venerdì 16 settembre 2022

RICEVUTO, ROGER

Il folgorante incipit del post di Ubitennis che raccoglie
le reazioni dei sudditi all'addio del Re...
Di solito mi sottraggo ad accodarmi a lutti o congratulazioni già troppo condivise sul web, a meno di non avere un qualcosina di personale da aggiungere, perché è inutile aggiungere una goccia all'oceano. Ma sul ritiro di Roger Federer non riesco a trattenermi, perché gioco a tennis da sempre e chi gioca e/o ama il tennis semplicemente non può non amare (fino a definirlo "un'esperienza religiosa") come lo ha interpretato il campione svizzero e non essere triste perché non giocherà più, anche se prima o poi data l'anagrafe doveva capitare.

Qualche anno fa, dopo il suo ennesimo trionfo, avevo addirittura auspicato che si ritirasse da vincente, risparmiandoci di assistere a una parabola discendente (come ad esempio quella di Serena Williams, che gli ultimi anni a vederla giocare era una fitta al cuore) che avrebbe forse sporcato i ricordi. Ma non è successo: si è fatto male una prima volta (tra l'altro la prima di una altrimenti fortunata carriera: e si, ci vuole pure questo) ma quando è rientrato ha rivinto tornei anche di livello slam, e nell'ultima sua uscita ha rischiato di battere Djokovic in finale a Wimbledon, sprecando match point sul proprio servizio (è il suo tallone d'Achille, se dobbiamo trovarne uno, la mancanza di cattiveria nei momenti decisivi, rara in assoluto ma non in rapporto al livello), dopo aver battuto fior di campioni tra cui uno nostro che dopo aver preso la sveglia da lui per due anni a livello slam ha perso sempre solo da Nole, scusate se è poco. E poi si è fatto male una seconda volta, si è operato, ha tentato di rientrare, ha persino annunciato il suo rientro (in casa, e già qui tutti abbiamo pensato "per ritirarsi"), e poi finalmente il suo ritiro "in bellezza": in una squadra composta da tutti i fab four, in un evento da lui voluto qualche anno fa, snobbato dai tecnici quanto amato dal pubblico, che possiamo scommetterci farà il classico "botto" in termini di rilevanza mediatica. Con tanto stile da poter affermare che come minimo è consigliato bene.

Sullo stile in campo invece nessuno ha dubbi: magari è stato superato in qualcuno dei suoi incredibili record, ma difficilmente qualcuno di noi nella sua vita vedrà un altro giocare così bene. Così "bello". Merito, come lui stesso riconosce, di una sorta di "dono divino", si, ma non facciamoci ingannare: anche Carla Fracci ce l'aveva, e anche lei quando ballava sembrava non faticare e la cosa restituiva un senso di bellezza immediatamente comprensibile anche ai profani, ma è tutto merito della tecnica, anche la minor fatica, e che questa sembri da fuori ancora meno è il valore aggiunto della dedizione quotidiana volta a perfezionare quella. Senza contare che molto della facilità dei colpi di Federer è dovuto, e la cosa è risaputa ai tecnici anche se si nota meno di un movimento di braccio portato con eleganza, ad una velocità di piedi tipo Mohammad Ali da giovane. Ed ecco perché può incidere tanto un ginocchio non dico malandato, che quello a chiunque, ma anche solo che ti da un minimo di pensiero, abbastanza da rallentarti quel tot che fa la differenza, per quanto piccolo sia. La spiego meglio, da tennista (ma vale per qualsiasi attività complessa in cui ha la sua parte il corpo, tanto più quanto è rapido il suo svolgimento): i gesti che fai, sia che ti vengono naturali sia che li hai appresi con fatica, vanno ad alimentare una "libreria" di sequenze di movimenti che rimane a disposizione della tua mente profonda che ne pesca uno o l'altro in frazioni di secondo. Se ne hai tante, da un lato è più probabile che tu abbia quella giusta per ogni situazione, dall'altro è relativamente più lenta la ricerca in libreria. Musetti, per esempio, ha (per ora, e speriamo non per sempre) questo, come problema maggiore. Ma se hai un gioco di piedi che ti permette di arrivare ogni volta nel posto giusto una ulteriore sottofrazione prima, ecco che moltiplicata per tutti i punti un match la cosa fa la differenza tra una vittoria e una sconfitta, per tutti i match di una carriera la fa tra uno dei tanti giocatori di grandissima classe e uno che vince 103 tornei nessuno dei quali piccolo e 20 grandissimi.

Tornando al suo post di addio, chiuderei con una considerazione. L'uomo Federer è alla fin fine molto più insondabile dei suoi colleghi del triunvirato (Murray è un campionissimo, l'unico capace di tenere testa non sporadicamente ai tre quando erano al meglio, ma è un gradino sotto loro, e lui lo sa), che somigliano molto ai loro corrispettivi giocatori. Nadal sarà un pezzo di pane ma di cui non fidarsi mai del tutto, e Djokovic uno slavo irregimentabile ma a cui affidare la vita di un Paese. Federer.., Federer boh? Come tutti i "family man", non sai se non avrà mai un'amante o se invece si e povera lei. Ma quello che ci ha detto per salutarci è tanta roba, anche da rivendersi per proprio uso, non resta che rispondergli (in gergo militar/radiotelefonico) Roger: ricevuto.

P.S. Volevo chiudere il post con un video coi suoi "hot shots" ma ce ne sono troppi: vi consiglio di investire un po' di tempo a guardarvi tutti quelli che potete.

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