martedì 27 settembre 2022

L'ITALIA S'È DESTRA

Come molti avevano previsto, il centrodestra a guida Meloni ha stravinto le elezioni politiche e governerà con una maggioranza solida quindi presumibilmente per un quinquennio e magari anche riuscendo a manipolare la Costituzione. E come io stesso ho scritto alla vigilia, nessuna formazione davvero antisistema sarà presente in Parlamento, quindi il mio voto è andato sprecato e vabbè che era accanto casa ma mi potevo risparmiare la passeggiata. Gli italiani che non sono d'accordo con questo stillicidio di cessioni di sovranità a entità politiche ed economiche sovra (e multi) nazionali sono da tempo una maggioranza solidissima, perché d'istinto un popolo come il nostro, avvezzo a millenni di dominazioni straniere, capisce quando lo stanno fregando, ma dopo essersi affidati invano prima a Berlusconi (il cui antieuropeismo era di convenienza e infatti ora lo rinnega) poi a Grillo, ora in buona parte evidentemente pensano che sarà la fascistona a tutelare la Patria, e vedranno presto quanto sbagliavano i conti anche stavolta (mentre il friccico nel culo si, che ci aveva ragione).

La premier in pectore infatti non se lo sogna nemmeno, di mettere in discussione il tiranno eurista, al massimo farà un po' di ammuina per far percepire al suo elettorato la discontinuità attesa, e anche quando ne avesse intenzione sarà richiamata all'ordine appena il suo orecchio sarà a tiro di bisbiglio. Intanto però il sedicente centrosinistra avrà un bel quinquennio di occasioni per satireggiare da un lato e lanciare allarmi antifascisti dall'altro, ad ogni piè sospinto, nel tentativo di rifarsi una verginità perduta da decenni, che magari almeno in parte riuscirà pure, essendo la memoria corta sindrome purtroppo assai diffusa. Per questo chi può, e pur nei limiti di questa piccola tribuna io può, ha il dovere civico di ricordare ogni volta che la colpa di tutto questo è principalmente se non esclusivamente proprio della sedicente sinistra, che ha venduto il Paese allo straniero subito dopo la caduta del Muro di Berlino e non ha mai interrotto la sua azione di tradimento di ogni interesse nazionale in nome i più furbi del tornaconto personale tutti gli altri scemi di ideali vuoti come leuropeismo monetarista, secondo il teorema per cui senza "vincolo esterno" l'Italia non ce la può fare.

Troppo lunga sarebbe l'elencazione in dettaglio dei misfatti, e poi tanto chi vuole ha già capito e li ha già presenti tutti. Ma senza di essi oggi non saremmo in mano ai nipotini di Bennie, sapevatelo, avendogli inoltre messo in mano una democrazia svuotata ulteriormente dalla gestione criminale della pandemia: ora che si può "per ragioni di interesse nazionale" togliere il lavoro a un medico o a un professore, o subordinare l'esercizio di diritti acquisiti a un patentino di buona condotta, conta poco se sanitaria o altro, cosa può impedire a chiunque di esercitare questa nuova potestà a capriccio proprio, peraltro potendo contare dell'assenso immediato delle Camere? E quando lo faranno - oh si che lo faranno! - il primo da sinistra che si lamenta (bravo Pignataro) troverà questo muso a ridergli in faccia un "ben ti sta, coglione" fin troppo a lungo frenato. Si vedrà anche con su la mascherina...

mercoledì 21 settembre 2022

UN'ELEZIONE DA POCO

Il post sulla guerra dovrà aspettare, e magari avesse ragione Erdogan e dovessi riformularlo per superamento da parte della cronaca. Siamo infatti arrivati alle porte del fatidico 25 settembre, e anche se alla fine forse davvero stavolta a votare manco ci vado, qualcosa pure bisogna dirsela, sulle elezioni politiche incombenti.

Partiamo da qui: è davvero una data fatidica? Delle ultime due elezioni politiche, l'ho pensato, assieme ad almeno un terzo dell'elettorato peraltro, e scritto. Quanto - ahimè - mi sbagliassi, basta rileggere qualcosa per misurarlo. Ma non nel giudizio di merito dei programmi grillini, che anche a rileggerli oggi sarebbero da sottoscrivere nuovamente (e infatti non è un caso che essi stessi li abbiano fatti praticamente sparire dal web, menomale che mi ero scaricato un pdf integrale che vi fornisco volentieri, ché tutti i link che vi avevo fatto negli anni sono oggi "rotti" e questo su blitz è solo un riassunto..): quello che serviva all'Italia dieci anni fa è esattamente quello che servirebbe oggi, o che sarebbe servito ad affrontare la pandemia in maniera intelligente e non idiota punitiva e distruttiva, o a far si che i rincari del gas ci facessero economicamente il solletico o poco più. No, il tradimento è invece delle persone, che quei programmi hanno dimenticato o rinnegato, sia che siano fuoriuscite dal moVimento sia che siano rimaste dentro, con pochissime eccezioni. Il problema coi tradimenti, però, è sempre quello: che per un po' non ti fidi di nessuno, e anche chi invece non ti tradirebbe mai ci mette del tempo e della fatica a convincerti che con lui/lei non rischi di rivedere concretizzati i tuoi incubi, ammesso che ci riesca.

Aggiungiamo un particolare non da poco: che era chiaro fin da subito (almeno, a chi capisce di queste cose) che il m5s era in grado di raggiungere in fretta una massa critica in grado di incidere pesantemente sulla scena politica, se non di dominarla. Oggi, anche quando rintracciassimo uno schieramento qualunque con un programma sottoscrivibile (che cioè contenga chiare prese di posizioni antieuropeiste e keynesiane unite a una riforma della selezione politica in grado di limitare a quote endemiche la corruzione: il mix del programma grillino originario, per intenderci), è altamente improbabile che esso sia in grado non dico di incidere, ma nemmeno di superare gli sbarramenti ed entrare in Parlamento. Quindi l'alternativa oggi per noi "eretici" è purtroppo solo questa: non votare o votare inutilmente? Io deciderò all'ultimo istante, magari ci vado se non ho di meglio da fare quella domenica, visto che come da dettami gelliani (adottare ogni strategia perché la gente vada a votare sempre meno, dal disamore indotto fino alle urne aperte il minimo) da un po' alle politiche si vota un giorno solo.

Il combinato disposto dei due capoversi precedenti è esiziale: anche quando identificassimo un programma votabile, e se ce ne fosse più di uno ci mettessimo tutti d'accordo riuscendo a portare quello schieramento in Parlamento, e magari alla fine fossimo talmente inopinatamente tanti da farne un soggetto politico in grado di incidere (magari non quanto il m5s, diciamo che basterebbe quanto un ago della bilancia ai tempi del pentapartito), cosa ci garantirebbe che i suoi esponenti, una volta al governo, quindi una volta al contatto col Vero Potere, magari alla prima gita a Bruxelles, non vengano "ridotti alla ragione" tramite contatto suadente o minaccioso che sia, come sarà capitato, che so, a un Di Maio? Sennò come lo spieghi uno che sottoscrive un programma come quello nell'immagine qui accanto e poi se ne dimentica completamente?

Mi si dirà: ma anche se non vai a votare, togliti dalla testa la possibilità che l'esistenza di un "partito dell'astensione" (per quanto enorme possa diventare) venga riconosciuta nel suo significato di protesta e "alterità" da parte di quelli che si spartiscono i voti espressi per farne una remunerativa carriera e si comportano come se le quote fossero della popolazione anziché dei pochi votanti. E infatti, volendo evitare di fare la fine di Carlo Verdone quando annulla comicamente la scheda dopo aver passato mille peripezie con la sua Alfasud mentre rientrava dalla Germania per votare, alla fine probabilmente voterò. Forse Paragone. E ai compagni che mi ricordassero che è destrorso rispondo che mi trovassero uno schieramento di sinistra-sinistra che ha compreso che senza uscire dalla UE nessuna politica economica nazionale "altra" rispetto al monetarismo eurista (si, "da giovane" - ad esempio in questo post, che peraltro vi ripropongo ogni volta che voglio spiegare Keynes - pensavo addirittura che si potesse cambiare quella, dovevo invecchiare per capire che se non possiamo incidere su scala nazionale figurarsi continentale), figurarsi una di stampo socialista, è possibile, e voto quello. O forse Italia Sovrana e Popolare.

Riassumendo (tanto i documenti per riscontrare, se vi va, ve li ho già linkati):

  • il programma del movimento 5 stelle prevedeva il ripudio delle grandi opere tangentizie (a cominciare dalla val di Susa) e invece un tripudio di piccole opere (keynesianamente in grado di riassorbire a stretto giro il deficit inizialmente necessario ad avviarle) proprio in settori come la sanità pubblica, l'edilizia pubblica specie scolastica, il recupero del territorio e la microproduzione di energia da fonti alternative - se negli anni di governo avessero fatto una frazione di quanto promesso, ieri avremmo affrontato la pandemia agendo innanzitutto sul denominatore (i posti in ospedale, e non solo in terapia intensiva) e sul numeratore incentivando ogni possibile cura empirica (anziché buttare soldi - magari con tanto di stecca - in sieri dimostratisi inutili e dannosi), ed oggi non avremmo questi aumenti dei prezzi dell'energia a finire di distruggere le PMI completando l'opera iniziata con la pandemia; per questa ragione Conte potrà anche convincere qualche elettore, fosse anche molti, a tenere a galla la barca grillina (se non si fosse smarcato in extremis non avrebbe nemmeno potuto tentare), ma non chi ha buona memoria;
  • gli altri, tutti gli altri, o sono sputtanatissimi da tanto tempo, come il PD o Berlusconi (che non manca di dichiararsi europeista ogni due e tre, tanto per togliere credibilità lepeniana alla Meloni, e invece non dimentica di fare l'occhiolino ai suoi grandi elettori di sempre ricicciando addirittura il per troppi versi infattibile Ponte sullo Stretto), o da meno come la Lega (che ha spinto i grillini tra le braccia del PD anziché provare a mantenere dritta la barra di un governo che almeno in potenza era alternativo), o si sputtanano in tempo reale sotto i nostri occhi (la Meloni ammesso che arrivi al governo diventerà eurista prima ancora della prima gita a Bruxelles, potete scommetterci); comunque, ciascuno di loro non fa che agitare veli ideologici davanti agli occhi dell'elettore bue di riferimento (diritti civili - che senza quelli socioeconomici sono fuffa - e ambientalismo modaiolo a sinistra, xenofobia e autoritarimo sociale a destra, e trasversalmente termovalorizzatori e quelle centrali nucleari che, pur non volendo considerare i veri costi, ché se lo avessero mai fatto non ne avrebbero mai costruita nemmeno una, se anche cominciassimo domani a farne mille avremmo il primo chilovattora netto tra decenni), veli ideologici che in quanto tali hanno il precipuo compito di occultare ai loro occhi la realtà di una politica economica autoritaria, criminale e decisa altrove, che implica tra l'altro la distruzione del tessuto socioeconomico dell'Italia così come deciso e comunicato agli esecutori sul panfilo della troppo compianta Elisabetta II giusto trent'anni fa;
  • gli unici alternativi sono talvolta incoerenti, talaltra destinati all'irrilevanza, e spesso tutte e due le cose;

con questo scenario, è come accingersi a fare l'amore con una donna che si vede che non ti ama, non gli piaci, pensa ad altro e forse ti deride o comunque ti disistima: sarebbe meglio scappare, ma se non lo fai non ti puoi che attendere una prestazione al massimo modesta... Insomma, domenica si vota: magari non si sa chi vince, ma sicuro si può prevedere, altro che botto, una drammatica cilecca.

venerdì 16 settembre 2022

RICEVUTO, ROGER

Il folgorante incipit del post di Ubitennis che raccoglie
le reazioni dei sudditi all'addio del Re...
Di solito mi sottraggo ad accodarmi a lutti o congratulazioni già troppo condivise sul web, a meno di non avere un qualcosina di personale da aggiungere, perché è inutile aggiungere una goccia all'oceano. Ma sul ritiro di Roger Federer non riesco a trattenermi, perché gioco a tennis da sempre e chi gioca e/o ama il tennis semplicemente non può non amare (fino a definirlo "un'esperienza religiosa") come lo ha interpretato il campione svizzero e non essere triste perché non giocherà più, anche se prima o poi data l'anagrafe doveva capitare.

Qualche anno fa, dopo il suo ennesimo trionfo, avevo addirittura auspicato che si ritirasse da vincente, risparmiandoci di assistere a una parabola discendente (come ad esempio quella di Serena Williams, che gli ultimi anni a vederla giocare era una fitta al cuore) che avrebbe forse sporcato i ricordi. Ma non è successo: si è fatto male una prima volta (tra l'altro la prima di una altrimenti fortunata carriera: e si, ci vuole pure questo) ma quando è rientrato ha rivinto tornei anche di livello slam, e nell'ultima sua uscita ha rischiato di battere Djokovic in finale a Wimbledon, sprecando match point sul proprio servizio (è il suo tallone d'Achille, se dobbiamo trovarne uno, la mancanza di cattiveria nei momenti decisivi, rara in assoluto ma non in rapporto al livello), dopo aver battuto fior di campioni tra cui uno nostro che dopo aver preso la sveglia da lui per due anni a livello slam ha perso sempre solo da Nole, scusate se è poco. E poi si è fatto male una seconda volta, si è operato, ha tentato di rientrare, ha persino annunciato il suo rientro (in casa, e già qui tutti abbiamo pensato "per ritirarsi"), e poi finalmente il suo ritiro "in bellezza": in una squadra composta da tutti i fab four, in un evento da lui voluto qualche anno fa, snobbato dai tecnici quanto amato dal pubblico, che possiamo scommetterci farà il classico "botto" in termini di rilevanza mediatica. Con tanto stile da poter affermare che come minimo è consigliato bene.

Sullo stile in campo invece nessuno ha dubbi: magari è stato superato in qualcuno dei suoi incredibili record, ma difficilmente qualcuno di noi nella sua vita vedrà un altro giocare così bene. Così "bello". Merito, come lui stesso riconosce, di una sorta di "dono divino", si, ma non facciamoci ingannare: anche Carla Fracci ce l'aveva, e anche lei quando ballava sembrava non faticare e la cosa restituiva un senso di bellezza immediatamente comprensibile anche ai profani, ma è tutto merito della tecnica, anche la minor fatica, e che questa sembri da fuori ancora meno è il valore aggiunto della dedizione quotidiana volta a perfezionare quella. Senza contare che molto della facilità dei colpi di Federer è dovuto, e la cosa è risaputa ai tecnici anche se si nota meno di un movimento di braccio portato con eleganza, ad una velocità di piedi tipo Mohammad Ali da giovane. Ed ecco perché può incidere tanto un ginocchio non dico malandato, che quello a chiunque, ma anche solo che ti da un minimo di pensiero, abbastanza da rallentarti quel tot che fa la differenza, per quanto piccolo sia. La spiego meglio, da tennista (ma vale per qualsiasi attività complessa in cui ha la sua parte il corpo, tanto più quanto è rapido il suo svolgimento): i gesti che fai, sia che ti vengono naturali sia che li hai appresi con fatica, vanno ad alimentare una "libreria" di sequenze di movimenti che rimane a disposizione della tua mente profonda che ne pesca uno o l'altro in frazioni di secondo. Se ne hai tante, da un lato è più probabile che tu abbia quella giusta per ogni situazione, dall'altro è relativamente più lenta la ricerca in libreria. Musetti, per esempio, ha (per ora, e speriamo non per sempre) questo, come problema maggiore. Ma se hai un gioco di piedi che ti permette di arrivare ogni volta nel posto giusto una ulteriore sottofrazione prima, ecco che moltiplicata per tutti i punti un match la cosa fa la differenza tra una vittoria e una sconfitta, per tutti i match di una carriera la fa tra uno dei tanti giocatori di grandissima classe e uno che vince 103 tornei nessuno dei quali piccolo e 20 grandissimi.

Tornando al suo post di addio, chiuderei con una considerazione. L'uomo Federer è alla fin fine molto più insondabile dei suoi colleghi del triunvirato (Murray è un campionissimo, l'unico capace di tenere testa non sporadicamente ai tre quando erano al meglio, ma è un gradino sotto loro, e lui lo sa), che somigliano molto ai loro corrispettivi giocatori. Nadal sarà un pezzo di pane ma di cui non fidarsi mai del tutto, e Djokovic uno slavo irregimentabile ma a cui affidare la vita di un Paese. Federer.., Federer boh? Come tutti i "family man", non sai se non avrà mai un'amante o se invece si e povera lei. Ma quello che ci ha detto per salutarci è tanta roba, anche da rivendersi per proprio uso, non resta che rispondergli (in gergo militar/radiotelefonico) Roger: ricevuto.

P.S. Volevo chiudere il post con un video coi suoi "hot shots" ma ce ne sono troppi: vi consiglio di investire un po' di tempo a guardarvi tutti quelli che potete.

sabato 10 settembre 2022

SENZA SPERANZA?

Grafico tratto da uno studio dell'Istituto Nazionale
di Statistica del Regno Unito, qui l'articolo completo
Perdonatemi se torno a coppe, ma d'altronde se scrivo di musica, forse anche perché scrivo della musica di decenni fa, a leggermi siete ancora di meno. D'altronde, di questi tempi, chi non parla, anzi chi non ragiona adeguatamente, di guerra e di pandemia, va ad ingrossare le fila del bestiame inconsapevolmente accompagnato al macello. Certo, mi si potrebbe rispondere, sempre meglio di chi al macello ci viene accompagnato lo stesso ma in più ne è pure consapevole, e allora alzerei le mani: è una questione di preferenze personali. Io preferisco la consapevolezza, come ad esempio quella di prima o poi dover morire e ciao, e ritengo sia difficilissimo e pertanto altrettanto apprezzabile riuscire a vivere con quella, senza una qualunque ideologia consolatoria a velare gli occhi, religiosa o meno. Il paradigma è quello.

Torno a parlare di pandemia, uno o due mesi prima di quando probabilmente la faranno tornare in cronaca per rirenderci impossibile la vita, perché nei miei consueti giri sul web mi sono imbattuto in una notizia che sicuramente non avrete sentito in TV. Uno studio serio di Altamedica (citato da agenzie di stampa come Dire e Agi, e qui commentato da Globalist), indirettamente confermato da uno studio su Science (riportato da L'indipendente), conferma incontrovertibilmente che chi ha contratto il covid NON ha bisogno di vaccino, perché la sua risposta immunitaria, modificata naturalmente e diretta al virus, risulta molto migliore rispetto a quella indotta dai cosiddetti vaccini, creata artificialmente e diretta a una sua parte, pertanto suscettibile di diminuire con le varianti. Molto migliore non tanto nel prevenire il contagio, ma proprio nell'evitare il reinsorgere della malattia con sintomi specie seri. Si, l'esatto opposto delle palle che vi hanno raccontato per farvi vaccinare.

La cosa, a saperla leggerle, spiega perfettamente quello che abbiamo visto nei mesi scorsi: una marea di contagi (moltiplicati di tre zeri) nonostante le vaccinazioni a tappeto, riguardanti soprattutto vaccinati anche con più dosi, e i casi gravi, relativi alle complicazioni anche fatali di chi contrae l'influenza avendo altri problemi, decisamente all'interno dell'ordine di grandezza normale di sempre. Come peraltro lungo quasi l'intero corso della pandemia, diventata però a furia di ondate finalmente endemica come sarebbe stato tempo prima se non avessero imboccato la via dei vaccini. E tutto questo, senza neanche parlare degli effetti avversi di questi ultimi, spesso letali, che però ci sono eccome (sotto gli occhi di tutti) e però devi andarteli a spulciare sul web perché col cavolo che te li dicono (ma "i vaccinati disimparano a nuotare"?). Effetti avversi per cui, come per ogni cura non necessaria, imporli in mancanza di prove di efficacia e anzi in presenza di prove di inefficacia è senza mezzi termini criminale, figurarsi se ai bambini. E senza dire dei tanti morti iniziali di cui almeno la concausa, per non dire la causa principale, è la scellerata scelta di bloccare ogni qualsiasi terapia empirica che si poteva tentare anziché lasciare i malati a casa in attesa di mandarli in ospedale quando era troppo tardi (e allora ventilarli, ammazzandoli, e bruciandoli, per cancellare le prove) - chissà se e quando arriverà il redde rationem per la cricca responsabile di questo (io intanto voto per chi promette di provarci, a mettere in stato d'accusa Speranza e soci).

Ciò non impedirà al prossimo governo, specie se sarà ancora a guida PD/UE ma non ho molte speranze nemmeno nelle alternative possibili (chi voto io probabilmente non supera manco gli sbarramenti, se voto), di ripartire col green pass, le chiusure, gli ostracismi ai non vaccinati, e magari pure ai vaccinati con più dosi che finalmente hanno capito l'antifona e non intendono proseguire, eccetera eccetera. Specie se nel frattempo si dovesse in qualche modo fermare la guerra in Ucraina, che è il nuovo e più efficace metodo trovato, anzi recuperato tra quelli più utilizzati nella Storia, per impoverire i popoli quando ai padroni del vapore pare che ciò sia necessario (o meglio, quando non sono costretti dagli eventi a lasciargli respiro consentendogli un temporaneo innalzamento delle condizioni materiali - e quindi spirituali). Torneremo sull'argomento presto, per ora vi lascio con l'invito a leggervi questo articolo ben circostanziato, che dati alla mano spazza via gli almeno trenta anni di bugie che stanno dietro al "fogno" europeo, sfondo nel quale bisogna sforzarsi di guardare tutti gli accadimenti in cronaca.

giovedì 1 settembre 2022

RADIOCIXD 62 - ANIDRIDE SOLFOROSA

Ce lo siamo già detti: il trittico di album nati dalla collaborazione tra Lucio Dalla e Roberto Roversi è da considerarsi uno dei vertici assoluti della canzone italiana di ogni tempo. Abbiamo già parlato del primo, Il giorno aveva cinque teste del 1973, gigantesco atto di coraggio di uno che se voleva poteva campare dell'onda lunga del successo commerciale degli anni precedenti e invece subodorò l'aria che tirava e si gettò verso anni di fame (certo, poi ripagati da un successo così enorme che mai avrebbe potuto raggiungere restando nel solco precedente, ma prima chi glielo poteva garantire?), e del terzo e ultimo Automobili del 1976, visionario capolavoro che però tradisce la crisi del rapporto tra i due autori. Questo Anidride solforosa è nel mezzo, e perciò forse al vertice, di questa prodigiosa parabola artistica.

Vi si trovano tematiche anticipate di decenni e ritratti di scene che sembrano passate di moda ma invece oggi più attuali che mai, a saperle leggere, in mezzo a sbocchi di satira sociopolitica e schizzi di cronaca di una durezza che solo il rap, ma in America non certo in Italia, saprà poi dare. Il tutto condito di invenzioni musicali difficilmente inquadrabili, e non avanti o dietro, ma sopra, quanto la musica italiana sarà in grado di offrire nei decenni a seguire. Tanto che un ragazzo che lo ascoltasse oggi forse non capirebbe che si tratta di un disco di quasi mezzo secolo fa, ma potrebbe scambiarlo per avanguardia, non fosse che la voce di Lucio è talmente nota che magari la riconosce anche lui. Ma mentre scrivo questo penso che se quarant'anni fa a me ventenne qualcuno avesse provato a propinarmi una tracklist commentata di un qualsiasi musicista degli anni 30 o 40 probabilmente lo avrei snobbato, e pace così.

Facciamo così, allora: in fondo alla consueta disanima dei singoli brani, con link ai tube che si aprono in popup così da permettervi di continuare la lettura, vi embeddo il video della title track però registrato in TV dodici anni fa, si, ma ben trentacinque anni dopo l'uscita della canzone, il che forse la dice lunga sulla sua persistente attualità. Alla voce femminile, che nella versione in studio del '75 era interpretata con giocosa ironia dallo stesso Dalla, c'è qui la sottovalutatissima Angela Baraldi, una delle tante "scoperte" di Lucio (una delle meno fortunate commercialmente e assieme una delle migliori), che da tempo porta questo brano in concerto eseguendolo anche assieme a Zamboni e ad altri post-CSI, oltre che a De Gregori, per dire.

  1. Anidride solforosa - Due piani narrativi si intrecciano in questo capolavoro, e la musica cambiando tra i due fa da paratesto aiutandoci: in uno una donna del popolo parla di amore e rivoluzione, nell'altro una voce parla di inquinamento e computer, dimostrando che i poeti (quelli veri) spesso capiscono le cose decenni prima degli altri.
  2. La borsa valori - Come Dario Fo, Lucio Dalla quando scatenava il suo gramelot incomprensibile si faceva invece capire meglio ancora di quando usava parole sensate. E sta cosa la percepivo anche da bambino, ascoltando Cos'è Bonetti piuttosto che Pezzo zero. Qui sciorina a cazzo il listino della borsa valori di Milano e altre voci che vi si potevano ascoltare, dimostrando palpabilmente l'insensatezza di un mondo che pure ancora non era diventato il mostro trituratore dell'economia reale che è.
  3. Ulisse coperto di sale - Come nel primo brano, la musica sottolinea con un cambio brusco, qui dal rock sfrenato (questo è uno dei pezzi più rock della musica italiana, se una radio lo passasse prima dei Maneskin tutti capirebbero le mammolette che sono) si passa al melodico lento, il passaggio tra i pensieri e le parole del narratore: un Ulisse coperto di sale, come siamo tutti noi che torniamo, quando torniamo. E, come chiarisce un certo Dante Alighieri, prima di riandare.
  4. Carmen Colon - Quando la poesia parla di cronaca, e anche qui di un argomento particolare di cui sarebbe diventato di moda parlare (ma quanto peggio, a cominciare dai neologismi...) decenni appresso...
  5. Tu parlavi una lingua meravigliosa - Racconto poeticissimo, e chiuso mirabilmente, del reincontro casuale, una vita dopo, di una donna un tempo amata. Tra l'altro, questo brano è il prototipo di quel modo unico e mai banale che Dalla cantautore avrà di cantare d'amore negli anni a seguire...
  6. Mela di scarto - Per i non torinesi, Ferrante Aporti (dove l'avevo sentito? si un vecchissimo pezzo di Vecchioni, ma quella era una via di Milano dove al Professore era capitata una disavventura amorosa...) è il carcere minorile di Torino. Dove il protagonista di questa canzone finisce per una cavolata giovanile, per poi come spesso capita in pratica non uscire più, avviato proprio dal riformatorio a una vita da delinquente. Dicevamo delle tematiche da rap (vero), e questo brano sembra anche riarrangiabile in rap, per metrica.
  7. Merlino e l’ombra - Curiosamente, anche qui mi viene in mente Vecchioni, che canterà una tematica bergmaniana come questa qualche anno dopo (Lo stregone e il giocatore). Da notare anche qui come la base musicale accompagni coi suoi cambiamenti il mutare di prospettiva suggerito dal testo.
  8. Non era più lui - Anche qui accade, e anche qui come in Ulisse uno dei due temi è profondamente rock, anche se meno duro. La storia è quella di un uomo del sud, costretto ad emigrare e a rinunciare ai suoi sogni per fare forse l'operaio, che sogna il ritorno e con ciò aggrava ulteriormente la propria alienazione.
  9. Un mazzo di fiori - Ancora cronaca, ma mentre Carmen era una ragazzina uccisa da un serial killer, Emilia è una donna stanca di vivere che si suicida gettandosi nel Po. Inutile dire che la canzone è di una bellezza straziante...
  10. Le parole incrociate - L'album chiude in bellezza, con la sua canzone forse più bella, per qualcuno la più bella di tutto il repertorio di Dalla, e con la sua conclusione lapidaria: "Nel bel prato d'Italia c'è odore di bruciato. Un filo rosso lega tutte, tutte queste vicende. Attenzione: dentro ci siamo tutti, è il potere che offende.". Prima, semplicemente la storia d'Italia. Se non ci sono l'Italicus, piazza della Loggia, Ustica, la stazione di Bologna, Moro, gli anni di piombo, le stragi di mafia e la Trattativa, le guerre travestite da missione di pace, la cosiddetta pandemia, eccetera eccetera, è solo perché sono cose successe dopo. Ma è un dettaglio.

E ora gustiamoci la splendida e bravissima Baraldi, che qualcuno guardando il video riconoscerà (aahhh, ecco chi era!) come la protagonista di Quo vadis baby? di Salvatores...

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