lunedì 27 maggio 2019

THE SCOPPOL-ONE

Il post completo di Fulvio Grimaldi - si noti, è del 24 maggio - è qui
La clamorosa sconfitta elettorale del Movimento 5 Stelle alle europee (la prima della sua breve storia) è tale che non è possibile ai loro leader, neanche volendo, mettersi alla prova nello sport nazionale del "commenta comunque positivamente i risultati delle urne", di cui noi italiani siamo maestri. Non si tratta però di un risultato inatteso, per chi osservava la realtà e ci capiva qualcosa, come modestamente potete verificare scorrendo gli ultimi post politici di questo blog, o se cercate l'eccellenza osservando lo stralcio in immagine del post di Grimaldi sul suo Mondocane, talmente lucido da azzeccare persino le proporzioni. Il pezzo, inoltre, inizia confermando l'endorsement e finisce indicando l'unica possibile soluzione, nel duplice senso di salvezza per l'Italia e chance di sopravvivenza per il moVimento: recuperare la battaglia primigenia, quella a cui (adesso è evidente anche agli ottusi) è dovuta l'investitura popolare del 2018, contro la UE e l'Euro e per la sovranità del Paese.
Gli italiani, insomma, hanno capito che qualsiasi promessa, senza questa premessa, è destinata a essere depotenziata in attuazione se non annullata, e il loro voto di oggi lo conferma: hanno penalizzato chi pateticamente aveva tentato di recuperare terreno rispolverando la bandiera dell'onestà, e premiato chi ha dato continuamente mostra (lasciamo perdere quanto sostenibilmente nei fatti: intanto è stato creduto, sennò non era primo persino a Riace e Lampedusa) di volere difendere gli interessi nazionali. Ripeto, la prossima volta Attila, se anche Salvini bluffa.
Detto questo, se non sono scemi il governo resta in piedi, e per le politiche ci sono ancora alcuni annetti. E siccome tutto si può dire dell'elettorato italiano tranne che sia vittima di immobilismo, e troppi ne abbiamo visti in questi anni passare da zero a 33, da 32 a 17, da 20 a 40 e ritorno, eccetera, non tutto è perduto, purché appunto ci si ricordi delle promesse fatte e si tenti in ogni modo di mantenerle. Anche perché dall'altra parte quelli che oggi gongolano hanno dimezzato il risultato rispetto alle scorse europee e sostanzialmente mantenuto quello delle ultime politiche.
Gli stessi media che magnificano come un successo il 22% del loro partito, dimenticando che praticamente i voti europeisti in Italia finiscono li, esultano oggi sia per il cambio di equilibri dentro al governo che per lo scampato pericolo perché nel parlamento europeo il blocco popolari/socialisti, che fino a ieri godeva della maggioranza dei seggi, oggi può continuare a detenerla se si allea con i liberali e i verdi (missione Greta compiuta), titolando variamente sul mancato sfondamento dei vari sovranismi. Dimenticando che gli inglesi hanno fortemente premiato il più radicale degli euroscettici, ricordando ai parlamentari nazionali cosa devono fare da qui a ottobre, gli italiani pure (anche se forse lo è solo a parole, ma se si dimostrasse così se ne cercheranno un altro vero), i francesi anche (al punto che forse si rivota, e vedremo se hanno capito che il micron era solo per prenderli in giro), e i tedeschi, che non sono anti-Ue solo perché la UE è stata costruita a loro vantaggio e a danno nostro e degli altri europei non della loro orbita (e finché resta così), hanno comunque quasi azzerato lo schieramento più europeista a prescindere. Ora, magari i meccanismi istituzionali europei neutralizzeranno questo vastissimo movimento popolare, tanto comunque il governo europeo non deve chiedere la fiducia al parlamento e la BCE non deve dare conto, ma questo continuerà a sussistere. E se le istanze per cui è nato non saranno disinnescate o invertite (cioè, se non saranno riscritti i trattati eccetera, con tedeschi e consoci che concedono agli altri quello che non hanno mai voluto concedere), continueranno a crescere.
Per il movimento 5 stelle, invece, la strada è più stretta. Deve far vivere il governo, lasciando al suo posto Di Maio perché finisca di bruciarsi (tanto è al secondo mandato, o mi sbaglio?), e intanto recuperare i consensi perduti riprendendo in mano i propri cavalli di battaglia. Salvini è al punto in cui è perché non ha mai smesso di agitarli.

sabato 25 maggio 2019

MA ANCHE MOLTO MENO

Intanto riempiamolo di sovranisti, poi vediamo che succede...
Questo è un appello alle urne. Andate a votare, domenica 26, e fatelo per chiunque vi prometta "meno" Europa, e non "più". Nel dire questo, non ho ancora capito se Di Maio abbia davvero traghettato il Movimento 5 Stelle sul fronte europeista, ovvero se il suo sia soltanto un tentativo di disinnescare le uscite salviniane finalizzato a (1) impedire che l'effetto annuncio vanifichi la possibilità di una reale (e necessariamente improvvisa) presa di distanza da Bruxelles e (2) marcare la distanza politica da Salvini per rimontarlo nei sondaggi. Dando maggior credito al secondo scenario, rivoto per lo schieramento che ho scelto a fine 2012 (in conseguenza delle dichiarazioni bersaniane "con Monti senza se e senza ma", cui mentalmente risposi "e senza me"), ma se scopro che invece era vero il primo, sarà l'ultima volta.
Non esiste infatti la possibilità logica di sostenere una linea politico/economica di sinistra senza mettere in discussione l'Euro e quella UE di cui l'Euro è il cardine. Questo non significa che uscendo dall'uno se non anche dall'altra siano risolti tutti i problemi, anzi: sarebbero appena iniziati, tanto è il lavoro da fare per riportare il Paese almeno in linea di galleggiamento, non parliamo di rifarlo veleggiare. Ma è certo che senza una Italexit nulla può essere fatto (chi ti dice il contrario sta mentendo) e la nave affonderà. Produttività, flessibilità, disciplina di bilancio, austerity, privatizzazioni, eccetera: tutte bugie matricolate, quelle che ci raccontano per farci accettare queste ricette come salvifiche, mentre in realtà sono le armi con cui ci hanno impoverito e intendono continuare a farlo. Chi non rileva la contraddizione tra questa UE e una qualunque politica di sinistra, quindi, o non capisce niente oppure è in piena malafede: e badate che qui potete leggerlo solo perché io conto i lettori a decine, se li contassi a migliaia mi avrebbero già imbavagliato (vero Gawronski?). Ora, chi è in malafede non merita un grammo di attenzione, ma agli altri vanno aperti gli occhi, uno a uno. Anche perché le maniere tramite cui è stata imposta come unica verità l'attuale narrazione dell'UE come unico fattore di pace degli ultimi decenni, e dell'ultraliberismo come unico possibile paradigma di sviluppo del benessere, sono molteplici: non solo la TV e la stampa mainstream, ma anche i social network e la Rete. Ad esempio, quando anni fa iniziarono a "portarsi" le petizioni on-line, non si poteva sospettare che dietro molte di quelle organizzazioni che via mail invitavano ad aderire a battaglie indiscutibilmente "di civiltà" c'erano i soldi di personaggi con l'interesse preciso di esautorare gli Stati nazionali e di fatto disinnescare la democrazia. Se vi trovate ad essere iscritti alla mailing list di Avaaz, ad esempio, in questi giorni siete sommersi di appelli al voto antipopulismo, come ne andasse della vostra vita. Quando è vero esattamente il contrario. Fate come me, non cancellatevi: così potete monitorare l'evoluzione della loro abiezione.
Questo è un appello alle urne, e quindi deve essere breve. Ma a chi ha voglia di documentarsi, anche per meglio svolgere il suo doveroso compito di "convincitore" estemporaneo last minute di amici, parenti, colleghi e compagni di spogliatoio, fornisco una ragionata antologia di approfondimenti:
  • Bertani, ovvero un po' di storia, e calma e gesso qualunque sia il risultato delle europee tenete il governo in piedi o ci ritroviamo un ri-Monti o peggio;
  • Fusaro, ovvero è tutto un gioco delle parti in favore della destra ultraliberista;
  • Marx21.it, ovvero l'istruttiva cronistoria della fine della sinistra italiana, in tre contributi "dalla strada", di cui l'ultimo spiega il "caso" Casalbruciato (al tigì, manco a dirlo, vi hanno solo preso in giro...);
  • Salerno Aletta, ovvero qualche numero su come l'Unione Europea abbia accentuato le disuguaglianze in Europa anzichenò;
  • Blondet, ovvero il Britannia, cioè da dove partì il colpo di Stato che ancora continua;
  • Bifarini, ovvero basta il titolo: Una sciagura chiamata Euro;
  • Fagan, ovvero l'incolmabile e crescente distanza tra le ambizioni dichiarate del progetto Europa Unita e le realizzazioni pratiche;
  • Bordin, ovvero i danni che hanno fatto quelli di +Europa (qui chi li finanzia) quando hanno governato, e quindi quanto sia prioritario impedirgli di rifarlo (e qui la meravigliosa idea di dove trovare i soldi per dare una bella botta al debito pubblico: espropriare la Chiesa cattolica);
  • Rosso, ovvero come sul debito pubblico chi oggi in mitteleuropa fa il maestrino abbia la memoria corta, e la provocatoria soluzione di vendergli il Sudtirol;
  • Gramaglia, ovvero come persino a teatro, in un Processo all'Europa inscenato da centrosinistri in un quartiere storicamente di sinistra, gli euroscettici siano un enorme 30 per cento;
  • Alice, ovvero il neokenesismo avanza, e alberga tra i cinquestelle;
  • Travaglio, ovvero un piccolo dizionario provocatorio dei temi usati a cacchio in questa campagna elettorale;
  • Onfray, ovvero qual'è l'obiettivo finale del capitalismo e quindi perché è letteralmente vitale fermarlo. Ora.

sabato 18 maggio 2019

È IL CAPITALISMO, STUPÌDO!

Visto al cinema il biopic su Stanlio e Ollio, divertente e commovente al tempo stesso, grazie anche alla scelta di inquadrare un piccolo periodo del loro lunghissimo sodalizio, col restante a comparire qua e la senza disturbare l'approfondimento psicologico dei personaggi, cosa che sarebbe stata invece inevitabile se si fosse optato per la completezza didascalica dell'excursus biografico (come capita in troppi altri film del genere).
Il film narra infatti della tournée teatrale britannica che i due fecero nel 1953, quando ormai al cinema erano passati di moda, ultima occasione in cui i due si esibirono assieme: Oliver morì pochi anni dopo, e Stan (come ama precisare il film in coda) per gli 8 anni che gli restarono da vivere non fece che scrivere altre scenette per Stallio e Ollio, non interpretandole però con nessun altro. Il cambiamento dei tempi che loro adesso subivano gli presentava il conto del precedente che invece avevano cavalcato con successo: i due infatti devono la loro enorme fama alla circostanza di aver saputo cavalcare l'onda del passaggio al sonoro, che invece travolse quasi completamente tutti i loro colleghi cinematografari del muto, compresi mostri sacri come Keaton (che disse l'unica parola - "grazie" - della sua carriera nella meravigliosa scena finale di un film con Franco e Ciccio, citato anche da Guccini-Lolli) e Chaplin (che si riscattò tardivamente, anche se meravigliosamente, e che non tutti sanno che agli inizi in Inghilterra lavorava nella compagnia teatrale di Laurel ma lo precedette in America e nel successo).
Ma se il passare delle mode impedì ai nostri eroi di trascorrere una vecchiaia agiata, il corpus centrale della loro produzione artistica era di tale livello da essere destinato all'eternità. I bambini di oggi ridono, e probabilmente quelli di sempre rideranno, delle loro disavventure esattamente come  ne ridevamo noi, che li vedevamo il sabato mattina a Oggi le comiche (quando la TV aveva un solo canale e dava degli appuntamenti precisi ai suoi vari utenti), e al cinema i nostri padri e i nostri nonni. Le invenzioni dei due erano di tale portata che tutto il cinema successivo gli deve qualcosa, e non solo quello comico, e che impedisce che oggi si percepiscano "datati", a dispetto della qualità delle immagini a bianco e nero.
Ma c'è un aspetto ulteriore che li rende estremamente attuali. La realtà che rappresentano in quel corpus, infatti, ed anche nei film ambientati in altre epoche, è quella dell'America della crisi post-1929, che torna in cronaca ad ogni nuova crisi del capitalismo mondiale. E a vederla nei film di Stanlio e Ollio la cosa colpisce ancora di più che in Chaplin, perché per lui era il messaggio dichiarato e portante (al punto che fu costretto a rimediare in Svizzera per presunto antiamericanismo), mentre in loro si agita sullo sfondo quasi involontariamente. Mostrandoci per via subliminale, quindi efficacissima, le contraddizioni di un sistema che almeno allora aveva un'alternativa e invece ai nostri tempi si propone come unico insostituibile paradigma della società.
Vi propongo allora la lettura di un contributo estremamente interessante, che ha il pregio di coniugare egregiamente due argomenti che di solito vengono artatamente proposti invece separati: la crisi economica e la crisi ambientale. Così facendo, infatti, i padroni del vapore possono indurre i gretini ad accettare ulteriori capitolazioni nella distribuzione di redditi e risorse. Laddove invece dovrebbe risultare lampante che è solo reimbrigliando il capitalismo, anzi proprio superandolo in favore di una nuova forma di socialismo, che diverrebbe accettabile per ciascun essere umano parametrare la propria impronta ecologica a una compatibile per il pianeta. Perché è il capitalismo tout-court, ad essere la causa prima di tutti i guai del mondo, compresi quelli ambientali, e non servono a nulla i distinguo e le proposte di emendarlo. Infatti le ricette al suo interno, come quella che Trump sta applicando con successo negli USA, o come quella che Roosevelt applicò proprio ai tempi dei migliori film di Stanlio e Ollio, funzionano solo se c'è qualcuno o qualcosa al di fuori del sistema in cui funzionano da depredare e/o bombardare.
E ciò mi consente di tornare all'argomento iniziale, passando per "colonialismo" e "Legione Straniera". Al film su Laurel e Hardy infatti ho trovato un solo difetto, figlio della peraltro azzeccata scelta narrativa ristretta: i due ballano il numero tenerissimo da I fanciulli del West, ma non quello altrettanto delizioso, che io preferisco e che nel doppiaggio italiano dell'epoca (la voce storica di Ollio è del giovane Alberto Sordi, per quei pochi che non dovessero saperlo...) ci guadagna ulteriormente, da I due legionari. Ragion per cui vi saluto con questo...




mercoledì 15 maggio 2019

SCUSI DOV’È IL FRONTE?

Quando hai individuato il tuo nemico,
qualunque modo di combatterlo vale...
Un carissimo amico da sempre di sinistra-sinistra, che dopo anni di resistenza interiore si era quasi convinto a votare cinquestelle l'anno scorso, poi ritenendosi fortunato di avere avuto un impiccio materiale che glielo ha impedito, perché il moVimento era finito al governo con la becera destra leghista, mi ha chiesto come facevo io, da sempre di sinistra-sinistra come lui, a tollerare questa lunga volata che Di Maio sembra stare tirando a un fascistoide come Salvini, e che si traduce in sondaggi che fino a ieri vedevano in forte crescita il secondo a danno del primo. Lì per lì non ho trovato di meglio che rispondergli che era colpa sua, che alla fine non lo ha votato nonostante se ne fosse capacitato, e di tutti quelli di sinistra-sinistra che non avevano neanche raggiunto quest'ultimo stadio di consapevolezza ed avevano finito per sprecare il loro voto in uno dei rivoli a sinistra del PD (gli elettori di quest'ultimo non li considero nemmeno più esseri dotati di raziocinio, a meno che non abbiano interesse diretto all'affermazione delle politiche di destra capitalistica che il PD propugna), se il moVimento non aveva raggiunto percentuali in grado di farlo governare non dico da solo (con questa oscena legge elettorale, concepita apposta per depotenziarne il successo, non si poteva) ma almeno con l'appoggio almeno esterno della sinistra antieuropeista, anziché dover accettare la sponda dell'unico che gliela offriva. Ma non ero soddisfatto. La cronaca adesso mi dà occasione di una risposta migliore.
Succede che il caso Siri (qui raccontato da Bertani approfittandone per parlare di energia) dà l'occasione a Di Maio di smettere di portare l'acqua con le orecchie al suo "nemico interno", e subito i sondaggi gli danno ragione, infliggendo a quest'ultimo un meno sei per cento rapidissimo. E che Salvini, per reagire sul nascere alla controtendenza, guidato dal suo istinto politico indiscutibile, anziché rispondere sul tema difendendo l'indifendibile, si sia "buttato" su un argomento che ha tra gli altri il pregio dell'attualità, dichiarando apertamente che il nostro governo non dovrà più badare ad assurdi parametri come il deficit al 3% o la percentuale debito/PIL, almeno fino a quando non avrà ridotto la disoccupazione sotto la soglia fisiologica e psicologica del 5% e di conseguenza rilanciato l'economia. Con Di Maio che prende le distanze, ribadendo fedeltà all'Europa, ecco la risposta al mio amico: non solo quelli come me tollerano l'alleanza con Salvini fino a che il governo mantenga la discontinuità con le politiche dei precedenti, ma non esiteranno, laddove l'ineffabile Giggino completi la sua traghettata dei grillini verso sponde più quiete lasciando solo la Lega sul fronte antiUE, a passare direttamente a votare quest'ultima. E qualora anche questa passasse al nemico, o si dimostrasse essere stata sempre dalla sua parte, a votare per chiunque decida di presidiare quel fronte, fosse anche Attila l'Unno o Vlad l'Impalatore. E ora passiamo alla spiega.
Il fascismo, lo ricordo a beneficio dei tanti che usano il termine a sproposito, non è "di destra", perché questa espressione allude a una posizione nei banchi del Parlamento, e il fascismo una volta acquisito il consenso democratico necessario a prendere il potere (in Italia nemmeno poi tanto, servì la complicità dei Savoia, ma in Germania nettamente) il Parlamento lo esautorò. Il consenso lo prese perché prometteva al popolo la soluzione di problemi reali causati da altri, sul piano economico. Ma lo usò per, mentre elargiva al popolo stesso quanto serviva a tenerlo buono (casa lavoro infrastrutture, si, ma anche imprese coloniali e guerre), portare avanti gli interessi del suo mandante, il grande patronato capitalista. Ora, secondo voi, dov'è che abbiamo un Parlamento senza poteri e un Governo non eletto che mentre tiene buoni i popoli sbandierando valori democratici e di pace di fatto porta avanti gli interessi dei suoi mandanti ordocapitalisti? Esatto, nell'Unione Europea. Che al momento è esattamente la cosa più vicina al fascismo si possa trovare in giro, se proprio si ha bisogno di evocarlo e appiccicarlo su qualcosa.
Ora, se a studiare una qualunque guerra a distanza di spazio e tempo, seduti comodamente alla propria scrivania, è comunque difficile attribuire di qua o di la con nettezza torti e ragioni, a meno di non partire da un punto di vista preciso e quindi essere dotati di "pregiudizio" ideologico, figurarsi se quella guerra la stai vivendo. In questo caso, è un attimo trovarsi "dalla parte sbagliata" (cit.), e finire per spendersi per l'Errore, per il proprio stesso Nemico naturale, non dico nonostante, dico proprio per via della propria onestà e consequenzialità. Dopo il 1943, il Paese fu dilaniato anche per questa ragione, che andò a replicare nelle anime e tra le anime quella linea Gotica che oggettivamente marcava il confine tra due territori occupati da nemici diversi. Che l'impero del Male fosse il nazifascismo non era affatto così chiaro visto da vicino, e man mano che si chiarì fu dovere di chi lo capì spiegarlo a chi non lo capiva e se continuava a non capirlo combatterlo. Altra questione è che il Male risiede ovunque e presto ce ne saremmo accorti (tra l'altro, ai massimi livelli i capitalisti di entrambi i fronti erano in affari tra loro, esattamente come oggi: le guerre si fanno contro i popoli, non tra i popoli), allora c'era un Nemico da fermare. Anche a costo di allearsi con chi, una volta ristabilita la democrazia, avresti ripreso a combattere. Ecco il punto.
Neanche oggi, che il Nemico, o se preferite il Fascismo, è l'Unione europea (vedi sopra), si può perdere tempo a filosofare su quali compagni d'arme ti ritrovi. Ti dividerai domani, oggi si fa fronte comune. Anzi, se è la tua parte, che tradisce, si abbandona pure quella e si resta con chi combatte il Nemico. L'UE non è che uno strumento di asservimento dei popoli da parte delle élite (se n'è accorto persino il Financial Times), l'Euro un'arma letale che ha consentito a queste ultime, essenzialmente mitteleuropee (ma con membri, e collaborazionisti ben retribuiti, anche da noi), di combattere e vincere una guerra commerciale ai nostri danni, distruggendo il nostro tessuto industriale e costringendoci a una ingentissima deflazione salariale, tramite anche uno shock occupazionale. Se l'abbiamo già persa irrimediabilmente non si sa, ma ci resta il diritto di odiare finché campiamo il nemico che ci ha sconfitto e ancora di più i finti amici che lo hanno aiutato. Ma fino a che abbiamo l'impressione che ancora possiamo fare qualcosa, abbiamo il sacrosanto dovere verso noi stessi e i nostri figli di continuare a combattere, nei modi che ci capita di avere. Tra pochi giorni ci sono le elezioni europee. Si elegge un organo che non conta niente, l'abbiamo già detto. Ma intanto riempiamolo di "sovranisti" di tutte le specie, vediamo se arriva il messaggio. Poi si vedrà. E passiamo parola, che i sondaggi lo sappiamo tutti che fine fanno quando il 20% di indecisi alla fine si decide tutto da una parte: non solo può succedere, ma da qualche anno pare la regola...
Vi lascio con gli approfondimenti per i pochi volenterosi che sono arrivati fin qui, e ancora non gli basta. Sono tanti, ma erano giorni che mi ronzava in testa questo post e intanto mi documentavo leggendo qua e là, abbiate pazienza.

  • Carraro, ovvero i tedeschi lo capiscono benissimo, cosa è successo, e ci satireggiano pure sopra.
  • Pamio, ovvero come Soros e soci ci hanno fregato anche con le petizioni on-line.
  • Lameduck, ovvero come la nostra rovina abbia una data di inizio: il 1992.
  • Grimaldi, ovvero come Facebook ha chiuso dall'oggi al domani una serie di pagine filogovernative, o comunque fuori dal coro della narrazione dell'establishment.
  • Della Luna, ovvero come può succedere che alla fine (dismesso il loro teatrino) Di Maio e Salvini, facendolo apposta o meno, ci libereranno dall'Euro.
  • Magaldi, ovvero come se davvero osano spingere i gialloverdi arrivano al 70%.
  • Blondet, ovvero come sennò invece ci stanno già preparando il governo Draghi, a darci il colpo di grazia.
  • Rampini, ovvero come la sinistra ha tradito gli italiani.
  • Becchi, ovvero le balle che ci raccontano su moneta, debito, export e produttività.
  • Grazzini, ovvero anche il FT ormai auspica una moneta parallela per l'Italia (tipo questa proposta da Ytali, mentre il governo pare essersene scordato - NdR).
  • Becchi e Zibordi, ovvero come il caso Giappone dimostra che quella che ci raccontano sul debito pubblico è una favola.
  • Bifarini, ovvero: 1) come il neoliberismo prima di attaccare l'Europa con la spirale del debito ha distrutto l'Africa (e quindi sia tra l'altro alla base delle migrazioni) - 2) la verità sulla spirale del debito italiano.
  • Salerno Aletta su Teleborsa, ovvero cosa bisognerebbe fare per salvare l'Europa (e non è possibile proporre se prima non si è stravinto le europee - NdR).
  • Bregman, ovvero reddito di base universale e drastica riduzione dell'orario di lavoro, le nuove utopie per cui combattere.

sabato 11 maggio 2019

CENERI NEROARANCIO

Sarà perché rinasce dalle ceneri, ma se cerchi fenice su Google
le immagini che risultano sono quasi tutte a tema neroarancio...
Se è successo a Wolverine "l'immortale", perché non doveva succedere anche a una società sportiva che aveva come motto "qui non si muore mai"? Infatti è successo, la Viola è "morta": l'8 maggio del 2019, con un verdetto non di respingimento nel merito, ma di inammissibilità, del ricorso presentato avverso alla revoca del titolo sportivo per via del mancato pagamento di una rata di 7mila euro alla FIP, di cui la società aveva persino esibito copia del bonifico effettuato nei termini (ma presso banca "estera", quindi con pagamento pervenuto tardivamente, anche se prima della discussione del ricorso!!!). Se vuole, la società può ripartire dalla serie D in giù. Ma ci sono circa (chissà se sapremo mai ufficialmente l'ammontare preciso) un milione e settecento mila euro di debiti con le istituzioni (il Comune per l'affitto del palasport, la Città metropolitana per quello del centro sportivo), più 700mila per saldare giocatori e fornitori per la stagione appena conclusa, più altri (180mila? di più?) emersi improvvisamente un mesetto fa in modo così inatteso da provocare dichiarazioni allarmistiche - ma purtroppo non esplicite e chiare - della società (con tanto di repulisti interno). E già in queste ultime trapelava come l'opzione fallimento non fosse ormai più la meno desiderabile.
Le puntate precedenti della telenovela le potete rileggere qui: prima che arrivasse la Mood, avevo stilato 23 punti numerati, di modo da potersi in modo orientare dentro una vicenda intricatissima. Il ventiquattresimo è in cronaca, ma il vaticinio era facile; dicevo infatti:
Il punto 24 potrebbe essere che nei prossimi mesi una nuova proprietà trovi una transazione per i debiti e rilevi il pacco dal liquidatore, o invece che finalmente, detto col sollievo di quando un tuo caro malato terminale "smette di soffrire", si chiuda baracca e burattini. Tanto è già nata nei mesi scorsi, e ora forse si capisce perché, una nuova Cestistica Piero Viola che volendo può ripartire dalle serie minori senza la zavorra dei debiti delle società precedenti.
E poi sollevavo una serie di interrogativi, ancora aperti. La nuova proprietà infatti è emersa, dal momento che lo sponsor rimediato decideva di rilevare le quote e chiedere alle istituzioni un piano di rientro. Ma forse è proprio in questo imprevisto cambio di passo che vanno rintracciati i problemi finali: lo sponsor era stato infatti procurato proprio dal soggetto, promotore di quel Comitato Mito Viola nato come iniziativa dal basso in parallelo alla raccolta fondi dei tifosi per trattenere i giocatori durante la transizione, che è stato di recente estromesso dalla nuova società e ne è stato coprotagonista di uno spoetizzante batti e ribatti radiotelevisivo e social; non è che lo scopo della sponsorizzazione era invece proprio consentire di vivacchiare fino a fine anno per poi cedere il titolo e fallire? In tal caso, il disegno veniva compromesso dalla proattività del nuovo acquirente... E quindi, bisognava cercare il modo di neutralizzarlo. Dopodiché a quest'ultimo, dal suo canto, non restava che imboccare la via del fallimento, magari resa ai tifosi più accettabile (se non auspicabile) da un evento esterno. Ed ecco il pagamento tardivo e bizzarro di una cifra ridicola a fare da detonatore, e gli errori marchiani nel fare ricorso a innescare la miccia...
Non ho la palla di vetro, dunque non pretendo di aver indovinato come devono essere andate le cose. Ma di sicuro non sono andate come ce le raccontano: ognuno si faccia la sua idea. Ma a mio avviso c'è un punto davvero incontrovertibile: il vergognoso comportamento delle istituzioni politiche cittadine, davvero inqualificabile. I proprietari vecchi e nuovi, veri o simulati che fossero, potevano avere una qualche giustificazione a non conoscere appieno, o a non voler rivelare del tutto, l'entità dei debiti. Ma i loro creditori pubblici non potevano non conoscere l'entità dei loro crediti. E quindi sapevano benissimo che nessuno avrebbe potuto salvare la Viola dal fallimento. E nonostante ciò, hanno consentito che i cittadini si togliessero il pane di bocca per pagare uno stipendio ai giocatori. A me, oggi, stupisce che gli aderenti non siano accampati a piazza Italia a pretendere scuse pubbliche, se non il risarcimento di tasca propria, da parte di Sindaco e compari. Va bene la fede politica, va bene il credito ereditato, ma sono comportamenti non perdonabili nemmeno a un fratello.
Ma c'è di più. La cifra di cui si parla oggi (sperando non sia ancora sottostimata) ammonta a quasi 2 milioni di euro. Come si fa ad arrivarci, quanto cavolo chiedevano di affitto per le strutture sportive? Se era legittimo e inevitabile, allora era anche un dovere pretenderne l'incasso dalla società del tempo, pazienza se falliva, e la magistratura oggi dovrebbe intervenire con mano pesantissima su chi non lo ha fatto. Se invece era evitabile, e si è lasciato correre legittimamente, perché ci si è ricordati del credito quando c'era altra gente alla guida della società? Non piacevano, non convincevano? Bisognava dirlo apertamente, non illudere professionisti e tifosi con un finto sostegno di facciata (la presentazione di Coppolino alla festa dell'Unità, gli incontri al Comune con Menniti e soci) quando si avevano altri piani. Con che faccia oggi si rilasciano dichiarazioni di presa di distanza e stigmatizzazione altrui? E come possono i tifosi tollerare tutto questo?
Insomma, siamo di fronte a istituzioni che nella migliore delle ipotesi hanno colpevolmente omesso di intascare i giusti canoni da parte di alcuni soggetti per poi pretenderne l'incasso da parte di altri, nella peggiore hanno vessato con canoni spropositati la bandiera sportiva della città e sapendo benissimo che non sarebbero mai riusciti ad intascarli prima hanno lasciato correre e poi hanno sceneggiato uno psicodramma con l'obiettivo di nascondere le proprie responsabilità. E già, perché allora diventa anche comprensibile perché, Muscolino non trovava chi gli facesse uno straccio di fidejussione valida. Ma se falliva Muscolino, saltava subito fuori che gli si era fatto indebito credito per anni. Meglio accogliere in pompa magna Coppolino, tacergli del credito, lasciare che si esponga, e poi intimandogli il pagamento costringerlo alla fuga, tanto i tifosi se la prendono con lui come prima se l'erano presa con Muscolino anziché con la deprecabile FIP della sanzione illegittima. Poi lasciare che i tifosi si tassino anziché fermarne l'impresa impossibile. Quindi ripetere il giochino, anche se con qualche magheggio in più perché il tipo è diffidente (ricordate quante incertezze sul closing?), con Menniti e soci. E alla fine arrivare alla naturale conclusione, ma un anno, forse due, dopo: Viola sparita e crediti carta straccia, ma potendo almeno tentare di dire a un giudice che non è colpa propria.
Magari mi sbaglio. Ma almeno è logico. Non era logico che un imprenditore rischiasse investimenti per milioni con una fidejussione falsa peraltro prodotta dopo aver dato i centomila in contanti alla FIP, centomila che aveva persino riversato subito dopo la scoperta falsità (respinti al mittente). E non è logico che un imprenditore si esponga per centinaia di migliaia di euro e poi sputtani tutto per settemila, dopo aver già dichiarato che erano emerse novità nascoste e magari a fine anno avrebbe portato i libri in tribunale.
Di certo è che stavolta si muore. E potrebbe persino non essere un male. Si potrebbe essere come un altro degli X-Men, si potrebbe essere Fenice. E risorgere. Ma lontano dalle grinfie degli assassini e dei loro complici, per cortesia.

lunedì 6 maggio 2019

OGNI STORIA

A mia figlia io dico sempre e da sempre che ogni storia che ci raccontano ha qualcosa di vero, qualcosa di inventato, e una qualche lezione che possiamo trarne comunque. Ogni storia: dalle favole alle religioni, passando per i romanzi e i film dei supereroi. Spero così di fornirle uno strumento di decodifica della realtà che magari a sette anni può sembrare superfluo (ma basta non essere ossessivi) ma avendolo acquisito da piccola quando le servirà se lo troverà nel suo bagaglio senza forse nemmeno rendersi conto di come e perché.
Magari non funzionerà: lo so da me che spesso da genitori anticonformisti e libertari vengono fuori figli religiosi e bacchettoni, come dalle scuole delle suore i più accaniti atei e mangiapreti. Ma devo provarci lo stesso, non morrei in pace altrimenti. Perché credo che una democrazia sostanziale sia possibile solo tra persone consapevoli, che quasi automaticamente rifiutino qualsiasi narrazione che tenti di autoimporsi o si tenti di imporre (potendo anche accoglierla, per carità, ma solo dopo vaglio comparativo e analisi, mai supinamente o meccanicamente). E inoltre credo che ciascuno di noi per cambiare (al limite, il mondo) debba concentrarsi sulle cose su cui può realisticamente influire, quindi sicuramente se stesso, e in misura molto minore le persone che ci vogliono bene e si fidano di noi.
Figurarsi i lettori di un blog, mi direte. Infatti. Lo so. Infatti non lo faccio per voi, se qualcuno di voi in questi dieci anni si è "scetato" buon per lui, io scrivo per me, per vanità. Come tutti: non fidatevi di chi vi dice il contrario, mente, come minimo a se stesso.
Con queste premesse, ecco alcune delle storielle che vi raccontano in cronaca, con a fianco delle letture alternative:

Il debito pubblico è colpa vostra che avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità, uno Stato è come una famiglia se si indebita deve stringere la cinghia e pagare i debiti.  L'Italia è in avanzo primario da 27 anni col debito che continua a salire. Uno Stato sovrano può emettere tutta la moneta che vuole, c'è inflazione solo se ne emette troppa, ed è troppa solo se si supera la piena occupazione. Non esiste solo il monetarismo, esiste anche la MMT.
La Grecia è stata salvata da se stessa grazie all'Unione Europea e al governo collaborante di Tsipras. Sono incalcolabili i danni provocati dalla nefasta UE, anche solo in Grecia. Pensate che il direttore del Corsera oggi ammette, mentre si vanta di averlo fatto a fin di bene, di avere omesso di dire che egli stesso analizzando le statistiche aveva dedotto che circa 700 bambini erano stati uccisi dall'austerity. Il termine per chi lavora per il nemico è collaborazionista.
Gesù era figlio di Dio e Dio egli stesso, nacque da Maria vergine, fece miracoli, e morì in croce per salvarci. Eccetera. Joshua era uno dei tanti capipopolo che agivano nelle periferie dell'impero romano. La storia che raccontano al catechismo è una sintesi di quattro storie diverse con qualche punto di contatto tra loro, raccontate di seconda o terza mano molti decenni dopo la sua esecuzione. A loro volta scelte dalla Chiesa tra molte altre almeno altrettanto (poco) attendibili. Il che non sminuisce l'importanza di quello che è considerato il suo "messaggio", anzi: scremare le fesserie l'aumenta.
I nostri soldati sono impegnati all'estero solo in missioni di pace, durante le quali alcuni eroi sono rimasti vittima di vili attentatori, come a Nassirya. Ognuna delle sedicenti missioni di pace è stata o è una campagna militare, durante le quali è normale che qualcuno finisca vittima del nemico, tanto più indotto ad azioni "vili" quanto più debole e ridotto all'impotenza. Non raccontate balle ai bambini a scuola.
L'Europa ci ha dato settant'anni di pace. Anche tacendo della crisi economica indotta tramite l'Euro per fare vincere alla Germania e satelliti la guerra commerciale contro l'Italia e affini, e le guerre combattute dagli europei a rimorchio dei loro padroni USA, nonché le varie imprese neocoloniali Libia tra tutti, c'è la distruzione della Jugoslavia e conseguente conflitto in casa a pesare come un macigno, e le bombe sui civili serbi per sempre sulla coscienza del centrosinistra italiano.
In Venezuela c'è un dittatore da rimuovere, e già un baluardo della democrazia da mettere al suo posto. Il Presidente Maduro ha vinto e rivinto elezioni regolari a volontà, e gode ancora del consenso della maggioranza della popolazione, nonostante sanzioni embarghi e manovre golpiste la stiano impoverendo ulteriormente e vessando criminosamente

Non ho in tasca la verità. Ma nemmeno chi ve la propone giorno dopo giorno di modo che si affermi come capita a ogni menzogna ripetuta all'infinito. Se ognuno ragionasse con la propria testa, e mettesse in discussione tutto, saremmo già un bel pezzo avanti....

giovedì 2 maggio 2019

FACCIO IL PILOTA

Il film di Ingmar Bergman in cui il protagonista per guadagnare
tempo sfida a scacchi la Morte è una pietra miliare della nostra
cultura, tra le più citate: persino da Vecchioni e dal sottoscritto
Il guaio del tempo che passa è che più passa più va veloce. Non ho bisogno di dimostrare questo assunto, chiunque abbia l'età giusta lo comprende al volo, e se non lo capisce è perché non ce l'ha. Ad esempio, ogni primo maggio è tra le altre cose l'anniversario della morte di Ayrton Senna, e quest'anno - non l'avrei mai detto - è il venticinquesimo. E io quell'incidente l'ho visto in diretta TV, ed ero già uomo fatto, mica come per quello di Villeneuve che me lo ricordo pure ma ero un ragazzo e non so spiegarvi come ma me lo ricordo diversamente, come se il registratore che abbiamo in testa funzioni come i supporti esterni, che riguardare un vecchio super8 un vecchio VHS o un vecchio DVD non è la stessa cosa, a cominciare dal fatto che capisci che epoca era prima ancora di entrare nel merito delle immagini...
Il Dio dei piloti è morto, se ricordo bene, perché qualcosa si è rotto nell'avantreno della sua auto impedendogli di sterzare e mandandolo a sbattere contro un muretto, al che un bullone si è staccato da qualche parte sparandosi verso il suo cervello, attraverso la visiera del casco e il bulbo oculare. Il giorno prima durante le prove era morto un altro pilota, e pare che ne fu molto scosso lo stesso Senna, ma fu solo dopo la morte di quest'ultimo che le cose cambiarono (e per sempre, se pensiamo che da allora ad oggi c'è stato solo un altro morto in pista) nella sicurezza della Formula 1, quindi al Nostro va ascritto anche questo merito postumo. Tra gli altri acquisiti in vita: ché per molti è il più grande di tutti i tempi anche se il destino gli ha impedito di diventarlo anche per le statistiche, dal momento che proprio quel giorno vinse la sua prima gara uno che dominerà a lungo riempiendone tutte le caselle.
A dire il vero non so se ancora oggi tutti i record sono ancora di Michael Schumacher, perché non seguo più le corse, e non perché le fanno in quelle pay-TV che non mi avranno mai, ma perché sono diventate nel tempo sempre più noiose, col fattore umano progressivamente ridotto all'insignificanza.
E non mi muove a parlare una nostalgia senile, ma una di un qualcosa che non c'è più e valeva tanto, lo dimostra la mole di produzione artistica di ogni tipo relativa alla figura del pilota di automobili (ma non solo), cavaliere moderno, nocchiero su ruote, semidio omerico in continuo bergmaniano dialogo con Nostra Signora dalla Grande Falce.
Ed eccovi il vostro fedele blogger che, come capita ogni tanto, vi fornisce anziché un elenco di link a noiosi testi di approfondimento, una serie di brani musicali di qualità da scoprire o riscoprire. Così celebriamo assieme questo venticinquennale da una tragica scomparsa, ripensando a quello che è stato e a quello che poteva essere e non è stato. Come sempre in questi casi.

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