domenica 30 dicembre 2018

OGNI FINE È UN INIZIO

Questo 2018 si conclude con l'approvazione in extremis di una manovra che, come capita a molte mediazioni estreme, potrebbe accontentare tutti e però invece rischia di non piacere a nessuno. A me - e a leggere i sondaggi, che vedono il governo gialloverde ancora con circa il 60% dei consensi, cosa incompatibile con la narrazione di giornaloni e tiggì (ma quand'è che intervengono in Rai, possibile che devono essere "sportivi" solo i "nostri"?) sono in nutrita compagnia - sarebbe piaciuto che il mio Paese non fosse stato costretto da trattati-capestro a mercanteggiare sui decimali, ma anzi avesse potuto azzardare una manovra ben più keynesiana di questa. Ci sarebbero, ci sono, moltissime cose da fare, che uno Stato sovrano potrebbe decidere di fare (senza peraltro che i suoi conti nel medio/lungo periodo ne risentano, anzi tutt'altro: il moltiplicatore alla fine genera più entrate fiscali della spesa pubblica per investimenti che lo ha innescato) se solo fosse davvero tale: riqualificazione capillare del territorio allo scopo di prevenire (anziché intervenire dopo, a costi enormemente maggiori) i danni da eventi naturali, recupero e messa in sicurezza allo stesso scopo del patrimonio edilizio di periferie città e borghi, rifacimento della intera rete stradale urbana ed extraurbana, attuazione del mandato referendario relativo all'acqua pubblica e risistemazione di acquedotti e reti distributive, reingegnerizzazione del sistema dei trasporti di merci con ripristino e implementazione delle vie d'acqua interne e realizzazione di un sistema di porti di medio e piccolo cabotaggio per minimizzare al più presto la circolazione di TIR nelle autostrade, ripristino della rete ferroviaria statale fino a ridare operatività a tutte le stazioncine periferiche, incentivazione fiscale e non della microproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e mi fermo perché sto andando a braccio e non era un'elencazione completa di spesa pubblica anticiclica l'obiettivo di questo post, fatevela da soli, metteteci tutto quello che da plenipotenziari fareste per risollevare le sorti del Paese, dare un lavoro a tutti (e quindi nuovo significato all'accoglienza di extracomunitari, in un'ottica di necessaria partecipazione a un progetto di rilancio, e non più di grimaldello emotivo all'acquescenza verso il progetto in atto di livellamento verso il basso del livello di vita di tutti) e tentare di cambiare verso al futuro.
Invece, non si può nemmeno raggiungere un misero 2,4% di deficit, ben al di sotto del fatidico tetto del 3% imposto a pene di segugio ai tempi di Maastricht e poi peraltro più volte sforato da tutti e comunque da tanti più di noi, perché se no parte una procedura di infrazione che o si ha la forza politica di denunciare i trattati e andarsene sbattendo la porta (e quella non la si ha per colpa dei troppi italiani che ancora si bevono la narrazione ufficiale su leuropa e ildebbitopubblico) o si deve subire e alla fine costerebbe più dei benefici cercati. In pratica, è chi ha firmato quei trattati (e chi gli ha dato il consenso per farlo) che ha sancito la fine della democrazia, sappiatelo, e iniziate a guardare storto il vostro amico o parente o collega o vicino che è ancora "europeista" (le virgolette sono perché invece si sarebbe davvero europeisti solo se si smantellasse questa UE a trazione monetaria) e magari pure piddino, e ancora gongola quando arrivano le bacchettate da Bruxelles o da un qualche collaborazionista interno magari seduto su alto scranno: il suo concetto di democrazia è limitato alle cose che si possono decidere senza disturbare il padrone (unioni gay e altre amenità), perché ci sono argomenti "scientifici" su cui è la sua tecnocrazia che decide e il popolo bue è suddito e può solo uniformarsi (e i gay come gli etero restare disoccupati e non avere i soldi per sposarsi). Una tecnocrazia peraltro mai eletta da nessuno (Cinesi e Americani stanno messi molto meglio di noi, per motivi diversi), che quello che votiamo alle europee è un parlamento senza poteri - e tuttavia, alle prossime europee bisogna mobilitarsi per renderlo a maggioranza sovranista, tifando anche per qualcuno che ci è ancora più antipatico di Salvini, magari qualcosa succede...
Tutto questo, come tutto il resto peraltro, ha le sue radici nella Storia, e come compitino per le vacanze vi lascio la lettura di questo istruttivissimo pezzo di Cesare Corda per Sakeritalia, da leggere e rileggere con attenzione. Come diceva mio nonno, "bona fini e bon principiu", antico augurio di fine anno che stava saggiamente a rammentarci che, nessun dramma, ogni fine su questa Terra è necessariamente anche un inizio, e fatta fuori l'UE si scoprirà che ci sono altri sogni per cui lottare, che sono sogni migliori dell'incubo che è diventata questa Europa unita, e che anzi è stato proprio il corpaccione putrido e ingombrante di questo cadavere ambulante di istituzione sovranazionale antidemocratica che ci ha impedito di vederli fino ad ora. Chissà che nel 2019...
No, non lo dico: un po' di scaramanzia non guasta. Buon anno che verrà.

sabato 22 dicembre 2018

UNA MANO

Questa canzone a suo tempo me la ispirò la visione, già allora in ennesima replica televisiva, del film “Salvate la tigre” con protagonista l'immenso Jack Lemmon. Se leggete la trama, però, i conti non vi tornano, perché il testo sembra parlare di tutt'altro. Gli è che, come spesso capita (almeno a me, non so a voi), della visione di un film o della lettura di un libro non resta in mente, se non in rarissimi casi, la storia precisa nel suo svolgimento, ma magari una suggestione, un passaggio, una impressione di fondo. In questo caso, lo stress che stava attraversando portava il protagonista ad avere dei flashback dello sbarco di Anzio, che gli era toccato di vivere in gioventù, e in particolare dell'orrore di una mano staccata dal corpo che in quella occasione ebbe a fissare.
Detto questo, dimenticatevelo: è solo una canzone che parla della guerra, di tutte le guerre, e in quanto tale è e purtroppo sarà sempre attuale, se volete il testo (come per gli altri) basta chiedermelo e poi potete anche musicarlo come vi pare, ad eventuale domanda potete sempre rispondere che il riferimento è a Roger Waters che alla disavventura del padre proprio ad Anzio deve non solo alcuni testi di canzoni (ovviamente molto più belli di questo) ma anche album o blocchi interi di carriera se non tutta l'ossessione che è alla base della sua follia benedetta, almeno per chi ama i Pink Floyd (perché senza di essa non ci sarebbero stati i 3/4 della loro migliore produzione), nonché la cittadinanza onoraria del comune laziale.
Il Natale, ormai lo sanno anche i bambini, o almeno quelli svegli coi genitori giusti o che almeno ci provano a esserlo, è in realtà la prosecuzione sotto mentite spoglie della festa del Sol invictus, tre giorni dopo il solstizio d'inverno, per secoli celebrata a Roma ma con radici ancora più antiche, alla Persia di Mitra e all'Egitto di Ra: quando gli imperatori capirono che adottare il cristianesimo come religione ufficiale tutto sommato sarebbe convenuto all'Impero, non fecero che giustapporre le feste cristiane su quelle pagane preesistenti, così tutti avrebbero partecipato senza nemmeno quasi badarci. Ma da noi, prima che tornasse pagana diventando la festa principale tra tante (e sempre nuove, nel patetico tentativo di raschiare il fondo del barile del plusvalore concesso agli schiavi per fare girare l'economia, mica per pian pianino tentare di affrancarsi) del consumismo, era diventata la festa della famiglia e della bontà. La qual cosa, fino a che non sfocia nell'ipocrisia (e troppo spesso lo fa) a me, anche da non credente, va benissimo. Perciò mi sembra giusto usare un vecchio testo che parla dell'atrocità della guerra, e una canzone di un genio che invoca il suo papà morto in quello stesso teatro, per augurare a tutti voi Buon Natale.
UNA MANO
Ciao, protagonista di una nuova storia,
quante sigarette hai buttato via?
Sposta il pacco e cerca nella memoria,
lascia il buco aperto alla fantasia.
Quella guerra è stata un’atrocità,
i tuoi spettri ora ti seguono e nessuno lo sa:
lontano,
qualcuno,
una mano.
Dormi la tua vita come meglio nessuno,
ma gli altri sono meglio: non si sbagliano mai,
tu hai il difetto di voltarti indietro, e in un mondo
dove non si ama ma si prende non va.
Quella mano a terra è rossa per il sangue,
quella voce è dentro ma ti sembra venga da
lontano.
Raccogli
la mano.
E quando scopri che le sigarette non fanno male,
quando vedi che tua moglie non ha voglia d’amore,
quando l’unico tuo figlio muore di un’overdose,
quando la tua mano trema e fa cadere le cose,
quando il mondo gira attorno e la tua testa capisce
che è vissuta in un’America che tra poco finisce,
quando il vecchio con le carte ti racconta una storia
che vorresti fosse tua, fosse, nella tua memoria,
lontano,
raccogli
la mano.
Ciao, protagonista di quest'altra storia,
io non ti conosco, son diverso da te,
ma ti ho raccontato perché è giusto sapere
che anche tu hai vissuto, coi tuoi qualche caffè.
Ma quella guerra è stata un’atrocità,
quanto ti ha cambiato ormai nessuno lo sa
la vita.
Uno spettro:
una mano.

domenica 16 dicembre 2018

GLI ANTIEMETICI PLEASE!

"Nun ce bisogna a zingara..."
Essendo uno dei feisbuccari della prima ora, mi ritrovo con oltre 500 "amici", tra cui, sia per ragioni statistiche che per pregresse affinità culturali e politiche, ancora molti (troppi) piddini e simili. Un tempo - ricordate? - non era possibile filtrare il flusso di notizie, da un po' invece per fortuna si, e in modi crescentemente sofisticati, ma pur approfittando abbondantemente di queste possibilità (non "seguo" quasi nessuno e giusto un paio di gruppi) mi può ancora capitare, vista anche la suddetta quantità di amici, di imbattermi in post, ironici o seri, pluricommentati o no, che sottintendono la narrazione piddino-eurista criticando o sbeffeggiando il governo. Essendo già costretto a sorbirmeli se voglio sentire un qualsiasi tigì o gierre, lo trovo francamente insopportabile, e li chiudo subito, resistendo alla iniziale tentazione di subissarli di commenti lividi. Ma la voglia mi resta, e siccome il mezzo è il messaggio, scelgo di sfogarla costringendola a passare attraverso i filtri necessari a confezionare un post sul blog, con cui faccio meno danni, soprattutto a me stesso. Ma se qualcuno degli autori di quei post ancora usa leggermi e nella fattispecie sia riuscito ad arrivare fino a qua, faccia pure come se abbia letto le mie risposte di pancia, e se le immagini più colorite possibili.
Ora, fino a che sorprendi i pidioti che esultano tra loro perché l'Unione Europea ha costretto il nostro governo a trattare, lo rimproverano comunque dei soldi persi per il rialzo dello spread, e invocano un riMonti un Draghi o un Cottarelli (ospite fisso da Fabiofazio, si noti, a spiattellare di continuo una teoria economica di parte, della parte dei padroni per la precisione, come fosse un assioma scientifico) a rimpiazzarlo sancendo la definitiva morte della democrazia in Italia, passi: sono vaneggiamenti di gente oramai nemmeno più capace di capire che sta facendo il tifo per il cetriolo e il culo è il proprio. Ma quando si approfitta dello sfigato destino di un ragazzo, come quando fanno rimbalzare l'infausta vignetta del Manifesto, che mi vergogno per loro di mostrarvi, che mostra Migalizzi sotto il titolo "Antonio, l'Europeo", si arriva al vero e proprio sciacallaggio, e fatico a trattenere la rabbia e il vomito.
E allora, anche se non mi andava perché uno si stufa di scrivere sempre le stesse cose, tocca ricordare che l'attentato di Strasburgo era così prevedibile che infatti qualcuno lo aveva previsto, e scritto in un tweet che ha girato migliaia di volte nei giorni precedenti. "A questo punto in Francia, se non sbaglio, la sceneggiatura dovrebbe prevedere un attentato", diceva, e non serviva essere Nostradamus per pensarlo, anche se serviva una certa dose di coraggio per scriverlo (e infatti dopo l'attentato giustamente l'autore lo ha rimosso, probabilmente non avrebbe mai voluto essere così facile profeta). Il fatto è che, com'è come non è, ogni volta che un governo reazionario è in difficoltà, cose come questa capitano sempre a fagiolo, a distrarre l'attenzione dei media stavolta dalle scoppole prese da Macron (ma noi in Italia siamo maestri, si chiama Strategia della tensione, uno spettacolo che ci ha deliziato dal 12 dicembre 1969 alla Trattativa del 1992/1993), ad agevolarli a riprendere i mantra della narrazione ufficiale dello scontro di civiltà, e pazienza se l'attentatore stranamente non si suicida, anzi scappa, e ovviamente viene ucciso nel tentativo di catturarlo (da scommetterci lo stipendio). Altra strana coincidenza, si tratta sempre di gente molto nota alle autorità, che però è libera di agire, poi se uno pensa che viene lasciata libera apposta perché qualcuno da usare per poi incastrarlo ed eliminarlo prima che possa parlare prima o poi può servire, è uno che ha visto troppi film d'azione americani, o come si preferisce dire da noi, abusando di un termine che semmai indicherebbe il contrario, un "complottista" (si, come nella bufala delle Torri gemelle e per la vera storia dei Bush - e si, credo ci sia del vero anche nella storia delle scie chimiche, e allora? se lo dice il Corrierone vi va bene?).
Tant'è, se fosse vera questa interpretazione, o se anche solo andiamo a vedere "cui prodest", il mio sfortunato conterraneo è davvero vittima del fogno europeo, anche se in un senso diverso da quello preteso: non in quanto "cittadino d'Europa", ma proprio in quanto vittima collaterale dell'attuazione ad ogni costo del progetto totalitario che si chiama UE, attuazione che non contempla riguardo ai propri cittadini, né riguardo il loro tenore di vita, né la loro vita stessa. E allora figurarsi la volontà da loro democraticamente espressa.
Per cui, voi avete votato in maggioranza per chi vi ha promesso di cambiare politica economica, smettendola con l'austerità? Sticazzi. Se il vostro governo ci prova, loro scatenano l'inferno: spread, stampa, social. La democrazia, per loro (e quanto mi fa specie usare questo pronome: il PD l'ho criticato dalla nascita, ma ho continuato a votare a sinistra fino alla dichiarazione di Bersani "con l'Europa senza se e senza ma", quando era proprio di se e di ma che c'era bisogno fin dall'inizio, c'era urgenza nel 2012, e c'è assoluta necessità adesso), vale solo fino a che non si mettono in discussione i dogmi. Che in quanto tali sono definiti ademocraticamente, e se voi non siete d'accordo siete in un modo o nell'altro da rieducare o assoggettare. Bella roba, davvero. No, non li commento i vostri post del cavolo, anzi: con voi nemmeno ci parlo più. C'è una guerra in corso - non ve ne siete accorti? - e voi siete dalla parte del nemico. Se fosse una guerra tradizionale, voi sareste i traditori e rischiereste di essere fucilati alla schiena. Ma anche se non lo è, fa anch'essa vittime su vittime: il sistema industriale italiano, la sua economia mista, tutti i disoccupati emigrati disadattati che si continuano ad accumulare, tutte le cose che si potrebbero e dovrebbero fare per rimettere in piedi il Paese e non si può. Tutta roba che lascia caduti sul campo, mentre chi sta dalla parte dei vincitori incassa. Fino ad ora. E già, perché l'austerità prociclica imposta dai geni economici della UE è una cazzata immane per tutti, solo che in una prima fase attua una redistribuzione a favore dei forti e dei loro satelliti, che di questa evidenza non se ne accorgono. Ma la seconda fase arriva, e infatti eccola in Francia, e allora se ne accorgono eccome.
Ora, c'è chi vorrebbe che il nostro governo avesse tenuto botta sul 2,4, e ritiene che la trattativa in corso sia un inutile calarsi le braghe. Legittimo: io addirittura ritengo che si doveva fare una supermanovra apparentemente del tutto incurante del deficit però impostata su vastissimi investimenti pubblici sul territorio, che grazie al moltiplicatore keynesiano farebbero ripartire l'economia tra l'altro sanando a seguire gli squilibri di bilancio, ed essere pronti a sfanculare Bruxelles se non te la consentiva. Ma so anche che la politica è l'arte del possibile, e mi tengo stretto questi che a modo loro ci provano, perché se no arrivano quelli che sicuramente invece riescono, ad annichilirci definitivamente mentre i fabifazi li ospitano a pontificare e i pidioti postano felici la nuova conquista fumonegliocchi in tema di diritti civili. Riservata a quei pochi che se la possono permettere, si, ma questo è un dettaglio insignificante...

sabato 15 dicembre 2018

A PRESCINDERE

Ora, a voi sembra più plausibile che una roba del genere sia il
frutto dell'autentica vocazione artistica di un ragazzo di oggi
che poi ha avuto fortuna di affermarsi, o sia invece il prodotto
di una strategia di mercato precisa e molto bene targettizzata?
No, non ci casco. Anche se sarebbe comodo, e catartico, accodarsi al filone che approfitta della disgrazia capitata nella discoteca vicino Ancona per scagliarsi contro uno che si arricchisce scrivendo cose orrende su musica che già è azzardato definire tale, oppure contro i genitori che mandano i loro ragazzini a riempire un locale a quell'ora di notte per ascoltarlo. E non è perché la vittima forse più commovente è proprio la giovane madre, peraltro anche di altri figli più piccoli, che era lì proprio per non mandare la piccola da sola, e forse le ha pure salvato la vita direttamente. E' perché qualcosa dei classici mi è rimasta nella zucca dai tempi del liceo, e so che le reprimende contro "i giovani d'oggi" non sono una roba d'attualità, e nemmeno una cosa vintage cui i nostri padri hanno costretto i nostri nonni nel sessantotto (cinquant'anni fa, si noti: se quando ero ragazzo pensavamo "50 anni fa" ci si rifaceva ai tempi della marcia su Roma), ma un vezzo vecchio quanto la scrittura (se non quanto l'umanità, ma non abbiamo prove, e prima della scrittura era diverso anche il concetto di passato), ed è facile trovare in rete citazioni di Socrate o Cicerone o Boccaccio che sembrano scritte oggi e magari fare uno scherzo a qualcuno...
La tragedia di Corinaldo, dunque, non è da attribuire alla categoria "musica orrenda di oggi che attira torme di ragazzini", e nemmeno a quella, per quanto più azzeccata ma tutta da dimostrare e comunque anch'essa vecchia come il mondo, di "organizzatore che riempie all'inverosimile il proprio locale con l'inganno", ma probabilmente e semplicemente invece rientra nella normale probabilità statistica relativa alla frequentazione di posti sovraffollati: è una cosa stupida da farsi, ci sono tante variabili da controllare che anche se chi è responsabile di farlo fosse inappuntabile (e spesso non lo è, ma quasi sempre gli dice bene) ci sarebbe sempre una certa probabilità di incidenti, che poi è più o meno quella in cui poi di fatto questi si verificano.
A me è quasi capitato, a vent'anni, a un concerto di Sting a Bari: chi si ricorda lo Stadio della Vittoria, sa che c'erano degli ingressi stretti stretti tra le grate di ferro e il muro. E tutti si voleva andare al prato, sotto il palco. Quelli dietro spingevano, e dall'apertura ci si passava uno per volta. Ci fosse stato un coglione con lo spray al peperoncino, o anche solo uno abbronzato a urlare Allah qualcosa, sarei morto schiacciato, anziché semplicemente uscito ammaccato da una ressa allucinante di venti minuti, e i giornali avrebbero ospitato opinionisti contro i giovani d'oggi che vanno a fumare erba (ed è vero, mai comprata una canna, ma lì bastava respirare a pieni polmoni, ed era all'aperto...) per ascoltare uno sciagurato rocchettaro che mica è musica quella signora mia. E non pretendo di essere originale, sono certo che ciascuno dei miei pochi lettori può pescare nei propri ricordi diretti o indiretti episodi simili.
Frequentare posti sovraffollati, dicevo, è una cosa pericolosa e stupida, che infatti a un certo punto tutti smettiamo di fare, ma quando eravamo molto giovani tutti abbiamo fatto, assieme a tante altre altrettanto pericolose e stupide. L'unica cosa che si può fare, è insegnare a un figlio come esplorare un posto per mettersi in un angolino del cervello cosa fare in caso di problemi, e raccomandargli di dedicare a questa attività un minimo di risorse mentali un attimo prima di abbandonarsi alla marea del casino, sperando che in caso la statistica reclami il suo tributo questa operazione, unita magari a una buona dose di culo che non guasta mai, lo aiuti a fare quello che serve a restare dal lato degli scampati.
Detto questo, e solo dopo aver detto questo, possiamo tornare a dirci che però ad esagerare col relativismo tutto vale tutto, e non ci sono criteri per dire cosa vale e cosa no. Quindi, che Sfera Ebbasta e tutto il Trap sono musica commerciale di infimo valore, e lo erano anche prima dell'incidente e anche se non fosse capitato. Perché il criterio oggettivo c'è. Tutti quelli che cantano e suonano hanno più o meno il sogno di campare della loro musica. Anche De Andrè voleva vendere i dischi, e se non ci riusciva (lo ha fatto grazie a Mina che ha preso la sua Canzone di Marinella facendone un hit) avrebbe dovuto finire gli studi e fare altro, ma la sua voglia di successo era figlia e non madre delle sue scelte artistiche (che infatti non erano di moda, semmai lo diventeranno anche grazie a lui). Lo so che è un criterio difficile da applicare, anche perché è trasversale non solo a tutti i generi musicali ma persino a quasi tutte le carriere: giusto Faber è con pochi altri riuscito a mantenerlo per tutta la produzione, che infatti è andata via via diradandosi col tempo. E gli altri per cui si può dire questa cosa (che tutta la loro discografia è di altissima qualità) hanno di solito carriere molto brevi (Police, Dire Straits, Eurythmics, Stratos), o sennò la si può dire solo per stralci di carriera (Daniele, Venditti, De Gregori) più o meno lunghi. Ma vale la pena tentare di insegnarlo, hai visto mai salva qualche vita o comunque qualche cervello: non è che tutto ciò che piace a tanti è qualcosa da cui devi sempre stare alla larga, ma è certamente qualcosa da approcciare con una diffidenza di default che ti aiuti a capire se è o meno un fenomeno costruito a tavolino per fare di te un conformista magari proprio mentre pensi di essere trasgressivo.
La sicurezza di un qualsiasi posto dove si affolla tanta gente è una cosa sacrosanta, a prescindere da che tipo di musica ci si suoni o da qualunque altro evento vi si svolga. E poi, molto poi, diciamo anche che una volta che abbiamo fatto tutto per salvare i corpi possiamo ancora concentrarci sulla salvezza degli intelletti.

venerdì 7 dicembre 2018

LA VERA CAUSA

No, senza ricorrere a studenti.it la formula non me la sarei mai ricordata...
A scuola e all'università si studiano tante cose, ma di quelle che poi non si usano per lavorare o comunque per il quotidiano poco rimane, specie dei dettagli. Di quelle migliori, di quelle che a suo tempo ci hanno colpito come fa un'illuminazione, resta però il succo, ad accompagnarci per tutta la vita. Ciascuno ha le sue, per me sono: alcune sintetiche prolusioni di storia e filosofia di buonanima il professor Stilo (che si autodefiniva "mezzo comunista e mezzo prete", e mentre dava apparentemente prova di incapacità didattica e si lasciava prendere in giro dai caproni che eravamo ci lasciava preziosi semi di coscienza, tipo quelli sull'ingiustizia dell'unità d'Italia e l'intima ridicolaggine del fascismo), la seconda legge della termodinamica, e le false correlazioni. Per introdurre il tema di oggi mi serve appunto rispolverare quest'ultimo concetto, per come me lo ricordo e comunque semplificato quanto basta ad intenderci.
In statistica, la correlazione tra due fenomeni si può calcolare con delle formule. Se vogliamo capire, per esempio, quale fattore determina maggiormente le assenze dal lavoro, dobbiamo suddividere queste ultime per tutti i fattori su cui vogliamo indagare, e applicare quelle formule. Il fattore o i fattori per cui la correlazione risulterà maggiore, saranno "le cause" del fenomeno. Nel nostro esempio, se analizzassimo la popolazione secondo la dimensione sesso, il valore piuttosto elevato di correlazione che raggiungeremmo ci farebbe concludere che le donne si ammalano di più. Ma mentre i calcoli quelli sono, la scelta dei fattori è sempre empirica, e magari ci siamo scordati quelli davvero decisivi, nell'esempio potremmo non aver distinto le assenze per maternità da quelle per malattia, e se lo facessimo il valore cambierebbe spingendoci ad indagare in altra direzione. Ebbene, lo stesso procedimento, senza nemmeno il sostegno dei calcoli statistici, lo compiamo di continuo nella nostra mente quando ragioniamo su qualsiasi cosa: ecco per quale via arriviamo talvolta a conclusioni sbagliate. Allora, è inutile che "rifacciamo i conti": se non torniamo indietro, al momento della scelta dei fattori, qualsiasi calcolo o ragionamento rischia di essere fallato.
Tutto questo mi è tornato in mente allorquando mi è venuta voglia, per l'ennesima volta negli ultimi anni, di scrivere di UE antidemocratica e totalitaria, crisi economica senza fine, occasione gialloverde eccetera, in una china che riduce via via il novero di voi che continuate ad avere la pazienza di seguirmi. Non riuscendo ad evitarlo, ho pensato che dovevo almeno cambiare punto di vista, innalzandolo ad un livello che inquadri tutto il contesto storico necessario a interpretare correttamente gli eventi in cronaca, chissà che non venga nella foto anche il fattore da cui ottenere una correlazione finalmente autentica, statisticamente e logicamente.
Avevo già notato che, stante l'oramai quarantennale percorso di arretramento delle condizioni materiali e dei diritti di tutti, seppur in termini diversi, l'anomalia nella storia dell'umanità, anzi innanzitutto dell'occidente, è il ventennio precedente: una delle poche fasi in cui si è invertita la tendenza naturale dell'accumulo delle ricchezze nelle mani di pochi, non tanto tipica del capitalismo quanto direi tipica dell'umanità e ragione intima dell'affermazione del capitalismo (a danno di altri sistemi che funzionerebbero bene solo se l'umanità non fosse quello che è). E qui l'analogia con la termodinamica si fa potente: ogni azione neg-entropica comporta lavoro, fatica, dispendio di energie, attenzione, cura, eccetera, e non appena interrotta o anche solo rallentata viene presto vanificata dalle ineluttabili forze entropiche.
E' una cosa elementare, ma spesso ce ne dimentichiamo. Tutti. L'individuo, i suoi diritti, le sue libertà (tra cui l'architrave è quella dal bisogno, senza la quale sono vanificate tutte le altre), insomma tutto il complesso di valori che consideriamo fondamentali del cosiddetto occidente democratico, non sono che il portato storico di una guerra sanguinosissima vinta da una parte del mondo su un'altra, del fatto che i vincitori reputassero indispensabile sovvenzionare pesantemente le economie di alcuni dei tanti Paesi da loro stessi letteralmente distrutti in quella guerra, perché la cosa da un lato gli conveniva, dall'altro gli serviva per combattere la guerra fredda, figlia di quella calda appena conclusa, dimostrando che il proprio sistema era migliore dell'altro (cosa niente affatto vera, io lo penso ancora oggi, non sono di certo il solo, e la Storia prima o poi potrebbe persino darci ragione). La correlazione corretta è questa. Le crisi, a cominciare già da quella del 73, servono solo a fiaccare eventuali resistenze, la storia deve fare il suo corso, e in questo tutto ciò che noi abbiamo considerato progresso e conquiste sociali sono solo una controtendenza momentanea, dopata, che in futuro da distanze adeguate sarà vista soltanto per quello che è: una increspatura poco significativa della curva che prevede la naturale concentrazione di ricchezza e potere nelle mani di pochi, contro la quale la lotta è faticosa, onerosa, dispendiosa, e vana se non portata avanti con feroce determinazione da tutti i controinteressati uniti.
Ecco perché sta andando come sta andando. Perché, consapevoli di ciò, i potenti che hanno interesse a che invece le cose vadano secondo legge di natura hanno deciso da un lato di dissimulare la loro posizione di interesse (non c'è mai stata una percentuale di sedicenti liberali e progressisti così elevata tra i potenti del mondo) dall'altro di acquistare alla loro parte, pagando (negli svariati modi in cui si può) chi si fa pagare e turlupinando chi (non essendo nemmeno abbastanza furbo da farsi pagare) si fa turlupinare, settori sempre più ampi proprio di quegli schieramenti che portavano le insegne del popolo e dei suoi interessi. Stampa, partiti di sinistra, sindacati, eccetera: i traditori, insomma. Ed ecco perché li troviamo tutti dalla parte dell'Europa contro il primo governo italiano che sta tentando, sia pure timidamente e non senza contraddizioni, di riaffermare il principio che guidò il ventennio d'oro della storia dei popoli. Eccoli a ripetere una serie di fesserie (travestite da scienza) sul debito e la moneta, di cui non capiscono niente, portando con le orecchie l'acqua ai propri stessi nemici. Eccoli a sostenere un abominio come il Global Compact che se campasse Marx colpirebbe ad alzo zero come il peggior incubo per i lavoratori di tutto il mondo. Ed eccoci infine, io e voi venticinque che ancora resistete a leggermi, e forse nemmeno tutti, a vergognarci di essere stati fino all'altro ieri sostenitori della loro stessa parte politica.
Il punto era, ed è, che le cause prime, insomma, non sono altro che geopolitiche. E' per questo tipo di fattori che era giustificato l'appoggio all'Europa Unita, fin quando poteva sembrare che il progetto era nato proprio per fornire massa critica ad un modus vivendi che non poteva essere preservato "in un solo Paese" nel confronto con vecchi e nuovi giganti dello scacchiere economico mondiale. Ed è per le stesse ragioni che, una volta dimostratosi che il progetto UE era invece soltanto una subroutine del dominio statunitense sull'Europa, che concedeva ad una parte di essa, cointeressata e collaborante, il diritto di spogliare le altre, bisogna assolutamente avversarlo, per potere anche solo pensare qualcosa di ancora "democratico", se non vogliamo dire "di sinistra". Chi si ritiene "democratico di sinistra" ed è ancora filo-UE, dunque, è vittima spesso del tutto inconsapevole di una tremenda contraddizione. Chi invece vede le suddette cause prime, o correlazioni non false per tornare alla chiave iniziale, non può che guardare altrove, alla Cina se volete, o alla Russia, o perfino a soppiantare i sempre pericolosi tedeschi e francesi nel ruolo di alfiere dell'Impero Americano (che però a differenza della UE ha una sua banca centrale vera e può se vuole, e ogni tanto persino lo fa, agire per il bene dei suoi sudditi), ma in ogni caso deve puntare in ogni modo a che l'attuale Unione Europea venga al più presto sconfitta e demolita. Prima che finisca di sconfiggerci e demolirci lei.
...
Proprio per non perdere gli ultimi aficionados, riprendo la vecchia abitudine di spostare alla fine, in un elenco di "approfondimenti", i link da cliccare per seguire in toto il ragionamento dietro al post, che invece mi sono sforzato di lasciare in forma di pensiero piano, sperando sia anche in qualche modo comprensibile.
  • Bertani, qui ci ricorda come la corruzione valga svariate volte il busillis di cui si sta questionando/questuando con l'Europa, rimarcando che senza una seria lotta alla stessa nemmeno recuperare la sovranità monetaria ci salverebbe, a dire il vero più sconfortato rispetto a qui, qualche giorno prima, che aveva ancora speranze che questo governo facesse sul serio e tenesse botta coi dittatori di Bruxelles.
  • Galloni, ovvero come con la scusa della corruzione (e l'ausilio di tanti collaborazionisti, tanti ancora in plancia di comando) è stata combattuta e vinta una guerra commerciale contro l'Italia, vera e unica causa dei problemi che abbiamo e continueremo ad avere se non reagiamo duramente finché siamo a tempo.
  • Becchi, ovvero invece come una moneta parallela potrebbe fare tanto (ovviamente se solo si avesse il coraggio di vararla, e si, se intanto si varassero anche norme draconiane contro la corruzione e si facessero rispettare maoisticamente), anche perché l'ammontare della traduzione in dindi delle percentuali oggetto di trattativa è oggettivamente ridicolo (e infatti Jacopo Fo ci ironizza su, con sottotraccia serissima come da tradizione di famiglia) rispetto ai problemi esistenti e alle necessità che ne derivano.
  • Rosso, ovvero il cosiddetto reddito di cittadinanza, in realtà modesto sussidio di disoccupazione in quanto tale già presente quasi ovunque in Europa che però l'Europa sta in ogni modo cercando di affossarci, non è che una tappa verso la vera soluzione, quel reddito minimo universale che, sancendo il diritto di qualunque essere umano al minimo sostentamento, non farebbe poi altro che cercare di attuare in pratica le enunciazioni teoriche sui Diritti dell'Uomo (passando per quel reddito di base che potrebbe essere introdotto in ciascuno Stato e nemmeno costerebbe tanto, visto che per tutti quelli che lo superano non sarebbe che un artificio contabile, e però assorbirebbe molti altri istituti di previdenza e assistenza).
  • Bagnai, ovvero come e perché una manovra economica con innalzamento del deficit al 2,4% è proprio il minimo che si può fare vista la congiuntura che impone comportamenti anti-ciclici (e invece è anni che ce ne impongono di pro-ciclici, che infatti peggiorano la situazione), visto che ce lo imporrebbe la Costituzione al famigerato articolo 3 (altro che quelli continuamente invocati dai traditori della Patria, peraltro interpretati capziosamente e/o modificati ad hoc in tempi recenti), e visto che siamo ampiamente all'interno delle regole UE (che invece vengono interpretate stiracchiandole a nostro danno da chi ci vuole tenere sotto il giogo) - tutto ineccepibile, ma allora perché l'impressione è che state calando le braghe a Bruxelles, come ad avere accolto l'accorato invito del kapò (ohi come duole dare ragione al Cavaliere, quando parlava di Shultz...!) Tsipras?
  • Buffagni, ovvero come anche nel caso Regeni e simili bisogna risalire alla geopolitica per sperare di capirci qualcosa, certo la retorica a tanto al chilo, in un senso o nell'altro, serve a tutto tranne che a quello - e certo che il ragazzo è una povera vittima, ma bisogna cercare di capire che i suoi veri carnefici sono quelli che lo hanno mandato li senza spiegargli davvero dove e a far cosa.
  • Martinez, Battisti e Contropiano dopo, ovvero cosa sono e cosa vogliono davvero i gilet gialli in Francia, visto che secondo telegiornali e stampa generalista protestano per il prezzo dei carburanti e allora stupisce la portata degli scontri. Leggete, leggete, sembra una sintesi del contratto di governo gialloverde, ma più cazzuta, e soprattutto sembra dire più o meno così: "vogliamo tornare al ventennio d'oro dei diritti sociali e del benessere in progressiva diffusione, o andare a ciò di più simile possibile dati i tempi".

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