lunedì 25 novembre 2019

DUE DI PIQUE'

Città del Messico, in 42000 ad un match di tennis, amichevole ma organizzato bene
Può anche essere che uno nasce incendiario e muore pompiere, ma stavolta non parlo perché con l'età sono diventato conservatore. Parlo di tennis, infatti, e parlo da appassionato praticante dello "sport del diavolo", l'unico coi punteggi architettati in modo che non sei mai sicuro di aver vinto se non hai vinto: puoi perdere anche da 6-0 5-0 e match point, è rarissimo ma è successo. Già i ritocchini per "televisivizzarlo" del NextGen quando impattano sul punteggio sono da rigettare con sdegno: i set a 4 e il killer point infatti snaturano questo sport, lo "sdiavolizzano" alquanto, in peggio superati solo dal supertiebreak al posto del terzo set che per fortuna per ora è relegato ai doppi. Ma in fondo quello milanese è un torneo sperimentale, neonato, e queste sono proprio le occasioni in cui testare novità per poterle valutare con calma al fine di con calma portarle al regolamento generale: come è accaduto col timer per servire e io magari auspicherei con il "falco" giudice di linea. Non si può usare lo stesso metodo con uno dei tornei più antichi non solo di questo, ma di tutti gli sport. Eppure con la Coppa Davis è stato fatto di peggio.
Faccio un passo indietro, e mi sforzo, visto che fin qui non l'ho fatto, di usare un linguaggio comprensibile anche dai non tennisti o filotali. E' successo che un giocatore di calcio ancora in attività con una carriera da manager già avviata sia riuscito a raccogliere una massa di soldi enorme attorno al progetto di riformare, anzi rivoluzionare, un trofeo con 119 anni di storia. Coi soldi, si sa, e oggigiorno poi, si può fare tutto, ma qui come altrove "lo sterco del demonio" non può nulla se non lo sai impiegare. E un "pallonaro" è la persona meno adatta, a mettere le mani nel tennis. Sarebbe come se Federer si mettesse in testa di riorganizzare i mondiali di calcio (scommettiamo che se volesse riuscirebbe a raccogliere i soldi necessari all'affare?) e però senza rispettarne lo spirito: che so, stabilendo che vince chi arriva prima a 4 gol con due di vantaggio e quanto dura dura, ma coi rigori sul 4 pari, e che si gioca tutto in tre stadi coi match a seguire, e tutti i giorni (mai capita sta storia che i calciatori se giocano il mercoledi sono stanchi la domenica: a parte i tennisti, che per vincere un torneo giocano almeno un paio d'ore ogni giorno anche a livello amatoriale, basta guardare il mazzo che si fanno in giro per gli USA i cestisti NBA, o i ciclisti nelle corse a tappe, per sbottare che va bene che il calcio non è uno sport, ma almeno i professionisti per quanto li pagano e per come dicono li allenino dovrebbero poter giocare senza problemi minimo due o tre volte a settimana).
Il torneo visto a Madrid, ha ragione Panatta, a livello di organizzazione sembrava il challenger di Tirana, con tutto il rispetto per la capitale dell'Albania: due soli campi e mezzo, orari affastellati, incontri che finiscono all'alba, la possibilità di ritirarsi regalando set e punti agli avversari così dimostrando l'assurdità dei gironi a tre con ripescaggio delle 2 migliori seconde, eccetera eccetera. Insomma, tutto il peggio delle fesserie che fino ad oggi si erano viste solo nel calcio, oltre che negli altri sport di squadra quando cercano di scimmiottarlo. Una cosa ridicola, che porta il nome glorioso di una manifestazione che magari aveva dei problemi, ma piccoli aggiustamenti sarebbero bastati e avanzati a risolverli. Con la ciliegina sulla torta di un sacco di commentatori televisivi, e di protagonisti diretti, che arrampicandosi sugli specchi elogiavano la novità sostenendole l'inevitabilità, lasciando immaginare i diversamente (in assoluto) ma ugualmente (in relativo) lauti compensi elargiti più o meno palesemente, ad accrescere il senso di vomito.
Non so quanti soldi abbia raccolto Piquè per convincere l'ITF a cedergli il pacco e riuscire a realizzare questo obbrobrio garantendosi l'adesione di alcuni dei giocatori più forti (non tutti, il re e il suo delfino erano in giro per il sudamerica a spassasserla incassando borse paperoniche ma in cambio costituendo per il tennis un veicolo di promozione incredibile - basta guardare lo stadio di Città del Messico per credere, ma è stato un trionfo ovunque si sia giocato), né quanti ne abbia incassato di diritti televisivi e pubblicità. Ma chi fa le cose a pene di segugio prima o poi la paga: intanto gli spalti erano da mezzi vuoti a desolati (quando non giocava la Spagna: gli ha detto bene che è arrivata in fondo, insomma), fino a praticamente deserti per gli incontri che finivano di notte (e ti credo: per quanto avesse pagato il biglietto, per quale ragione uno spagnolo doveva svegliarsi rinco il giorno dopo per vedersi tutto il doppio inutile tra due squadre di cui non gli fregava niente?). E poi vediamo passata la novità e il battage relativo quanti soldi raccatta da TV e sponsor negli anni a venire, se non torna sui suoi passi apportando cambiamenti sostanziosi che rifacciano assomigliare la manifestazione a un evento tennistico (massima concessione ammissibile? una final four al posto della vecchia finalissima, e il resto tutto uguale a prima, che era una meraviglia vedere stadi pieni in posti dove non si organizzano tornei ATP, e carneadi che se la giocavano alla pari tre su cinque contro campioni talvolta persino battendoli, spinti dal tifo).
Infatti, quello che dimenticano Piquè e i suoi compari, quando si vantano del relativo successo (ingigantendolo e osando sbeffeggiare gli dei) della loro manifestazione che ha stravolto un mito, è che quel poco di straccio di successo che hanno avuto, l'hanno avuto proprio e solo perché hanno potuto usare il nome "coppa Davis", con tutto quello che evoca nella mente di chi l'ha conosciuta. Se il misfatto avesse la ventura di durare abbastanza da far sbiadire la memoria della vecchia Davis, il fallimento della nuova già oggi latente diverrebbe clamoroso. Meglio mollare subito e tornare al tuo caro pallone, sentiammé, ti conviene.

domenica 17 novembre 2019

RADIOCIXD 7: PATRIOTS

Selezionare un singolo album di Franco Battiato è impresa impossibile e necessariamente arbitraria, stante l'immensa variegata ed elevatissima produzione discografica dell'artista. Infatti, se il blog dura, e se questa sua rubrica dura, questo non sarà certo il solo di cui parlerò: è il primo solo perché nel 1980 fu il primo su cui diciassettenne dj misi le mani, per poi tornare indietro a scoprire il periodo elettronico intanto che attendevo le nuove uscite che si sarebbero susseguite numerose negli anni a venire.
Il disco del clamoroso successo fu il successivo, il celeberrimo La voce del padrone, ma già prima di Patriots Battiato si era fatto conoscere al grande pubblico con L'era del cinghiale bianco, accompagnato al violino dal Maestro Giusto Pio. Prima ancora, definirlo di nicchia è ancora poco: giovane musicista siciliano emigrato negli anni 60 a Milano per fare musica, il Nostro si era andato a comprare un accrocco elettronico come quello dei Pink Floyd, per farci una serie di album di culto, ma pochi soldi. Quelli, col moog in Italia ce li faceva solo Il guardiano del faro...
Quando decide di dimostrare che lui le regole dello showbiz fin li le aveva ignorate si, ma volutamente, iniziò ad applicarle cavalcandole con maestria fino a in parte riscriverle, superando quasi tutti gli altri nei risultati, e senza mai rinunciare a sfoggiare, sia tra le righe degli hits, sia dal vivo magari dietro gli "occhiali da sole per avere più carisma ed enigmatico mistero", tutto il suo profondissimo background culturale. E questo disco ne è un esempio perfetto.
Come al solito, mentre lo ascoltate (se serve, ecco il full album da youtube, dura poco più di mezz'ora, sotto la media già bassa degli ellepì in vinile, ma ne guadagnava sia la qualità media che la voglia di rimandarlo subito daccapo e approfondirne l'ascolto), o anche prima o dopo come vi pare, leggetevi se volete la mia particolarissima recensione (se non questa ben più documentata) traccia per traccia:
  • Up Patriots to Arms - No, non dirò che Battiato aveva già previsto il sovranismo, anche se mi piacerebbe che adesso riuscisse ad essere abbastanza più presente in pubblico da farci sapere cosa ne pensa oggi della nostra Povera patria. Ma tante, troppe altre cose le aveva previste, eccome. Riascoltate il testo con estrema attenzione, non fatevi distrarre dalla musica coinvolgente, anche se ad esempio il magnifico giro di basso (ancora più evidente in questa misconosciuta versione in inglese) rende la cosa molto difficile.
  • Venezia-Istanbul - E' il capolavoro assoluto dell'album (bellissima anche la versione di Nada), come si faccia a condensare tanto contenuto in un testo così breve è davvero un mistero: ogni verso richiede di fermarsi a rifletterci su una mezzoretta, l'ultimo ("E perché il sol dell'avvenire splenda ancora sulla terra, facciamo un po' di largo con un'altra guerra") è un monito da incorniciare e affiggere al muro al posto del crocifisso nelle scuole, non si offenda nessuno ma un tale sarcasmo mi sembra anche meglio in linea col migliore messaggio cristiano.
  • Le aquile - Ho saputo molto dopo che il testo non fosse suo, ma ho l'attenuante che lo sembra e tanto, eppoi chissenefrega, sentite come ci ha appiccicato bene la musica, sembra di volarci, con le aquile, cioè di camminarci.
  • Prospettiva Nevski - Il brano, ambientato a Lenigrado quando ancora non era stata improvvidamente ridenominata San Pietroburgo, è più noto nella versione di Alice (meravigliosa al punto di far suonare poetica la parola "orinali"), per cui in effetti era stato scritto, assieme a una carrettata di canzoni altrettanto belle tra cui Il vento caldo dell'estate, che fece conoscere Carla Bissi al grande pubblico, e Per Elisa, che le fece vincere l'edizione di Sanremo che a mia memoria è stata quella che più di tutte ha premiato la canzone migliore (ma non c'era il televoto...). Gli è che i due ai tempi stavano assieme, pare, e assieme andarono pure all'Eurofestival portandoci la canzone più sofisticata, e con enorme distacco, di tutta la storia di quella pacchiana manifestazione: I treni di Tozeur
  • Arabian Song - La passione di Battiato per la cultura araba diverrà presto notoria, ma ai tempi di questa canzone ancora non lo era. A me rimase impressa perché le parti in italiano narravano di una terra che ricordava la Reggio della mia infanzia, ma non sarebbe stata l'ultima volta.
  • Frammenti - Come promette il titolo, il brano mischia versi originali a citazioni di poesie notissime, perché fatte mandare a memoria a generazioni e generazioni di scolari. Fiorello prenderà in giro questo vezzo di Battiato, ma solo perché, ne sono certo, piaceva anche a lui.
  • Passaggi a livello - Questa chiude con una sventagliata citazionista, quasi a fare le prove per quelle notissime del disco seguente, quello che conoscete tutti. Forse ne parleremo, intanto "copritevi che fa freddo, mettetevi le galosce".

domenica 10 novembre 2019

PEUGEOT DI COSI'...

Forse la più bella Peugeot mai costruita, la cabrio che il tenente Colombo non si
decideva a cambiare mai: a dispetto di quanto vi dicono, sarebbe questa la scelta
più ecologia possibile, potersi tenere la propria auto per 50 anni. Magari: avevo
una 500L blu bellissima, e se non l'avessi incidentata andava ancora. Quelle che
fanno oggi, anche la vostra prossima elettrica, durano pochi anni. E non è un caso.
Lo spunto nasce come spesso capita dalla cronaca: quella che vi è stata presentata come la fusione tra gruppo FCA  e gruppo PSA, con commenti quasi sempre entusiastici o comunque magnificanti la creazione del "quarto gruppo automobilistico mondiale". Ne parlo (vincendo il pudore che mi dovrebbe derivare da una delle più grandi toppe prese su queste pagine, quando avevo creduto pure io al re magio Marchionne, anche perché ho già fatto più volte ammenda e comunque voi manco ve lo ricordate) perché, prima ancora di aver letto questo su libreidee, applicando il filtro empirico che da sempre consiglio anche a voi, avevo colto già nelle news del TG due aspetti decisivi, che con tecnica abusata non essendo possibile ometterli sono stati buttati li come fossero incidentali senza importanza: agli italiani la inutile presidenza, ai francesi il timone operativo, blindato da 6 membri su 11 del cda. In pratica, con la cessione ai francesi è stata completata l'opera di smantellamento di uno dei settori industriali rimasti in qualche modo italiani. Le assicurazioni sugli stabilimenti e i livelli occupazionali sono la solita inutile solfa: le fanno ogni volta, ma fate una foto alla situazione attuale e comparatela con quella di 40 anni fa e vedrete quanto valgono.
Certo, oramai siamo abituati a comprare straniero, io stesso ho una vecchia Peugeot su cui ho messo il GPL, che sarà mai? Ma è anche con questo argomento che hanno fatto fare al sistema industriale italiano, un mirabile esempio di sistema ad economia mista che ci aveva portato al quarto posto tra le economie mondiali, potendo rappresentare, se solo si fosse mirato a correggerlo anziché smantellarlo, ad essere un esempio di quella terza via tra capitalismo selvaggio e comunismo che ancora oggi è l'unico futuro possibile per l'umanità (della serie: o lo imbocca, o è spacciata), la fine che ha fatto.
Uno stillicidio di privatizzazioni, di cui lo stesso Prodi dichiara di essere pentito, che ha in pratica messo in mano a sciacalli, che prima o poi hanno volatilizzato tutto (monetizzando per se il monetizzabile, ovviamente), uno a uno tutti i gioielli costruiti sul sangue e il lavoro dei nostri padri. Settori interi, o comunque entità in grado di competere vincendo sul mercato mondiale, che tra le altre cose erano stati decisivi nell'attuazione dei nostri principi costituzionali, a cominciare dagli articoli 1 e 3, che non vi riporto nemmeno in link perché se non li sapete avete l'esempio di quanto schiavi siete ridiventati, sudditi e non più cittadini di una democrazia.
L'ILVA è in cronaca, ora si sente persino parlare di rinazionalizzazione, ma a parte che non gliela faranno di certo fare, a un governo debole come questo poi, è tutta la storia dell'acciaieria nazionale che è estremamente istruttiva. E la sintassi non è diversa da quella della telefonia, delle ferrovie, della chimica, eccetera eccetera, giù giù fino all'attacco al cuore del sistema delle PMI portato attraverso l'Eurosistema, se chiamiamo così il complesso di trattati e legislazione volto a blindare come fossero dogma la deflazione e la stagnazione.
Di pubblico resta ben poco, e quel poco viene gestito nel modo meno efficiente possibile, come ad esempio tramite la regionalizzazione che non è altro che una moltiplicazione di costi e una complicazione dei controlli (le regioni si che andrebbero abolite da domani, altro che le province), proprio per preparare la strada, anche attraverso la propaganda (sono quarant'anni che sentiamo che privato è bello pubblico è brutto, laddove erano proprio le leggi ante riforme varie che se applicate sul serio avrebbero consentito di avere una PA efficiente da subito) alla privatizzazione anche di questo poco. Ad esempio, la sanità. E' per questo che mi girano quando vedo in TV l'ennesima trasmissione con annessa raccolta fondi per questa o quella associazione meritoria, o l'ennesimo passaggio dello spot coi bambini bianchi malati o neri morenti o perfino pinguini in estinzione a ora di cena con musica melensa e voce suadente: perché quei soldi sono tasse mascherate che vi chiedono di pagare suscitandovi pietà, laddove le stesse cose che quella famosissima e meritoria azienda privata fa coi vostri soldi, ovviamente dopo aver trattenuto quei tre quarti del totale che gli servono per restare in piedi e avere un minimo di margine di profitto, le dovrebbe fare la sanità pubblica nazionale a gratis. Con efficienza totale del personale pena pubblico ludibrio e demansionamento alla nettezza urbana, e senza mai badare a spese per strutture e macchinari, stampando i soldi che servono per dotarsene, e tagliando metaforicamente le mani a chiunque ne approfittasse per alzare una sia pur piccola stecca.
Purtroppo quelli che si ricordano che un altro mondo è possibile stanno via via morendo, o invecchiando come il sottoscritto: è una delle loro tecniche, far passare il tempo, perché uno non si può scordare i diritti che aveva, ma suo figlio potrebbe non sapere mai che suo padre li aveva o che siano mai esistiti. Ma - scriviamolo sui "muri" - arriverà il tempo in cui, magari dopo la catastrofe prossima ventura, si capirà che senza una mano pubblica forte e severa nulla è possibile, perché il capitalismo NON, ripeto NON, contempla tra i suoi meccanismi quelli di salvaguardia minima indispensabile della vita e della dignità delle persone, o tantomeno del pianeta. Greta e i gretini sono solo una pantomima del capitale per autoassolversi, l'ambientalismo modaiolo delle auto elettriche e delle bottigliette thermos non risolverà nulla. Solo un nuovo socialismo sovrano può, forse, pianificare un livello di vita di tutti noi compatibile con le risorse non infinite della Terra, con disuguaglianze ridotte al punto da consentire la pacifica consensuale accettazione di tutti.
E qui ha ragione ancora una volta Bagnai: l'etichetta "sovranismo" è capziosa ed è un errore accettarla. Il suffisso "ismo" oramai ha fatto la fine di "poli" che significava città e ora significa tangenti: conferisce una connotazione negativa e non conta più che all'origine fosse neutra. Complottismo è vedere complotti ovunque, in italiano dovrebbe essere praticarli come metodo. Sovranismo quindi è propugnare idee retrograde laddove il futuro radioso è nelle organizzazioni sovranazionali. Peccato che queste ultime siano sempre a-democratiche e spesso antidemocratiche. Dobbiamo usare quindi nuovamente Sovranità. Fino a che formalmente non ci diranno che non è più così (e magari anche dopo, facendo resistenza ad oltranza, pensando come tutti i settari che la Storia è dalla nostra parte e il tempo è galantuomo), l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro che persegue l'uguaglianza sostanziale dei suoi cittadini più che il pareggio di bilancio. E no, non è possibile conciliare le due cose, chi ve lo ripete da decenni o è in malafede o è ignorante: lo Stato NON è una famiglia, e se un anno è in avanzo primario (e l'Italia lo è quasi ininterrottamente da quasi trent'anni), cosa indispensabile se vuole tendere al pareggio mentre prende i soldi a prestito e paga montagne di interessi su interessi, vuol dire che quell'anno ha tolto ai suoi cittadini più di quanto gli ha dato. Va fatto l'opposto. Ripeto: l'opposto di quanto fanno da decenni. Grillo l'aveva promesso e non l'ha mantenuto, Salvini lo continua a promettere e verrebbe voglia di metterlo alla prova, se non ci fossero già prove contrarie tra cui l'aver votato tra gli altri il pareggio di bilancio in Costituzione. Che va tolto, domani. No, ieri.
Tutto quello che crea lavoro o comunque ricchezza va rinazionalizzato. I servizi creano ricchezza perché se li passa gratis lo Stato non devi pagarli, sono spese in meno. Vuoi che lascio a casa l'auto: mezzi pubblici gratuiti per tutti, e ridondanti (se in un tratto in quella fascia oraria ne servono tre, ne prevedo quattro). Niente più ticket sanitari di nessun tipo. Eccetera eccetera. Reddito di cittadinanza vero, che visti i servizi gratis basta per campare, per tutti. E chi vuole di più si dia da fare. Col forfettario fiscale esteso a tutti i redditi da lavoro autonomo di proporzioni simili a quelli da lavoro dipendente. Non si può fare con l'Euro e in UE? si esce. Subito.
Anche perché gli altri, quelli che dalla UE ci hanno guadagnato, al ruolo dello Stato non hanno mica rinunciato. Chiedete ai tedeschi con le loro banche (no, non sono come le nostre...). E chiedete ai francesi con le case automobilistiche. E torniamo alla Peugeot, sapete chi è l'azionista di controllo? Esatto, lo Stato francese. Ecco che fine ha fatto l'ultimo pezzo di grande industria italiana, ammesso che la si potesse ancora chiamare così. Nelle mani dello Stato, ma non del nostro.
...
P.S.
Ho letto e riletto questo post, non ci dovrebbero essere parole intercettabili dagli algoritmi di Google o Facebook. Così siamo ridotti. Si sono fatti scudo dietro una anziana signora per varare una misura che più orwelliana non si può. Odiare è un sacrosanto diritto democratico. Fino a ieri era reato solo se il mio odio lo incanalavo in comportamenti penalmente rilevanti. Ma dentro il mio cuore e nella mia sacrosanta libertà di espressione nessuno poteva andare a sindacare. Oggi non più. Di questo stiamo parlando, non di antisemitismo e altre bandiere del genere. Che poi a entrare nel merito l'olocausto ebraico è solo uno, tra tantissimi altri meno e anche più gravi, dei massacri organizzati da cui prendere le distanze, semmai. Molti dei quali a danno degli arabi, che tra parentesi sono semiti pure loro...

domenica 3 novembre 2019

TANTI PICCOLI BERRETTINI

Ormai è ufficiale: l'Italia avrà dopo 41 anni un suo rappresentante al "masters" di tennis, come tutti giustamente continuano a chiamarlo a dispetto delle denominazioni ufficiali. Il lasso di tempo ne fa una notizia da prima pagina, quindi lo avete già sentito. Ma su questo blog, chi mi segue sa perché, non si può non parlarne.
Molte delle considerazioni che si possono fare, infatti e però, le ho già fatte poche mesi fa, a proposito della vittoria di Fabio Fognini a Montecarlo: basta rileggerle. Ma ce n'è qualcuna che si può aggiungere, o su cui si deve tornare.
  • Nel post di aprile citavo Berrettini più che Cecchinato come speranza che l'exploit del "fogna" non restasse isolato, anche se allora il primo era oltre il 50° posto e il secondo ancora vicino alla top 20 (ma era facile prevedere che il siciliano non ripetesse la semi 2018 al Roland Garros, meno magari che entrasse in una spirale così negativa come quella in cui è entrato dopo), perché intuivo vedendolo giocare, e non ero il solo perché bastava capirne un po' di tennis (anche se nessuno avrebbe osato una previsione di impennata così rapida), che sul ragazzo si poteva puntare (e vedrete che anche gli altri due che citavo non saranno da meno: sicuramente Sinner, diciottenne che da allora a oggi ha guadagnato forse duecento posizioni entrando in top100 e certamente onorerà la wild card alle Next Gen finals di Milano andando ben oltre la comparsata, ma anche Musetti ha un tennis bellissimo anche se deve ancora crescere tanto sia di fisico che di testa).
  • Quest'ultimo fattore è invece proprio quello che faceva intuire le potenzialità di "berretto", e che più ne rimarca la distanza da qualsiasi altro giocatore italiano forse addirittura di sempre. La facile battuta che viene è che come gestione mentale, sia in partita che in ottica azione su se stesso per migliorare e poter ambire a una migliore carriera, Matteo non sembra italiano, meno che meno romano. Si, c'è Andreas Seppi che deve al suo atteggiamento mentale molta parte dei suoi risultati, molto buoni e duraturi, a dispetto di mezzi tecnici e fisici buonissimi ma non eccelsi, ma lui è altoatesino quindi culturalmente è "tedesco". E lo stesso si può dire di Sinner, che pure ha tutto davanti: è bellissimo sentirgli dichiarare che gli US Open sono "il primo slam" che vorrebbe vincere, serio, come uno che è certo che ne vincerà più di uno. Ora, che queste caratteristiche si riscontrino in un ragazzo del sud (o c'è qualcuno che intende sostenere che Roma non sia una città meridionale?), e gli abbiano già consentito di raggiungere le finali ATP ad un'età in cui di solito i tennisti italiani devono ancora sbocciare (quasi tutti, anche le fantastiche ragazze di pochi anni fa, hanno raggiunto il loro top dopo i 27 anni... e a pensarci bene se fosse vero anche per lui lo potremmo vedere al vertice, una volta ritiratisi i 3 cannibali), è una splendida notizia che potrebbe essere foriera di bellissime cose per il nostro Paese: una sua emulazione avrebbe ricadute in ogni campo, non solo su quelli da tennis, relegando l'icona dei bamboccioni nei cassetti della storia. Vedete quante ragioni per fare il tifo per lui, che magari superi i suoi predecessori vincendola, almeno una partita al masters...
  • Sempre in quel post approfittavo dell'occasione per ricordare la straordinaria vittoria in coppa Davis di quell'Italia (Panatta Barazzutti Bertolucci Zugarelli), che portò al tennis tanti che ancora oggi siamo ancora praticanti. Lo rifaccio adesso, ma la ragione non è che anche con questi ragazzi oggi abbiamo chance di vittoria (e le abbiamo): la nuova Davis ha una formula sciagurata, e non può fare che una frazione della presa popolare della vecchia (della serie, non per forza tanti soldi portano a qualcosa di buono...). La ragione è che è tornata purtroppo d'attualità la situazione politica del Cile, che tanta parte aveva avuto allora a fare entrare nel mito la nostra impresa sportiva. E ogni occasione è buona per esercitare la memoria storica, senza cui ogni popolo è destinato a perdersi. Avrete anche voi sentito delle imponenti manifestazioni di piazza in Cile, anche voi restandone spiazzati: ma la dittatura non era finita parecchi anni fa? La dittatura si (per quanto non mi stancherò mai di ripetere la lezione del professor Chiodi di Scienza della politica: la democrazia non intacca la formula del potere, la dissimula soltanto, e meglio del comunismo), ma i suoi presupposti no: il Cile di Pinochet (insediato con un golpe l'11 settembre, evidentemente la data piace ai servizi segreti americani...) fu il terreno su cui i Chicago boys sperimentarono il neoliberismo estremo, poi applicato in tutto il mondo Italia compresa, qui attraverso il cavallo di Troia chiamato Unione Europea per ingannarci. E oggi, chiunque vi vinca le elezioni, resta uno dei Paesi al mondo dove è applicato con maggior rigore (persino l'acqua è privata, come da noi si è scongiurato solo grazie a un referendum e manco del tutto, giusto l'aria ancora no). Rammentarsene, aiuta a capire.
Fatte queste, torniamo al nostro eroe, per alcune non secondarie considerazioni tecniche. E' il primo italiano tra i Big Servers, e la cosa non deve essere senza un ruolo proprio nella sua tranquillità mentale: anch'io sarei meno umorale in campo se sapessi che se mi concentro sul servizio in pratica parto da trenta a zero... Ma se il drittone alla Delpo gli è naturale, nell'ultimo anno si è costruito un rovescio più che decente, che può giocare sia coperto che slice, e non è malaccio nemmeno a rete. Se continua a lavorarci come ha fatto in questi ultimi mesi, migliorerà dove gli serve. Ma stavolta parte da numero otto: da un lato è più difficile, ma dall'altro hai orizzonti davanti ben diversi...

venerdì 1 novembre 2019

ACCENDIAMO LA LUCE BLU?

Ho un'idea (a me, piace!): la prima metà legislatura lei si mette
comodo al governo di sopra, e io e la signorina ci stringiamo all'
opposizione di sotto; viceversa, la seconda metà legislatura, lei va
giù all'opposizione, e io e la signorina ci arrangiamo qui sopra...
Il cosiddetto progresso è una freccia bilaterale: per ogni aspetto per cui ti migliora la vita, ce n'è probabilmente un altro per cui te la peggiora. Ad esempio: vorrete mica paragonare oggettivamente un moderno Frecciarossa con un Rapido degli anni 70, foss'anche il mitico Aurora? Eppure, mentre sto comodamente spaparanzato in una poltrona di un Roma-Milano in 3 ore, ad abbottarmi gli occhi leggendo l'e-book (per i libri devo ormai inforcare gli occhiali da "preside": non è pratico in viaggio) o navigando in wi-fi gratuito sul tablet, e a sorbirmi per tutto il tempo le mille telefonate più o meno d'affari di tutti quelli attorno (decine di cafoni e cafone, che rifuggono ai tuoi tentativi di incrociarne lo sguardo per implorarli di smetterla, si badi bene anche se hai comprato il biglietto per l'area silenzio), a volte mi capita di avere nostalgia di quello scompartimento scomodo (ma più a occhio che in sostanza) dove alla peggio avevi a che fare con 5 sconosciuti che dopo un po' diventavano abbastanza intimi da potergli chiedere se, visto che era notte (le percorrenze maggiori le facevi di notte, le ore erano molte di più ma la maggior parte volavano via), se potevi spegnere la luce. E al suo posto automaticamente se ne accendeva una esile, blu, che ti consentiva di muoverti al buio se serviva ma anche di dormire un po' se ci riuscivi. Tra parentesi, la tratta Roma/Milano è il top, in altre le frecce sono perlopiù di altro colore e di minori vantaggi, ma sempre a prezzi almeno 5 volte quelli di un tempo.
Eppure, a sentire come te lo raccontano, la freccia del progresso va sempre verso un futuro migliore.  Siamo noi ostinatamente nostalgici, o sono loro che mentono sapendo di mentire?
La domanda è retorica: se io ho interesse a che una cosa si realizzi e ho abbastanza soldi per realizzarla, troverò conveniente dirottare una parte di questi per retribuire adeguatamente chi deve raccontare come e perché quella cosa sia buona e giusta. E se io per mestiere racconto le cose, troverò conveniente farlo per conto di chi mi paga e nel modo che lui vuole - al massimo, se mi serve mantenere sul mercato la mia immagine di giornalista indipendente, farò in modo di raccontarla in modo che sembri obiettiva, risultando alla fine perciò ancora più pericoloso di chi è invece visibilmente di parte. Inoltre, se la cosa per realizzarsi richiede un appoggio politico e/o accademico, troverò conveniente dirottare un'altra parte dei soldi per retribuire in qualche modo, anche non necessariamente illecito, chi la deve portare avanti. E dopo un po' non si troveranno più politici o studiosi che propagheranno idee magari giuste ma senza "sponsor".
E' per questa via che, ad esempio, si è affermata la narrazione della politica monetaria vigente come senza alternative, che non si studiano più nemmeno all'università. Così ad esempio può capitare, e vi giuro che capita, di avere a che fare con un ragazzo (peraltro bravo e simpatico) che perfettamente in buona fede si trincera dietro i suoi studi recenti per giustificare i misfatti della UE e stigmatizzare la brexit come una decisione presa dal popolo solo in quanto ignorante: non avendo studiato le teorie economiche alternative, come il sottoscritto ai suoi tempi e tutti quelli più vecchi di me (come ad esempio lo stesso Draghi), non gli viene nemmeno in mente che forse le cose non vanno come dovrebbero perché si sta applicando soltanto una delle teorie possibili, e segnatamente quella sbagliata. Mentre è proprio la cosiddetta ignoranza che consente al popolo ancora di fare le scelte giuste, che poi secondo il popolo stesso sono quelle che ti salvano il culo perché invece quelle sbagliate è proprio lì che ti vanno, come è da un certo punto in poi lampante che sia ad esempio qualsiasi cosa vada contro l'Unione Europea per come è (ed è stata disegnata così apposta, anche cambiarla non è che una pia illusione).
Solo non tenendo conto di questo fattore, allora, si può restare sorpresi di risultati elettorali come quello umbro di questi giorni. Se io passo dallo zero al 33 per cento avendo promesso in generale di rivoluzionare il sistema, e in particolare di fare un referendum sull'euro e comunque propugnare una politica economica espansiva esercitando in ogni modo possibile la sovranità, e poi pur di restare al governo mi alleo col partito che più di tutti ha legato la propria linea politica a quelle idee e pratiche che dichiarando di volerle combattere mi erano valse il consenso, non c'è nessuna sorpresa se mi ritrovo al 7. E, attenzione!, se io passo dal 7 al 37 per cento facendo le stesse promesse, magari pure più convintamente, e magari pure accoppiandole ad altre relative al fenomeno migratorio (magari "irrozzendo" una tematica non priva di fondamento, mentre gli altri fanno i fighi ma il fondamento che ha glielo negano), poi non posso sperare di farla franca se dovessi tornare al governo per poi marinarle.
Non è tempo di cantare vittoria, o dormire sugli allori. E' tempo di demolire le gabbie politiche che ci hanno portato a questo punto. Il popolo lo ha capito e voterà per chiunque prometta credibilmente di farlo, fino a che gli sarà consentito di votare. Se vuoi il consenso, devi seguire questa onda, magari cercando di tenere il timone verso le tue costellazioni ideologiche finché ci riesci ma seguirla, qualunque sia la tua collocazione politica. Se lasci il sovranismo, l'antieurismo e l'antimigrazionismo a Salvini, Salvini stravince. La sinistra può sperare di riprendere quota solo se si ricorda che le sue radici sono inter-nazionali (non globalistiche), popolari, costituzionali (l'articolo uno è il lavoro, l'articolo tre le pari opportunità, la moneta e il bilancio sono solo strumenti - e qui vi raccomando moltissimo la lettura di questo post di Zlatorog, che confronta i vecchi diritti che ci vanno togliendo con quelli nuovi che ci vanno dando, a proposito di freccia del progresso....), contrarie alla schiavitù e allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Che poi sono le stesse cose dette in sinistrese. Il movimento 5 stelle deve archiviare Grillo, principale artefice dell'intesa col PD, mandare a casa Di Maio (oggi, anzi ieri, altro che dopo la manovra responsabile di sta minchia) e rimettersi in mano a Di Battista e agli altri massimalisti, e non è detto che ciò basti a riguadagnare terreno, ma se non lo fa torna a zero in un amen.
Cronaca politica a parte, ci sono sempre nuovi esempi di sfrido tra narrazione e realtà, e il vostro devoto perdisonno vi saluta elencandoveli:
  • Mazzucco, ovvero l'uccisione di Al-Baghdadi somiglia a quella di Bin Laden, e dopo Al-Qaida e l'Isis si attende solo di sapere come chiameranno il nuovo spauracchio che gli consentirà di mantenere in piedi l'impianto neocolonialista;
  • Bifarini, ovvero come la fine del colonialismo, che già a noi stessi bimbi degli anni sessanta veniva raccontata come appunto una prova del progresso dell'umanità, non sia stata altro che una pantomima per instaurarne una versione peggiore, che attraverso fantocci corrotti guerre pilotate ed eccidi di massa di vario genere arriva fino alle miniere per le batterie dei telefonini e delle prossime must-have auto elettriche, ed è alla base di quei fenomeni migratori che più vivi in periferia e degrado più subisci più voti Lega, più istruito e desinistra sei meno capisci e più pagheranno i tuoi figli quando non riuscirai a dargli nemmeno una piccola parte dei mezzi e degli orizzonti che ti hanno dato i tuoi genitori;
  • sempre Bifarini sull'immigrazione, qui concentrandosi sull'affare rimesse degli emigrati e su come ci si stia tuffando Zuckemberg...;
  • Comedonchisciotte, ovvero almeno un'altra campana sul caso curdo, la Turchia, eccetera, la vogliamo sentire, prima di mettere like a cavolo su Facebook?
P.S. A proposito di luce blu, pare che il videoblog Byoblu, da sempre seguito da questo e molti altri spazi di controinformazione, stia riuscendo ad organizzarsi in canale televisivo nazionale: sarebbe ora, di avere uno spazio di libera informazione sulla TV generalista, che magari ci relazioni di iniziative come questa sovranista, vitali per il nostro futuro ma oggi passate sotto silenzio generale...

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