lunedì 29 settembre 2008

QUAGGIU' TUTTI TI AMANO, PAUL

Mentre oggi 29 settembre qualcuno di purtroppo molto importante per le sorti di questo povero Paese festeggia il compleanno (il settantaduesimo, coraggio, sembra meno ma se avete vent'anni di vita davanti conoscerete un'Italia senza di lui sulla scena politica), e qualcun'altro ricorda con nostalgia delle scappatelle giovanili di quando era seduto a quel caffè, noi preferiamo celebrare un ottantaduenne scomparso un paio di giorni fa.
Paul Newman non era solo un grande attore, era uno dei pochi dell'ambiente ad essere unanimente considerato un brav'uomo. Come si è potuto leggere in tantissimi coccodrilli (qui quello di un blog amico), aveva in piedi strutturate organizzazioni di beneficenza, e militava attivamente nell'area più progressista della politica statunitense.
A differenza del succitato e di troppi altri politici italiani, aveva da tempo lasciato le scene (ultima bellissima rappresentazione il boss di Era mio padre nel 2002), nonostante il suo enorme talento gli avrebbe certamente consentito di regalarci anche minimi momenti anche dopo la conclamata malattia. Di lui si ricordano tanti film splendidi, da Lo spaccone a Il colore dei soldi (per il quale ebbe un tardivissimo Oscar), da La stangata a Intrigo a Stoccolma, a La gatta sul tetto che scotta.
Ma a noi piace ricordarlo per la prima interpretazione che lo consacrò, in uno dei migliori film di quel filone pugilistico le cui metafore della vita tanto hanno dato alla cinematografia: Lassù qualcuno mi ama. Storia vera di un ragazzo figlio di immigrati italiani che si riscatta attraverso la boxe, Rocky Graziano, che ci ricorda anche quella di un altro grande pugile italoamericano, quel Jack La Motta portato sullo schermo da un gigantesco De Niro in Toro Scatenato, o anche per accostamento fonetico quel Rocky Marciano cantato da Fossati in un pezzo come Boxe, il cui refrain che fa "un uomo non va così lontano" ci sembra il miglior saluto per il grande Paul Occhiblù Newman.

sabato 27 settembre 2008

LA SVOLTA UMANISTA

Mentre il Governo regala l'Alitalia agli amici degli amici, e si accettano scommesse sul quando (il se non è quotato) finirà all'Air France coi debiti a carico nostro ad un prezzo inferiore a quello che Prodi gliel'avrebbe fatta pagare coi debiti a carico loro, c'è chi riesce a fare miracoli con gli spiccioli.
Non che si voglia sminuire i tantissimi casi in cui il missionarismo cattolico e religioso in genere fa del bene nel mondo, peraltro spesso se non a dispetto o addirittura in lotta aperta con le alte gerarchie ecclesiastiche sicuramente a prescindere, ma tra otto e quattro per mille vari il modestissimo aiuto di chi controinforma va indirizzato verso quelle realtà che riescono a organizzarsi in attività di aiuto al terzo mondo senza essere inquadrate e soprattutto senza nemmeno che i loro sostenitori credano di avere una ricompensa o un'ispirazione divina. Ci sono, insomma, tantissimi laici che organizzati o meno fanno del bene semplicemente perchè non possono diversamente, ammettendo serenamente a se stessi che lo si fa per tacitare un bisogno egoistico.
La Svolta Umanista è un'associazione di volontariato che si occupa tra l'altro di adozione (loro preferiscono il termine "sostegno") a distanza di bambini della Guinea Conakry, poverissima repubblica centroafricana fra l'altro teatro di sanguinosi conflitti interni.
Oltre che sul loro sito, è possibile reperire molte informazioni su quello che fanno in una sezione del forum di una scuola di salsa. Proprio così: accade che nella scuola romana Salsajazz a un certo punto hanno deciso che in occasione dei compleanni degli allievi e dei membri dello staff, i soldi raccolti anzichè andare ad alimentare inutili consumismi finivano in un fondo con il quale all'inizio hanno adottato alcuni bambini, poi visto che i soldi diventavano abbastanza una intera classe (insegnanti, materiale, cibo, cure, eccetera).
E' un piccolo esempio di come la riallocazione di risorse sprecate possa venire da un'idea banale, senza che chi l'abbia avuta si debba necessariamente sentire buono o santo, solo non del tutto idiota e inutile. Tante piccole iniziative come questa sono l'unico stretto percorso di salvataggio del pianeta, e delle nostre inutili anime.

martedì 23 settembre 2008

MEGLIO TAGLIARE LA CORDATA

Ogni tanto un link diretto a chi esprime un pensiero in cui ti identifichi, ma lo dice molto meglio di come lo diresti tu, è cosa dovuta, nello spirito di questo blog.
Che poi si tratti di nuovo di Carlo Bertani può anche essere una coincidenza, se vogliamo. Fatto sta che erano giorni che ti frullava in testa che la CGIL stavolta aveva fatto più che bene a di fatto boicottare la chiusura degli accordi di salvataggio Alitalia. Aveva fatto male a marzo di fronte alla proposta Air France, ma ora faceva benissimo. Poi leggi questo, e subito ti accorgi che è inutile che cerchi di mettere ordine nei pensieri: qualcuno lo ha già fatto per te.
E pensi che allora, forse, ma molto forse, qualche speranza c'è, per la nostra povera patria...

sabato 20 settembre 2008

CASA DOLCE CASA

Basta googleare un pochino per trovare i numeri della vera emergenza sicurezza: scegliamo un articolo su Panorama per sgombrare il campo dai dubbi che si tratti di un'estrapolazione sinistrorsa strumentale ad attaccare il governo. Signori, il vostro focolare domestico, l'affetto dei vostri cari, è il luogo meno sicuro in cui potevate cacciarvi.
Dopo aver letto le statistiche, dopo aver dato uno sguardo in cronaca (qui la Repubblica di oggi, ma ogni giorno c'è qualcosa), dopo aver visto l'ultimo Ozpetek, film mediocre tratto da un buon libro ma scelta dell'argomento ottima anche per tempestività, se proprio non vi va di rifugiarvi in un campo nomadi o nel quartiere cinese, almeno guardate ogni tanto con occhio attento il vostro partner, evitate il più possibile di restare chiusi in casa con lui/lei, uscite, fate cose, vedete gente (Nanni Moretti).
In attesa che la famiglia intesa come istituzione passi anche di diritto, come ormai è in molti casi di fatto, nella spazzatura della storia, può essere utile un filo di diffidenza: c'è certa gente, in giro...

mercoledì 17 settembre 2008

BACK IN THE U.S.S.R.

Sottotitolo: you don't know how lucky you are, boys (Lennon/McCartney)
...
Come riporta un Comunicato ufficiale del CCEP (Central Comitee for Economical Programmation), dopo la nazionalizzazione degli istituti di PEIC (Popular Easy Immobil Credit) denominati Fannie e Freddie in onore al ATCC (Andreji Tarkovsky Cinema Center), e il giusto fallimento dei plutocrati di Lehman Brothers, il Politburo nella riunione odierna ha deliberato la collettivizzazione dell'istituto di ACI (Anti Capitalistic Insurance) denominato Aig (Ndr, leggere al contrario per una interiezione di commento: "già").
Prossimi passi del Presidente compagno Georghy Bushin la nazionalizzazione delle compagnie aeree, o perlomeno dei loro debiti, seguendo il fulgido esempio del pioniere del NWCSM (New Worldwide Collettivism for Stupid Men) Presidentissimo Italico Silvio Berlusconi con l'Alitalia, e delle linee ferroviarie a bassa velocità, Transmidwestiana in primis.
I nemici del Popolo, sempre in agguato, sono avvisati: ogni assembramento in luogo pubblico sarà considerato sedizione, sulla traccia segnata dal Compagno Sindaco di Nowark, e ogni protesta sarà sedata grazie al prezioso apporto delle milizie della FRA (Federal Red Army), esattamente come per le discariche in Campany, che vigileranno anche sul regolare flusso delle code per il pane e altri generi di prima necessità come le patate ogm gli hamburger agli estrogeni e il burro di arachidi, da ritirare con la FAC (Federal Annonary Card).
Il piano quinquennale, che sarà varato dal futuro Presidente compagno Barak Obamov, democraticamente eletto dal Komintern a causa del perdurare della malattia mentale dell'attuale Capo dello Stato e Leader del RDUP (Repubblican Democratic United Party), esibito dopo elettroshock e sotto sedativo fino a dicembre per evitare il disorientamento dei proletari, prevederà il definitivo consolidamento del debito pubblico e completerà la transizione dall'obsoleta economia di mercato al NCC (New Comunist Colletivism), abbandonando definitivamente il vecchio Dollaro con l'adozione dell'Amero e l'adesione al Banco del Sur creato dai compagni Chavez Morales e Lula e ridenominato BPM (Banco Proletario Mondial).
Dio salvi gli USSA (United Socialist States of America).

lunedì 15 settembre 2008

VIVA IL RELATIVISMO!

Da qualche tempo scorazza per il mondo, ripreso da tutte le televisioni, un vecchio teologo tedesco che parla come uno che vuole prendere in giro un tedesco che parla italiano. Il tipo è affetto da logorrea istituzionale, nel senso che per mestiere dice quello che pensa a 360°, dato che il suo mestiere sarebbe proprio quello di dire a tutti come si devono comportare in tutti gli aspetti anche minimi del vivere quotidiano.
Chiaramente, quando uno parla tanto e dice tante cose, qualcosa di giusto ogni tanto gli scappa. O almeno così la pensano tutti quelli che fanno a gara a citarlo e a farsi scudo delle sue parole quando conviene, e a fregarsene di lui quando non conviene.
Ora, tra le tante parole che egli pronuncia nell'esercizio delle sue funzioni, ce ne sono alcune per cui dimostra una spiccata preferenza. Una di queste è "relativismo". Uno che ha superato con medio profitto le superiori sa che la parola indica una conquista della civiltà, contrapposta com'è al concetto di "assolutismo" che dovunque sia stato declinato, in primis in politica, ha lasciato milioni di morti sul campo e tutti gli altri a vite infelici. Applicato alla religione, ad esempio, il relativismo vorrebbe che nessuna di esse possa pretendere di rappresentare la verità assoluta, pertanto suo corollario è la tolleranza (io ti lascio libero di credere che la verità sia la tua, e tu lasci libero me), anche nei confronti di chi crede magari che la verità assoluta semplicemente non esista. Che ciò sia un male, oltre che illogico è indimostrato: il relativismo religioso è tutt'altro che realizzato, è solo un miraggio in fondo al cammino della nostra povera umanità bambina. Invece il suo opposto è stato applicato per millenni (e per fortuna solo da qualche decennio disapplicato qua e la, ma mai abbastanza), provocando o dando la scusa a migliaia di guerre. Ebbene, il vecchio teologo tedesco usa la parola "relativismo", spesso associata all'aggettivo "culturale", come fosse semplicemente un'offesa. Pronunciata a modo suo, poi, con un sibilo tipo sergente di Sturmtruppen, suona efficacissima: "pussa fìa prutto relatifista!".
Ieri a Lourdes, colossale baraccone turistico tenuto in piedi dalla laica Francia perchè da solo crea più PIL del Benelux, il tipo ha pontificato (ops!) contro le leggi e i costumi relativi alla Famiglia che "relativizzano in molti Paesi la sua natura di cellula primordiale della società''. E' già strana tutta questa ossessione per la famiglia in una confessione che vieta ai suoi preti di sposarsi (in molte altre è loro concesso, e ciò non ne fa ministri di culto peggiori, semmai riducendo il problema della crisi delle vocazioni). Ma il fatto è un altro. In Francia oramai solo l'8% della popolazione si dichiara "praticante". In Italia un po' di più, ma per via della maggiore ipocrisia, non di un'effettiva quotidiana adesione ai principi e ai riti di madrechiesa, che oramai è prerogativa di settori davvero marginali della società. Basta vedere l'impressionante percentuale di conviventi separati divorziati risposati eccetera tra gli esponenti della maggioranza di governo, altrimenti così appiattita sul compiacimento alle gerarchie cattoliche. Ora pare che la rigidità papale in merito alla non opportunità di somministrare la Comunione a questo tipo di peccatori sia aumentata. Berlusconi pare stia lavorando a un lodo Alvaticano, che dispensi lui e le altre tre alte cariche dello Stato (stavolta almeno a uno di questi la cosa forse interessa...) dal divieto di accedere ai sacramenti. Casini ha già assicurato di votare a favore, perchè l'opposizione deve appoggiare i provvedimenti governativi che ritenga giusti, specie se fanno comodo ai propri leader. Ma tra questo problema e gli editoriali di Famiglia Cristiana, pare si sia aperta una crisi tra PdL e voto cattolico che rischia persino di ringalluzzire Veltroni, che infatti in questi giorni è emerso dal loculo e pare addirittura abbia emesso dei suoni.
Bisogna capirlo, il povero vecchio teologo. Lui e i suoi ultimi predecessori si sono trovati a dover adattare principi dettati migliaia di anni fa a un popolo di pastori analfabeti di zone semidesertiche, che campavano in media trentatrè anni, a una società che cambia troppo velocemente anche per i più svegli di noi. Ancora 60 anni fa non è che l'età media fosse ancora lontana dai 40/45 anni, pochi di più di quella biologica della specie umana, calcolabile per tutte le specie dalla frequenza cardiaca, che appunto supera di poco i 30 anni. Con questi numeri, normale che siano sani precetti sposarsi presto e fare subito tanti figli (le curve della mortalità infantile e della popolazione mondiale hanno lo stesso andamento iperbolico di quella dell'età media), e che mantenere in piedi per tutta la breve vita una solida struttura sociale elementare come la famiglia monogamica era sia opportuno che possibile. Campando in media il doppio, e spostandosi in avanti anche l'affievolimento dell'attività fisica e sessuale (chi si ricorda i pochi settantenni di ieri, li confronti a quelli di oggi, che sembrano i loro figli), vivere tutta la vita con la stessa persona è assimilabile a una crudele tortura sanzionabile dai tribunali internazionali dei diritti umani. O riescono, magari con una bella guerra mondiale, a riportarci a una vita più breve e di stenti (e non è che non ci stiano provando...), oppure è meglio che se ne facciano una ragione.

venerdì 12 settembre 2008

11 SETTEMBRE. SETTE ANNI DI GUERRA AL "TERRORISMO"

Sottrarsi al coro delle celebrazioni era dovuto. La data troppo facilmente individuata come spartiacque della storia contemporanea non consente a chi voglia sottrarsi ad ogni coro di unirsi a qualunque di quelli standard, dai bushisti integralisti ai debunker estremi.
Come al solito, rimandiamo a chi lo fa meglio di noi l'analisi approfondita, segnalando chi ci sembra più serio degli altri nella stessa: Megachip dedica all'argomento un'intera sezione del proprio sito, e chi ne abbia voglia può davvero farsi una propria fondata idea di come siano andate le cose (chi si affida ancora ai media ufficiali nè è lontano mille miglia...).
Qui vogliamo però, a costo di sembrare faciloni, riassumere alcuni punti certi della faccenda, scevri da interpretazioni ideologiche di sorta, verificabili a piacere. Le conclusioni a ciascuna testa pensante.
  1. Due aerei hanno centrato due grattacieli poco più larghi di loro. Due su due tentativi. Si tratta di una percentuale difficile da raggiungere da due top gun. Impossibile per due che hanno appena preso il brevetto per aerei da turismo. I piloti di linea da tempo si servono, per centrare le piste, più larghe e lunghe dei grattacieli, di un raggio laser che parte dalle piste e viene agganciato dall'aereo. La probabilità che ce ne fossero due dentro le torri gemelle è elevatissima. Potevano dirci che c'erano e che li hanno messi i terroristi. Non ce l'hanno detto. Ma quello che ci hanno detto E' FALSO.
  2. Nel Pentagono qualcosa ha provocato un buco, ma non un aereo così grande. Il buco è troppo stretto. Se fosse entrata solo la fusoliera, forse. Ma allora ali e motori dovevano restare fuori. Nelle immagini esistenti non ci sono rottami grossi fuori dal Pentagono. Inolte, il buco trafora tutto il Pentagono fino al cortile interno, numerose pareti. La fusoliera non è così resistente. Intorno al Pentagono ci sono da sempre decine e decine di telecamere accese. Un filmato che mostrerebbe un aereo che vola rasoterra ed entra nel Pentagono ci è stato propinato solo 5 anni dopo. Mai nessun altro filmato prima, perchè? Il filmato è inoltre molto poco chiaro. Non dimostra affatto quello che pretende dimostrare, l'aereo non si vede. Un aereo di quella grandezza, comunque, non può volare rasoterra a quel modo. E' molto probabile che a colpire il Pentagono sia stato un missile. Potevano dirci che era un missile dei terroristi, ma non l'hanno fatto. Ma quello che ci hanno detto E' FALSO.
  3. Gli aerei centrando le torri hanno creato delle enormi fiammate di kerosene, perchè erano pieni essendo partiti da poco, brevi ed esterne rispetto ai palazzi. Quand'anche il kerosene fosse, come non è stato (guardate la fotosequenza sotto al titolo), rimasto dentro e bruciato dentro, la temperatura non avrebbe raggiunto il fottio di gradi necessari a fondere l'acciaio dei pilastri. Peraltro, ci sono numerose persone che sono scese attraverso i piani in cui era avvenuto l'impatto, cioè si trovavano ai piani superiori e hanno scelto di scendere anzichè come purtroppo molti altri di salire, e sono riusciti ad attraversare i piani senza morire come sarebbe capitato se in quei piani la temperatura fosse stata davvero così alta. Sono vivi e ce lo hanno raccontato. Invece la versione ufficiale dice che i grattacieli sono crollati perchè le travi dei piani d'impatto si sarebbero fuse, e i piani superiori sarebbero crollati su quelli inferiori travolgendoli. Ma se fosse successo così, avremmo visto quello che abbiamo visto (e forse) solo se i pilastri del piano d'impatto, magicamente, si fossero fusi all'unisono. In qualunque più realistico altro caso, invece, anche un leggerissimo disassarsi della caduta del pezzo sovrastante si sarebbe moltiplicato durante la caduta impedendo il collasso esattamente verticale che abbiamo visto (peraltro, in due casi su due), e mostrandoci invece il rovinoso crollo del pezzo superiore a lato del moncone inferiore, tutt'al più interessato in parte. Il crollo che abbiamo visto, invece, somiglia in modo impressionante a quelli controllati che di solito si fanno per demolire, con microcariche che vengono fatte esplodere progressivamente per assicurare proprio l'accartocciarsi su se stesso in verticale. E' quindi molto probabile che si sia trattato proprio di una demolizione controllata, come suggeriscono peraltro molti altri indizi riportati dai debunker. Ma è certo che quello che ci hanno raccontato E' FALSO.
  4. C'è poi lo strano caso della torre 7, più bassa e più larga, non colpita da nessun aereo, crollata nello stessissimo modo molte ore dopo. Stavolta, non potendo parlare di acciaio fuso e crollo a domino innestato dal peso del pezzo superiore all'impatto, hanno parlato di lesioni strutturali provocate dai rottami dei grattacieli vicini. Chi crede a Babbo Natale, quindi, può anche credere, se vuole, che un enorme palazzo possa implodere come se fosse sottoposto a una demolizione controllata perchè ore prima è stato colpito da pezzi di due grattacieli vicini.
  5. Poche ore dopo i due crolli, ricordiamo ufficialmente per via di un calore di 1500 e passa gradi che avrebbe sciolto le colonne dei grattacieli, sono stati trovati appena bruciacchiati i documenti di tutti o quasi i terroristi, e c'è stata fornita la lista dei nomi e il curriculum vitae di ognuno di loro. Documenti di carta resistono al calore, travi di acciaio larghe metri no. E' o non è probabile che quei documenti li avessero passati vicino a una candela e messi da parte prima degli "attentati"?
  6. Ma noi siamo di coccio e vogliamo ancora credergli: ok, erano i documenti dei terroristi. Quasi tutti quei documenti appartenevano a cittadini dell'Arabia Saudita. Gli americani intendono rispondere con la guerra all'attacco. Fanno guerra all'Arabia? No, all'Afghanistan. Perchè il commando era stato orchestrato da Al Qaeda, diretta da Osama Bin Laden, saudita anch'egli peraltro, se non vogliamo dire di famiglia ricchissima e partner petrolifero storico della famiglia Bush, che si nasconderebbe in Aghanistan. Da qui deve passare un oledotto ma i Talebani, alla guida della repubblica asiatica dopo la liberazione dall'occupazione sovietica, durante la quale la resistenza afgrana è stata armata e addestrata proprio dagli americani, si oppongono al passaggio sul loro territorio. Bin Laden, se esiste, in Afghanistan non è stato trovato. Il Paese è stato distrutto, migliaia e migliaia di innocenti uccisi, un governo fantoccio occidentale messo al posto di quello talebano, l'oleodotto è in costruzione. Quanto fa due più due?
Basta. Si potrebbe continuare per pagine e pagine, ma chi lo ha fatto è più bravo di noi. Chi vuole saperne di più cerchi da solo. Nessuno di noi ha i mezzi per raggiungere una verità diversa da quella propinataci. Ma a ciascuno, per dedurre che si tratta appunto di una ricostruzione almeno parzialmente di fantasia, basta avere una testa pensante. La usi finchè glielo lasciano fare. Non abbiamo niente altro al mondo che le nostre facoltà intellettive presunte superiori. Senza, non sapremmo nemmeno di essere vivi.

mercoledì 10 settembre 2008

BUCO NERO CHE PASSIONE

Questo potrebbe essere l'ultimo messaggio di questo blog. Mentre scriviamo, i ricercatori del Cern stanno facendo funzionare il megaacceleratore di particelle che dovrebbe ricreare le condizioni dell'universo pochi millisecondi dopo la sua creazione. E molti scienziati hanno da tempo lanciato, inascoltati, l'allarme che l'esperimento potrebbe portare alla creazione di un piccolo buco nero capace di inghiottire rapidamente tutto il pianeta.
Se però l'allarme si rivelasse ingiustificato, cosa facilmente dimostrabile dal fatto che riuscite ancora a leggere queste righe dopo la chiusura dell'esperimento, rimarrebbe da chiedersi come mai su un argomento così cruciale la comunità scientifica si sia potuta dividere così drammaticamente, con una fazione addirittura paventante la fine del mondo. La risposta forse la troviamo scoprendo cosa effettivamente cercava il pool di tremila ricercatori con questo esperimento; citiamo testualmente repubblica.it: gli scienziati cercano il "bosone di Higgs, la cosiddetta 'particella di Dio' che ha dato massa a tutte le altre". A parte l'ovvia ironia di mettere in ballo Dio sempre un passo più dietro, da quando si è scoperto che non è vero che l'uomo è stato creato dal fango e la donna da una sua costoletta, appare chiaro adesso che dev'essere negli ambienti scientifici bolognesi che si è associato l'oggetto dell'esperimento al rischio ad esso collegato.
La battuta era facile e grassa, daccordo. Cerchiamo di riprenderci citandone a memoria una migliore, fatta stamattina da un'ascoltatore su Radiodue al Ruggito del coniglio: tranquilli, ragazzi, l'esperimento non presenta alcun rischio - almeno, ad Atlantide l'hanno fatto e non è successo niente....

lunedì 8 settembre 2008

FANNIE E FREDDIE: COSI' SEMO BBONI TUTTI

La notizia, riportata trionfalisticamente sui monocorde media nazionali, è che finalmente il governo statunitense si è deciso ad intervenire massicciamente per risolvere la crisi dei mutui, che rischia di minare le basi stesse dell'economia mondiale.
Ovviamente, quasi nessuno sottolinea con la necessaria attenzione la contraddizione di termini tra il liberismo sbandierato e lo statalismo ultima speranza: le due similbanche sull'orlo del fallimento, dai nomi ridicolmente bergman/felliniani, sono infatti state nazionalizzate. La loro esposizione è infatti mostruosa, pari a quella di alcuni Stati avanzati di medio taglio, e neanche bene quantificabile per via dell'insondabile esigibilità dei crediti che contiene. Il loro imminente crollo avrebbe travolto il castello di carte dell'economia finanziaria mondiale, responsabile di quasi tutte le efferatezze che ci colpiscono (dalle guerre all'inflazione, passando per la fame nel mondo), e fonte di infiniti guadagni solo per i padroni del mondo. Per questo, per salvare ancora il loro Potere economico, è stato deciso che a pagare per quell'immenso buco, migliaia di miliardi di dollari, pari almeno ad alcune decine di punti percentuali dell'intero debito pubblico statunitense, saranno tanto per cambiare i contribuenti.
Niente di strano se a pensare che questa trovata sia inevitabile (come è) fossero dei veterocomunisti, oppure degli ipercapitalisti che avessero il coraggio di ammettere la sconfitta del loro credo assoluto, invece sono ideologi del neoliberismo nella piena espressione della cifra peculiare del loro agire contemporaneo: privatizzare i profitti, pubblicizzare le perdite. A noi italiani dovrebbe ricordare qualcosa, per decine di casi fino all'attualità dell'Alitalia. Il guadagno ce lo dividiamo noi, le perdite le facciamo pagare (un po' per uno...) alla collettività. Ma così saremmo bravi tutti...
La cosa peggiore è che la lezione non è servita neanche stavolta: le borse mondiali festeggiano con un'ondata di rialzi, i cosiddetti osservatori del settore giudicano la mossa risolutiva rispetto alla drammatica crisi finanziaria degli ultimi due anni. Non sanno che così si comportano come i musicisti del Titanic...
Chi vuole sapere come stanno le cose, non ha che da rivolgersi alla controinformazione, quella vera: su comeDonChisciotte, ad esempio, sono riportati tra l'altro due pezzi, il primo dal Telegraph che spiegava due mesi fa quello che sarebbe successo in questi giorni, il secondo da Rebelion che tra l'altro rende conto delle cause profonde, che volendo essere ipersintetici si possono riassumere nell'estrema finanziarizzazione dell'economia mondiale. Chi non ha voglia di faticare spulciando nella Rete si accontenti delle superficiali amenità che gli propina il telegiornale di turno: hanno risolto la crisi, a nanna tranquilli...

sabato 6 settembre 2008

NO AL PARCHEGGIO DEL PINCIO

Chi ancora si chiedesse come sia stato possibile che una città di sinistra come Roma sia finita alla destra, deve leggere la Repubblica di oggi per avere una risposta definitiva. Vi trova un'intervista al sindaco Alemanno significativamente intitolata "perchè non voglio fare quel parcheggio al Pincio", in cui tra l'altro spiega che per revocare l'appalto senza conseguenze ha bisogno dell'appoggio dei Beni culturali, Ministero e Sovrintendenza (che dovrebbe riconsiderare un parere già aspresso).
La questione, che ha scomodato persino Adriano Celentano al Festival del Cinema di Venezia, va inserita in un contesto più ampio, per essere compresa appieno. Potrebbe essere utile, ad esempio, guardare il pugno nell'occhio rappresentato dalla nuova scatola dell'AraPacis, commissionata a caro prezzo a un architetto straniero che evidentemente non ha capito nulla di Roma (e va bene che si stava rovinando nella scatola vecchia, ma non era proprio possibile aggiustarla o farne una con criteri di clima moderni e aspetto più organico ai dintorni?). Oppure riguardarsi tutta la puntata I re di Roma di Report, di cui riportiamo da youtube lo stralcio relativo a Ponte di Nona, una città a est della Capitale costruita attorno a un mostruoso centro commerciale e nient'altro, dove infatti la gente va a passeggiare la sera, vicino al multisala. Ma la cosa decisiva sarebbe ragionare intorno alla Metro C, opera faraonica e quasi inutile, che da anni rovina e per anni rovinerà la vita ai romani per via dei lavori, per fornire loro alla fine un collegamento che ripercorre (ok, potenziandolo, ma non era possibile diversamente? sicuri?) il percorso delle Ferrovie Laziali per due terzi, collegando la linea B e la A nel tratto tra Colosseo e Piazza del popolo, per finire poco oltre a Prati.
Senza essere ingegneri, si può capire che scavare un chilometro di galleria ferroviaria sotto il Colosseo, evitando da un lato i reperti archeologici dall'altro le falde acquifere, costa quanto fare una metropolitana di superficie in periferia per decine di chilometri. Senza essere urbanisti, si può guardare la cartina di Roma e notare come sia piena di buchi tra le zone urbanizzate, e tolti i parchi il più grande dei quali è quello dell'Appia antica, la maggior parte di questi sia attorno ai fiumi e soprattutto ai binari dei treni. Poi se guardiamo la cartina di Parigi scopriamo che binari dei treni in superficie cominciano a vedersi solo in lontana periferia, e che non c'è nemmeno la Stazione centrale. Che hanno fatto, sti geniacci? L'hanno trasformata in museo (il famoso Quay d'Orsay, coi quadri degli impressionisti), e hanno stabilito che le stazioni periferiche avrebbero visto partire e arrivare i treni verso i 4 punti cardinali, e sarebbero state collegate tra loro da una serie di sotterranee ricavate senza sforzo e relativamente in economia interrando i binari dove erano prima e restituendo alla città sotto forma di strade e spazi pubblici quello che avanzava e restava sopra le gallerie. Se si facesse a Roma, magari con una legge speciale (che ce vo? sarebbe una in più tra le tante) che conferisse alla Capitale il demanio ferroviario sul suo territorio, si risolverebbero forse per sempre i suoi problemi di traffico in centro e tra quasi tutte le periferie con una spesa complessiva inferiore a quella di una frazione della nuova linea C. Che invece costando uno sproposito farà solo risparmiare mezzora a chi vive lungo la Casilina e 10 minuti a chi deve recarsi da San Giovanni al Flaminio che non dovrà più cambiare a Termini.
Ora, è sicuramente vero che la campagna elettorale è stata fortemente falsata dal pompaggio mediatico sul tema della sicurezza. Ma è anche vero che la gente non è tutta stupida stupida. Che se un'amministrazione per anni indugia su opere con sfavorevolissimo rapporto tra costi e utilità a qualcuno qualche sospetto viene, che chi le realizza è quasi augurabile che sia disonesto perchè l'alternativa è peggiore, per un amministratore.
Tornando all'attualità: anche senza voler considerare le questioni ambientalistiche e archeologiche, quanto ne guadagnerebbe la mobilità romana da 700 posti auto vicino piazza del Popolo? E quanto ne perderebbe da un'ulteriore pedonalizzazione totale senza corrispettivo miglioramento dei trasporti pubblici tra le periferie? E soprattutto, tutto ciò, a che prezzo?
Alemanno fiuta l'aria, e si dissocia. Sulla metro C non può, non vuole e non gli conviene: l'affare è troppo grosso e troppo avanti. Il mostruoso centro commerciale all'Eur è cosa fatta, e va nel mazzo degli obbrobbri di Lunghezza, Porta di Roma e Parco Leonardo (dove chi ha comprato casa nei posti che venivano spacciati come di maggior prestigio - affaccio sulla passeggiata pedonale - è costretto dalla caciara consumistica a tenere le serrande abbassate coi cartelli vendesi sopra). Poi risenti la parte della puntata di Report in cui si intervista un francese che spiega come si fa a Parigi: il Comune compra i terreni su cui sorgerà la nuova Centralità, li riconverte da agricoli ad edificabili (da noi la norma sono i condoni ai costruttori abusivi), fa il progetto, realizza la metropolitana, POI lottizza e vende ai costruttori che devono realizzare gli alloggi secondo il progetto già fatto, e pagare in appartamenti che poi il Comune affitta o vende a prezzi politici uguali per tutto il territorio cittadino (!!! - avete letto bene). Se non bastasse, a domanda precisa dell'intervistatore italiano, il francese strabuzza gli occhi è risponde più o meno così: "centro commerciale? non si possono costruire a Parigi centri commerciali! Uccidono il tessuto sociale ed economico dei quartieri..."

giovedì 4 settembre 2008

LA MINISTRA? TE LA RACCOMANDO...

Non è che sia una raccomandazione, partire armi e bagagli da Brescia per fare un concorso a Reggio Calabria perchè sai che li è tre volte più probabile passarlo. Solo che poi, pochi anni dopo, quando ti fanno ministro non si sa bene per quali meriti, te lo ricordi, che se non era per un sistema discutibile non eri nemmeno avvocato, te lo immagini, che non c'è bisogno di nessuna intercettazione per risalire a una informazione del genere, e quindi ci pensi due volte, prima di pontificare a sproposito a danno degli insegnanti meridionali.
Circondarsi di personaggi non brillantissimi è una vecchia tattica per risaltare. Ma qui la statura media fa rimpiangere non dico il disastrato governo Prodi, ma uno qualsiasi degli sciagurati pentapartiti pieni forse di disonesti, ma di livello. E non stiamo parlando di centimetri, niente battute facili...

mercoledì 3 settembre 2008

DIAMO UN CALCIO AL CALCIO

Una delle tante occasioni perse del governo Prodi torna alla mente grazie ai fattacci di Roma-Napoli, culminati con il divieto di trasferta biennale per i tifosi partenopei, che ovviamente già qualcuno critica come addirittura ingiusta limitazione di libertà personale a persone che non sono direttamente responsabili dei disordini. Come se non fosse possibile, per un privato cittadino nato a Napoli, recarsi per fatti suoi allo stadio di Milano a vedere civilmente la partita: possono praticamente fermare solo il tifo organizzato, e hanno fatto più che bene.
Come fu chiaro già all'epoca ai pochi osservatori attenti, la vittoria ai mondiali del 2006 ha purtroppo impedito di prendere quei provvedimenti seri che la golosa occasione di moggiopoli aveva fornito alla politica e alla società civile per liberarsi una volta per tutte di questo bubbone, fatto di violenza e bilanci falsi, fighetti iperpagati e riciclaggio di denaro sporco.
Così, dopo pochi provvedimenti poco incisivi, la giostra è ripresa come prima, specchio fedele di un Paese allo sfacelo. Le teste di minchia stavolta sono napoletani, ma è un caso. I soloni del pallone, Blatter in testa, continuano a dire che il marcio è nella società, il calcio è nella società, quindi anche nel calcio ci sono le mele marce. Ma come illustra bene Daniele Silvestri nella sua Voglia di gridare, ci sono dinamiche innescate dalla folla e innocui vigliacchi messi assieme dietro un megafono e un'insegna fanno una pericolosa accolita di stronzi. Per cui se le mele marce nel calcio italiano odierno sono tante (e significativamente più, ad esempio, che nel calcio inglese che gli hooligan li ha inventati) ci sarà un problema di sistema, o no? E se anche volessimo ammettere che questa violenza non è originata dal calcio, una volta verificato che in questo calcio trova terreno fertile di coltura, vogliamo fare qualcosa, o no? Se hai un'infezione ti lasci morire per disquisire sulla causa, oppure intanto che la scopri disinfetti, incidi, se serve amputi?
Altro che tifosi del Napoli, sarebbe ora di vietare TUTTE le trasferte organizzate di TUTTI i tifosi di calcio: tanto hanno tutti la pay-tv. Meglio ancora sarebbe chiudere per qualche anno i campionati ed effettuare una riforma profonda. L'ideale, ma purtroppo non si può quasi dire figurarsi fare, sarebbe però sostituire le partite di calcio direttamente con gli scontri tra tifoserie, sull'erba di stadi blindati, con le telecamere accese per un reality definitivo: il massacro in diretta. Riaprendo i cancelli degli stadi solo quando i pochi sopravvisuti giurano di non voler mai vedere più una partita di calcio nella vita, prenderemmo due piccioni con una fava: gli ultras diminuirebbero drasticamente di numero, e sparirebbero dalla tv grande fratello e simili. E gli amanti del calcio vero potrebbero ricominciare dalla Pallastrada di Benni (non avete letto La compagnia dei celestini? Malissimo!....)

lunedì 1 settembre 2008

ITALIA LAICA

Essere credenti o non credenti è affare privatissimo, in cui ciascuno di noi può pensarla come gli pare e anche cambiare idea infinite volte. Questa semplice verità è ancora oggi troppo spesso nel mondo un'eresia punibile con la morte, e lo è stata anche da noi fino a qualche decennio fa, senza peraltro essere ancora, nell'Italia del 2008, un'acquisizione pacifica come dovrebbe.
Lo dimostrano ad esempio gli ultimi sviluppi del caso Englaro, oggi, ed ieri il sabotaggio ecclesiastico del referendum sulla diagnosi preimpianto: avesse dato la Chiesa indicazione ai suoi fedeli di cosa votare, nulla quaestio ma non sarebbe riuscita a convincere la maggioranza degli elettori; gli è bastato invece puntare a convincere pochi indecisi all'astensione per invalidare la consultazione.
Nessuna novità: la realpolitik in Vaticano l'hanno inventata, altrochè. Ma le gerarchie ecclesiastiche possono oramai ben poco sui valori del popolo dei credenti, che hanno rapporti pre(ed extra)matrimoniali, usano contraccettivi, e se possono la fecondazione assistita la vanno a fare in Spagna. Delle posizioni coraggiose di Famiglia Cristiana abbiamo già parlato: oramai noi comunisti ce la facciamo consegnare dall'edicolante incartata tra la Gazzetta dello sport e Playboy, per non dare nell'occhio... Ma le parole più attuali sull'argomento le aveva dette 50 anni fa il migliore di tutti, quel Don Lorenzo Milani che nella sua breve vita seguì le tracce del vero cristianesimo, quello appunto di Cristo e di Francesco d'Assisi, stando dalla parte degli ultimi. Ce lo ricorda in questi giorni paradossalmente Italialaica, uno degli ultimi rifugi dei laici italiani, riportando una sua vecchia intervista. Che ci troviamo, rileggiamoci questi stralci dalla "Lettera ad una professoressa", lo scritto che squarciò per primo il velo della scuola come strumento di riproduzione sociale proponendo invece la cultura aperta a tutti come unico mezzo di promozione sociale. Secoli prima del rincoglionimento televisivo generalizzato padre della dittatura strisciante che stiamo vivendo, purtroppo...

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