lunedì 22 luglio 2024

I FALCHI ALL'ATTACCO

Il nome dell'applicazione installata sui sistemi Microsoft, veicolo dell'attacco informatico che ha bloccato mezzo mondo, è decisamente evocativo, magari involontariamente.

I greci avevano personificato la figura chiave del soggetto che vede le sciagure all'orizzonte mentre gli altri no, e che quando li avvisa non viene creduto, nella disgraziata figlia di Priamo Cassandra. Ma nel luogo comune il nome è diventato sinonimo di menagramo, noioso portasfiga, con un'accezione ancora più negativa: avrete sentito dire che è ora di far tacere "le novelle Cassandre", o qualcosa del genere...

Così, quando nel corso degli anni la Pubblica Amministrazione italiana ha via via incrementato la propria dipendenza da una multinazionale fondata da un ceffo senza scrupoli (come definireste uno che ha iniziato rubando idee altrui?) che ora si è spostato sulla sanità mondiale e si dedica - appunto - a elargirci previsioni di pandemie che puntualmente si avverano (contando su fatto che quelli come lui sono percepiti, grazie alla formidabile macchina di propaganda in cui viviamo immersi, come filantropi previggenti e non come cassandre - loro no - o peggio come untori, come sarebbe corretto), fino a spostare sul suo cloud tutti i documenti di lavoro, chi ha avvertito che la cosa non prometteva niente di buono è stato nella migliore delle ipotesi accolto con sorrisini e alzate di spalle (eccola la cassandra, ecco il retrogrado). Che è una bruttissima sensazione, ancora più grave quando sai di avere ragione. Francamente, però, credevo che la dimostrazione sarebbe arrivata un po' più in là nel tempo, e invece eccola qua, che siamo ancora a tempo a invertire il processo e ti viene voglia di urlarlo. Ma poi ti guardi attorno e desisti: ormai assuefatti dalle prove generali chiamate Covid, continuano disciplinatamente a seguire il pastore, e hai voglia a indicare l'evidenza dei fatti gridando "visto! visto!", si continuerà fino a quando l'attacco non sarà davvero paralizzante e non ci sarà nemmeno più modo e luogo in cui dire che avevi ragione tu.

Ma questo informatico che ha bloccato voli e treni per giorni non è l'unico attacco a opera dei falchi in cronaca. Donald Trump può esserci anche terribilmente antipatico, e possiamo disistimarlo quanto ci pare, ma se lo avessero lasciato alla Casa Bianca gli scorsi quattro anni (si, Biden non è stato regolarmente eletto, come peraltro Bush jr prima delle Torri gemelle: il vero Potere se ne fotte delle etichette di partito) avremmo avuto una gestione pandemica molto meno criminale e una guerra in Ucraina al massimo di un paio di mesi, e le cose sarebbero andate diversamente anche a Gaza, forse. E il soggetto "minaccia", anche dichiaratamente, di risolvere le cose anche adesso, se è vero che nei giorni scorsi lo stesso Zelenskij si è affrettato, mentre sembrava che Donald fosse rapidamente avviato a un trionfo, a dichiararsi per la prima volta disponibile a trattative vere, il vice designato essendo tra l'altro autore del blocco dei finanziamenti americani ai neonazisti incaricati di sfrucugliare la Russia fino ai suoi confini. Perciò, dopo aver tentato per anni di fermarlo per via giudiziaria, invano, e di recente per via del "classico" attentatore solitario, rivelatosi però controproducente, non gli restava che l'arma-fine-di-mondo: togliere dal ruolo di suo competitor il vecchio rincoglionito che ha riempito il mondo di problemi, e sostituirlo con una incaricata di continuare la sua opera in modo però che i sudditi dell'impero siano contenti. E come farlo, se non con i valori modaioli, unici capaci di mascherare tutto? Kamala Harris, inquantodonna e inquantonera, ha ottime chance di riuscire nella missione, e il mondo applaudirà mentre ci trascina nella terza guerra mondiale conclamata e nella pandemia bis, nonostante sia già stato dimostrato da Obama che il colore della pelle non giustifica di per se il Nobel per la Pace e da innumerevoli esempi che se una donna per affermarsi si deve comportare da maschio allora è lo stesso di niente: sono i valori "femminili" che dovrebbero vincere, per salvare il mondo, non le femmine portatrici di valori sostanzialmente maschili tipo Angela o Ursula.

Infatti, manco le hanno dato la nomination, e già i dati dei contagi eccoli qui che schizzano, e i soloni prezzolati dopo un biennio all'angolo già rialzano le testoline. I falchi se ne fregano delle dimostrazioni statistiche e storiche, lavorano a tesi e la tesi è che siamo troppo liberi e troppo ricchi, noi poveracci, perché il mondo se lo possa permettere. Loro no, loro sono pochi e possono arricchirsi all'infinito senza problemi, e fare quel caxxo che gli pare.

lunedì 15 luglio 2024

TUTTO GRIGIO, OK, MA...


Ho sia amici sedicenti di sinistra che amici sedicenti di destra, e da sempre: quando ci penso, o quando qualcuno mi fa notare la contraddittorietà della cosa, mi torna in mente una immagine, vaga, dei tempi del liceo: erano gli anni attorno al settantasette, anche se a Reggio Calabria non era certo come a Roma, con due compagni di scuola che andavano in due su una vecchia Vespa a distribuire ciascuno i propri volantini, extraparlamentari delle sponde opposte. Esatto, era proprio come nella canzone di Venditti: Nietzsche e Marx si davano una mano.

La spiegazione c'era, già allora, solo che era difficile capirla per un cazzoncello di quindici o sedici anni, anche se notava che il volantinaggio di opposte sponde non era solo lui a reputarlo "normale" scrollando le spalle, ma era quella la percezione generale. Avrei cominciato a comprenderla qualche anno dopo, durante i lavori della mia tesi sperimentale in Sociologia delle comunicazioni, un lavoro immane di calcoli statistici a mano per costruire somministrare e valutare un test nelle scuole che indagasse su "partecipazione politica e riproduzione sociale", per confermare o meno un assunto di un tale Althusser, dalla biografia che oggi ne giustificherebbe il bando - ma allora si capiva ancora che un conto era la vita privata un altro era il valore sociale del lavoro di una persona, altrimenti Hitler era un santo ed Einstein un usurpatore. Ed era più o meno questa: il discrimine è quanto una persona (o una generazione, un popolo, fate voi) ritiene siano affari suoi occuparsi di "politica", cioè ritiene sia suo dovere informarsi prendere posizione impegnarsi per una cosa che alla fin fine è la gestione della città in cui vive, etimologicamente parlando, non se questa passione impegno dedizione lo porta su posizioni che vengono etichettate transitoriamente come progressiste o conservatrici. Sull'avverbio torno dopo, ora preciso dunque che noi, cioè, stimavamo e rispettavamo un avversario politico che si vedeva che aveva lavorato su se stesso per prendere "partito", mentre disistimavamo un "compagno" che si faceva i cazzi suoi e si capiva che stava dalla nostra parte solo per caso o per conformismo. E ricordo che Vecchioni ci fece una canzone, al tempo, che se fosse stata di maggior successo gli avrebbe creato parecchi problemi: Canzonenoznac, si chiamava, qui il testo in fondo il tube.

Tornando all'avverbio, talvolta mi capita, e credo che capiti un po' a tutti, di trovare qualcuno che spiega una cosa che ti gira in testa da tempo molto meglio di quanto tu sia riuscito fin li a spiegare a te stesso, figurarsi agli altri. E' il caso di uno che scrive poco ma pesante, si chiama Stefano Re, e il post che vi invito a leggere si chiama Tempo di crescere e spiega bene, ma proprio bene, cosa è successo alla destra e alla sinistra a rimescolare le carte e mettere in crisi le posizioni di molti, almeno interiormente che poi invece fuori ci pensa il senso di appartenenza a rimetterci in riga (è successo mo' mo' ai francesi...), anche se così portandoci inconsapevolmente contro i nostri stessi interessi e le nostre stesse idee. Leggendolo, si capisce bene perché oggigiorno non ci sia niente più "di destra" in Europa che sostenere lo schieramento sedicente "progressista", e invece quel poco davvero "di sinistra" che si trova in giro stia proprio nei programmi di partiti che ci ripugna votare (dico nei programmi, perché poi anche quando gli elettori li portino al governo, appena in contatto col Vero Potere anche loro ubbidiscono ai dettami, tradendo il mandato e dissimulando la cosa con il solito ventaglio di fuffa superficiale, come la sinistra ma di segno opposto). E, come bonus, vista la chiave adottata, si capisce anche qualcosina di più su cosa è successo al Maschile e al Femminile, e perché.

A chi tentasse di ribattere che non c'è niente di male nella confusione e nel ribaltamento, e che il mio non è altro che il tipico sentimento di chi invecchia nei confronti di chi ha tutta la vita da vivere, occorre precisare che non di invidia si tratta, o di nostalgia per quando "ai miei tempi il bianco era bianco e il nero nero". Ho sempre pensato, infatti, che la realtà sia solo una infinita gamma di grigi, quindi siamo tutti sessualmente grigi e politicamente grigi, chi più scuro chi più chiaro: nessun manicheismo. Ma per ottenere quei grigi bisogna definire il concetto di nero e il concetto di bianco, e pretendere di rimescolare quei tipi non può che produrre disorientamento. Che forse, è proprio lo scopo, essendo un tipico strumento con cui il Potere si autoafferma... 

Ma ora sentiamo come ce la dice Vecchioni, a volte con la poesia si capisce di più.


domenica 7 luglio 2024

BUON COMPLEANNO CIXD

Come ogni anno ai primi di luglio, al mio blog per il compleanno regalo una nuova grafica, accompagnando la cosa con un editoriale che fa il punto su questo strumento di comunicazione e vi mostra per confronto la grafica precedente in immagine.

Il contatore dice che la media dei lettori di ciascun post è oramai nell'ordine delle decine, superato di recente solo dal primo report del pellegrinaggio di Ivano, ma sempre lontano dai picchi raggiungi oramai anni fa quando mi era scappato di indulgere ai commenti sulla cronaca nera, con quasi mille contatti. D'altronde, quali siano gli argomenti che "tirano" è cosa risaputa, e dimostrata ulteriormente dalla differenza di followers tra il gruppo FB di Controinformoperdiletto, dove linko tutti i post che pubblico qui a mo' di lancio (unica ragione per cui mantengo l'account sul social di Meta oramai al tramonto (almeno, a sentire cosa ne pensano gli adolescenti...), poche centinaia, e quello de Le ricette di nonna Carmela, che va verso i tredicimila.

La tendenza non è cambiata di molto durante la cosiddetta pandemia, che in queste pagine, come in poche altre, è stata trattata per quello che era davvero (una prova di totalitarismo raccapricciante, per farla breve), ed è già tanto - anzi probabilmente è proprio grazie agli scarsi contatti - che le potete ancora leggere liberamente. Della serie: il basso profilo, rasente all'irrilevanza, come veicolo di libertà. Va benissimo, e iniziamo allora la diciassettesima annata.

Anni addietro, la grafica era dedicata al tennista secondo me più grande di tutti i tempi (e sottolineo secondo me: come titoli complessivi è stato superato da uno più antipatico meno bello da vedere giocare ma forse più meritevole e sicuramente più da imitare per coraggio umano, e comunque ci sarà sempre chi preferisce diversamente da te), Roger Federer. Non potevo esimermi, ora che un italiano (ahem...) è arrivato al numero uno del mondo, di fare la stessa cosa per lui. Evitando di nominarlo, nonché di augurarmi che aggiunga proprio in questi giorni altri titoli importantissimi al suo palmares, per una questione, questa si tutta italiana, di scaramanzia.

Forza, roscio! E buon compleanno, Controinformoperdiletto!

mercoledì 3 luglio 2024

L'OCCHIO AZZURRO E L'OCCHIO BLU

Da teenager essere un po' co[...]oni è un diritto, e direi anche un dovere: quei ragazzi che non lo sono hanno qualche problema, e vanno aiutati. Ma ognuno ha il suo modo di esserlo, e spesso nelle tracce tipiche della sua generazione. Parlando di musica, oggi ascoltano tutti le stesse cose, proposte da una industria discografica miope che nell'immediato raccoglie il massimo ma non si accorge di stare tagliando il ramo su cui è seduta, e come è tipico dell'era degli smartphone sono pure convinti di sceglierlo; e quel che è peggio è che si tratta di musica fatta con lo stampino con testi che con rarissime eccezioni parlano solo di rapporti interpersonali (dire d'amore sarebbe un complimento). Ok, mi fermo qui, memore di mio nonno che faceva il verso a Battisti perché non sapeva cantare, e non sapeva nemmeno di emulare un certo Walter Chiari (e sto parlando di due miti, mio nonno e Walter Chiari, anzi tre con Battisti).

Anche noi ascoltavamo più o meno tutti le stesse cose, ma l'industria discografica era in una fase illuminata, che poi è stata causa dell'esplosione del mercato (e in definitiva anche della sua deriva successiva), e dava spazio a cose diversissime tra loro, che alcuni di noi studiavano con passione manco fossero classici della letteratura, e comunque con quell'approccio. C'era chi esplorava tutte le pieghe della discografia dei Pink Floyd, spesso preferendo quelli psichedelici di prima del successo commerciale e snobbando chi adorava The Wall, e chi consumava i vinili dei Genesis di Peter Gabriel, concedendo un ascolto anche ai primi tre album senza di lui; chi si incupiva compiaciuto con Lolli e chi mandava a memoria Guccini, eccetera eccetera. E chi un po' tutto questo: indovinate chi. Esatto, però anch'io avevo la mia perversione: sviscerare le tematiche vecchioniane. Ci feci anche un manoscritto, e come vi ho già raccontato ebbi anche l'occasione di consegnarglielo de visu, ma ero un diciannovenne coglione (appunto) e me la feci sfuggire.

Naturale che Vecchioni sia uno degli artisti più frequentati della rubrica Radiocontroinformoxdiletto (che di recente ho un po' trascurato, forse per avere già svuotato i cassetti della memoria), e specie appunto quello degli anni settanta: Radiocixd recensisce principalmente album, e negli ultimi quarant'anni Vecchioni ha si scritto alcune bellissime canzoni (la migliore, specie per chi invecchia, è La viola d'inverno: ve la embeddo alla fine) ma spalmate tra tanti album nessuno dei quali per intero memorabile.

Il Professore (appellativo con cui è ordinariamente chiamato nell'ambiente, per non avere mai mollato la sua cattedra al liceo fino alla pensione, e dopo averne sempre una all'università, e anche per analogia con Guccini, detto Il Maestrone) ha ovviamente scritto anche qualche libro, alcuni di buon livello (su tutti, secondo me, Il libraio di Selinunte). Qualche mese fa, l'ultimo, Tra il silenzio e il tuonoun diario dissimulato che da quando ho letto la quarta di copertina hanno cominciato a suonarmi in testa alcune sue canzoni: un passaggio de L'ultimo spettacolo ("con l'occhio azzurro io ti salutavo, con quello blu io già ti rimpiangevo"), la fine di Canzone per Sergio ("e l'occhio azzurro avrà un momento uguale all'occhio blu"), e soprattutto l'intera Dentro gli occhi, in cui il tema del se stesso vecchio che incontra il se stesso giovane deflagra pienamente.

Mi ero ripromesso di comprarlo (anche se l'anzianitudine, con la sua presbiopia e la sua insofferenza a portarsi appresso sempre gli occhiali, mi fanno ormai preferire il lettore ebook), quando ho saputo che mi trovavo a Reggio Calabria in coincidenza con un evento di presentazione presso il Museo della Magna Grecia, e si: in cospetto ai mitici Bronzi di Riace. Degli amici (grazie!) riescono ad imbucarmi, ed ecco che uno dei pochi lati buoni dell'invecchiare, l'esperienza, mi consiglia di acquistare una copia e a fine evento mettermi in fila per farmela autografare (prima volta in vita mia, giuro). E una volta davanti a lui, stavolta di non tacere. Il dialogo della istantanea qui sopra è: "confessa, hai fatto una versione extended di Dentro gli occhi!", io, e lui, col sorriso che vedete, "è vero!". E so' soddisfazioni...

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