mercoledì 25 maggio 2022

"CONTRO LA" O "DI"?

Anche se sei ligio nel dribblare quasi tutti i telegiornali e tutti ma proprio tutti i cosiddetti programmi di approfondimento giornalistico, lo spettro del regime può manifestarsi davanti a te a tradimento, quando meno te lo aspetti. Le "pillole contro la disinformazione", infatti, non sono solo disponibili su Raiplay per i volontari dell'indottrinamento, ma vengono mandate in onda tipo spot pubblicitari ("pubblicità regresso", viene da dire) e quindi può capitare di "assumerle" mentre magari cerchi di distrarti con un vecchio film.

Quello che è capitato a me è un ottimo esempio della sintassi che utilizzano e di quanto sia da aborrire, proprio perché in teoria nel merito non c'è che da essere d'accordo: l'argomento è il cambiamento climatico come conseguenza delle attività umane. Ebbene, il simpatico filmatino dice in sostanza che:

  1. è dimostrato che il cambiamento climatico in corso dagli anni 70 e in accelerazione oggi è effetto dell'impronta ecologica dell'uomo "occidentale";
  2. i numerosi contributi in qualunque formato disponibili sul web che confutano il punto precedente sono finanziati dal complesso finanziario industriale che si regge sui combustibili fossili, che già negli anni 80 ingaggiarono gli stessi pubblicitari che avevano difeso nei decenni precedenti l'industria del tabacco negando la sua nocività (e ti mostrano quelle assurde ridicole campagne, che non puoi non giudicare tali);
  3. dovere della libera informazione, in ossequio alla sua funzione di baluardo democratico, è identificare e isolare quei contributi, e fare in modo che vengano rimossi dal web.

Giuro, è tutto vero, e se non ci credete andateveli a guardare: si enuncia un teorema, e anziché tentare di convincerti ti dicono che chi sostiene il contrario è pagato per farlo (e perché non chi ha scritto il teorema, allora?) quindi è ovvio il dovere "democratico" di cancellarlo dalla Rete. Inoltre, dicevo, l'argomento è un ottimo esempio, perché nonostante io sia un ecologista della prima ora, iscritto ad una associazione della mia città da ragazzo, dopo aver ascoltato lo spot, l'istinto libertario mi spinge, semmai, a simpatizzare coi "banditi" e a cercare di capirne le ragioni. Compito dell'informazione libera e democratica, infatti, sarebbe far si che tutti i pareri abbiano voce in confronti pubblici paritari ed equilibrati dove ciascuno possa portare i propri argomenti, seguendo i quali ciascun cittadino possa liberamente formarsi la propria opinione: esatto, l'esatto opposto della logica di iniziative come questa. Che è invece: "noi abbiamo ragione, loro hanno torto, e dobbiamo isolarli deriderli e se possibile zittirli". Come per la pandemia. Come per i vaccini. Come per la guerra in Ucraina.

Quindi non è "per dispetto", come può sembrare a una lettura superficiale, che quando l'informazione mainstream prende di mira una posizione viene voglia di difenderla se non proprio di assumerla, ma è invece una specie di termometro della democrazia interiore: se assisti a tutto ciò e non ti viene voglia di capire le ragioni degli attaccati, di urlare di lasciarli liberi di esprimerle che se hanno davvero torto non diventeranno maggioritarie (e se lo diventeranno, allora come minimo non hanno tutti i torti), non sei davvero democratico inside come credi e ti dici.

A pandemia appena iniziata, sono stato invitato a una diretta su FB da amici (o ex tali?) con la patente di sinistra. Quando mi sono permesso di elogiare la scelta svedese di non imporre alcunché, lasciando alla sensibilità e alla convinzione di ciascun cittadino la maggior parte delle scelte che da noi invece stavano diventando (la cosa sarebbe poi notevolmente peggiorata) linea di governo esiziale sia dal punto di vista economico che giuridico e sociale, sono stato bollato e zittito, l'unica risposta "diretta" essendo un "gli italiani non sono svedesi". Oggi che tutto è (forse) alle spalle, a dispetto delle tante statistichesse che allora cercavano di stirare i numeri per dimostrare la sventatezza scandinava, si può senza ombra di dubbio affermare che le due strategie opposte hanno avuto risultati senza differenze statisticamente significative, e se non si capisce questo concetto legato a indici che bisogna avere studiato si può dire "abbastanza simili da poter affermare che la linea dura è stata inutile", anche perché inoltre se si va a cavillare si scopre che sono semmai peggiori per l'Italia anzichenò. Quindi il "complottista" aveva ragione - è capitato tante di quelle volte in passato che magari tocca stare attenti che non l'abbia anche la prossima volta. Ma non è questo il punto. Il punto è che i sedicenti democratici di sinistra ragionavano (e ragionano) da elitari snob: il popolino italiano non è degno oggi di decidere sul proprio corpo e la propria sicurezza come ieri oggi e domani sulle politiche monetarie del proprio Paese (il famoso "vincolo esterno" per cui l'Europa per noi è comunque salvifica, anche quando impone misure durissime che poi peraltro si dimostrano persino inutili - basta guardare l'inflazione reale oggi).

Questa è la vera tragedia della sinistra, italiana in particolare. Se non sei d'accordo con loro, o perlomeno hai bisogno di capire chi non lo è e comunque ne difendi il diritto ad esprimersi, sei fascista e/o complottista, e devi essere bollato come irresponsabile socialmente quindi neutralizzato multato emarginato zittito, poco importa se proprio con modi precisamente antidemocratici e fascisti: loro non diventano mai fascisti, nemmeno censurando chi non la pensa come loro, nemmeno prendendo le parti di schieramenti dichiaratamente neonazisti (che diventano baluardi della democrazia per osmosi, perché sono dei "nostri"). E il bello è che se qualcuno di loro ha resistito a leggermi fino a questo punto (anche se dubito) la sua conclusione sarà (anche se penso che ci sia arrivato da tempo) che io sono diventato "di destra". Avevo sentito dire che invecchiando si diventa di destra, ma non pensavo ci si riuscisse anche pensando invece di stare disperatamente tentando di mantenere vivi principi che credevi di sinistra.

venerdì 20 maggio 2022

HAI FATTO TRENTA...

No, è Capaci nel 1992, non è Mariupol oggi. O si?
Trent'anni fa come oggi, eravamo tutti storditi, boccheggianti come pesci spiaggiati, attoniti e quasi increduli che fosse davvero successo, che quelle al TG fossero invece proprio quello che sembravano: scene di un film scadente americano d'azione, di quelli che hanno bisogno del colpo di scena truculento per risolvere una sceneggiatura che si era incartata da sé e fare svegliare gli spettatori assopiti in sala. Invece era tutto vero. Qualche anno prima, quando a Giovanni Falcone era stata scippata la DIA, i soliti complottisti avevano avvisato che la mafia usava isolare qualcuno come primo passo verso la sua eliminazione fisica. Ma erano i soliti complottisti, e come al solito, come ancora oggi, l'etichetta serve essenzialmente a denigrarli e per questa via ridurli all'irrilevanza se non al silenzio. Così, non furono pochi quelli che usurparono a Sciascia la definizione di "professionisti dell'antimafia" (che lui aveva concepito pensando ad altri, e che lui poteva permettersi perché scriveva e narrava di mafia quando in Parlamento si usava concludere i lavori con frasi come "la mafia non esiste") per marchiare eroi che non volevano essere tali, ma solo aspirare che il loro ordinario fare il proprio dovere divenisse finalmente "normale" in senso statistico.

Quindi, l'evento "uccisione di Giovanni Falcone da parte della mafia" era diciamo abbondantemente previsto, anche dal diretto interessato peraltro. A sparigliare, sorprendere, sbigottire fu invece proprio la spettacolarità dell'attentatuni, senza la quale il messaggio non sarebbe passato. Il messaggio era "possiamo fare anche questo, volendo, se pensate che dopo che vi abbiamo fatto comodo per decenni ora potete fare a meno di noi", non a caso già scritto col sangue di Salvo Lima a mo' di prologo. A quel punto, fu chiaro a tutti, anche al diretto interessato, che la stessa sorte sarebbe toccata a breve a Paolo Borsellino - che lo disse persino, in una intervista alla TV svizzera (che in Italia avremmo visto, e carbonaramente, solo parecchi anni dopo), che l'esplosivo per lui era già arrivato, e che qualcuno aveva incominciato a indagare su "questo Berlusconi". E non ci fu nemmeno il tempo di instaurare il teatrino dei complottisti: l'agenda rossa del giudice doveva sparire prima che lui trovasse qualcuno di cui fidarsi con cui condividerne i contenuti scomparso l'amico Giovanni.

Ho detto Lima, mi rendo conto che un lettore meno che cinquantenne magari non sa chi fosse. Era il braccio destro, anzi vero e proprio avatar in Sicilia di Giulio Andreotti, uno che invece non ha bisogno di presentazioni e oggi passa, grazie a tanti pennivendoli in malafede e a troppi boccaloni, per essere stato assolto ma invece è stato giudicato colpevole di associazione con la mafia, ma solo per gli anni per cui scattava la prescrizione (che capolavoro di bizantinismo...). Ma avrei potuto anche dire Mattarella, il fratello dell'attuale ripresidente della Repubblica ucciso dalla mafia (qualche anno prima, quando era presidente della Regione Sicilia) e per questo passato alla storia per antimafia (ma allora Lima?), ma l'unica cosa certa è che i due sono i rampolli di Bernardo, politico ritenuto storicamente (almeno dall'ex ministro Martelli) tra gli artefici del lungo legame tra mafia e DC.

Perché vi sto annoiando con questo flusso di pensieri senza filo logico? Perché gli anniversari a cifra tonda sono fortemente evocativi (si, senza una ragione: siamo d'accordo) e oggi sento lo stesso stordimento di quando ragazzo vidi al TG le immagini dell'autostrada vicino Capaci, ho bisogno di fare ordine ai pensieri. Ecco che c'è: che c'è uno sfrido tra quando ragionando arrivi a una conclusione e la dici passando per complottista, e quando quello che dici diventa verità storica acclarata e indiscussa, e in questo sfrido c'è anche l'azzeramento delle possibilità per il complottista di avere soddisfazione, perché quando sarà dimostrato che aveva ragione non ci sarà più nessuno che si ricorderà di lui. Ad esempio, per restare in tema, la mafia fu messa sul trono in Sicilia proprio dagli americani, che chiesero aiuto a Lucky Luciano per organizzare l'offensiva del 43. Quindi la cucitura mafia-DC in funzione anticomunista è addirittura figlia di Yalta, probabilmente. Negli anni 80 il gigante sovietico inizia a scricchiolare, e la cucitura si scuce. E per farne un'altra bisognava togliere di mezzo quegli idealisti che avevano il torto di credere appunto all'ideale della Legalità e della Giustizia non volendo vedere che quello era solo un velo ideologico di una realtà ben diversa.

Sei ancora qui? allora fai un ultimo sforzo (fai trentuno, così si spiega il titolo): chi è che si è messo in testa di far rialzare la Russia dall'angolo in cui era stata chiusa? e chi è che glielo vuole impedire? e perché una milizia dichiaratamente neonazista ci viene proposta come esercito regolare per giunta paladino della democrazia e della libertà? a quanti altri di voi pare, come a me, che siamo nel bel mezzo di un regolamento di conti tra mafie, e che questa guerra, come peraltro tutte le altre, non è tra Russia e Ucraina, o meglio tra Russia e Nato quindi USA, ma tra potenti e povera gente? Esatto, come per la pandemia. Ed esatto: quelli che hanno l'intelligenza di capire il giochetto e la capacità di ingripparne gli ingranaggi, trent'anni fa come oggi (leggi estradizione in USA di Assange, ad esempio), devono essere messi fuori causa. Boom.

venerdì 13 maggio 2022

RADIOCIXD 56 - FABRIZIO DE ANDRÉ IN CONCERTO ARRANGIAMENTI PFM

Quando si dice uno spartiacque. Come dice anche Rockol, prima la canzone d'autore e il rock erano due mondi distinti, dopo diventano quasi indissolubili. Prima Fabrizio De Andrè per farlo salire su un palco bisognava menargli, dopo ci è rimasto sopra fin quasi alla fine (facendosi accompagnare sul palco, in quella che sapeva essere la sua ultima tournée, da entrambi i figli). Prima i dischi dal vivo erano registrazioni artigianali dalla qualità dubbia, dopo diventa usuale adoperarli per proporre versioni totalmente nuove e attualizzate di brani storici. E la lista si potrebbe allungare...

Consapevole del fatto di non essere come musicista al livello delle sue stesse idee, Fabrizio si è fatto sempre accompagnare da persone che invece riteneva in grado di sostenerle e valorizzarle. Faccio un elenco volutamente sommario: Reverberi, Piovani, Battiato, New Trolls, De Gregori, Bubola, PFM appunto, Pagani, Fossati. Alcuni li incrociò soltanto per la lavorazione di un album, altri ne influenzarono pesantemente la cifra stilistica a lungo, ma da tutti ha preso qualcosa, tanto che non si può dire che musicalmente parlando esiste "un" De Andrè, come magari pur con le naturali evoluzioni si può dire di altri, ma ne esistono tanti quanti gli artisti con cui ha scelto di collaborare. E chissà quanti altri ce ne sarebbero stati se il fato (o se preferite, le conseguenze di un vecchio vizio non abbandonato assieme ad un altro) non ce lo avesse tolto a 59 anni - l'età mia adesso, per dire...

Nel mezzo di questo flusso, dicevamo, lo spartiacque PFM. Io ero troppo giovane ai tempi di questo tour, ma ho visto quello successivo che ne manteneva l'impostazione, e con Mauro Pagani già sul palco (forse già a preparare la strada al capolavoro assoluto Creuza de mà). In mezzo, c'era stato il rapimento, ma ci hanno fatto pure un film con Marinelli e l'avete visto in TV: meglio ricordare che, dopo, Fabrizio ha perdonato pubblicamente i rapitori, rinunciando inoltre a costituirsi parte civile al processo, a rimarcare ancora una volta che lui "la differenza tra idee e azione" delle donne davanti al Gorilla non l'ha mai avuta.

E ora la consueta tracklist commentata, coi video solo in link e popup (niente schermino) perché gli album in realtà furono due (il successo del primo suggerì l'immediata uscita del secondo) e la lista è lunghissima, una sorta di sguardo d'insieme a tutto il primo blocco di carriera di Faber (al di là degli album singoli, alcuni dei quali abbiamo già trattato):

  • volume 1:
    1. Bocca di Rosa - Tra le tante versioni di questo classico della satira sociale, compresa quella di Ornella Vanoni, questa è forse la migliore, a dimostrare fin dal primo brano la felicità del connubio con gli alfieri del progressive italiano nel mondo. Ma è molto interessante anche quella in napoletano che Beppe Barra spesso ripropone dal vivo.
    2. Andrea - Scritta col giovane Massimo Bubola agli inizi della loro lunga collaborazione, questa canzone notoriamente affianca l'antimilitarismo di tanti altri brani precedenti ad una visione dell'amore a prescindere dal sesso degli interessati che è l'unico modo davvero efficace di affrontare correttamente queste tematiche, altro che l'ossessione lgbt eccetera di moda oggi...
    3. Giugno '73 - Difficile raccontare la fine di una storia d'amore in modo più efficace di così...
    4. Un giudice - Scritta col futuro premio Oscar Piovani, questa famosissima e divertentissima ballata (oggi impensabile, sotto l'imperio del politically correct) è uno dei brani in cui l'arrangiamento della PFM è diventato quello definitivo.
    5. La guerra di Piero - Forse il pezzo antimilitarista più citato della musica italiana, ma purtroppo spesso a cacchio, dimenticando cioè che il protagonista paga con la vita la mancata adesione all'istinto, primordiale, di combattere il nemico credendosi sempre e comunque dalla parte della ragione e percependo lui sempre e comunque come altro-da-sè. Esattamente il contrario di quelli che "siccome Putin è cattivo allora è giusto mandare armi e soldi agli ucraini che combattono dalla parte giusta della Storia" danno ragione a Draghi, magari col 45 giri di De Andrè in libreria.
    6. Il pescatore - Anche questo pezzo è oramai più noto con questo arrangiamento, e anche questo pezzo è tra i più travisati di sempre. Tradotto "in piano", è l'elogio dell'omertà di un (sacrosanto) ozioso, per cui l'assassino prima che essere tale (lo sarà per la società, magari, e comunque per chissà quali ragioni, che alla fin fine sono solo sue) è uno che gli ha chiesto da bere e mangiare perché ne aveva bisogno. E' solo senza dimenticare tutto ciò, che si può legittimamente immedesimarsi nel pescatore.
    7. Zirichiltaggia - Si torna nell'era Bubola (l'album Rimini era uscito da poco), con un pezzo che in qualche modo anticipa il Faber dell'era successiva, col suo testo in lingua sarda (ma, giuro, magari col testo davanti, un calabrese riesce a comprenderlo: potenza del Mediterraneo...) che rappresenta la lite tra due fratelli in merito all'eredità paterna (la "lucertolaia" del titolo è un terreno disastrato e poco fertile).
    8. La canzone di Marinella - Anche di questo brano è più frequente una lettura scorretta (come canzone d'amore) che quella autentica (è ispirato ad un fatto di cronaca, l'uccisione di una prostituta), forse per "colpa" di Mina che per prima lo rese famoso (strappando il Nostro all'avvocatura, come abbiamo raccontato anche di recente) e per ultima lo cantò assieme all'autore.
    9. Volta la carta - Tarantella buboliana a mascherare un testo serissimo, il brano conserva l'impianto originale di Rimini, senza però l'incantevole controvoce di Dori Ghezzi.
    10. Amico fragile - Brano dell'epoca degregoriana, e si sente - anche se la sua genesi è originale e l'ha spesso raccontata lo stesso Fabrizio. La sua versione migliore secondo me ce l'ha data Vasco Rossi al concerto in memoria di Faber (seconda solo ad Amore che vieni e amore che vai di Battiato, che scoppia a piangere e non riesce a finirla), forse perché in fondo parla anche di lui.
  • volume 2:
    1. Avventura a Durango - Cover di Dylan, migliore dell'originale (pur fedele al punto di inserire passaggi in un imprecisato dialetto italico laddove nell'originale erano in spagnolo), a suo tempo forse frutto di strascichi dell'influenza del Principe (che anni dopo canterà l'altra cover dylaniana di Fabrizio, Via della povertà, mantenendo la sua traduzione) - d'altronde, la Pivano a suo tempo dichiarò che non capiva perché si diceva che De Andrè era il Dylan italiano anziché viceversa.
    2. Presentazione - Di Cioccio ai tempi era già assurto a frontman della band, ben oltre l'importanza relativa nel sound della band della sua batteria, in forza della sua faccia di tolla nettamente superiore a quella degli altri. Se siete mai andati a un concerto della PFM (e se no, fatelo, "col catetere" ma suonano ancora), questa presentazione qui vi sembrerà molto sobria.
    3. Sally - Ballata scritta con Bubola, di bellezza struggente (se la gioca con la Sally più famosa, che conoscete tutti) e testo che oggi non sfuggirebbe alla tagliola dei nuovi benparlanti (ma fatela voi una poesia, scrivendo "nomadi di etnia rom" invece che "zingari"...).
    4. Verranno a chiederti del nostro amore - Scritto con Bentivoglio e Piovani come tutto l'album Storia di un impiegato (uno dei dischi più sottovalutati di Faber, e uno di quelli che in un modo o nell'altro torna ricorrentemente a raccontare la cronaca), il brano suona come una gragnuola di schiaffi a ciascuno di noi.
    5. Rimini - Si muove nei paraggi di Piccola storia ignobile di Guccini, usando però un pennello felliniano al posto dell'accetta. E non è che sia meno dura...
    6. Via del Campo - Il brano oggi risulta scritto a quattro mani con Jannacci, ma alla cosa si arriva dopo che entrambi, in epoca diversa e per testi diversi, avevano attinto all'insaputa l'uno dell'altro ad un motivo tradizionale lombardo. Data la caratura dei personaggi, l'accordo fu semplice, e al suddetto concerto in memoria di Fabrizio il brano lo canta Enzo, smozzicato e straziante come solo lui sapeva fare.
    7. Maria nella bottega del falegname - Gli ultimi due brani sono tratti da La buona novella, capolavoro assoluto di cui abbiamo parlato tempo fa, e che la PFM porterà in scena di recente, nel quarantennale del disco in cui avevano suonato quando ancora si chiamavano I Quelli (lasciando fuori il cantante, tale Teo Teocoli...). Questo è bellissimo....
    8. Il testamento di Tito - ...ma questo è un capolavoro assoluto, in cui il ladrone Tito (chissà, forse tra l'altro ispirando Pasquale Festa Campanile per il suo Ladrone molto bene interpretato da Enrico Montesano) snocciola demolendoli i dieci comandamenti. Un testo di quelli che si dovrebbe tenere in casa appiccicati al muro, in cornice.

domenica 8 maggio 2022

TANA LIBERA TUTTI? - VERSETTI COVIDICI 130-132

Un'istantanea dal recente passato, o dal prossimo futuro?
L'estate scorsa, a campagna di vaccinazione avviata, in occasione del varo del green pass il vostro affezionatissimo blogger avvisò, avendo constatato che i contagi estivi, pur nel quadro del loro naturale calo fisiologico, erano molti ma molti di più dell'anno prima quando i vaccini non c'erano, che le tanto strombazzate misure non avrebbero impedito il naturale rialzo dei contagi nell'autunno successivo, al giungere del quale i soloni della pandemia non avrebbero però di certo ammesso il fallimento della loro strategia, ma invece avrebbero parlato di "nuova variante". Quello che è successo da novembre in poi lo sapete tutti. E se tra voi che mi seguite ancora ci sarà sia chi lo ha constatato, sia chi come me lo sapeva da prima, tra tutti gli altri la fuori è prevalsa, a dare ragione ai teorici e pratici della propaganda, l'acquiescenza perdurante alla narrativa ufficiale, senza la quale non si sarebbe potuto effettuare il successivo assurdo giro di vite: super green pass, obblighi vaccinali, eccetera. Il consenso è propedeutico ad ogni tirannia, ce lo siamo detti fin troppe volte.

Ci torno su perché in questi giorni sarà capitato anche a voi di sentirsi un po' strambati, prima che sollevati, nel non essere fermati dal "controllore" entrando in ufficio o al ristorante, o nel vedere attorno a voi gente senza mascherina al centro commerciale a ricordarvi che -cacchio- la potete togliere anche voi. Il sospetto che questo "tana libera tutti" sia strumentale alla fase 2 della strategia di cui la pandemia era la fase 1, portarci in guerra per definitivamente chiudere il secondo dopoguerra con tutto quello che ci ha dato in termini di diritti civili sociali ed economici, arriva dopo, come tutti i pensieri razionali. Prima, il buco del culo suggerisce un'altra cosa, subliminalmente entrata in testa con l'unico TG giornaliero che ti sei imposto di vedere, in cui il bollettino pandemico è passato in dodicesima pagina ma non è sparito: a me sembra di ricordare che... ma magari l'età... magari sono prevenuto... fammi andare a vedere, và.

E allora ci vado. Non su un sito complottista, sia mai: poi ti dicono che ti informi male per quello pensi male. D'altronde, è facile-facile, come era lo scorso anno capire prima del tempo che i vaccini non sarebbero serviti a niente, capire che infatti non sono serviti a niente: basta googleare bene. Metto "contagi giornalieri maggio 2021" , poi cambio l'anno in 2022, e tra i risultati scelgo in entrambi i casi il sito di Repubblica. Guardate anche voi (o se preferite, fate da soli): in due giorni a caso, i contagi quest'anno sono DECUPLICATI. E i morti sono sostanzialmente gli stessi. E per forza: i morti sono sempre più o meno gli stessi, lo sono stati anche nella fase più acuta (ma per capire questo bisogna comprendere il concetto statistico di "scarto significativo", o quello matematico di "ordine di grandezza", sufficienti entrambi per mandare a giudizio per procurato allarme chi ha cavalcato l'influenza per cambiare a proprio vantaggio il corso della Storia). Basterebbe quest'ultimo dato a certificare, senza discussione, che la strategia intrapresa è stata un colossale FALLIMENTO. Ma il primo.... Il primo è così eclatante, che è giusto ripeterlo in piano:

questi hanno convinto la quasi totalità della popolazione a iniettarsi un siero sperimentale, pagato caro con soldi pubblici a soggetti privati (a quando un'inchiesta per accertare eventuali tangenti?), una due tre volte (e si preparano per la quarta), promettendo che il virus sarebbe stato debellato, e questo invece quest'anno colpisce DIECI VOLTE TANTO.

Che poi, se vi piacciono gli aggregati, ci sarebbe anche questo: quattro milioni e mezzo di punturati contagiati. Abbastanza, se gli stessi non fossero stati indotti a perdere col proprio sistema immunitario anche la logica e la consequenzialità, per una rivolta degli stessi contro chi li ha truffati. Ma invece non vedremo niente di tutto ciò.

Vedremo invece, il prossimo autunno, il ritorno a bomba con la quarta dose e una versione ancora più cattiva degli obblighi e del green pass, dopo una estate in cui hanno fatto decantare la plebe proprio a scongiurare lo scenario del capoverso precedente. A meno che.... A meno che non riescano davvero a portare la UE appresso alla NATO mani e piedi dentro la guerra: in questo caso, la ripresa della pandemia non gli servirà e anzi sarebbe di troppo quindi controproducente, quindi non ci sarà. Paradossalmente, quindi, dobbiamo sperare che ci siano le condizioni per fare ripartire il circo equestre del covid, altrimenti vorrà dire che è partito quello della guerra mondiale e allora si che so cazzi, i morti saranno di uno o due ordini di grandezza superiori - sempreché non si passi all'opzione nucleare ma in questo caso saranno cazzi dei superstiti, che ne parliamo a fà.

Vi mancavano i versetti covidici? Eccone un paio...

130. Morti improvvise di giovani sani. La voce di Blondet è davvero fuori dal coro: tra le altre cose (qui un'altra) ha continuato nel tempo a sciorinare le cose che gli altri insabbiavano. Facciamoci una cultura...

131. Vaccini vecchi e dannosi. Una ricerca italiana accusa i governi (44 ricorsi alla fiducia, è il record dell'Italia) e Big Pharma.

132. Internet dei Corpi: verso la Schiavitù Digitale. Quello che fino a ieri poteva sembrare un romanzo dispotico, oggi è il prossimo punto dell'agenda dei criminali che guidano il mondo. Sapevàtelo. Cominceranno con lo SPID obbligatorio a partire dai 5 anni...

giovedì 5 maggio 2022

UCRAINA, UN PO' DI STORIA

Come promesso, Pasbas ci regala uno dei suoi utilissimi promemoria, sulla storia dell'Ucraina, raccontandovi cose che di certo non avete visto in TV, a meno che non seguiate Byoblu (ad esempio ieri Santoro, una delle poche voci dissonanti sulla pandemia, con ospiti come Freccero, un'altra, e la Guzzanti). La cronistoria, nella sua "nudità" tra le altre cose rivela (o conferma):

  • che è l'Ucraina è talmente russa che il nome Russia viene da li;
  • che le sue frontiere attuali furono disegnate all'interno dell'Unione sovietica, e quindi (come accadde in Jugoslavia) è normale che non tenessero conto di differenze etniche e linguistiche destinate a mostrare invece tutto il loro rilievo ad indipendenza ottenuta;
  • che quella indipendenza è figlia del disastro politico pilotato dal burattino occidentale Yeltsin;
  • che è da allora che l'occidente a guida Nato prepara la guerra di oggi;
  • che il filonazismo delle milizie ucraine odierne non è un fenomeno di folklore ma ha radici ben salde nel collaborazionismo con le forze occupanti dell'Asse (tra cui molti italiani, Totò compreso).

Quest'ultima cosa, assieme a tante altre, ce la facciamo raccontare da un ebreo (di attualità, date le ipocrite levate di scudi alle dichiarazioni appena ovvie di un ministro russo) nel video finale, proposto sempre da Pasbas. Ma prima, buona lettura e buona visione.

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Ucraina, un po’ di storia

Un piccolo appunto sulla travagliata storia di  una terra e di un popolo che sembra non avere pace.

di Pasbas

L’Ucraina è terra ricca sia da un punto di vista agroalimentare che da quello minerario: grano e cereali da una parte e manganese, salgemma, petrolio, carbone e titanio dall’altra. E’ luogo strategico, col Dnepr che unisce il baltico a mar Nero e mare d’Azov. Inoltre è divenuta dopo il 1991 la frontiera ultima tra blocco NATO e Federazione Russa.

Il nome Ucraina risale al XIX secolo, quando il movimento indipendentista diviene molto attivo, soprattutto tra gli intellettuali.

Nell’area, tormentata da continue invasioni esterne, si sono succeduti vari regni e principati:

  • IX – XIII secolo - Regno Rus di Kiev., importantissimo centro commerciale e culturale che controlla i traffici tra il Baltico e i mari Nero e d’Azov
  • XI – XIV sec. - Principato di Galizia 
  • XVII – XVIII sec. - Etmanato Cosacco
  • XV – XVIII sec. - Kahnato di Crimea
  • XIV sec. - La Lituania annette gran parte dell’Ucraina, il Principato di Galizia passa alla Polonia, il sud è sotto il controllo dei Mongoli
  • 1569 - Il trattato di Lublino ratifica il passaggio dell’Ucraina da Lituania a Polonia
  • 1596 - Il trattato di Brest-Litovsk sancisce la divisione religiosa tra cattolici e ortodossi
  • 1649 - Nel sud del fiume Dnepr i Cosacchi combattono per l’indipendenza della loro regione dalla Polonia e chiedono aiuto all’Impero Russo, aiuto che arriva ma che implica...
  • 1654 - ...l’annessione della regione all’Impero
  • 1783 - La Russia annette la Crimea e nell’800 la colonizza, rendendola una fertile terra coltivata, il granaio d’Europa
  • XVIII sec - Finisce qualsiasi possibilità di fare dell’Ucraina un territorio indipendente: la Russia la annette in toto, tranne il Principato di Galizia che va all’Impero Austro-Ungarico
  • 1915-18 - Durante la Prima Guerra Mondiale nel Principato di Galizia prende piede un forte movimento politico e culturale ucraino che lavora per rafforzare il senso di identità nazionale del popolo
  • 1917-21 - Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, i territori ucraini vengono assorbiti dalla neonata URSS, seguono ribellioni e disordini
  • 1924 - Sconfitti i tentativi di rivolta, l’Ucraina diviene una Repubblica Socialista Sovietica a tutti gli effetti
  • 1924-1938 - Nel periodo tra le due guerre mondiali l’Ucraina vede la collettivizzazione delle terre ed un forte impulso di industrializzazione, anche grazie alla presenza di notevoli quantità di materie prime pregiate - La durissima politica di Stalin porta alla repressione di ogni ambizione di autonomia da parte degli Ucraini dell’est, la parte Ovest è invece in lotta con la Polonia mentre la Romania ostacola di fatto ogni tentativo indipendentista degli Ucraini
  • 1930 - Una terribile carestia uccide circa 5 milioni di ucraini
  • 1938 - Il patto  di non aggressione Molotov - Von Ribbentrop sancisce il passaggio dell’intera Ucraina all’URSS
  • 22 giugno 1941 - I fascio-nazisti iniziano il tentativo di invasione  dell’URSS e in Ucraina parte del popolo appoggia gli invasori - Altri però si oppongono alle truppe straniere con la guerriglia partigiana
  • 1946 - La religione cattolica è messa fuori legge
  • 1956... - Il dopo Stalin vede l’Ucraina vivere un periodo relativamente tranquillo
  • 1989 - Grazie alla Glasnost di Gorbaciov, viene tra l'altro reinserito il cattolicesimo come culto ufficiale, ma paradossalmente le aperture democratiche dell’URSS fanno rinascere spinte nazionaliste e separatiste tra la popolazione Ucraina.
  • Agosto 1991 - Una parte del PCUS fa rapire Gorbaciov rinchiudendolo in un luogo segreto, subito dopo...
  • 24 agosto 1991 - ...l'Ucraina proclama la sua indipendenza dall'URSS (24/8). 
  • Dicembre 1991 - L'Ucraina entra a far parte del gruppo delle repubbliche indipendenti post-sovietiche; viene eletto il primo presidente non comunista, Kravchuk, che rimane in carica fino al 1994, quando sarà sconfitto dal suo primo ministro Kuchma, che diviene il secondo presidente eletto con “libere” elezioni. 
  • 31 maggio 1997 - Il presidente russo Yeltsin e quello ucraino Kuchma firmano un importante trattato di amicizia e cooperazione.
  • Novembre 2004 - Viene eletto per la prima volta Yanukovich, che però viene accusato di brogli elettorali: è un presidente apertamente filo-russo e, forse per questo, la Corte Suprema annulla le elezioni e ne indice di nuove. 
  • Dicembre 2004 - Iniziano le manifestazioni di piazza che prenderanno il nome di “rivoluzione arancione”: Yuschenko viene dichiarato nuovo presidente e Yanukovich è costretto a dimettersi. 
  • Febbraio 2010 - Yanukovich vince per la seconda volta le elezioni ma viene nuovamente accusato di brogli: ad accusarlo è l'eroina della “rivoluzione arancione (ex presidente della azienda del gas ucraino e potente donna d'affari) e protagonista della politica ucraina filo-occidentale, la Timoschenko, che era stata primo ministro due volte sotto la presidenza Yushchenko, prima di sfidare, perdendo, Yanukovich alle presidenziali del 2010, subito dopo le quali il parlamento sfiducia il governo Timoschenko che è costretto a dimettersi, perdendo così anche lei la sua carica istituzionale. 
  • Agosto 2011 - Timoschenko viene arrestata per la firma, da primo ministro, di un accordo palesemente sfavorevole tra Naftogaz (di cui era stata presidente nel 1995) e la Russia per la fornitura di gas all'Ucraina nel 2009; viene condannata dalla corte a 7 anni ma si dichiara innocente, accusando Yanukovich di averla fatta arrestare per impedirle di partecipare alle nuove elezioni presidenziali.
  • 21 novembre 2013 - Yanukovich abbandona la strategia politica pro-UE, che aveva caratterizzato il suo secondo mandato, per riavvicinarsi alla Russia. Le forze pro-occidente accusano la Russia di voler strangolare l'economia ucraina.

Cronologia a parte, che per il momento si ferma alle soglie della cronaca ma magari proseguiremo, per migliorare la comprensione serve ricordare "in prosa" cosa successe nel Paese nel periodo del collasso dell'URSS.

L'economia ucraina, infatti, a quel tempo andò letteralmente in pezzi. La nuova “normalità” vedeva scarsità di cibo, file per il pane dalle 6 del mattino, uso di buoni per la spesa giornaliera, inflazione galoppante, salari da fame (3 dollari al giorno). Le persone comuni (così come i potenti) iniziarono a rubare i beni pubblici, dai tombini in ferro alle lampadine che illuminavano gli spazi pubblici. Il senso fortemente etico e spiccatamente nazionalista spinse invece i potenti locali ad appropriarsi di macchinari e infrastrutture delle fabbriche e altri oggetti di grande valore per rivenderle a ricettatori esteri. Se nel caso dei primi si trattava di disperati che lottavano per la sopravvivenza, per i secondi si trattò di accumulare milioni di dollari, rubandoli alla collettività: era ufficialmente iniziata la nuova “era capitalistica”. In questo periodo molti si diedero al commercio selvaggio (meglio conosciuto come borsa nera), comprando all'estero ogni sorta di bene (soprattutto  beni effimeri e superflui) e rivendendo il tutto nel mercato interno con profitti enormi: tra le merci più appetibili dolciumi, chewing-gum, sigarette e bibite gassate; acquirenti i proprietari di chioschi abusivi che affollavano strade e piazze delle città. Tutte queste attività venivano chiamate dagli ucraini “fare business”  e gli attori di questa rivoluzione economica ritenevano essere essi stessi i veri messaggeri del nuovo verbo capitalista.

Ma come largamente prevedibile seguirono a questa ubriacatura occidentalista “effetti collaterali” di notevole portata: le attività mafiose e criminali in genere divennero il leitmotiv della vita quotidiana. Le tasse venivano riscosse non più dallo Stato ma dalle gang mafiose che infestavano le varie zone delle città: queste organizzazioni criminali si occupavano del mantenimento dell'ordine sociale, sostituendosi di fatto alle legittime forze di polizia (anche qui l'eroe dei due mondi docet). Nelle aree di conflitto tra organizzazioni mafiose si assisteva spesso a sparatorie ed esecuzioni sommarie per il controllo del territorio conteso e non era raro la mattina, lungo il tragitto casa lavoro, imbattersi in cadaveri frutto di vendette o violazioni di accordi criminali tra le bande. Gioco d'azzardo, prostituzione, droga e pornografia divennero attività lucrative di primissimo piano; il livello culturale medio si abbassò talmente da fare di Dallas e altre telenovelas statunitensi le trasmissioni più seguite (esatto: come da noi...), Beverly Hills con i suoi attori lo stile di vita più ambito. Aumentarono esponenzialmente i furti negli appartamenti, il mercato delle porte blindate crebbe in modo vertiginoso, la fiducia tra vicini di casa fu irrimediabilmente minata e si instaurò un clima di sospetto alimentato dal timore per i propri beni.

Lo Stato tornò ad avere un controllo parziale dell'ordine pubblico non prima della seconda metà degli anni '90, anche e soprattutto grazie al personale delle gang mafiose incorporato stabilmente tra le forze di polizia statali (1860, Napoli: stesso discorso, con protagonista l'eroe nazionale). E' questo il momento in cui, finita la “luna di miele” con il capitalismo, molti ucraini ripensarono al mito del comunismo come modello di vita, in quanto si trovarono senza beni e abbandonati al proprio destino (selezione naturale?). Sorte molto più fausta toccò invece alla pletora di criminali, truffatori e mafio-capitalisti che accumularono in quei frangenti enormi quanto inaspettate fortune.

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Ed ora il promesso contributo video di Moni Ovadia, uno che di solito la sinistra ascoltava.

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