sabato 29 agosto 2020

57? MA CHI, IO?

Questi programmini che ti invecchiano in
foto hanno proprio ma proprio rotto il ca...
Uso di rado queste pagine per sciorinare i cavoli miei, e quando lo faccio è solo apparentemente, mentre in realtà dico qualcos'altro. Non fa eccezione questo mio cinquantasettesimo compleanno, dal momento che la voglia di scriverne mi è venuta dall'essermi imbattuto, nella mia quotidiana notturna esplorazione del web che è alla base del "servizio" di selezione che presumo di offrirvi è che lo scopo nativo dichiarato di questo blog, in un paio di post difficilmente inquadrabili altrimenti, che suggeriscono riflessioni esistenziali.

Il primo è di Maurizio Blondet, che spesso cito per lo spessore dei suoi interventi di controinformazione, che sembra arrendersi: l'ostinata - tramite un crescente incremento di tamponi (graziealcazzo) - caccia ai "positivi" quasi tutti asintomatici (cavalcando il terrore dell'untore invisibile, anziché diffondere la semplice deduzione che allora chi contrae il virus non si ammala quasi mai, e allora anche se contagia altri anche questi non si ammaleranno quasi mai eccetera), fa arguire che la dittatura sociosanitaria ha già vinto, presto darà il colpo di grazia al modello di sviluppo che prevede libertà imprenditoriale e democrazia, e quindi non conviene più fare "come Don Chischiotte" (le virgolette sono per il noto sito di controinformazione che la frase l'ha messa nella propria ragione sociale, e che andrebbe consultato ogni giorno - tra l'altro parla anche del presente argomento), si rischia la buccia e forse i lettori nemmeno lo meritano. Ora, lui è più vecchio di me, eppure a me inizia ogni tanto a girare in testa che in fondo ha ragione: chi me lo fa fare? Questo dimostra che anch'io sto invecchiando? Certo, ma poi leggo Grimaldi che è più vecchio di entrambi ed è ancora bellicosissimo, Mazzucco che svela la sintassi parareligiosa del fenomeno Covid (aahh, allora ecco perché non ci ho creduto fin dall'inizio!), e lo stesso Blondet che il giorno dopo ritorna "sul pezzo" incurante del pericolo, e mi torna la voglia. Ma durerà? e se ripasserà, tornerà ancora?

Il secondo è di Ricky Farina, uno che scrive sul Fatto sempre piuttosto sapidamente, ma non sempre del tutto condivisibilmente. Stavolta prende spunto da un evento, la dipartita definitiva dello storico browser Internet Explorer (in se e per se non solo trascurabile ma anche visto di chi è magari da considerarsi di buon augurio, hai visto mai sia contagiosa), per una serie di considerazioni - sulla vita la morte e il passare del tempo - tutte da leggere. A me però tra tutte ha colpito una affermazione (non so se vi è mai capitato di leggere scritta da altri una cosa che avete sempre pensato voi): "io sono campione del mondo di esprit d’escalier". Questa felicissima (e infatti fortunatissima linguisticamente) espressione francese, che pare fu coniata addirittura dall'illuminista inventore dell'enciclopedia Denis Diderot, indica quella condizione d'animo di chi lì per lì, in una situazione critica o comunque importante, tace e abbandona il campo imboccando mesto e riflessivo l'uscita giù per le scale, ma poi una volta finita l'ultima rampa (o se preferite chiusa la porta, girato l'angolo, attaccato il telefono o quello che cavolo vi pare) gli viene in mente in tutta la sua chiarezza lapidaria e potenziale efficacia la risposta che avrebbe dovuto dare e ora non può più. Non dite che non vi è mai capitato. A me capita spesso, da sempre, al punto che ci feci anche il testo di una canzone delle mie (una di quelle di cui ho persino smarrito il testo; il titolo me lo ricordo, era "Lo spirito delle scale", appunto), da giovane.

Ad essi, associo una riflessione che alla mia età comincia a capitare di fare, quindi alcuni di voi la riconosceranno (e comunque non pretendevo originalità). Non solo allo specchio vedo il mio viso invecchiato solo dopo uno sforzo di concentrazione, senza il quale vedo la mia faccia più giovane e senza nemmeno rendermene conto, ma anche in giro, guardando gli altri, mi capita più o meno lo stesso fenomeno. Quel panzone impacciato, quel grigio sciatto col doppio mento e le rughe, quella signora diciamo così opulenta e quell'altra cascante dell'ombrellone accanto, sono vecchi, mi dico, mentre magari hanno meno anni, e persino dimostrano meno anni, di me. Ma se quei quattro sono una cugina col marito e due vecchi amici del liceo in coppia da allora, ecco che i miei occhi da adolescente li vedono adolescenti, ovviamente salvo il forte sforzo logico di cui sopra.

E' così, e lo sapete anche voi. Ma è anche giusto così, perché se non fosse così, se comandasse la mente logica, nulla avrebbe più senso e nulla si farebbe più: basterebbe pensarci su un attimo, e dovremmo fare i conti col fatto che l'espressione "tra dieci anni", non parliamo del doppio, a un certo punto ha decisamente cambiato significato, oggettivamente. E addio a ogni progetto, quindi a ogni possibilità di felicità. Invece, come ricorda Vecchioni in Sogna ragazzo sogna, "la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire". Anche se ogni tanto sei stanco di seminare e predicare, e anche se navighi con un applicativo lento e fuori mercato. Buon compleanno, Gino.

mercoledì 26 agosto 2020

TAGLIATEVI DI MEZZO

Questa grafica tratta dal sito di Diego Fusaro
spiega meglio di mille parole perché il taglio
dei parlamentari ci porterebbe in coda a tutte
le democrazie per soglia di rappresentanza...
Tra poco, sempre che non arrivi un nuovo lockdown (a meno di una nuova proroga dello stato di emergenza, dovrebbe arrivare entro il 15 ottobre, e allora gli italiani o fanno le barricate o si saranno meritati l'estinzione), dovremmo votare per il referendum confermativo alla riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari.
Come chi mi segue (anche se siete sempre meno, ma devo andare a guardarmi lo storico degli accessi agostani, prima di deprimermi) sa bene, ho sostenuto i cinquestelle da quando il segretario PD dichiarò "con Monti senza se e senza ma" (fine 2012) a quando (fine 2019) hanno deciso pur di restare al governo di imbarcare, salvandolo dall'estinzione, proprio quel PD avversando il quale erano arrivati dallo zero al 33 per cento in pochi mesi, restandoci per anni. Avevo anche un banner in home, linkato al programma del moVimento, che riassumeva il mio sostegno con l'argomento che quel programma era al momento l'unico in grado di supportare il binomio  "sovranità e legalità", senza il quale il nostro Paese sarebbe stato perduto. Di quel programma non resta più niente, dal momento che nemmeno un disastro economico innescato da assurde misure contro un virus influenzale ha costituito una leva sufficiente a scardinare il dominio eurocentrico, anzi rafforzato dall'adesione a uno (e presto due) strumento di prestiti condizionati peraltro insufficienti sia per dimensione che per tempi di intervento a tappare il buco creato. L'ultimo tradimento è di pochi giorni fa: senza più il vincolo dei due mandati (dire tre è ridicolo: significa una vita da politico, anche senza le eccezioni che potete giurarci riguarderanno i maggiorenti, il che metterà la ceralacca sulla completa omologazione dei grillini ai politicanti che dicevano di voler sloggiare), resta solo l'autoriduzione dei compensi, ridicola anche senza pensare che sono al governo da abbastanza tempo da averla potuta e dovuta imporre a tutti per legge, semmai.
Dal blog di Francesco Amodeo, ora in spalla sinistra
Dico semmai perché in realtà, però, di tutte le battaglie grilline, e meno male che scrivo su un blog così lo posso dimostrare, quelle che mi avevano sempre perplesso sono proprio quelle, che mi sono sempre apparse poco più che demagogiche, sulla retribuzione dei parlamentari e il loro numero. Ho sempre ritenuto, infatti, che se non la remuneri abbastanza l'attività politica diviene appannaggio di chi ha già i soldi di suo, e che il numero dei parlamentari si riflette sui meccanismi elettorali, quindi deve risultare da ponderazione almeno pari a quella avuta dai Padri Costituenti. Ridurli di oltre un terzo a fare cifra tonda, appunto con fare demagogico, serve solo a introdurre una soglia di sbarramento fittizia a prescindere dalla legge elettorale adottata, e ad amplificare quella prevista da quest'ultima. 
Si tratta dunque di una riforma non solo inutile se non a buttare fumo negli occhi, ma anche dannosa. Non resta quindi che mobilitarsi per andare a votare NO al referendum e respingerla al mittente, come peraltro il popolo sovrano ha fatto con tutte le altre riforme costituzionali del cavolo, berlusconiane e renziane comprese, eccezion fatta per quando non ha potuto: il pareggio di bilancio in Costituzione, infatti, è l'unica modifica alla nostra Carta approvata con quella maggioranza qualificata necessaria a evitare il referendum confermativo. Col voto anche di quella Lega che oggi quindi non è credibile come paladina del sovranismo, in quanto complice del fatto che il nostro Paese non possa decidere la propria politica economica, e intervenire tempestivamente in caso di terremoti, virus e altre sciagure varie, con quegli investimenti in deficit che sono l'unico strumento in questi casi a servire, peraltro non costituendo neanche nel medio periodo un aggravio di debito, per via dell'aumento di reddito e quindi di entrate fiscali almeno pari al deficit iniziale che innescano.
Non approvare la riforma, peraltro, avrebbe anche l'effetto politico di rovinare la festa a tutta la classe politica che l'ha votata, e completare la disintegrazione del movimento 5 stelle (che l'ha promossa), oramai purtroppo indispensabile per dirsi "abbiamo scherzato, voltiamo pagina". Non dimenticando che non è colpa nostra avere creduto in loro, è colpa loro averci deluso. Tagliamo loro dal Parlamento, non i parlamentari.

venerdì 21 agosto 2020

UN INCUBO TOTALITARIO

Neanche un visionario distopico come Waters era arrivato a immaginare i
banchi distanziati, solo le maschere e il conformismo da mattoni nel muro
Voglio essere estremamente chiaro: se anche ci fosse stata una vera epidemia di un morbo potenzialmente letale per tutti, sarebbe stato sbagliato imporre la chiusura indiscriminata di tutto per mesi. Sbagliato, antidemocratico e controproducente. Distruggere il tessuto economico di un Paese, infatti, lo rende incapace di fronteggiare futuri colpi del destino, che magari potrebbero essere davvero duri. Figurarsi averlo fatto, e prepararsi a rifarlo, per un qualcosa che, come tutti gli anni, contagia si la maggior parte della popolazione, ma fa stare davvero male una percentuale minima di coloro che contagia, e uccide una percentuale piccola di quelli che stanno davvero male. O meglio, non come tutti gli anni, perché il lockdown ha avuto l'effetto perverso di appiattire la curva dei contagi, allungandola nel tempo. I coronavirus precedenti, infatti, dopo qualche mese avevano infettato tutti quelli che potevano infettare: se questo non lo ha ancora fatto, da un lato è colpa di chi ha rallentato la sua dinamica, anziché concentrare tutte le risorse del Paese (le risorse lasciate intatte di un Paese rimasto produttivo, intendo...) sulla cura e l'assistenza ai soli casi gravi, dall'altro è "merito" dell'attenzione maniacale (finalizzata al mantenimento dello stato emergenziale) con relativo aumento dello screening (tamponi e test sierologici) che fa emergere i positivi, quasi tutti però sanissimi (e chi ci dice che avendolo fatto ogni anno non sarebbero venuti fuori sempre?).

A questo danno, si aggiunge la beffa di sbandierare come un successo il clamoroso fiasco di avere, anziché finalmente abbandonato al suo destino l'Unione Europea (come promesso per anni) per provvedere immediatamente al risarcimento dei danneggiati dal fermo delle attività, ottenuto dai nostri padroni nuovi prestiti condizionati a ulteriori riforme sistemiche (pensioni, pubblico impiego, financo ulteriori tagli alla sanità, vedrete...) e nemmeno erogati in tempo per evitare il disastro economico generalizzato che ci attende in autunno (e se tarda, un nuovo lockdown lo imporrà, vedrete).

Infine, l'intollerabile. Quello che se avessimo ancora un briciolo di identità di popolo e di persone dovremmo respingere con ogni forma, dalla disobbedienza civile di massa alla rivolta. Sempre che ancora non optino per tutto l'anno scolastico in videoconferenza, i nostri figli a settembre torneranno in classe su banchi singoli e distanziati e indossando l'inutile e nociva mascherina. In più, pare che se in una classe ci fosse un positivo, tutti gli altri dovrebbero andare in quarantena, e magari pure i loro familiari. E tutto questo, pare (ma io non ci voglio credere), nel plauso collettivo di una popolazione ridotta all'imbecillità da mesi di terrorismo mediatico. Pensare a mia figlia ridotta a respirare la propria anidride carbonica per 5 ore, senza compagna di banco (che poi, o impediscono ogni contatto fisico tra i bambini anche durante la ricreazione, e anche prima dell'ingresso e dopo l'uscita, e non so come possano fare, oppure il distanziamento tra i banchi è perfettamente inutile, almeno allo scopo dichiarato), vi giuro mi fa venire gli incubi. Il mio compagno di banco è ancora il mio migliore amico dopo 45 anni, la scuola è anche un fondamentale momento di socialità. E mia figlia quest'anno fa la quarta: pensate a quei bambini che inizieranno la prima elementare quest'anno, e inorridite. Sarebbe da impedire anche se stessimo parlando di qualcosa di più aggressivo e letale, anche per i bambini stessi, figurarsi così. E' un vero e proprio sopruso subumano privo di ogni ragione logica, lo dico senza mezzi termini.

E allora perché lo fanno? Ragioniamoci un attimo, che come diceva quello a pensare male si commette peccato ma spesso si indovina. Ma per farlo serve un passo indietro, a inquadrare tutto il contesto. Ci finiscono dentro anche la movida e i locali da ballo o con la musica dal vivo, così. Gli è che la gente non deve più socializzare se non attraverso gli stramaledetti smartphone. Per carità, come tutti gli strumenti anche questo può essere utile, purché sia tu ad usare lui e non viceversa. Quando salivi su un treno fino a quindici anni fa scendevi dopo aver chiacchierato magari per ore con sconosciuti nel tuo scompartimento, e talvolta facevi persino amicizia, o almeno incameravi episodi e discorsi che arricchivano il tuo bagaglio personale. E se non ti andava ti leggevi un libro. Oggigiorno siamo tutti seduti dietro la nuca di un altro, o comunque a guardare uno schermo davanti al naso. Adesso, anche un posto si e uno no. Ma chi è cresciuto con la socialità di una volta, anche quando si è intrippato coi social network, ogni tanto si lascia prendere dalla nostalgia e li usa come strumento a supporto della stessa. Diverso è se li impari da piccoli. E infatti.

Non vi basta il ragionamento? Guardiamo un po' di numeri. Mentre voi vi impoverivate, indovinate chi si stava arricchendo? Esatto. Quelli stessi che per hobby, e per pagare meno tasse, finanziano fondazioni che vendono vaccini. Quelli che vi hanno regalato i like come gli spacciatori le prime dosi, e ora posseggono il vostro profilo di consumatori. Quelli che vi fanno arrivare a casa a metà prezzo le cose che prima compravate al negozio, e pazienza se il negozio che ha chiuso era il vostro e ora non avete più soldi per comprare niente nemmeno a metà prezzo, e vostro figlio dopo la laurea lavora per loro correndo in bici avanti e indietro per quattro soldi e nessuna garanzia. Quelli che vi hanno disabituato a leggere oltre la terza riga di alcunché, ragion per cui è inutile che io mi affanni tanto quelli che siete arrivati fin qui (e nessuno di voi ha seguito un link, e vi farebbe tanto ma tanto bene leggerli tutti - dài, almeno questo sbobinamento di Naomi Klein, ve la ricordate quella di No logo, no?) non ne avete bisogno.

lunedì 17 agosto 2020

RADIOCIXD 25: QUELLI CHE...

Di questo disco vi ho già fatto cenno, una sera di brutti presagi, perché di Jannacci vi ho parlato più volte, tanto che come De Andrè e pochi altri ha un suo tag, e in occasione della sua morte con un antologia che è un amorevole greatest hits e vi consiglio vivamente di andarvi a riguardare e ascoltare.
Ho deciso di dedicargli un capitolo di questa rubrica perché è un album atipico, anche rispetto alla produzione di Jannacci stesso figurarsi a tutti gli altri. Sarà perché c'è lo zampino del mitico Beppe Viola (avercene oggi, telecronisti così: riguarderei le partite di calcio), che pure recita in parecchi siparietti. O semplicemente gli è che ogni artista ha il suo top, anche chi si è tenuto per tutta la carriera a livelli qualitativi molto alti.
Si perché Enzo era un genio, un fuoriclasse vero. Uno che gli accordi li inventava, poi va beh si scrivano come si possono, tanto quando lui li ricantava li reinventava. Irriproducibile. Ma se ci provavi a cantare le sue robe a modo tuo, come hanno fatto ad esempio Mina e Milva, veniva fuori che erano delle melodie bellissime, anche se non somigliavano più per niente all'originale. Si lo so, l'ho già detto. Come ho già detto che quello che gli deve tutto, e lo sa, è Vasco Rossi, altro inventore di melodie mascherato. Ma non posso farci niente: penso che sia uno dei mostri sacri della canzone italiana, anche se ha fatto di tutto per non essere preso sul serio. Le robe serie non sono dentro nei dischi, amava ripetere, e siccome di mestiere faceva il chirurgo c'era da credergli. Sempre dalla parte degli ultimi, sempre incazzato ma che era buono lo vedevi (e infatti era amatissimo da noi bambini), scrisse questo capolavoro in una parentesi canzonettara della sua vita "altra". Così, come fosse niente.
Ovviamente, ho il vinile. Etichetta Ultima spiaggia, roba alternativa degli anni 70. E dovreste ascoltarlo tutto, sul giradischi, con la sola pausa necessaria a girare lato. Si, lo so che oramai non ce l'avete più, o non avete il tempo di adoperarlo, e volete la consueta tracklist commentata. E' stato un pochino difficile da trovare tutti i brani su youtube, ma vi voglio troppo bene...
1. La televisiun
Tre righe di testo, in milanese: "la televisiùn la ga una forsa da liùn / la televisiùn la ga paura de nisùn / la televisiùn la te ndurmenta come un cujùn / bah!". Ora, pensate che quando le ha scritte non c'era non dico Mediaset, ma nemmeno Raitre, e vedete voi quanto lontano era capace di vedere sto cacchio di svalvolato mezzo cantante mezzo chirurgo...
2. Quelli che...
Questa è la versione originale. Probabilmente mai eseguita tale e quale dal vivo, tanto il testo si presta ad adattamenti continui. Ne esisteranno mille versioni, i più la conoscono come sigla di una trasmissione sportiva cui ha anche dato il nome, ma anche lì la cambiava ricorrentemente. Un'autentica dimostrazione di genialità assoluta. Senza mezzi termini.
3. El me indiriss
Di nuovo in milanese, ma tranquilli si capisce. Anche Enzo ha la sua via Gluck, ma è meno romantica e più dura. Beninteso, anche il prato di Celentano faceva da cesso, ma Jannacci ha la faccia di dircelo.
4. Il monumento
Non era ancora di moda denunciare che i soldi che non si trovano mai per le cose che servono alla gente, si trovano sempre per le spese militari. Ma Jannacci era avanti, è stato sempre avanti, e sempre, per citare un suo titolo, "senza andare fuori tempo".
5. Borsa valori
Cosa c'è di meglio di un testo nonsense per sottolineare la mancanza di senso reale della borsa valori? La stessa domanda retorica devono essersela fatta anche Lucio Dalla e Roberto Roversi, se pensiamo che proprio lo stesso anno hanno fatto uscire un brano omonimo che usa espedienti simili. Chissà se ascoltandoli in sequenza l'effetto è potenziato...
6. L'arcobaleno
Qui il testo è di Cochi e Renato, la collaborazione col duo era bidirezionale. Lo stesso anno E la vita la vita di Enzo, sigla di una Canzonissima co-condotta dai due, andò prima in classifica. Il video non lo trovo, ma lo ricordo tutto: era esilarante...
7. Vincenzina e la fabbrica
Già colonna sonora di Romanzo popolare di Monicelli (e non è l'unica: il Nostro ha avuto frequentazioni nel cine, e anche come attore...), questo capolavoro molte volte coverizzato riesce a rendere il dramma persino con un memorabile riferimento calcistico/sociale ("sto Rivera che ormai non mi segna più, che tristezza: il padrone non ci ha neanche sti problemi qui..."): la sintesi è dono dei soli migliori.
8. Dottore...
Siparietto tra Enzo il dottore e Beppe il paziente, divertentissimo se non fosse che sappiamo che pochi anni dopo un malore avrebbe stroncato il cronista sportivo più sornionamente ironico di sempre.
9. Viva la galera
Come il primo brano, anche qui poche righe fanno da intro al pezzo seguente: "Viva viva la galera, che ti fa ben rozzo e nero [...] ti dà il pane verso sera [...] ti difende la frontiera [...]on ti porta via la pera, verso sera. Verso sera. Sull'aria di 'Summertime'" - Chissà perché proprio di Summertime...
10. Il bonzo
Ispirato a un fatto di cronaca, con lo zampino ancora di Cochi e del maestro Dario Fo, di cui Jannacci aveva interpretato e interpreterà altri capolavori, questo brano non ha tempo, per cui sembra scritto adesso. Che vi frega dei ristoratori, dei musicisti, dei piccoli negozianti, e di tutti quelli che sono stati inchiappettati da questo governo sciagurato con la scusa del Covid? Tanto voi avete lo smartworking, restate a casa vi vestite a metà e vi pagano per intero... Ma ve lo siete chiesti, quando toccherà a voi, o ancora no?
11. Nove di sera
Testo tradotto da Bardotti di un celebre brano di Chico Buarque, ancora sulla televisione. Sarà stato il DNA pugliese, ma Jannacci frequentava con profitto i ritmi latini...
12. Il karate
Un decalogo ironico, anzi autoironico (Enzo era cintura nera, lo sapevate?), che in pochi secondi con la scusa del karatè (che ai tempi ancora si pronunciava con l'accento finale) spazia dal patriottismo alla mafia, passando per il nazismo e la morte.
13. El marognero
Ancora nonsense a piene mani, su base latinoamericana, con voce arrochita a sottolineare il cazzeggio. In attesa del finale...
14. Il Kenia
Presa in giro sia dei viaggi esotici che degli stilemi della pubblicità, il testo chiude l'album ma io ve ne riporto solo il folgorante incipit: "Per andare in Kenia bisogna sapere dov’è. Per rimanere in Kenia bisogna essere armati fino ai denti. Per capire il Kenia bisogna essere dotati di una certa intelligenza. Per tornare dal Kenia bisogna essere in due: uno è amico di Friden, l’altro torna dal Kenia.". E quest'è.

mercoledì 12 agosto 2020

RADIOCIXD 24: ARIA

Come sicuramente vi avrò già detto, questa rubrica si chiama Radio Controinformo X Diletto perché io sono nostalgico dei tempi delle radio libere di prima che la logica commerciale (che poi per molti versi è controproducente anche commercialmente ma questo ormai ho perso le speranze che qualcuno lo possa comprendere) le assorbisse o distruggesse, quando noi dj ad esempio potevamo decidere di passare un intero album dall'inizio alla fine appena usciva, per farlo conoscere agli ascoltatori magari presentando ogni singolo brano, ma "al buio", senza parlarci sopra o interromperlo o mixarlo o sfumarlo, così chi voleva poteva registrarselo in cassetta per radio (ma molti andavano a comprarselo, e la nostra marchetta era gratis, ci bastava la soddisfazione). Quando arrivai a Radio Reggio DLF, che mio padre aveva creato nei confortevoli locali delle FFSS facendo comprare dal Dopo Lavoro Ferroviario apparati e dischi da Radio Gallina Sound (per i non reggini Gallina è un centro abitato, e la radio era stata pioneristica quasi quanto le più note bolognesi e romane), ci trovai una marea di vinili della generazione precedente alla mia, che mi avrebbero innescato quella voglia di ricerca musicale che non mi ha più abbandonato. Che so, un live di Crosby Stills Nash & Young, un doppio degli Emerson Lake & Palmer, una mucca dei Pink Floyd, una volpe dei Genesis, un gioco dell'oca su una copertina di Vecchioni. E due album magici di uno che cantava con una voce che non si era mai sentita, uno con un titolo che sembrava un film della Wertmuller e parlava di un vecchio incensiere, un'altro, ancora precedente, con un titolo brevissimo: Aria.
Se dico Alan Sorrenti a quasi tutti voi, tranne a qualcuno magari anche più anziano di me, vengono in mente Figli delle stelle e Tu sei l'unica donna per me. A risentirle oggi, queste due canzonette, anche a me suonano vintage anni 70 e mi piacciono. Ma quando uscirono ci misero tristezza, a noi che conoscevamo di cosa era capace "l'uomo che canta col moog in gola" come qualcuno lo aveva definito. Bella fregatura, per un teenager, essersi educato l'orecchio abbastanza da sentire nostalgia per le cose che in realtà non aveva scoperto che dopo. Tant'è, Aria è universalmente riconosciuto come un capolavoro del rock progressivo, l'incensiere lo ricalcava per sfruttarne la scia del successo, poi un altro album meno estremo ma ancora di quello stampo, con dentro il remake in quella chiave di un classico come Dicitencello vuje, e poi l'Africa, il buddhismo, la droga, i soldi a palate con la dance di cui sopra, e il dimenticatoio di li a breve. Ma chi li ha sentiti, chi li ha presi in mano e li ha fatti girare, quei primi 2/3 album non li ha più scordati, e specie questo che è il primo. Del 1972.
1. Aria
19:45 di suite, con nientemeno che lo zappiano Jean-Luc Ponty al violino (e un giovanissimo Tony Esposito alle percussioni, come in tutto il disco). Quando l'hai riascoltata un tot di volte, scoprendo sempre qualcosa di nuovo nell'intreccio di magie vocali e strumentali, riesci a concentrarti sul testo, e scopri... che è una cronaca, liricissima ma in presa diretta di tutto il minutaggio, di un atto sessuale completo. Siccome vi voglio bene, vi ho messo il video col testo sotto, se lo aprite nel contesto di Youtube. Sennò eccolo qua. Ma prima ascoltatelo e basta, fidatevi. 
2. Vorrei incontrarti
Durando soli 5 minuti, è l'unico brano che andrebbe in radio anche adesso, magari sfumato. Un'elegia d'amore, come se i due del lato A ora stessero ancora abbracciati nel letto, a fantasticare di un viaggio in India (non è mai più del tutto passato di moda, ma allora si portava tanto...)
3. La mia mente
Torniamo su durate dell'epoca, qui siamo oltre 7 minuti e mezzo. Il brano è straniante, sembra che ognuno suoni per conto suo, ma come nel miglior jazz la cosa funziona. E con quella voce ci credi, che la sua mente è "piena di viti cacciaviti e chiodi".
4. Un fiume tranquillo
In questi quasi 8 minuti conclusivi si compie il miracolo di un italiano, in realtà mezzo napoletano mezzo gallese, che suona un progressive di livello internazionale. Suona, perché canta come se suonasse, e con "una voce che trovi per terra. Quella voce ti ama..."

venerdì 7 agosto 2020

BEING JOHN LEWIS

“Insieme potete far rinascere l’Anima della nostra Nazione. Sebbene io
sia già morto, vi sollecito a rispondere alla chiamata più nobile dei vostri
cuori e ad farvi avanti per perseguire quello in cui veramente credete”
Restiamo in argomento democrazia. John Lewis, leader dei diritti civili delle minoranze oppresse e compagno di lotta di Martin Luther King jr., è morto lo scorso 17 luglio. Poco prima ha scritto questo saggio perché fosse pubblicato durante il suo funerale.
Pubblico il testo tradotto da Pasbas, con l'invito a saper leggere oltre le situazioni. Ad esempio, già cinquant'anni fa John Lennon, uno che ha vissuto sempre un passo avanti, cantava che "le donne sono i negri del mondo". Ora, non che una interpretazione letterale non sia ancora purtroppo più che valida, come dimostra la cronaca anche degli ultimissimi mesi, ma se ci limitiamo ad essa rischiamo di non accorgerci che c'è chi la usa come foglia di fico per nascondere il proprio tradimento, come ad esempio l'ineffabile Barack Obama, spesso ritratto a braccetto proprio con Lewis e che è stato tra i cannibali della sua dipartita, la cui elezione alla Casa Bianca ebbe si un valore simbolico a cui però purtroppo non seguì molto altro (per dire, gli impegni militari nel mondo degli USA con lui lievitarono, a dispetto di un frettoloso Nobel per la Pace). Invece, se leggiamo questa lettera postuma nel modo corretto, potremmo ricavarne utilissime indicazioni per difendere la libertà, la democrazia, i diritti fondamentali (tra cui quelli economici sono non solo di pari importanza rispetto a quelli civili, ma spesso sostanzialmente sono ad essi propedeutici) di tutti i "negri" del mondo. Tra cui, in un modo o nell'altro, se non ci siamo già dentro, rischiamo ogni giorno di finire. Per parafrasare Troisi, si è sempre i negri di qualcuno. Buona lettura, vediamo chi è che capisce il titolo del post, e ancora grazie a Pasbas.
...
Adesso che il mio tempo sta arrivando alla fine, voglio che sappiate che nei miei ultimi giorni di vita voi mi avete ispirato. Mi avete colmato di speranza riguardo al prossimo capitolo della grande Storia americana quando avete fatto tutto quello in vostro potere per fare la differenza nella nostra società. Milioni di persone motivate semplicemente dall'umana compassione hanno gettato via il peso delle divisioni. Nel nostro Paese e nel mondo avete messo da parte razze, classi, linguaggi e nazionalità per chiedere il rispetto della dignità umana. Questa è la ragione per la quale ho dovuto necessariamente visitare piazza Black Lives Matter (letteralmente, la vita dei neri è importante) a Washington, nonostante dovessi entrare il giorno dopo in ospedale. Dovevo vedere e provare l’emozione io stesso, dopo molti anni da silente testimone, che la Verità è ancora in cammino.
Emmett è stato il mio George Floyd. Egli è stato i miei Rayshard Brooks, Sandra Bland e Beonna Taylor. Egli aveva 14 anni quando fu ucciso e io ne avevo allora solo 15. Io mai e poi mai dimenticherò quel momento perché fu molto chiaro che a morire potrei essere stato io. In quei giorni la paura ci attanagliava come una prigione immaginaria, e le sbarre di questa prigione erano i pensieri tormentanti di potenziali brutalità senza ragione che sarebbero state commesse. Sebbene fossi circondato dall'amore dei miei genitori, dei miei tanti fratelli, sorelle, cugini, il loro amore non poteva proteggermi dalla infernale oppressione che mi attendeva appena fuori della mia cerchia di affetti. Una violenza incontrollata, non repressa ed inoltre la decisione governativa di scatenare il terrore aveva il potere di trasformare una semplice passeggiata al negozio per una manciata di smarties o un'innocente corsetta lungo qualche strada di campagna solitaria, in un terribile incubo.
Se dobbiamo sopravvivere come una nazione unita, dobbiamo scoprire cosa alberga nei nostri cuori per capire cosa ci spinge a saccheggiare la chiesa “Mother Emanuel” in South Carolina e derubarla dei suoi tesori, sparare a ignari appassionati mentre vanno ad un concerto a Las Vegas, e spezzare con la morte le speranze e i sogni di un virtuoso violinista come Elijah McClain. Come tanti giovani d’oggi, io ero in cerca di una via d’uscita, qualcuno potrebbe dire qualche via d’entrata, ed è allora che ho udito la voce di Martin Luther King Jr. Da una vecchia radio. Parlava della disciplina e filosofia della non violenza. Diceva che siamo tutti complici quando tolleriamo un’ingiustizia. Diceva che non è sufficiente dire che tutto sarebbe migliorato piano piano. Diceva che ognuno di noi ha l’obbligo morale di affrontarle (le ingiustizie), condannarle a gran voce e denunciarle. Quando vedi qualcosa di ingiusto sei obbligato a dire qualcosa. Sei obbligato a fare qualcosa. La democrazia non è uno stato. E’ un atto, e ogni generazione deve fare la sua parte per aiutare a costruire quella che abbiamo chiamato la Comunità dell’Amore, una nazione una società mondiale in pace con sé stessa.
Gente comune, con una visione straordinaria, può riscattare l’anima dell’America coinvolgendosi in quelli che io chiamo problemi, guai, guai necessari. Votare e partecipare alla vita democratica sono la chiave. Il voto è la più potente azione non violenta quale agente di cambiamento che si possa avere in una società democratica. La dovete usare in quanto non è un diritto garantito. Potreste anche perderlo. Dovete anche studiare e apprendere le lezioni della Storia, in quanto l’umanità è stata coinvolta in questo strazio dell’anima, in questa lotta per l’esistenza per un tempo lunghissimo. La gente di ogni continente ha provato quello che provate, per decenni e secoli prima di voi. La verità non cambia, ed è per questo che le soluzioni che hanno funzionato molto tempo addietro possono aiutarvi a trovare soluzioni alle sfide del nostro tempo. Continuate a costruire unità con altri movimenti del pianeta perché dobbiamo abbandonare l’idea di trarre profitto dalla spogliazione degli altri.
Sebbene io non sia qui con voi, vi esorto a seguire le grandi pulsioni del vostro cuore e di sostenere quello in cui veramente credete. Nella mia vita tutto quello che posso testimoniare è che la via della pace, la via dell’amore e della non violenza è la via maestra. Adesso è il vostro turno di far si che la libertà chiami all'appello. Quando gli storici prenderanno le loro penne per scrivere gli eventi del 21esimo secolo, fategli dire che è stata alla fine la vostra generazione a eliminare il peso opprimente dell’odio e che la pace ha finalmente trionfato sulla violenza, l’aggressione e la guerra. Perciò vi dico, camminate nel vento, fratelli e sorelle, e fate che siano lo spirito di pace e la forza dell’amore la vostra guida.
John Lewis

domenica 2 agosto 2020

LA PAURA FA 40

Chi mi segue sa che non amo unirmi ai cori, quindi quest'anno che fa cifra tonda e tutti ne scrivono, volevo lisciare di parlarvi della strage delle stragi, quella del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Ma poi un amico vero, di quelli che quando ti parlano devi tenerne conto, si è trovato nel mezzo di una discussione polemica spicciola ad accusarmi di essere manicheo (quelli che vedono tutto o bianco o nero, a me che è una vita che predico che il mondo è semmai solo una scala di grigi), non disposto a cambiare idea (e alla mia obiezione che ad esempio avevo cambiato idea sui cinquestelle ha ribattuto che era perché non avevo cambiato idea sull'Euro, e a nulla è valso ricordare che qualche anno prima avevo cambiato idea anche sull'Euro), insomma di essere presuntuoso e tendente a pensare dichiaratamente che chi non è sulle mie posizioni o è in malafede oppure è ignorante.
Ho tentato di difendermi restando sull'esempio della moneta: esistono almeno due teorie opposte, e però sono anni che quella monetarista impera e viene presentata in ogni dove come fosse unica e matematica, mentre quella keynesiana praticamente non si studia più nemmeno all'università, meno che meno ha residenza in una forza politica organizzata (e infatti il mio sostegno ai grillini era sostanzialmente motivato proprio dal fatto che mi era sembrato che fossero keynesiani, e conseguentemente antiUE), quindi io ho diritto a pensare male di chi non la conosce, e/o non vede che senza riapplicarla siamo perduti. Ebbene, se non la conosce è nei suoi confronti tecnicamente ignorante, mentre se la conosce e sposa ugualmente il monetarismo o è consapevolmente dalla parte dei pochi che ricavano vantaggio dalla sua applicazione fideistica (e qui i casi sono due: se lo dice bene, se no è un mentitore) o è un poveraccio che va contro i suoi stessi interessi, magari solo per fedeltà a un partito del cuore che nel frattempo ha cambiato campo. Niente, la presenza di Bagnai e Borghi in alcuni, fosse anche in molti, talk show televisivi, che io peraltro nemmeno vedo più da decenni, è bastata a rintuzzarmi definitivamente, in quanto dimostrerebbe che non è vero che il keynesismo è emarginato. Mi arrendo: evidentemente, devo dedurre da comunicatore professionale, sembro presuntuoso per come mi pongo, e ciò deve bastarmi ad avviare una sincera autocritica, anche se, e anzi direi proprio perché, intimamente non lo sono, come nemmeno sono manicheo o ottusamente coerente per partito preso.
Questo capoverso incidentale per dire che la risposta, che non ho dato in diretta al mio amico per togliere legna dal fuoco, è che invece si, si può avere posizioni di questo tipo. Ad esempio, per avere gioco facile, su questioni valoriali fondamentali come chessò la pena di morte. Se uno, di suo o dopo un travaglio intimo, arriva a sostenerne la barbarie, è ovvio che poi deduca che chi invece ne sostiene l'utilità sia o in malafede o ignorante: o cointeressato a una deriva autoritaria della società, oppure inconsapevolmente accodato - e contro i propri stessi interessi - a chi la propugna. E con questo paradigma possono essere declinate tante altre questioni fondamentali, tra cui ad esempio la democrazia.
Ed eccoci all'inizio: la strategia delle tensione infatti non è stato che un espediente per vanificare la democrazia. La quale, non dimentichiamolo mai, è una formula ideologica del Potere, che lo rappresenta con i cittadini al numeratore e i politici al denominatore, esattamente l'opposto dei rapporti di forza reali. Funziona, è efficace e si è affermata e mantenuta proprio perché la dissimulazione che opera è potente, cioè nasconde bene la realtà. Il qualunquismo, da "sono tutti uguali è un magna magna" agli slogan leghisti o grillini, fa leva proprio sul sentimento profondo e spesso inconsapevole di questo capovolgimento. Ma la democrazia per poter funzionare a questo suo scopo deve vestire se stessa di un abito filosofico potente, con tutta una retorica attorno che ha un fascino estremo. Devono esserci elezioni sufficientemente libere, o che sembrino tali, e almeno una possibilità teorica di mobilità sociale verticale, oltre magari a una Costituzione che declara un complesso di norme che inquadra tutto ciò. E qualcuno ci crede. Molti ci credono. Io ci credo. Il mio amico ci crede. La democrazia è un valore, e chi non lo pratica è un antidemocratico. Alcuni dicono "un fascista". Oppure, è un debole che crede di poter delegare i propri interessi a un uomo forte, ma non si rende conto di andare contro i propri stessi interessi.
Quando troppe persone, credendo alla democrazia sostanziale, agiscono in modo da ottenerne la realizzazione in buona porzione, qualcuno si allarma. Perché per far funzionare il sistema capitalistico, la democrazia deve restare confinata alla sua funzione ideologica, salvo aspetti marginali che appunto rafforzano questa funzione. Allora, qualcuno si incarica di ridimensionarla. E non c'è niente di meglio della paura, per spingere la gente ad accettare di buon grado questo ridimensionamento. Negli anni 70 e 80, fino alle stragi mafiose dei primi anni 90, la strategia della tensione ebbe questa funzione. Oggi, hanno trovato un modo diverso, meno cruento, meno riconoscibile, quindi forse anche più efficace. Magari, possiamo anche pensare "che culo!", a vivere l'era del Covid e non quella delle Stragi. Ma la sintassi è la stessa.
Oggi al supermercato ho incrociato una anziana signora che aveva scordato la mascherina in macchina e quindi stava in ascensore senza. Chiedo signora posso entrare? dice prego, lo spazio c'è. Dico lo vedo, ma lei è già dentro ed è senza mascherina, io non ci credo a sta cosa del distanziamento, ma non so con chi ho a che fare, quindi per educazione chiedo. E lei: ah non ci crede manco lei? no, signora, ma non ne parliamo. Si, si giusto, mi faccia star zitta, chissà che piattino ci stanno preparando questi qui!
Sono questi gli episodi che mi fanno pensare che c'è ancora speranza, ve l'ho già detto. La democrazia è un valore, la possibilità per uno Stato sovrano di manovrare le leve economiche con l'obiettivo di garantirne l'attuazione sostanziale è anch'essa un valore, e all'altro propedeutico, e se stai con quelli che stanno da decenni combattendo contro questa possibilità, aggiungendo legacci a legacci mentre ci tengono fermi col terrore (prima dello spread, poi della catastrofe climatica, finalmente del virus), delle tre l'una: o sei tra quelli che da questa operazione ci guadagnano (cioè sei nel famoso uno per cento dei maiali, o anche solo nel cinque per cento adiacente dei cani, pregasi rileggere Orwell) e lo dichiari, e allora niente da dire sei il nemico ma un nemico franco (roba sempre più rara), o sei tra quelli che ci guadagnano e intanto fingono democrazia (magari facendo i paladini dei diritti dei gay o degli immigrati), e allora io sono libero di pensare che tu sia in malafede, o ancora sei in quella posizione per non aver valutato adeguatamente che è contro i tuoi interessi, e allora io sono libero di pensare che tu sia un ignorante, un manipolato (si, come quelli su cui funzionò la strategia della tensione), e tentare di salvarti (informandoti) o se no compatirti. Spero di essere stato sufficientemente argomentativo per non sembrare presuntuoso, manicheo o anche solo antipatico, persino a chi non mi conosce affatto. Figurarsi, direi, a chi mi è amico da decenni e un pochino dovrebbe conoscermi...

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