sabato 30 ottobre 2021

RADIOCIXD 47 - MATIA BAZAR E ANTONELLA RUGGIERO

Come vi avevo preannunciato, comincio ad esaurire la lista degli "album memorabili secondo me", cioè di quei dischi che reputo per intero degni di eternazione, e se voglio proseguire con questa rubrica devo arrendermi sempre di più a recensire delle mie compilation personali di artisti che magari un ellepì intero no, ma una buona serie di brani da ricordare ci sono, lungo tutta la carriera o magari solo lungo un tratto di essa.

Quest'ultimo è il caso dei Matia Bazar, un gruppo che a definirlo "pop" anziché dequalificare lui si riqualifica l'etichetta. Se poi restringiamo il campo dalla lunga e poliedrica attività a quella tutto sommato breve prima fase in cui la frontwoman era Antonella Ruggiero, ecco che possiamo parlare di pop sofisticato e colto, con echi che variano dal progressive rock all'elettronica, passando per le radici liguri e condendo il tutto con la dimensione angelica della straordinaria vocalità della cantante. Inavvicinabile in assoluto (e pertanto mai nemmeno lontanamente avvicinata dalle per quanto brave artiste che l'hanno seguita nel gruppo), sia appunto per la vocalità che per curiosità cultura voglia di esplorare, come si è visto nella sua poliedrica carriera solista, a cui attingo in fondo alla playlist cronologica che vi suggerisco. La lista è lunghetta perciò non embeddo i video come al solito, sennò la pagina diventa troppo lunga, tanto comunque al click i video si aprono in nuova finestra e li potete iniziare ad ascoltare leggendo il commento, magari capendo dallo stesso se è anche il caso di andare a vederli.

  1. Io Matia - Siamo all'archeologia, il video è raro e a lungo inedito. Io stesso non lo conoscevo, ma dimostra col botto non solo tutte le potenzialità dell'allora nuova formazione, ma anche come le sue radici peschino, come (a scavare bene) quelle peraltro di quasi tutta la musica italiana di qualità, nel rock progressivo dei primi anni 70.
  2. Stasera che sera - Di poco successiva è questa meraviglia, che tutti conoscete, che dimostra da 47 anni a che livello possono arrivare le canzonette - ve la posto in versione live perché vi si colgono meglio le doti della cantante.
  3. Per un'ora d'amore - Sempre del 75 è questo pezzo altrettanto noto e meritatamente imperituro, anche se sfrutta meno la vocalità di Antonella.
  4. Cavallo bianco - L'anno dopo ancora doveva uscire il primo album, ma questa hit era li a dimostrare che i nostri ancora flirtavano col progressive, e che avevano una cantante mai vista (io ricordo che da ragazzino ero ipnotizzato da questa esecuzione, e come carico da 11 vi ho ritrovato il video dell'epoca)
  5. Solo tu - Altrettanto nota e bella, sia pur di un genere opposto, è questa canzone del 77, di cui ho trovato un musicarello d'epoca girato credo a Genova.
  6. ...E dirsi ciao - La consacrazione arriva però l'anno appresso, con questa canzone tutto sommato meno indimenticabile di quelle fin qui ascoltate, che però riuscì a mettere dietro, nella memorabile edizione di Sanremo con Beppe Grillo, pezzi come Gianna di Rino Gaetano e chitarrina e Un'emozione da poco di Anna Oxa vestita da maschio. Il video è quello originale della premiazione. 
  7. Mister Mandarino - Dello stesso anno, già superiore è questa ballata dagli echi reggae (che allora si portavano parecchio, appresso a Loredana Bertè).
  8. C'è tutto un mondo intorno - A ricordarci delle vette cui può arrivare il pop, arriva l'anno dopo questo pezzo incredibile, che ai tempi passavo in radio spesso e volentieri. Ricordo che al primo ascolto pensai "non può salire ancora!", e quando è salita ancora mi si sono stretti gli occhi e rizzato i peli. Voglio essere esagerato: pur infinitamente meno complessa, in qualcosa ricorda Bohemian Rapsody dei Queen.
  9. Fantasia - Intanto arrivano gli anni 80, i Matia cambiano formazione e virano decisamente sul pop elettronico. Questo pezzo del 1982 ne è una lampante dimostrazione, anche se ai tempi straniò molti fan storici, dimostra la voglia di ricerca musicale e addirittura suona ancora attuale.
  10. Il video sono io - Siamo nel 1983, ancora pop elettronico, stavolta condito dal virtuosismo vocale della Nostra: come dice lei IH-OH, nessuna mai e mai più.
  11. Elettroshock - Stesso anno, stesso genere ma ancora più spinto. Il video è quello originale di Mr. Fantasy, che per chi ha una certa età è garanzia di qualità.
  12. Vacanze romane - Sempre dallo stesso album, Tango, questo celeberrimo brano, che ai tempi fu uno dei rari punti di contatto tra i gusti musicali miei e quelli di mio padre, vinse a Sanremo il premio della critica. Il video è quello originale del festivalone.
  13. Aristocratica - Anche questo brano del 1984 è molto bello: sentite come cambia aria e struttura a un certo punto, sorprendendovi (se non lo conoscete già).
  14. Ti sento - Dello stesso anno è quella che se devo dirne una è la mia canzone preferita, e sicuramente quella di maggior successo a livello mondiale, venduta in tutto il mondo anche grazie alla sua versione in inglese, e alla sua struttura dance. Il link è alla versione studio perché vi si nota benissimo quando lei sale ancora, dove sembrerebbe non si potesse. Anche se ai tempi ci riusciva perfettamente anche dal vivo...
  15. Souvenir - Qui siamo a Sanremo 1985, e anche questo brano vinse meritatamente il premio della critica. Chanson d'amour...
  16. Noi - Sono anni in cui trovato il solco del successo lo si segue, anche magari a scapito dell'originalità e della ricerca musicale. Con episodi ancora di elevata qualità, come questo del 1987.
  17. Dieci piccoli indiani - La ripetitività si nota soprattutto nella base ritmica, che poi è quella dominante nel decennio. Questo brano però ammicca a un riferimento letterario di livello...
  18. La prima stella della sera - Siamo nel 1988, è l'ultima partecipazione a Sanremo dei Matia e Antonella assieme: quest'ultima lascia il gruppo l'anno appresso, in cerca di nuove strade di espressione, esempio non unico (citofonare Battisti) ma raro nel panorama musicale italiano.
  19. La danza - Per farlo arriva fino in India (ok, con illustri predecessori, specie negli anni 60 e 70), e si sente in questo brano, il primo del primo album solista. Che è del 1996: sette anni dopo sette.
  20. In the name of love - Dallo stesso album, Libera, che vale un ascolto completo, vi segnalo anche questo brano, dove Antonella ci ricorda di non aver deposto i suoi virtuosismi.
  21. Il canto dell'amore - E si, vi segnalo anche questa, che al di là degli arrangiamenti ha una struttura più simile a quelle coi Matia.
  22. Amore lontanissimo - E la distanza si azzera anche per quanto riguarda i risultati, se pensiamo che questa meraviglia arrivò seconda a Sanremo 1998 (dietro la Minetti: uno dei tanti verdetti assurdi del festivalone).
  23. Controvento - Siamo nel 1999. e qui si torna al pop elettronico, anche se molto sofisticato.
  24. Echi d'infinito - Nel 2005 a Sanremo è terza assoluta, e vincitrice della inedita categoria "donne" con questo bel brano di Mario Venuti.

La carriera solista della Ruggiero continua ancora, anche se la voce giocoforza non è più quella di una volta, almeno per estensione. Solo che non è semplice segnalare brani singoli, dato che spazia dall'elettronica all'orchestrale classica, dal fado al tango, da Genova a Broadway, dal sacro alla morte. E dato che ho volutamente escluso le tantissime cover (e autocover dei brani coi Matia), per imbarazzo della scelta: quasi sempre, la versione di Antonella è meglio dell'originale.

martedì 26 ottobre 2021

CHE TEMPI CHE FA

Ogni tanto, specie quando ci sono in giro talmente tanti nemici da farci sentire accerchiati, conviene vincere la repulsione e affacciarsi ad ascoltare quello che dicono. Sono anni ormai che il mio telecomando agisce autonomamente zappando via trasmissioni come quella in cui fabiofazio gioca a fare il davidletterman intervistando gente in studio, con la sola "piccola" differenza che quello riusciva a fare domande scomode anche ai santi mentre lui fa interviste sdraiate a tutti i suoi ospiti, scelti anzi proprio a questo scopo. Anni: da quando, emerso il fenomeno grillino che osava mettere in discussioni i dogmi monetaristi europei e per questa ragione (come dimostra anche l'attuale annichilimento) raggiungeva da zero la maggioranza relativa degli elettori, lui faceva prendere la residenza in studio a un economista ordoliberista come Cottarelli, porgendogli un assist dietro l'altro ad affermare i suoi dogmi di parte padronale come fossero realtà di fatto e non solo una delle teorie possibili. Ma anche prima, quando ancora non mi ero staccato da mamma pci-pds-ds-pd, mal sopportavo la sua faziosità (mai nomen omen fu più azzeccato) mascherata da buonismo. Poi, miracolosamente, quando hanno tradito il loro elettorato passando da seppellitori a riesumatori del cadavere del centrosinistra (che poi ovviamente li ha divorati), poco prima di diventare uno dei piedi del tavolo della dittatura sanitaria, anche i grillini sono passati dal ruolo di ospiti rari da incalzare per smerdarli in diretta a quello di ospiti regolari da slinguettare. Una trasmissione disgustosa e repellente, insomma.

L'altra sera, però, appunto ricordandomi dell'assunto in incipit, ho resistito all'impulso e ho lasciato il telecomando, intuendo forse che stavano per accadere un paio di cose istruttive:

  1. si collegano col cantante Ed Sheeran, e mezzo collegamento se ne va in scuse dello stesso per non essere come promesso in studio, essendo risultato positivo a un tampone, lui e la figlia (la moglie no, per quello non era in casa, non sarebbe tornata fino a fine quarantena: ma non ci aveva contatti da giorni e giorni? con la moglie? e non era questa una domanda da fargli?). A fine pippone, lo stesso precisava di essere vaccinato (come quasi tutti gli inglesi, che hanno completato le due dosi eppure registrano al momento 50mila contagi al giorno). Ebbene, mentre a me e a voi salta immediatamente all'occhio l'ennesima dimostrazione di inefficacia dei sieri che chiamano artatamente vaccini (per poterci chiamare no-vax e per poterli somministrare pur essendo sperimentali), Fazio si esibiva nella sua specialità: affermare una tesi non enfatizzandone gli argomenti (troppo pericoloso quando essi dimostrano il contrario) ma proprio invece scivolandoci sopra con nonchalance dandola per scontata. Sei vaccinato e stai in quarantena? Grazie per la responsabilità che tutti dobbiamo avere eccetera eccetera;
  2. chiude lui ed entra la Litizzetto, che ha lo stesso tono e atteggiamento dissacrante di quando diceva cose realmente scomode (ammesso che non fosse solo una mia percezione: non sarebbe l'unico abbaglio a cui ci hanno portato col gioco delle parti pro e anti Berlusconi), ora che porta acqua con le orecchie ai disegni oligarchici. Condita dal consueto teatrino, che non riesco a capacitarmi come faccia ancora ridere qualcuno, in cui lui finge di tentare invano di fermare le intemperanze verbali da quinta elementare di lei, arriva la stilettata, che sintetizzo più o meno così: "sento i no-vax che invocano la privacy come argomento contro il green pass, e sono gli stessi che tengono fissi la geolocalizzazione nello smartphone, hanno il telepass, comprano e pagano online, e vivono circondati da telecamere in ogni dove". Ma la satira, mia cara, è tale solo quando è rivolta contro, il Potere, quando è a suo favore si chiama sberleffo o sfottò, a seconda del grado di violenza implicito. Lucianina fa la rana, che rivolta alle altre rane, nell'acqua che oramai sta per lessarle tutte, le sfotte argomentando prima che mica preferivano stare nell'acqua fredda, e poi che ben calda è meglio che tiepida per i reumatismi ora che arriva l'inverno, e così via. Solo con una piccola aggravante: lei è fuori, dalla pentola. Siamo noi che a ogni attacco alle nostre libertà e ai nostri diritti ci sentiamo sfottere da quelli come lei che l'ultimo step verso l'abisso in fondo è uguale al penultimo, che scemi che siamo a lamentarci.

Dopodiché il dito ha d'autorità ripreso il controllo, e ha ripreso a fare zapping. Tra il nulla e il nulla, certo, ma sempre saltando il "quando è troppo è troppo" dei telegiornali e dei talkshow di regime, tra cui l'entertainment faziano detiene la palma dell'insopportabilità. Signori e signore, buonanotte.

sabato 16 ottobre 2021

15/10: L'INIZIO DELLA FINE - VERSETTI COVIDICI 105-107

Dal meritorio sito di Maurizio Blondet

Vi avevo già detto che secondo me oramai tentare di convincere qualcuno non serve a nulla: hanno ottenuto, grazie a un dispiegamento di mezzi di propaganda senza precedenti che dimostra ulteriormente la grandezza della posta in palio, un consenso che definire bulgaro oramai è un'offesa alla Bulgaria. Hanno vinto. Ma hanno voglia di stravincere e questo ha fregato più di qualche tiranno nella storia dell'umanità.

Nell'ultimo DPCM infatti, quello con le linee guida di attuazione del green pass negli uffici pubblici, l'ineffabile Brunetta non si è tenuto, iniettandolo di contenuti che dimostrano una volta in più la sua annosa posizione nei confronti di una intera categoria, che non a caso è stato ri-chiamato a governare. Ma facendo di tutta l'erba un fascio non ottiene altro che l'incazzatura o la demotivazione proprio dei tanti che invece sono anni, a volte decenni, che si danno da fare per sfatare quei luoghi comuni. Non so ancora se inquadrare il conseguente risveglio sindacale come autentico o come il solito gioco delle parti, ma in fondo non importa, è sempre meglio della muta accondiscendenza che ha caratterizzato i mesi scorsi.

In particolare, colpisce la cieca irrazionalità dell'azzeramento dall'oggi al domani dello smartworking emergenziale, prima che sia pronta (a questo punto, direi semmai lo sarà) la sua regolazione ordinaria per contratto, e prima del 31 dicembre prossimo quando formalmente finisce l'emergenza (ammesso che finisca, staremo a vedere). Anche qui, l'istituto, che personalmente mi ha sempre lasciato perplesso e sospettoso soprattutto per le implicazioni sulla struttura stessa del lavoro (intende dichiaratamente trasformarlo in una specie di cottimo e comporta l'azzeramento della indispensabile condivisione quotidiana dello spazio lavorativo coi colleghi con tutto quello che ne deriva in termini di formazione, crescita professionale, confronto e in definitiva risultati), poteva e può essere conservato integrandolo con la prestazione in sede, e peraltro dando così un senso all'ennesimo inglesismo ad minchiam con cui lo si è voluto qualificare in Italia (smart è intelligente, mentre gli anglofoni si limitano correttamente a chiamarlo home working). In questo anno e mezzo, credetemi (e se non mi credete chiedete in giro, avrete anche voi amici o parenti nel pubblico impiego, ancora...), con lo smartworking quelli che non facevano niente in ufficio hanno continuato a fare i fannulloni da casa, ma gli altri si sono fatti un mazzo tanto, lavorando alla fine ben oltre l'orario d'ufficio, spesso la sera e nel fine settimana. Spero tanto nella loro indignazione, adesso, magari ricasca anche su altri aspetti che fino ad ora non hanno saputo vedere, magari perché preoccupati dalla incessabile campagna di stampa tesa da quasi due anni a rappresentare il virus del raffreddore in una piaga biblica (e cominciano a circolare le prove di chi ha architettato il tutto...).

L'illogicità intrinseca degli ultimi provvedimenti, infatti, non sfugge stavolta proprio a nessuno. Seguiamola, è istruttivo:

  • se c'è ancora l'emergenza, e visto che è decretata fino a fino anno almeno ci dovrebbe essere, fare rientrare tutti in ufficio è pericolosissimo, a maggior ragione perché i soloni stessi della sanità hanno ammesso che i vaccinati possono ancora infettare ed essere infettati, e quindi il green pass è un pericolo, perché paradossalmente gli unici sicuri sarebbero (uso il condizionale perché non ho mai creduto all'attendibilità dei tamponi, ma loro si: è l'architrave della loro narrazione, ci fanno le zone a colori coi tamponi, quindi con loro l'argomento può essere utilizzato) i non vaccinati che per andare al lavoro si sottopongono a questa tortura ogni due giorni. Di tasca propria, per ora (già ai portuali glieli pagano, e alla CGIL qualcosa dall'aggressione subita - per quanto puzzi di fasullo, come dimostra uno che veniva considerato un padre culturale della sinistra - l'hanno imparata, se è vero che ora fanno battaglia per l'applicazione della legge che prevede che gli accertamenti dell'idoneità al lavoro siano a carico del datore, perché manco ai tempi di Cronin e Dickens i lavoratori pagavano per andare in fabbrica - e ora anche qualche politico comincia a dirlo). Quindi, se c'è ancora l'emergenza, altro che green pass, tamponi gratis per tutti ogni tre giorni (ma costano, ve lo dice anche il blogger desinistra, e la sanità pubblica dopo trent'anni di tagli ora bisogna proprio smantellarla), e prosecuzione ove possibile dello smartworking a garantire che gli spazi non siano affollati. Mi basterebbe che tutti i colleghi condividessero queste conclusioni, adesso, anche se il sogno proibito sarebbe che guardandosi in giro per i corridoi con la mascherina si rivolgessero contro chi li ha fatti vaccinare inutilmente, perché il virus intanto è mutato come sempre fanno i virus influenzali, e gli rompessero in faccia il giocattolo del "vaccino per sempre" che hanno messo in piedi. Ma non oso sperare tanto...
  • se invece l'emergenza è talmente finita che si può tutti tornare in ufficio, perché "è finita la ricreazione" dello smart working. allora perché accanirsi a dare la caccia agli ultimi reprobi, confezionando provvedimenti liberticidi allo scopo dichiarato, si proprio dichiarato al TG, di "stanarli"? Ammesso e non concesso che sia merito dei vaccini (potrebbe anche semplicemente essere che il virus influenzale di quest'anno è meno cattivo, secondo oscillazioni randomiche che si ripetono da sempre, ma non insisto: date pure un premio in denaro e un'onorificenza apposita a chi si è sottoposto volontariamente alla sperimentazione di un siero che non c'era tempo di fargli seguire i protocolli ordinari, e non rompete i cosiddetti agli altri), i numeri oramai da mesi sono al di sotto della media delle influenze "normali". Mollate l'osso, e se almeno siete stati abbastanza furbi da farvele dare godetevi le bustarelle di big pharma (in Australia li hanno pizzicati, chissà quando si sveglia la magistratura da noi...).

La risposta come al solito sta nelle pieghe, e bisogna andarla a scovare. Esistono delle norme sulla privacy, che in campo sanitario assumono particolare rilevanza, e questo lo può capire chiunque. Per questa ragione, il green pass, cartaceo o elettronico che sia, non contiene nessun dato sensibile: semplicemente, l'app che lo legge è in grado di dire se in quel momento è valido e puoi passare oppure no. Il fatto che i controlli all'ingresso potrebbero comunque creare un problema a chi si dovesse trovare respinto per un disguido, o perché aveva calcolato male le ore dall'ultimo tampone, coi colleghi "in regola" che lo guardano come un appestato mentre loro entrano e lui no, e già questo avrebbe dovuto far preferire dei controlli in backoffice e anonimi, che so chiamando tutti o un campione in una stanza apposita nell'arco della giornata lavorativa. Ma inutile pretendere tali livelli di sensibilità, il pubblico ludibrio essendo uno degli scopi nemmeno tanto nascosti (e anche tra i più apprezzati dal popolo dei vaccinati convinti di aver adempiuto a un dovere civico e che gli altri siano degli egoisti: non li sfiora nemmeno l'idea che ciascuno abbia diritto a seguire i propri percorsi mentali, e gli fa comodo etichettare come "no-vax", e ora pure come fascisti, quelli che semplicemente continuano a coltivare il sacro ruolo del dubbio, senza il quale la scienza non è scienza, dubitando di questi "vaccini") di questa vergognosa iniziativa. Ebbene, in una di queste pieghe si annuncia che proprio per ottemperare alle norme sulla privacy è in via di realizzazione il QRcode anche per gli esenti. Ma siccome per ora non c'è, gli stessi non è che possono semplicemente mostrare il certificato all'ingresso passando anonimamente come tutti gli altri, no: devono inviare via email al medico del datore di lavoro il loro certificato, avendo la facoltà di consentirgli di comunicare agli addetti al controllo il proprio nominativo. Di nuovo: di diritto non puoi obbligare nessuno a questa comunicazione, e allora la ottieni di fatto con un sotterfugio, perché l'alternativa all'assenso alla comunicazione è essere sottoposti alla rottura di palle di essere fermati ogni giorno all'ingresso, fino a che tutti non sappiano che tu hai delle patologie tali da avere avuto diritto all'esenzione (della serie: la privacy vale per tutti meno per quelli per cui avrebbe più senso), e che - orrore! - non sei vaccinato, meglio starti alla larga!

Ma il peggio non è ancora questo. Il peggio è che tutto ciò dimostra una volta di più, a chi ancora vuole ragionare, che l'obiettivo ultimo di tutta l'operazione pandemia non è affatto, non lo è mai stato, la salute pubblica. Se lo fosse stato, avrebbero consentito l'utilizzo in via sperimentale, come dopo hanno fatto con i cosiddetti vaccini, di tutte quelle decine di protocolli per la cura preventiva domiciliare e ospedaliera respinti perché "non sperimentati" nel corso dei mesi, e che dove sono stati carbonaramente applicati hanno salvato migliaia di vite. Se lo fosse, oggi facevano tamponi (e salivari, che sono ugualmente attendibili ma non valgono per il green pass perché non fanno soffrire abbastanza - oppure sierologici, che dovrebbero valere per sempre e non per sei mesi, come pure la guarigione: vaccinare uno con gli anticorpi a gogo di suo è potenzialmente un omicidio) gratis x tutti ogni 3 giorni e basta, né green pass né vaccini (surrettiziamente o meno) obbligatori. Il QRcode anche agli esenti è la prova regina: l'obiettivo è solo avere sudditi marchiati come bestie. Tutti. E se devi lavorare x vivere non hai scampo, vaccinato o no, tamponato o no, esente o no, passi solo se hai il marchio.

Quali saranno in futuro l'utilizzo del marchio e le sue modalità di apposizione, lo vedremo. Ma quasi nessuno avrà i mezzi culturali e la memoria storica sufficienti ad accorgersene. Quelli che oggi ancora lo stampano si diranno presto anche loro che sul telefonino è più comodo, tanto comunque te lo porti sempre appresso e sei geolocalizzato eppoi già usi la carta di credito il telepass eccetera, perché preoccuparsi di un'app in più? E vedrete che è solo questione di tempo che qualcuno troverà più figo, oltre che ancora più comodo, averlo impiantato sotto pelle, tanto alla fin fine è solo una specie di tatuaggio in più, che vuoi che sia con tutti quelli che mi sono fatto. E chi oggi ancora dice (magari deducendo che quanto in cronaca relativamente al prezzo dell'energia non sia casuale) "occhio che l'hanno chiamato green perché hanno intenzione di legarlo alla impronta ecologica", non è un complottista, è solo uno che sa ancora guardare lontano (e già qualcuno magari risponde: "perché, non è giusto e oramai indispensabile pensare all'ambiente? tanto la gente a persuaderla non si convince, tocca costringerla".), avanti e indietro nel tempo Ma stiamo parlando di soggetti mediamente anziani come il sottoscritto, che quindi presto andranno a diventare irrilevanti fino a sparire. Ma finché hanno fiato vi avvisano: siete ancora con le mascherine nonostante due dosi di vaccino, l'anno prossimo il green pass ce lo avrà solo chi ne ha fatte tre, poi solo chi farà regolarmente il vaccino antinfluenzale anno dopo anno magari con richiamo semestrale per le "varianti", e poi dal momento che lo strumento c'è potranno legarlo a tutto quello che cavolo gli pare. Chi ha figli piccoli, chi vuole metterli al mondo, lo deve sapere: ha dato il suo consenso a un mondo di schiavi, e quello sono o saranno.

E ora un paio di versetti covidici in cui mi sono imbattuto mentre mi documentavo, e o non sono riuscito a trovare un passo per linkarli, o comunque meritano rilievo maggiore.

105. COVID, i 30 aspetti assolutamente da conoscere. E' questo il caso di questo articolo del Guardian, tradotto da Comedonchisciotte. talmente pieno di grafici e dati da convincere il più ortodosso dei fedeli della Pandemia. Se mai lo dovesse leggere... e purtroppo non succederà.

106. Il lockdown per il capitalismo globale era necessario. Perché mentre combattiamo contro le ultime, trovate della dittatura sanitaria, non dobbiamo dimenticare l'assurdità delle prime. Che tra l'altro non è affatto detto che non tornino...

107. 10 segnali per riconoscere una dittatura. E ci sono proprio tutti, compreso il più vile: la reiterata negazione della stessa da parte di soggetti con la patente di democratici.

mercoledì 6 ottobre 2021

SIETE VOI CHE SIETE NAPOLETANI

...intanto si intravedono crepe nel muro di gomma...
Un memorabile sketch con i giovani Paolantoni Covatta e Sarcinelli si chiudeva sempre con la battuta "non siamo noi che siamo razzisti, siete voi che siete napoletani!". Faceva, e fa ancora, ridere perché coglieva nel segno una fallacia logica mooolto umana, una delle chiavi per cui i pregiudizi e le discriminazioni sono processi mentali evolutivamente "vincenti" in quanto rispetto a quelli logici e razionali fanno risparmiare tempo ed energie mentali e inoltre spesso salvano la buccia. Immaginate infatti di percorrere a piedi un vicolo di notte al centro della carreggiata, e vi vengono incontro su un marciapiede un barbone e sull'altro un signore vestito di tutto punto: da che parte vi accostate? Magari quello in giacca e cravatta è un noto serial killer, ma non è probabile, e voi, che senza nemmeno farci caso avete scelto di passare vicino a lui, passando indenni vi rafforzate nel vostro pregiudizio. Che poi quelli che vanno a truffare gli anziani in casa cavalcano, vestendosi di tutto punto per farsi aprire..

Oggi, la storiella si ripete, coi non vaccinati al posto dei napoletani. Chi non ha mai preso il covid perché immune per natura oppure perché contagiato e guarito senza sintomi e senza tamponi, potrebbe fare un test che lo dimostri, ma il nostro amato governo non lo ammette per il green pass. Chi non può permettersi di fare l'eroe perché non sopravvivrebbe con una decurtazione di stipendio, e magari si fa due conti e preferisce pagarsi un tampone ogni due giorni, sia per ragioni di principio che anche solo perché magari ha sincera paura di restare vittima dei sieri magici e non è riuscito a fare valere le sue ragioni per ottenere l'esenzione, peggio per lui. I non vaccinati per scelta vengono discriminati, anche in presenza di un espresso divieto della UE (è così, anche se la cosa è ignota ai più), e i loro concittadini fanno spallucce, e dentro di se implicitamente si dicono: "non siamo noi col nostro consenso a rendere possibile un regime liberticida, sono loro che non si vaccinano".

Guardatevi gli sketck, e mentre vi fate due risate provate a sostituire i termini, ché la sintassi resta quella:

  

Poi, mentre già il riso ha preso un gusto amaro, guardatevi il prossimo video e rabbrividite. E' la scena finale di una fiction andata in onda alcuni anni fa, che forse qualcuno di voi ha pure visto (io no di sicuro: non vedo le serie tv, per "motivi religiosi"...), in cui come spesso capita nei film americani il cattivo confessa, convinto che tanto i buoni ormai non possono farci nulla. Sentite quello che dice qui John Cusack dei vaccini antinfluenzali, sentite... E occhio ai distinguo, che non vi sto dicendo che i cattivoni si siano ispirati a un telefilm o che lo abbiano più o meno direttamente ispirato  a scopo omeopatico (per quello bastano gli Avengers...), no. Sto solo dicendo che se a uno sceneggiatore possono venire in mente certe cose è perché sono idee che circolano, e da tempo. Non prendetevela coi "complottisti": se circolano a Hollywood, figurarsi nelle teste (e nei club) di chi ha abbastanza mezzi, e abbastanza pochi scrupoli, per attuarle...

Visto che oggi è tempo di video, dopo il riso e il pianto vi saluto con due link ad altrettanti filmati utili:

  1. cosa fare a brevissimo termine per fronteggiare il GP sul lavoro;
  2. le strategie di lungo termine: il ricorso di "Difendersi ora".

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DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

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