione: checché ne dicano, non ve ne libererete mai più. Una volta che i diritti incomprimibili dell'uomo sono soggetti ad autorizzazione governativa per una ragione, lo saranno per qualsiasi altra il governo vorrà. Leggete la cronaca, sentite i ministri: l'emergenza sanitaria sta passando, ma il green pass in qualche modo resterà. Poi cambiate pagina, e leggete dei venti di guerra in Ucraina, e poi andate a leggere la bolletta del gas (con Prodi che in vecchiaia si stacca dal coro), e poi magari cercate di capire la vera portata delle recentissime riforme costituzionali (che mettono la salute e l'ambiente prima dei vostri diritti individuali, a dimostrare che due anni di provvedimenti erano incostituzionali e avevamo ragione a urlarlo nel buio). Insomma, se l'anno prossimo saremo punto e da capo, con l'influenza 2022/23 chiamata variante SigmaTau (cit.), saremo fortunati. Più probabile, purtroppo, che useranno altre peggiori leve, per la prossima accelerata nella transizione tra cittadini (status provvisoriamente concessoci, con tutto ciò che comporta, nel secondo dopoguerra esclusivamente in funzione anticomunista) e sudditi, vero obiettivo di tutta l'operazione. E a proposito di previsioni, sarei davvero felice stavolta di prendere una cantonata. Ma anche stavolta - lo fanno sempresi stanno preparando...

E ora la solita infornata di versetti covidici, e in chiusura una videointervista al professor Montagnier, scomparso in questi giorni.

125. Avranno la vostra anima solo se gliela consegnerete. Mancava molto, almeno a me, un post scritto da Lameduck sul suo blog (oramai predilige altri canali): come spesso le accade, quello che dice è definitivo, mi raccomando leggetelo e fatelo leggere.

126. Universitari e Ricercatori contro il GreenPass. Il testo della lettera alle più alte istituzioni del Paese, che resterà inascoltata ma almeno dimostra che qualcuno nel mondo accademico dissente, forse ricordando che una delle pagine più grigie della nostra Storia fu l'acquiescenza quasi generale dei loro predecessori al fascismo. E a chi vi continua a rimproverare l'accostamento, mandatelo a leggersi il Wall Street Journal.

127. La narrativa del covid è folle e illogica e forse non è un caso. Dove si spiega come e perché "costringere le persone a credere alle tue bugie, anche dopo aver ammesso di mentire, è la forma più pura di potere". Se ti avviso di una macchina che sta per investirti e tu ti scansi, puoi sempre dire che l'avevi vista; solo se ti scansi senza che arrivi niente, e poi continui a farlo e poi ancora, ho dimostrato il mio potere su di te.

128. Covid, romanzo criminale. Attraverso le parole dell'avvocato Fusillo, squarci di verità insostenibili per gli acquiescenti, e la promessa che i colpevoli "la pagheranno". Magari...

129. Ma quale novità? Dove si racconta della strage di piazza della Loggia a Brescia nel 74, e del fatto che finalmente oggi anche sulla stampa mainstream si parla apertamente del coinvolgimento Nato quindi USA nella sua organizzazione, mentre a suo tempo solo un certo Pasolini ne scrisse, in un famoso quanto inascoltato articolo (da cui il titolo di questo post), riferito a tutta la strategia della tensione ma anche a tutta la storia contemporanea italiana. Della serie "la verità prima o poi viene a galla, ma non è detto che saremo ancora vivi a vederci riconosciute le doti profetiche". Pasolini fu assassinato - che coincidenza! - mentre stava per mostrarci le prove che aveva raccolto, sparite con lui. Ma lui era un gigante, a noi ci rendono irrilevanti con molto meno.



lunedì 7 febbraio 2022

RADIOCIXD 52 - LA PIANTA DEL TÈ

Ve lo avrò già raccontato cento volte, ma abbiate pazienza gli anziani lo fanno: sono stato DJ radiofonico nel periodo d'argento delle radio libere, dal 1979 al 1985. Il periodo d'oro era stato subito prima, ma io ero troppo piccolo. Nel periodo di bronzo, quello in cui non ancora tutte per sopravvivere erano finite fagocitate dai network o comunque in soggezione ai discografici o autorinchiuse in una nicchia (tipo radio della squadra di calcio), ho ripreso per un po', tra l'87 e l'88. Mi trovavo in quel di Matera, dove il Ministero della Difesa mi aveva spedito per 20 mesi (8 più dei canonici 12) per punirmi di aver scelto l'obiezione di coscienza al servizio militare. Ok, sono cose che possono capire solo i lettori ultracinquantenni, le devo spiegare meglio: c'era la leva obbligatoria, 12 mesi se eri di terra 18 se di mare, e se non volevi proprio perdere un anno o più della tua vita in posti assurdi a imparare niente, e la tua indole ti impediva di tentare la via della ferma volontaria dove almeno imparavi qualcosa e magari ti si apriva un orizzonte lavorativo, allora o eri in grado di farti raccomandare per essere riformato o imbucato in qualche ufficio, o ti dichiaravi obiettore affrontandone le conseguenze. Che per le generazioni precedenti erano il carcere, per quella subito prima della mia una commissione che doveva testare la sincerità del tuo antimilitarismo e lo faceva diciamo così con parecchio zelo, per la mia l'assegnazione in sedi disagiate e in settori diversi da quelli da te indicati e comunque con l'aggravio della durata (che nel mio caso, che lavoravo già, significava inoltre altri 8 mesi di stipendio perso). Quindi Matera, presso i padri Rogazionisti a fare da convittore, nonostante il dichiarato ateismo, e le dodici ore che ci volevano per raggiungerla coi mezzi pubblici da Reggio Calabria a impedirmi di andare a casa con i normali permessi di 36 ore. Esperienza comunque bellissima, e non parlo dei preti su cui mi autocensuro: alcuni dei ragazzi li sento ancora oggi che sono anziani quasi quanto me, e uno dei colleghi obiettori è ancora uno dei miei migliori amici. Ma mi rendo conto che questo lo dicono anche quelli che hanno fatto il soldato, forse perché le esperienze che fai attorno ai vent'anni sono tutte belle, chissà, o forse perché quelle brutte se le hai fatte tu le devono fare anche quelli dopo di te, porca miseria. Ma non è questo di cui stavamo parlando.

Il servizio durava dalle 13 alle 21 e dopo era tardi per uscire (non avevi mica le chiavi del convitto), la mattina i ragazzi andavano a scuola ed erano quelle le ore in cui se volevi divertirti un po' dovevi farlo. Per fortuna che c'era la radio. E torniamo all'inizio. TRM si chiamava, chissà se c'è ancora, e già aveva due d.j. stipendiati che erano deputati a mettere i dischi, io che ero abituato a fare tutto da me già storsi il naso, ma mi afffidarono da condurre un programma di fascia mattutina, che chiamai Note&Note perché vi selezionavo notizie dalla cronaca per costruirci attorno la scaletta. Una dei due professionisti, una certa Marghe che si firmava con un fiorellino, a un certo punto mi regalò una cassetta, finita chissà dove assieme a centinaia e centinaia di altre, con dentro l'album di cui parliamo oggi. Si usava così, e il mercato anziché soffrirne cresceva.

Per me Fossati era il rocchettaro de La mia banda... o reggaettaro di Panama, oppure il progressive dei Delirium di Jesahel che da bambino avevo visto esibirsi in bianco a Sanremo con tanto di flauto, o l'autore di Mina e Anna Oxa, di Patti Pravo e delle sorelle Bertè (non ancora della Mannoia); gli album dei primi ottanta in cui tentava la sua svolta autorale li avrei riscoperti dopo, allora ero più interessato ad altri artisti. Ma questo La pianta del tè fu uno schiaffone. La cassetta la consumai, il CD comprato usato da quelli che li affittavano pure. Chi di voi non lo avesse mai ascoltato con attenzione è vivamente consigliato a farlo: sono dieci brani, quasi tutti bellissimi. E la title track, oltre a una base musicale sofisticata che annuncia il Fossati degli anni a venire, così diverso da quello di prima da costringerlo a una serie di album dal vivo di rilettura nella nuova chiave di tutte le cose notevoli precedenti (quasi tutte migliorate, una cosa rara), esibisce un testo da appendersi al muro.

Ho intanto deciso, visto che questi post li leggete davvero in pochi, e non so quanti facendo partire i video embeddati, che quest'ultimo servizio è fatica inutile: ai motivati bastano i link, ai non motivati nemmeno la pappa pronta basta. Ecco quindi, accanto ad una immagine col testo di cui vi parlavo, la tracklist commentata:

  1. La pianta del tè - Leggere il futuro, nei fondi del te come in ogni altra forma di vaticinio escogitata dagli umani, è impresa illusoria. Meglio guardarsi dentro e giocare con le carte che ci sono capitate. Ma questa è solo la mia, di lettura, e nemmeno la sola che mi è stata suggerita dall'ascolto di questa meraviglia.
  2. Terra dove andare - Dopo l'ubriacatura world music del primo brano, questo secondo conferma, sia nei temi trattati che nell'arrangiamento, che è questa la cifra stilistica del nuovo Fossati: la lezione di Creusa de mà è appresa.
  3. L'uomo coi capelli da ragazzo - La musica va goccia a goccia, a farti assorbire un testo che è quasi impossibile da non percepire come diretto a ciascuno di noi.
  4. La volpe - "Che sarà quell'ombra in fondo al viale di casa mia?" Impreziosito dall'intervento di Teresa De Sio, questo brano non risponde all'interrogativo, a sottolineare forse che l'importante è farsi le domande.
  5. La pianta del tè (parte seconda) - L'impronta etnica dell'arrangiamento della prima parte è qui accentuata da un sontuoso flauto andino. Nei live, ovviamente, il brano si riunificava, e le parti strumentali in testa e in coda si dilatavano.
  6. Questi posti davanti al mare  - No, la suggestione iniziale non era errata, ne abbiamo la conferma dal fatto che ora Fabrizio De André interviene direttamente, affiancato da Francesco de Gregori, a disegnare un triangolo che si era aperto nel 1974 con l'album scritto a quattro mani dai due ospiti di questo brano e si chiuderà nel 1996 con l'album scritto a quattro mani dai due genovesi.
  7. Le signore del ponte lance - Il quarto lato resta laterale, ma sarà sempre ben presente nella carriera di Ivano (con Boogie a dimostrarlo): è un avvocato di Asti, si chiama Paolo Conte e qui è solo evocato negli stilemi e nei temi.
  8. Chi guarda Genova - C'era una volta un bambino di 8 anni, talmente asmatico da dover essere ricoverato al Gaslini per tentare di capire perché, che qui comprese da un lato, vedendo sparire da un giorno all'altro altri bambini con problemi ben più seri del suo, che la vita era cosa fragile e che non bisogna mai lamentarsi, e dall'altro che le città costruite in stretti corridoi tra i monti e il mare hanno qualcosa in comune che finisce per travalicare gli aspetti geotopografici. E ogni volta che sente questa canzone se lo ricorda, perché anche la sua Reggio si vede solo dal mare, ed è come se stesse sempre per salpare.
  9. La costruzione di un amore - Scritta originariamente per Mia Martini, e già cantata dallo stesso Fossati ma sempre con arrangiamento e interpretazione convenzionali e sottolineanti la drammaticità del testo, il brano è invece proprio in questa versione, asciutta e piatta, a risultare più efficace e toccante, e rendere pienamente giustizia a un testo impressionantemente vero.
  10. Caffè lontano - Breve e sommessa chiusura, in cui torna lo stile Paolo Conte, come meglio spiega Ondarock.

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