sabato 1 giugno 2019

LA FISICA DI DIO

Mi spiace per te, mamma, ma non vado a cavallo...
Le espressioni dialettali, è noto, rendono l'idea molto più efficacemente di qualsiasi traduzione. Ce n'è una riggitana, retoricamente interrogativa, che non traduco per paura dei filtri dei social, che sta ad indicare ironicamente la condizione di chi è finalmente giunto a maturare una posizione che prima era troppo giovane per capire, mia madre ne abusava nei miei confronti ma so di essere in buona compagnia (c'è sicuramente l'equivalente in molte altre lingue), è: "ti rruaru i paddhi 'o culu?!".
La tesi che sottende è, ad esempio, responsabile degli improvvisi "invecchiamenti" in occorrenza di paternità, rientri in famiglia in caso di malattia, o conversioni sul punto di morte. Mamma non mancava mai di sottolinearmi, quando qualche parente notorio mangiapreti veniva a mancare, che ovviamente sul letto di dolore aveva chiesto i conforti religiosi, fosse vera la cosa o meno: non aveva mai digerito, lei che era pervasa di una religiosità tanto forte quanto sintatticamente pagana, l'ateismo che le avevo sbandierato in faccia fin dall'adolescenza. Ora che lei non c'è più, e io sono molto più vicino alla vecchiaia che alla suddetta terribile età di passaggio, è una "minditta", un'anatema, con cui debbo fare i conti. Si, mammà, mi rruaru!
Non potendosi per natura arrivare alla fede tramite la ragione, e non potendo io per mia natura staccare la spina della ragione nemmeno per un istante, devo però continuare a deludere postumamente la genitrice: non mi converto. Ma siccome mi rruaru, penso ancora di più del solito, e ci ho sempre pensato tanto (a scuola avevo ottimo a religione, da ateo dichiarato, grazie alle mie ingenue ma lunghe e sentite dispute teologiche con l'insegnante...), all'argomento, e dai e dai mi è venuto in mente che in fondo può fare scopa con un altro dei miei temi preferiti, come si può verificare facilmente: la termodinamica. Anche voi avrete degli argomenti che non si sa perché vi sono rimasti impressi dai tempi della scuola, no?
Tra l'altro, non pretendo originalità: sono certo che cercando bene in rete questo ragionamento lo ha già fatto qualcuno, e magari molto meglio di quanto io saprei mai fare. Ma siccome non voglio privarmi, e a questo punto direi anche privarvi, del piacere di farlo da me a me, anzi da me a voi, non lo cerco, ma scrivo e basta.
L'immenso Franco Battiato, in un verso di una sua vecchissima magnifica canzone di stampo pinkfloydiano (è Beta, del 1972: aveva appena 26 anni...), recita:
dentro di me
vivono la mia identica vita
dei microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo:
io
a quale corpo appartengo?
Si tratta di una, sicuramente non originale ma altrettanto sicuramente efficacemente espressa, metafora di una posizione filosofica mirabilmente compatibile sia con la fede che con la ragione: infatti, da un lato rende compatibile ogni costruzione ideologica di tipo religioso con qualunque progresso della scienza e della ragione (che confinate nella dimensione dei microrganismi possono arrivare ovunque senza interferire con la dimensione "macro"), dall'altro risulta accettabile anche al più feroce degli atei o degli agnostici (che può continuare a ritenere valga la pena occuparsi solo della sua dimensione, non avendo comunque nessuno mai modo di fare rispetto all'altra se non congetture indimostrabili).
E allora facciamole: io non ci credo, non ho bisogno di crederci, ma potrebbe benissimo essere, si certo anche non essere ma anche essere, che davvero esista qualcuno che agendo in un'altra dimensione (cioè in una scala troppo grande perché dalla nostra possa essere inteso), consapevolmente o meno, risulti essere il nostro creatore, distruttore, o anche solo "corpo di appartenenza" che noi continueremo ad infestare anche dopo la sua morte fino a che, consumatolo del tutto, non potremo che estinguerci, esattamente come i nostri microorganismi con noi e il nostro cadavere. Ma lavorando su questa ipotesi, anche solo per divertimento, il punto successivo è chiedersi: se costui volesse davvero influire in qualche modo sulla nostra dimensione, come potrebbe? Noi, in fondo, abbiamo un qualche controllo sui nostri microorganismi: niente di che, ma ci laviamo per evitare il proliferarsi di quelli nocivi, o prendiamo i fermenti lattici assieme all'antibiotico, no? E lui? Quale potrebbe essere la prova che esiste un lavoro "sopra" di noi?
E rieccoci alla termodinamica, e alla sua famosa seconda legge: "l'entropia di un sistema isolato lontano dall'equilibrio termico tende ad aumentare nel tempo, finché l'equilibrio non è raggiunto".  E' la cosiddetta "freccia del tempo", quella per cui dall'istante del big bang, che ha rotto l'equilibrio, ogni cosa tende a ri-raggiungerlo, esattamente come le molecole di liquido in un thermos dove è stata versata acqua calda e acqua fredda. Quella per cui se mi cade una tazza le molecole del materiale che la compone tendono ad andare ognuna per fatti suoi, e non si ricostruisce da sola. E d'altronde non si era nemmeno costruita, da sola.
La vita, quindi, può essere descritta come uno sforzo di negare l'entropia ("estropico") organizzando le cose in modo da ridurne temporaneamente il grado complessivo di disordine, con grande fatica e grande dispendio energetico, e con la certezza che alla fine lo sforzo sarà vano. E' possibile solo perché il big bang ha liberato quantità enormi di energia, e leggi con cui questa e la materia (che Einstein ci ha rivelato essere due aspetti della stessa cosa) si muovono ne hanno reso possibili utilizzi "organizzativi" (all'interno di sistemi non isolati): galassie, stelle, pianeti, materia organica, esseri viventi, esseri pensanti. Per un po'. Che per noi è tantissimo, come un giorno per una farfalla, anzi come un anno per una farfalla che fosse in grado di pensare oltre la propria morte (come invece disgraziatamente possiamo noi e solo noi umani).
Ora, gli scienziati credenti spesso hanno cercato, di ridurre le favolette del catechismo a metafora di una creazione che il big bang dimostrerebbe, e la Chiesa cattolica stessa non disdegna di accettare questo progressivo "arretramento" concettuale dell'opera del Creatore fino al primo istante non spiegato, e non spiegabile, dalla Scienza. Ma ciò implica un concetto neg-entropico di Dio. A me invece sta ronzando in testa l'opposto.
Mi pare, infatti, che il Dio-Amore-Uno su cui è plasmato il Dio cristiano, ma non solo lui, si presti meglio a spiegare proprio l'entropia. Amen. Lascia andare, così sia. Sia fatta la sua volontà. Mentre è il suo opposto, cavoli vostri se volete chiamarlo Diavolo ("colui che divide"), a muoverci quando tentiamo, con enorme fatica, di fare altro. Costruire pentole e altri oggetti (ok, escluso i coperchi). Crescere, ingerendo le sostanze necessarie (e spesso sbagliando, o esagerando). Riprodurci, innescando quella legge frattale che da una cellula porterà a un altro essere come noi (più o meno) ma più giovane, che ci darà l'illusione di vivere oltre la morte (e quando cercherai di convincerlo, allora lo vedi che è proprio di legnocit.). Tenerci in forma, impresa così disperata da divenire metafora di tutte le altre.
Come se fosse possibile alzarsi al livello in cui si vedono i giocatori del tavolo grosso, quello non intellegibile dal nostro punto di vista, e allora osservassimo non un Dio, ma due - Ordine e Disordine, Estropia ed Entropia - giocare. Il primo per noi, il secondo contro. Il primo essendo Vita, il secondo Morte. Il primo Diavolo, il secondo Dio. Il primo amore (e odio), lavoro, passione, caldo, il secondo abbandono, indifferenza, freddo.
Insomma, se fosse possibile scegliersi una fede, allora opterei per una religione che contempla la metempsicosi, così quando rinasco la prossima volta posso mettermi a studiare sul serio la fisica.

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