domenica 24 aprile 2022

RADIOCIXD 55 - MINA LIVE '78

Come oramai consuetudine, uso questa rubrica per tenere vivo il blog (o quasi: sono i post meno letti...) quando non ho molta voglia di scrivere d'altro. Non è che non ci sarebbe materiale, solo pochi giorni fa scrivevo degli sportivi russi ingiustamente bannati - sport di squadra out, individuali senza bandiera, ma prevedevo guai peggiori, del tipo se vuoi giocare ripudi la patria, essendo una volta ancora facilissimo profeta: Wimbledon ha già ufficialmente escluso gli atleti russi e bielorussi dal prossimo torneo, e anche se ATP e WTA hanno levato gli scudi (sono associazioni di giocatori, di cui i russi fanno parte, e nessuna associazione può accettare che parte dei suoi soci vengano discriminati) i tornei del grande Slam non li organizzano loro e al massimo possono, facendo seguire alle parole i fatti, azzerare i punti attribuiti dal torneo londinese se non ritorna sui suoi sciagurati passi. Ebbene, ancora una volta Draghi si segnala immediatamente per il premio del più sciaguratamente allineato alla deriva autoritaria mondiale in atto (ed essendone uno dei registi, non c'è da stupirsene) annunciando che anche gli Internazionali d'Italia faranno lo stesso. Vediamo se la FIT obbedisce al sopruso, peraltro andando incontro a sanzioni ancora più gravi da parte di ATP e WTA, del cui circuito il torneo romano invece fa parte: una bella cancellazione del torneo, con un bel po' di euri persi, sarebbe il minimo e mi piacerebbe vederla. Ma io temo invece addirittura un dietrofront delle associazioni tennistiche mondiali, da cui di fatto i "nemici" si troverebbero espulsi. Che vomito!

No, meglio parlare di musica. Come forse qualcuno ricorderà, in questa rubrica recensisco album storici, e la cosa mi ha messo in difficoltà quando un artista si è segnalato non tanto per uno o più album, ma per una carriera disseminata di successi singoli. Peraltro, essendo l'album un concetto storicamente datato, collocabile tra gli anni 70 e gli anni 90 del secolo scorso, legato indissolubilmente al supporto su cui era inciso, prima il vinile a 33 giri poi il CD, che induceva gli artisti a considerarlo un "discorso unico" anche quando non si arrivava al vero e proprio "concept" (e ce ne sono tanti, e bellissimi), quelli che hanno sempre considerato la propria carriera un unicum e gli album quasi sempre poco più che delle raccolte per ciò stesso si sono collocati prima, o dopo, o comunque fuori, questa epoca precisa. Prima, c'erano i 45 giri, poi, ci sono i singoli e le playlist, insomma gli album a uno nato dopo del duemila bisogna proprio spiegargli cosa fossero, e non è detto che ci si riesca. No, non mi stupisce che radiocontroinformoperdiletto sia letta al massimo da poche decine di voi. Ma siccome io scrivo per me stesso (come tutti, in fondo, e come dimostra l'assenza di ogni sia pur minimo strumento di guadagno da queste pagine), continuo.

L'esempio più fulgido del tipo di artista che rientra nella categoria appena descritta, assolutamente non legata al concetto di album (anche se ne ha incisi alcuni pregevoli, specie gli omaggi monografici ad autori, come Battisti e Jannacci ad esempio) e ad esso irriducibile perché debordante in molte direzioni, è Mina. Ha cantato di tutto, e fatto di tutto: canzoni memorabili, TV di tale qualità che ancora oggi i suoi spezzoni passano di continuo, scelte personali all'avanguardia e coraggiosissime (un figlio con un uomo separato pagato con l'ostracismo televisivo, un'altra con un giornalista poi scomparso in circostanze non chiare, il ritiro dalle scene a soli 38 anni con tanto di sparizione mediatica a trasformarla in oggetto di culto). E anche quello che NON ha fatto, per scelta, è memorabile: una tournée americana con Sinatra, un film con Fellini, tornare in TV da vecchia incassando probabilmente cachet profumatissimi. No, per Mina non è proprio possibile identificare uno o anche alcuni album che possano in qualche modo dirsi rappresentativi. Ma un disco simbolico di tutto quanto detto, si, quello c'è: è il doppio live registrato la sera del suo ultimo concerto dal vivo, tenuto nello stesso locale dove vent'anni prima ragazzina aveva iniziato, composto (qui le tracce) come diventerà abitudine per metà da pezzi "suoi" (cioè scritti da altri, in genere autori o cantautori di primissimo livello, ma appositamente perché lei li cantasse, o magari no ma comunque portati al successo da lei per prima, come Il cielo in una stanza o La canzone di Marinella ad esempio) e per metà da cover di brani famosi, quasi sempre come minimo all'altezza ma spesso anzi valorizzati dalla interpretazione mazziniana (unica eccezione, secondo me, Almeno tu nell'universo, che Mia Martini cantava con le viscere in modo insuperabile e infatti insuperato), di cui non esiste nemmeno un video ufficiale perché quello era previsto per l'ultimo concerto e questo fu l'ultimo solo per ragioni di salute, quelli dopo furono cancellati. E nessuno sapeva, forse nemmeno lei stessa, che sarebbe stata l'ultima sua apparizione pubblica. Dopo, solo tanti dischi, con cadenza quasi annuale, ancora di inediti e cover, a lanciare giovani autori e rivitalizzare brani noti, con la sapiente regia del figlio Massimiliano e chissà forse anche una postproduzione talmente importante, man mano che si entrava nell'era dei computer (tutto questo era iniziato addirittura prima, pensate un po'), da non poter nemmeno più dire se quella è davvero la voce di Mina, o sta ad essa come le quasi sempre bellissime immagini fotoshoppate delle tante copertine alla vera immagine della signora della canzone che invecchia in pace nella sua torre d'avorio.

Non importa. Noi ci guardiamo il video, anche se non essendo ufficiale non è della qualità giusta. Questa è Mina, una donna bellissima intelligentissima e bravissima che nel fiore degli anni ha detto basta al paradigma social alcuni decenni prima che si affermasse, a ricordarci per sempre la differenza tra Essere e Apparire. Questa è Mina, signore e signori, e questa sempre sarà.

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