lunedì 27 maggio 2019

THE SCOPPOL-ONE

Il post completo di Fulvio Grimaldi - si noti, è del 24 maggio - è qui
La clamorosa sconfitta elettorale del Movimento 5 Stelle alle europee (la prima della sua breve storia) è tale che non è possibile ai loro leader, neanche volendo, mettersi alla prova nello sport nazionale del "commenta comunque positivamente i risultati delle urne", di cui noi italiani siamo maestri. Non si tratta però di un risultato inatteso, per chi osservava la realtà e ci capiva qualcosa, come modestamente potete verificare scorrendo gli ultimi post politici di questo blog, o se cercate l'eccellenza osservando lo stralcio in immagine del post di Grimaldi sul suo Mondocane, talmente lucido da azzeccare persino le proporzioni. Il pezzo, inoltre, inizia confermando l'endorsement e finisce indicando l'unica possibile soluzione, nel duplice senso di salvezza per l'Italia e chance di sopravvivenza per il moVimento: recuperare la battaglia primigenia, quella a cui (adesso è evidente anche agli ottusi) è dovuta l'investitura popolare del 2018, contro la UE e l'Euro e per la sovranità del Paese.
Gli italiani, insomma, hanno capito che qualsiasi promessa, senza questa premessa, è destinata a essere depotenziata in attuazione se non annullata, e il loro voto di oggi lo conferma: hanno penalizzato chi pateticamente aveva tentato di recuperare terreno rispolverando la bandiera dell'onestà, e premiato chi ha dato continuamente mostra (lasciamo perdere quanto sostenibilmente nei fatti: intanto è stato creduto, sennò non era primo persino a Riace e Lampedusa) di volere difendere gli interessi nazionali. Ripeto, la prossima volta Attila, se anche Salvini bluffa.
Detto questo, se non sono scemi il governo resta in piedi, e per le politiche ci sono ancora alcuni annetti. E siccome tutto si può dire dell'elettorato italiano tranne che sia vittima di immobilismo, e troppi ne abbiamo visti in questi anni passare da zero a 33, da 32 a 17, da 20 a 40 e ritorno, eccetera, non tutto è perduto, purché appunto ci si ricordi delle promesse fatte e si tenti in ogni modo di mantenerle. Anche perché dall'altra parte quelli che oggi gongolano hanno dimezzato il risultato rispetto alle scorse europee e sostanzialmente mantenuto quello delle ultime politiche.
Gli stessi media che magnificano come un successo il 22% del loro partito, dimenticando che praticamente i voti europeisti in Italia finiscono li, esultano oggi sia per il cambio di equilibri dentro al governo che per lo scampato pericolo perché nel parlamento europeo il blocco popolari/socialisti, che fino a ieri godeva della maggioranza dei seggi, oggi può continuare a detenerla se si allea con i liberali e i verdi (missione Greta compiuta), titolando variamente sul mancato sfondamento dei vari sovranismi. Dimenticando che gli inglesi hanno fortemente premiato il più radicale degli euroscettici, ricordando ai parlamentari nazionali cosa devono fare da qui a ottobre, gli italiani pure (anche se forse lo è solo a parole, ma se si dimostrasse così se ne cercheranno un altro vero), i francesi anche (al punto che forse si rivota, e vedremo se hanno capito che il micron era solo per prenderli in giro), e i tedeschi, che non sono anti-Ue solo perché la UE è stata costruita a loro vantaggio e a danno nostro e degli altri europei non della loro orbita (e finché resta così), hanno comunque quasi azzerato lo schieramento più europeista a prescindere. Ora, magari i meccanismi istituzionali europei neutralizzeranno questo vastissimo movimento popolare, tanto comunque il governo europeo non deve chiedere la fiducia al parlamento e la BCE non deve dare conto, ma questo continuerà a sussistere. E se le istanze per cui è nato non saranno disinnescate o invertite (cioè, se non saranno riscritti i trattati eccetera, con tedeschi e consoci che concedono agli altri quello che non hanno mai voluto concedere), continueranno a crescere.
Per il movimento 5 stelle, invece, la strada è più stretta. Deve far vivere il governo, lasciando al suo posto Di Maio perché finisca di bruciarsi (tanto è al secondo mandato, o mi sbaglio?), e intanto recuperare i consensi perduti riprendendo in mano i propri cavalli di battaglia. Salvini è al punto in cui è perché non ha mai smesso di agitarli.

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