domenica 28 maggio 2023

LUPO SOLITARIO

I lupi sono animali sociali e normalmente cacciano in branco, con estrema efficacia. Per questa ragione l'espressione "lupo solitario" ha ottenuto tanto successo da diventare proverbiale, e con un alone semantico positivo per fascino e romanticismo: perché un lupo si aggira lontano dal branco solo se reietto o costretto dalla necessità.

No, non sto commentando un preoccupante fatto di cronaca (indovinate a chi da la colpa il giornalista? esatto, al cambiamento climatico...). Questo post invece nasce dalla lettura di una lunga intervista a Novak Djokovic sul Corrierone, di cui in immagine vi riporto alcuni significativi passaggi. In un altro, Nole racconta del suo incontro da ragazzo, nella Serbia bombardata dall'Occidente, proprio con un lupo solitario, incontro a cui forse è sopravvissuto solo per aver adottato, magari solo d'istinto (l'istinto di uno che si allenava sotto le bombe...), il giusto comportamento. Nel raccontarlo, il campione serbo lascia quasi intendere di esserne stato in qualche modo marchiato, come se fosse stata la premessa/promessa di un destino lontano dal branco.

Non che fosse necessariamente la sua vocazione: per chi non lo ricordasse, Nole è un ragazzo che agli inizi della carriera si rese simpatico per le esilaranti imitazioni ai colleghi e alle colleghe, nei video magari dagli spogliatoi che ancora girano sul web, e anche dal vivo come talvolta gli chiedevano proprio durante le premiazioni sul campo a fine torneo. Imitazioni che tradivano assieme sia già l'ansia di essere voluto bene, sia la capacità di studio degli avversari che sarà uno dei fattori a portarlo ad essere il più vincente di sempre. Ma se uno ha la tigna di fare tutto quel che deve, soprattutto lavorando su se stesso, per raggiungere i propri obiettivi, e la coerenza di perseguire le proprie idee (e il coraggio di difendere la propria libertà nel farlo) anche se diventano largamente minoritarie, un destino da "lupo solitario" è probabile che lo attenda...

Ne parlo con voi perché se ancora mi seguite (o che seguite qualcun altro dei pochi a continuare l'esercizio del pensiero critico) vuol dire che in qualche modo siete della stessa pasta. E vi ho messo in risalto proprio quelle domande e risposte perché le prime due sono finalmente l'esplicitazione di pensieri non dicibili, visto che solo oggi riesce a dirli con calma ed esplicitamente uno così in vista figurarsi noi comuni mortali. La terza perché è un mirabile esempio delle falsità che a furia di dirle e ridirle sono diventate luogo comune, al quale giustamente Nole riserva una risposta "laterale", che quella diretta in questi casi è inutile. Ma c'è e come: se fosse vero che il virus è diventato endemico grazie al fatto che i divieti hanno imposto a tutti di vaccinarsi, non avremmo avuto la terza (e forse neanche la seconda) ondata coi vaccinati a contagiare ed essere contagiati come se non peggio dei non vaccinati, e chissà se la quarta non sia passata o stia passando senza parlarne solo perché si è deciso che la "mission" era compiuta e si poteva smettere di contare. Forse, è diventato endemico in ritardo proprio a causa della inopportuna campagna vaccinale sperimentale (esperimento peraltro fallito statisticamente parlando, ma questo non impedirà ai sacerdoti dell'ascienza di imporne le repliche). Forse, i sieri magici hanno creato più danni (sia diretti che in termini di cure alternative boicottate per meglio imporli) di quanti ne abbiano riparati, ma questo in mancanza di una seria e indipendente analisi statistica non lo sapremo mai, resteremo noi sempre a sospettarlo e loro sempre a negarlo. Forse: perché la Scienza, ma anche il Bene, stanno dove il Dubbio c'è e si può liberamente esprimere, e viceversa dove se ce l'hai sei un parìa e comunque te lo devi tenere altrimenti se sei pericoloso passi guai se non lo sei vieni isolato, c'è il Male.

Numerosi altri esempi di questo paradigma possono essere rintracciati a proposito della narrazione che ha sostituito (almeno momentaneamente) quella della pandemia nel ruolo di tallone schiacciante del tiranno: la guerra in Ucraina. Ad esempio, nel mondo dell'arte: a una pianista ucraina accusata di appoggio alla Russia è stato cancellato il concerto previsto a Milano, idem a un direttore d'orchestra a una soprano e ad alcuni corpi di ballo russi, e nell'elenco (qui il post completo) ci sono persino milioni di libri russi mandati al macero in Ucraina, che fa subito pensare ai roghi nazisti, con un brivido di orrore lungo la schiena per i non filonazi. O ad esempio, nella cronaca politica: pensiamo al linciaggio subito da Rovelli per le cose che ha detto in piazza il 1° maggio. Roba ovvia tipo "Tutti dicono pace, ma aggiungono che bisogna vincere per fare la pace, solo che volere la pace dopo la vittoria vuol dire volere la guerra", che di questi tempi non si può nemmeno pensare figurarsi dire in pubblico. E per avere un resoconto completo e veritiero dell'accaduto tocca andarselo a leggere da Franco Cardini, ché sui media mainstream invece è stata giustizia sommaria ed è impossibile ricostruire correttamente l'accaduto e l'opinione del reprobo. Poi c'è stata la passerella di Zelensky in tutta Europa in cerca di armi, accompagnata in Italia da un coro unanime e monocorde, tale da meritare la vignetta qui accanto, passerella che il solo Di Battista e pochi altri hanno definito vergognosa com'è effettivamente stata.

Nelle narrazioni belliche, tenere la bussola del Dubbio in mano è fondamentale: come bene spiega uno che durante la pandemia la bussola l'aveva persa, nessuno sa e comunque dice la Verità, nemmeno a guerra conclusa figuriamoci a conflitto in corso. Eppure tutti i ragionamenti si fanno a partire da un dato di fatto che tale non è: la guerra è iniziata con l'invasione russa nel 2022. Mentre invece è iniziata con le prime ingerenze occidentali in Ucraina nel 2014, ma a dirlo ti ritrovi ancora una volta espulso dal branco...

sabato 20 maggio 2023

ELOGIO DELLA FATICA

Mio padre era ferroviere, assunto come aiuto-macchinista a diciott'anni nel 1953, quando la cosa comportava spalare carbone nelle fauci della locomotiva, poi macchinista, infine capodeposito, cioè quello che organizza i turni del "personale viaggiante" (tutti i ferrovieri sul treno, anche quelli che non lo guidano), ai suoi tempi usando un planning con fogli enormi (credo larghi un metro) che casella per casella aggiornava a matita prima dell'ultimo passaggio a penna, cercando di far quadrare le esigenze di tutti con l'indispensabile garanzia del servizio: non esistevano i pc, e quando capitavo in ufficio da lui, anche grandicello, davo sempre un'occhiata di sguincio a quei fogli e ne restavo sempre in qualche modo affascinato come da una prova di quello che la mente umana poteva fare. Ancora più impressionato ero quando, più piccolo, ogni volta che capitava che passasse un treno mio papà era in grado di recitare a memoria che numero fosse e chi ci prestasse servizio sopra; poi ho pure pensato che qualche volta mentisse con disinvoltura, per cavalcare l'affatatura del figlioletto, ma magari invece se li ricordava tutti davvero...

Non so se in qualcuno di voi ho suscitato ricordi simili a questo, ma sono sicuro che la cosa varrà del prossimo, almeno per gli ultraquaranta/cinquantenni. Da ragazzo, mandavo a memoria tutti i numeri di telefono a cui tenevo. Al punto che ancora oggi ne ricordo alcuni. Dei cellulari, ricordo a stento il mio numero principale e un altro paio frequentati moltissimo; di sicuro, non ho idea di quale sia il numero di telefonino di tutti i miei vecchi amici di cui invece ancora ricordo il numero di casa dei genitori, magari estinto da decenni.

Qualche anno dopo, appena laureato tentavo di realizzare il mio sogno di bambino di diventare da grande giornalista, collaborando al mensile Parallelo38 (ve ne ho già parlato) di Giuseppe Reale. Uno dei miei articoli di cui sono ancora abbastanza fiero si chiamava Tante tavolette di terracotta e (come vi ho già ricordato) con molto anticipo (quasi 40 anni fa) intravedeva il pericolo che l'avvicinamento tra le persone e questa nuova alfabetizzazione allora alle porte non fosse realizzato innalzando la soglia di conoscenza delle prime ma abbassando sempre di più la soglia di difficoltà della seconda: avevo previsto una delle derive più pericolose della contemporaneità, e francamente non so come. Sarà che poco tempo prima, che i pc ancora non c'erano, avevo lavorato alla mia tesi di laurea facendo a mano una serie di calcoli (chi quadro e altri indici statistici per costruire e analizzare un questionario) tale che alla fine ho buttato una pila di fogli alta una metrata.

Tutta questa manfrina per ricordare che le capacità cognitive che non si fatica a raggiungere non si acquisiscono né sviluppano, e quelle che non si esercitano si perdono. Mio padre portava me e mia sorella in giro per la città, specie in periferia, a "scoprire strade nuove" (quella Reggio che io ancora oggi se me la sogno è come la ricostruivo mentalmente allora, non com'è davvero) , e io da ragazzo ho girato per Londra e Parigi orientandomi d'istinto, o al massimo guardando una cartina; chi è nato con Maps il giorno che non ce l'ha è perduto, e la cartina non la sa usare. Internet è una miniera, ma chi si è fatto le ossa facendo ricerche nelle biblioteche può usarla meglio di chi nasce abituato a chiedere a Google come prima opzione. Ma non è tutto.

Porre argini è una delle prime fondamentali attività che gli esseri umani hanno dovuto apprendere appena diventati stanziali. E gli argini si costruiscono quando si è lontani, dal pericolo. Quando cioè gli stolti ti deridono, mentre li alzi e il fiume è laggiù, un rigagnolo in secca. Non bisognava accettare con tutto l'entusiasmo che c'è stato che l'informatica prendesse la direzione di rendersi accessibile anche ai bambini o ai vecchi deficienti, bisognava pretendere almeno in parallelo una nuova alfabetizzazione di massa come fu per la vecchia (che tardò secoli rispetto all'invenzione della scrittura, perché il potere tende per natura ad autoalimentarsi). Il processo è stato governato scientemente, per riportare al massimo la distanza tra le masse e la conoscenza, in modo da neutralizzare in sostanza quella democrazia che doveva restare una vuota liturgia tutta apparenza. Ed è tutt'altro che completato.

Con la scusa della pandemia ci hanno fatti (ri)abituare a stare chiusi in casa anche quando è festa ("e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra" - cit.), tutti tranne quei poveracci che per quattro soldi ci portavano la pizza a casa. Ora che annunciano il drone per le consegne a domicilio, è facile che molti lo vedano come una utile evoluzione tecnologica. In pochi comprendono che si tratta di un altro passo propedeutico al lockdown ricorrente, perlomeno come arma in mano ai detentori dell'arbitrio. E mentre già si annuncia il vaccino antinfluenzale permanente, magari obbligatorio, molti saluteranno il chip sottopelle per la sua somministrazione, e già che ci siamo per la geolocalizzazione di tutti (coi cani hanno già cominciato - e che vuoi fare rinunci alla possibilità di recuperare il cucciolo se si perde? - ma coi bambini valgono gli stessi argomenti), come un altro passo avanti dell'umanità. In pochi tenteremo di resistere, e ci sarà concesso solo in quanto anziani e quindi tendenzialmente problema piuttosto transitorio.

Un altro esempio è in cronaca: la cosiddetta AI, l'intelligenza artificiale. Probabilmente è già tra noi in misura molto maggiore di quanto ammesso, proprio perché è difficilmente distinguibile, sui mezzi attraverso cui si esprime, da quella umana. Se non fossimo assuefatti, dovremmo alzare letteralmente le barricate, e chiedere una legge per cui qualsiasi messaggio o testo confezionato da un non umano venga in qualche modo marcato come tale con pene così dure a chi dovesse essere pizzicato a violarla da metterlo in condizione di non operare più sul mercato italiano, fosse pure il signor Google in persona. Ma leggo in giro tanti minimizzatori sbeffeggianti di noi che vediamo la distopia, per cui è probabile che anche questa si avvererà.

Tengo questo blog da molti anni, ci sfogo la mia grafomania badando bene di tenerlo lontano dal purché minimo obiettivo di guadagno. Ma anche quando ci avessi messo un adsense, con i miei lettori non ci farei nemmeno gli spicci per il caffè. Amici anche cari, fin dall'inizio, mi rimproverano di essere troppo "difficile" da leggere, ed a tutti ho sempre risposto che appunto non ho come obiettivo più click, ma uno ogni tanto a cui leggendomi la testa gli faccia "click", anche se poi manco me lo fa sapere. Ho il massimo della goduria, da lettore, nell'affrontare la punteggiatura di Saramago, e anche se non posso nemmeno sognare di avvicinarmi a un tale genio mi piace tentare di rendere la complessità dei miei pensieri nei miei scritti, e magari di farla apprezzare ogni tanto a qualcuno. A queste ragioni diciamo così "originarie", ora se ne aggiunge un'altra. Coi giusti parametri di impostazione, una AI può già facilmente scrivere un qualsiasi testo, quindi anche un post di un blog, con lo stile di chiunque, di modo che nessuno si accorga del fatto che non lo ha scritto questo chiunque ma una macchina che gioca con gli algoritmi e le montagne di dati su dati accumulati su chiunque. Forse l'unica flebile speranza di essere inimitabili è di essere difficili e magari sempre diversamente difficili. Abbiate pazienza, e continuate ad accettare, quei quattro gatti che siete rimasti, la fatica che ci vuole per leggermi. Eppoi, senza fatica, non c'è soddisfazione, no?

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P.S. Solo raramente mi capita di scrivere un post di getto, più spesso lo ripasso e rimastico per giorni, e non solo per il succitato amore per la scrittura complessa, anche perché ci posso dedicare solo ritagli di tempo (finché non mi mandano in pensione, devo pur lavorare). Per questa ragione, il capoverso "porre argini" l'ho scritto prima, dei tristi accadimenti in Emilia Romagna. Ad alluvione avvenuta, ho prima pensato che magari fosse opportuno cambiare metafora, ma mentre mi ci accingevo mi sono reso conto che uscendo dalla stessa il paradigma era proprio quello adatto a commentare la cronaca. Vengo e mi spiego. Il movimento 5 stelle, oggi meritatamente in via di evaporazione, era arrivato da zero al 30 per cento anche per via di un programma (che conosco a memoria, per anni è rimasto in un banner di questo blog) che tra le altre cose prometteva di usare la recuperata sovranità monetaria (assieme alle risorse recuperate con l'abbandono delle grandi opere tangentogene tipo TAV e Ponte sullo stretto) per finanziare un mega piano di piccole opere pubbliche volte al recupero del territorio italiano; una volta al governo se ne sono scordati, troppo impegnati ad obbedire a Bruxelles (ben ripagata, come era facile prevedere, vero Giggino?) e alle multinazionali farmaceutiche. E non c'è proprio da sperare, che questo governo agisca diversamente. Ma quel piano resta l'unica cosa sensata da fare, dentro l'UE se te lo consente e sennò uscendone dall'oggi al domani. Certo, spiace dirlo ogni volta dopo, le varie tragedie. Che tra l'altro costano, drammi umani a parte, molto di più che non gli interventi preventivi. Invece la narrazione imperante è che è colpa del cambiamento climatico, e così gli sciacalli approfittano anche di queste tragedie per portare avanti l'agenda di impoverimento della popolazione con la scusa dell'ambiente. E allora occorre ripeterlo, anche ad allagamenti ancora in corso: non ne usciamo fuori coi patetici e inutili tentativi di agire sulle infinite variabili del cambiamento climatico, ma solo (forse) riprendendo in mano il governo del territorio in tutti i suoi aspetti, con un piano straordinario di investimenti in deficit (anche sull'edilizia, altro che diktat sulla classe energetica, specie in un Paese sismico come il nostro) seguito e accompagnato da un presidio quotidiano perenne. Costi quel che costi, anche perché questo tipo di deficit si ripaga da solo, keynesianamente. Quello generato da roba come il ponte sullo stretto, no.

sabato 13 maggio 2023

SANITÀ E VERITÀ

Torno sul filone "segui i soldi" perché mi sono imbattuto in un articolo che ha pubblicato un elenco di dati presi proprio dal sito dell'OMS, relativo ai finanziatori dello stesso con tanto di importi. Il fatto che siano dati pubblici è probabilmente un obbligo di legge, e sicuramente è ben "coperto" dalla percezione di senso comune, molto ben costruita e alimentata negli ultimi decenni, che sia "normale" che enti o organizzazioni siano finanziati generosamente da privati a prescindere del tipo di funzione che svolgono.

Apro una "parente". Senza l'instaurazione di questo luogo comune, d'altronde, non sarebbe stato possibile che istituti cruciali nella vita di tutti come le banche centrali divenissero in pratica proprietà di privati (anche qui, l'elenco è pubblico). Tra quelli "fregati" da questo fattore, e i molti altri che si fermano ancora prima, all'etichetta (es. "Banca d'Italia"), dando per scontato che si tratti di "cosa pubblica" anche se appunto non lo è per niente, quasi nessuno s'indigna di questa vergogna. Moltiplicata negli effetti dal fatto che le banche centrali nazionali sono a loro volta azionisti di controllo della BCE, nefasta padrona dei nostri destini a dispetto della dichiarata democrazia.

Chiudo la "parente" e torno all'OMS. Dopo avervi fornito il link con l'elenco completo con tanto di dindi, passo ad un estratto per i più pigri, utile a tutti in quanto evidenzia alcuni finanziatori piuttosto famosi

  • Bayer
  • Bill & Melinda Gates
  • Bloomberg
  • Clinton
  • Elton John
  • Glaxo
  • Google
  • International Vaccine Institute
  • Johnson & Johnson
  • La Roche
  • Meta
  • Microsoft
  • Novartis
  • Regione Emilia-Romagna
  • Regione Lazio
  • Regione Puglia
  • Regione Veneto
  • Robert Koch Institute
  • Rockefeller
  • Rotary International
  • Telecom Italia
  • Università degli Studi di Verona

Meno noto, ma ugualmente evocativo, è "Alliance for Public Health, Ukraine": della serie "tutto si tiene".

Ora, l'esperienza anche minuta di ciascuno di noi può suggerire, anche quando non basti arrivarci di logica, che se uno mette i soldi, tanti soldi, in qualcosa, non è che poi quel qualcosa può andare bellamente contro i suoi interessi. O perlomeno, se uno poi nell'analizzare la politica del finanziato sospetta che egli stia agendo se non su mandato almeno nell'interesse del finanziatore, non è che gli si possa dare del paranoico complottista... Invece, è proprio quello che è successo con la "pandemia". Alcuni dei finanziatori l'hanno addirittura pubblicamente "prevista" (e già prevedono la prossima), ma chi lo rivela e mostra i video è un complottista antisociale e pericoloso per la salute pubblica. Gli stessi, assieme ad altri, sono nel business della sanità privata, che ovunque nel mondo dove è sempre stata o è diventata il modello vincente ha prodotto il risultato che si possa curare solo chi ha i soldi, e la semplice deduzione che questi stiano spingendo in quella direzione tutta la sanità mondiale (quindi anche la nostra), e si anche finanziando l'OMS, non la possiamo fare?

Con ambiente e clima funziona allo stesso modo, ma ne abbiamo già parlato e allora lascio che ve lo dica un Nobel, anche se un altro Nobel che aveva ragione da vendere sui vaccini e il covid ha pagato con valanghe di attacchi ignominiosi il coraggio di dire la sua, peraltro poco prima di morire.

sabato 6 maggio 2023

RADIOCIXD 67 - CCCP E INSOSPETTABILI DINTORNI

Molte volte su queste pagine abbiamo parlato della parabola dell'industria musicale, ad esempio nel 2009 qui (era stato appena eletto Obama, all'inizio aveva abbagliato anche me, ma la postilla finale che ne parla la potete saltare); oggi ci torno perché mi sono imbattuto, come talvolta capita, in un articolo definitivo sull'argomento (pubblicato su Popoff dal jazzista Iverson, qui accanto uno screenshot) non solo aggiornato fino ai giorni nostri ma anche decisamente dotato di una mirabile sintesi che consente, a chi si vuole prendere il disturbo di leggerlo, di comprendere in pochi minuti come e perché la musica è prima diventata redditizia e poi ha smesso di esserlo. Più o meno.

Come spesso capita, infatti, guardando le cose troppo da vicino ci si concentra sui dettagli ma non si capisce il quadro, come guardandolo troppo da lontano: occorre invece "la giusta distanza", ed è proprio quella a cui ci porta il contributo succitato. Ad esempio, ricordandoci che nella millenaria storia dell'umanità la musica c'è sempre stata, ma è solo per un secolo quasi giusto giusto che è stata un'industria che dava da campare a tantissime categorie di lavoratori, mentre arricchiva paurosamente alcuni soggetti. Prima l'indotto non c'era, e dopo la sua platea si è ridotta al minimo, ma sia prima che dopo uno che un modo per campare facendo il musicista, come l'artista in genere, si è sempre trovato e si troverà. Al limite, sapendosi accontentare.

Ecco perché non ho mai sopportato i talent show, fin dalla loro comparsa (non a caso, a fine parabola dell'industria musicale): perché vi si percepisce in modo palpabile lo straniamento e spesso anche lo strazio delle anime di quei ragazzi che vorrebbero anche loro arricchirsi o almeno mantenersi con diciamo così l'arte ma sono più o meno lucidamente consapevoli che la porta è sempre più stretta (e inoltre passa per l'omologazione agli stilemi dominanti, perché alti investimenti pretendono che si minimizzino i rischi). Ed ecco perché mi vengono in mente alcuni esempi "in cronaca", di segno completamente opposto.

Per il decennale della scomparsa di Enzo Jannacci, col figlio che lo celebra da allora e Elio ancora a teatro con le sue canzoni, è uscito un godibilissimo special su Rockol. Jannacci era di una di quelle "infornate" che "cantando dentro nei dischi" i soldi li ha fatti, ma non ha mai smesso di essere innanzitutto un medico, a volte assentandosi per anni dalla scena musicale (per ad esempio lavorare con Barnard, quello che ha "inventato" i trapianti di cuore) e sempre esercitando finché ha potuto. Mi sarebbe piaciuto vederlo alle prese con la gestione criminale della pandemia, ma almeno così posso immaginarmecelo come voglio. Di certo andrebbe spiegato ai ragazzi, uno come lui. Io ogni tanto ci provo, pur consapevole della estrema limitatezza del mio pulpito.

Roger Waters invece "è vivo e lotta assieme a noi", non rinunciando mai ad insegnarci quanto è necessario e urgente schierarsi contro le narrazioni imperanti anche a costo di rischiare il bando, e dire che a quasi ottant'anni un multimilionario certe cose potrebbe pure risparmiarsele, anziché girare il mondo per dirle ai concerti. A pensarci bene, è triste che sia quasi solo tra le voci fuori dal coro, a cercare la verità in questi anni di menzogne presentate come verità indiscutibili. 

Ma l'esempio migliore di questo approccio è uno per cui non solo bisogna fare musica per farla poi se vengono i soldi vengono, ma se ne vengono troppi bisogna fermarsi e chiedersi dove hai sbagliato: Giovanni Lindo Ferretti. Dopo gli anni diversamente punk dei CCCP, benissimo narrati in questo bell'articolo della Milani su illibraio.it, fonda con Zamboni Maroccolo e Magnelli i CSI (poi raggiunti dalla giovane Ginevra Di Marco), e quando ci si trova (col terzo album: T.R.E. appunto, che sta per Tabula Rasa Elettrificata, già peraltro recensito) in cima alle classifiche, decide di sciogliere il gruppo, rimpiazzandolo (dopo un paio d'anni di concerti memorabili, ve lo garantisco personalmente) con nuove incarnazioni sempre meno "commerciali" (come si diceva ai miei tempi). E dimostrandosi sempre capace, da allora in poi, di scelte personali coraggiose, e di prese di posizione politiche e sociali ci cui non si può non riconoscergli il coraggio e l'integrità nel sostenerle anche quando magari non si è d'accordo nel merito. E che forse sono meno incoerenti di quanto superficialmente sembrino, rispetto al comunismo militante degli esordi: diamoci un'occhiata.

Per giustificare l'inserimento di questo strano post nella rubrica RadioCixd, che di solito recensisce album brano per brano, o playlist quando non si parla di un solo album, volevo appunto scegliervi qualche video dei CCCP, meteora fertile del panorama musicale italiano, ma mentre cercavo mi sono imbattuto in questo, che basta e avanza a farvi un'idea poi se vi è scattata la curiosità cercate voi, e inoltre serve a farvene un'altra su cosa può essere la musica in TV e non è più stata (certo anche qui per miopia strategico-industriale). Si tratta infatti di un breve concerto live come quelli che ospitava regolarmente la mitica trasmissione DOC di Renzo Arbore e soci, condotta da Gegè Telesforo e Monica Nannini: averla seguita da giovane è una di quelle cose che consola di avere sessant'anni...

domenica 30 aprile 2023

LA MATEMATICA DEI SISTEMI COMPLESSI

Avrete certamente sentito parlare dell'effetto Farfalla. Si tratta di un paradosso matematico dovuto a un meteorologo ispirato a sua volta dal matematico a cui dobbiamo la moderna informatica, quel Tuning su cui forse avete visto pure un film. Tutti i sistemi complessi ne sono influenzati, ecco perché un vero scienziato quando ha a che fare con uno di questi sistemi onestamente dichiarerà di non essere in grado di calcolare con precisione accettabile le conseguenze di un qualsiasi minuscolo intervento iniziale. Ed ecco perché invece usare una matematica "normale" quando si ha a che fare con sistemi complessi è da criminali. 

Ma andiamo con ordine. Esiste un modo per distinguere uno scienziato da uno scientista, cioè un autentico studioso da un sacerdote interessato di questa nuova religione attraverso cui la dimensione religiosa dell'animo umano, quella per cui l'uomo quando non si spiega qualcosa ricorre all'autorità del sovrannaturale altrimenti non sopravvivrebbe, si è presa la rivincita dialettica al terreno eroso dalle spiegazioni scientifiche su quelle mistiche negli ultimi secoli, utilizzando proprio le categorie del pensiero scientifico per costruire un nuovo credo. Il modo è abbastanza semplice: se egli ha dubbi, se li manifesta di continuo, se mette avanti ogni volta che può formule dubitative anche alle sue stesse scoperte che gli sembrano più lampanti, se non si sogna manco la notte di imporle come dogmi, egli è uno scienziato. Se fa il contrario è uno sciamano del culto scientista, spesso ben remunerato della acquisita posizione.

Con un criterio così, è semplicissimo etichettare come ciarlatani, ad esempio, tutti quei soloni ben pagati che ci hanno afflitto negli ultimi anni con i Sacri Vaccini, chiamati tali senza esserlo per poterli imporre senza sperimentazione, e continuando ad insistere anche quando la sperimentazione su cavie umane coatte ha mostrato sempre più falle nella loro efficacia e nella promessa irrilevanza degli effetti collaterali (e ancora non abbiamo visto niente). Tra gli ultimi scienziati veri ad essere fregati dalla logica dell'emergenza, infatti, ci fu un certo Einstein, e non smise mai di pentirsene con dolore e pubblicamente finché visse. E non si era ancora affermata la fisica quantistica, che allo stesso Einstein metteva paura ma che oggi è il fondamento di una marea di applicazioni pratiche con cui giochiamo ogni giorno di continuo, a spazzare definitivamente il vecchio assioma che qualificava come scientifiche le osservazioni in cui l'osservatore non influiva sui risultati. E anche se a molti sembra ancora un'etichetta astrusa, senza la fisica quantistica non avremmo quasi nessuno degli aggeggi che costituiscono la nostra quotidianità, dalla TV in avanti.

Un reazionario magari religioso potrebbe dedurne che il successo ottenuto dal metodo scientifico nel cambiare il mondo negli ultimi secoli, a un certo punto ha fatto credere che esso potesse risolvere anche questioni al di fuori della sua portata, e ce ne sono in giro e ce li siamo pure trovati dalla stessa parte della barricata nella guerra contro la narrazione pandemica. Ma non è esatto: chi usi il metodo scientifico con rigore sa riconoscere le questioni al di fuori della sua portata, e lo dichiara, è solo chi ha altri interessi di varia natura (ingenuo o in malafede che sia) che spaccia per scientifiche conclusioni che invece sono solo miranti a un suo qualche obiettivo, per poterlo meglio attuare con l'appoggio dell'opinione pubblica, ben manipolata dalla propaganda. Gli esempi sono tanti, anche mettendo da parte il covid.

Il clima. Tutti noi possiamo constatare che l'app che abbiamo sul telefonino ci azzecca abbastanza solo per le previsioni a brevissimo termine, così così per quelle a breve e medio termine, mentre quelle della settimana prossima sono al massimo una indicazione di massima che spesso non si realizza. Gli è che le variabili in gioco per calcolare che tempo farà crescono esponenzialmente tanto più lontano nel futuro puntiamo l'obiettivo. Al punto che nessun computer esistente o immaginabile potrà mai, neanche concettualmente, calcolarle con precisione. Se ne deduce:

  • che chi compare in televisione dicendoci che tempo sarà la prossima estate o il prossimo inverno la sta solo buttando li, e probabilmente ha meno chance di azzeccarci del nostro bisnonno agricoltore;
  • che chi ragiona di riscaldamento climatico lo fa solo per imporre politiche di impoverimento e arretramento nei diritti fondamentali (economici prima che civili, perché gli ultimi senza i primi sono una presa per il culo), o perché si è bevuto la narrazione di chi ha questo abietto obiettivo.

Ne volete una prova? Ve ne do due, logiche ma volendo anche pratiche:

  1. se è così importante la transizione energetica (verso l'auto elettrica o la casa in classe A, per esempio) per ridurre il riscaldamento climatico (evidente, ma se anziché agire contro le sue vere cause si agisce contro cause apparenti, non si risolve, giusto?), perché anziché varare un massiccio piano di investimenti pubblici si chiede ai privati cittadini di impoverirsi indebitarsi insomma farsi carico della cosa?
  2. guardate negli occhi un sedicente scienziato che promuove la tesi del riscaldamento climatico antropico da fermare a ogni costo, e chiedetegli: hai la bacchetta magica, e sei in grado di ridurre con un cenno la temperatura media annua esattamente dei gradi che secondo te sono aumentati a causa dell'uomo; puoi dire con certezza che così il clima tornerà come quello di prima (quando signora mia c'erano le mezze stagioni) e non invece magari arriveranno problemi maggiori di quelli che la cronaca presenta sempre invariabilmente come parte della narrazione imperante? che ne so, nevicate assurde e letali, tempeste polari o altre amenità? se vi dice di no è un vero scienziato, e il castello di carte crollerà, se vi dice di sì è un buffone magari prezzolato.

Ma scendiamo su un caso in cronaca di portata minore, così da comprendere quanto l'asserzione che non siamo in grado di controllare veramente tutte quelle questioni in cui le variabili in gioco sono tante, anche quelle minime figurarsi quelle di portata globale, lo chiameremo il caso dell'Orsa assassina, anche se forse è solo una normale bestia selvatica che normalmente difende il suo territorio specie se ha dei cuccioli. Forse ne avete le scatole piene, e condivido perciò sarò breve, tanto usando la stessa logica dei capoversi precedenti si capisce bene dove sia stato commesso lo sbaglio, quindi dove siano le colpe (né sull'animale, né sul malcapitato ucciso). Gli è che a un certo punto qualcuno ha pensato qui una volta c'erano gli orsi, oggi non ci sono più, questo è un male per gli equilibri dell'ecosistema, vado in Slovenia, ne piglio un po', me lo calcolo scientificamente quanti, li porto in Trentino, ed opplà ho ripristinato l'ecosistema. A differenza del demiurgo del clima, qui non serviva la bacchetta magica, ma solo un qualche referente politico che gli desse ascolto e gli fornisse i mezzi. Ma (ops!) nel giro di un paio di generazioni gli orsi sono diventati troppi (non lo dico io, lo ammettono loro, infatti tra le soluzioni proposte c'è l'avvio di una deportazione in direzione opposta), come i cinghiali a Roma, a dimostrare che anche in casi così tutto sommato limitati credere di avere il controllo "scientifico" su fenomeni dalle troppe variabili è da presuntuosi criminali. I cinghiali come esseri selvatici sono relativamente poco prolifici, peccato che qualcuno abbia avuto la bella pensata di incrociarli coi maiali per mettere su degli allevamenti di cinghiali redditizi, da cui evidentemente qualche esemplare è sfuggito, ed essendo prolifico come i maiali ecco che nel giro di qualche anno si parla di invasione. Pensate se e quando avranno la libertà di costruire degli ibridi in laboratorio, cosa potrebbe venire fuori.

Ecco l'unica vera ragione per cui dovrebbe essere tassativamente vietato in tutto il mondo "giocare" con gli OGM. Già la modifica genetica ottenuta attraverso incroci "naturali" è potenzialmente pericolosissima, figurarsi dargli la potentissima accelerata di poterla effettuare in laboratorio. E chissà già quanti esperimenti hanno fatto, dai virus in su, persino in posti dove i governi sono formalmente contrari figurarsi dove tollerano. Senza tornare a parlare di vaccini mRna, ogni sperimentazione su questo terreno andrebbe semplicemente fermata, da un governo mondiale effettivamente illuminato, semplicemente perché nessuno è in grado di prevedere nemmeno lontanamente dove può portare. Non interessa se potenzialmente questa ricerca può farci guarire da tutte le malattie esistenti, interessa che se anche fosse davvero possibile senza controindicazioni come ad esempio lo sviluppo di malattie peggiori oggi inesistenti, il famoso demiurgo con la bacchetta magica che avesse il potere di attuarla con un gesto dovrebbe anche essere in grado di dirci ad esempio quanto tempo potrebbe resistere senza distruggersi un mondo dove nessuno si ammala e muore più e tutti campiamo cent'anni. Non sei in grado? ridammi sta bacchetta che te la spezzo sulle corna!

Con tutto questo non intendo che bisogna rinunciare alla ricerca in tutti quei settori dove l'analisi richiede quella che per semplificazione si può chiamare "matematica dei sistemi complessi". Solo che nel farlo bisogna mantenere la bussola orientata sul dio Dubbio (leggetevi questo articolo di filosofia, se volete approfondire), e neutralizzare tutti coloro che invece, interessatamente o ingenuamente che sia, si muovono su questi terreni sparando certezze a raffica.

sabato 22 aprile 2023

ESERCITO DI RISERVA

Le parole del ministro Lollobrigida sono fatte apposta per titillare un certo elettorato e irritare un certo altro, oppure semplicemente questi non sono capaci di ragionare al di fuori di certe categorie, anche se per decenza pensano razza e dicono etnia. Ma non potrebbero comunque avere alcun effetto se non poggiassero su una situazione reale, realmente sospetta e contraddittoria.

Lo stesso ministro lo spiega, nella stessa intervista di cui poi strumentalmente, come si usa in politica e nel giornalismo specie odierno, si estrapola solo il termine attaccabile: "Io ritengo l'immigrazione un fatto naturale fisiologico, sono nipote di un emigrante, quindi mi guardo bene dal pensare che l'emigrazione e quindi l'immigrazione siano un problema. Anzi diventano un'opportunità di crescita per una nazione. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, puoi, devi dotare di forza lavoro anche che venga da altre nazioni. Bisogna chiarire che il primo nemico dell'immigrazione regolare, fatta attraverso flussi organizzati, si chiama immigrazione illegale e clandestina, ed è una strada che è stata finora percorsa e che noi stiamo provando a cambiare". Mi pare una posizione condivisibile, ma voglio rincarare la dose: emigrare è sempre un dolore, una tragedia, ma i viaggi che intraprendevano i nostri avi, pur comunque durissimi, erano a fronte di una richiesta esplicita dei Paesi destinatari e ad essi funzionale, e nonostante ciò all'arrivo essi dovevano comunque affrontare diffidenze e razzismo. Questi poveracci vengono imbarcati apposta su natanti fatiscenti perché si possano subito creare i presupposti per andarli a salvare, e partono, pagando salatissimo, sapendo di avere una discreta probabilità di morire, e nessuna garanzia di occupazione all'arrivo, se non nei circuiti di manodopera sottopagata o di mendicità tenuti in piedi dalle vare mafie. Si tratta di una vera e propria tratta degli schiavi 2.0 con precisi mandanti organizzatori ed esecutori, rispettivamente il sistema capitalistico globalistico le mafie e gli scafisti. Se ci dimentichiamo ciò, e lasciamo che l'umana pietà verso le vittime, che pure non deve mai venire meno, riempia tutto il campo visivo e la mente distogliendoci dal pensare ai responsabili e al meccanismo infernale che hanno messo in piedi, saremo parte del gioco e non potremo mai fare nulla per fermarlo.

Questo ci può capitare specialmente se siamo culturalmente di sinistra e/o di animo contemporaneamente (perché invece in passato... lasciamo perdere) cattolico. E allora forse può essere utile prendere in prestito la sintassi del ragionamento del ministro e tradurne il testo rimpiazzando i termini che ammiccano ai destrorsi con altri di tutt'altro segno, scoprendo che il ragionamento continua a funzionare. Carlo Marx (ancora lui), studiando la nascente civiltà industriale, aveva capito, tra le altre cose, che il sistema capitalistico riusciva a retribuire il meno possibile i lavoratori mantenendone una buona quota disoccupati abbastanza a lungo da essere disposti a lavorare per meno di quello che prendevano gli occupati, costringendo questi ultimi ad abbassare le pretese per non essere rimpiazzati. Lui lo chiamava "esercito industriale di riserva", oggi basta togliere l'aggettivo al concetto per mantenerlo attuale. Le prove le hanno fatte con l'allargamento dell'UE a est (anzi prima ancora con le delocalizzazioni industriali), poi i cinesi hanno fatto la loro parte, e l'abbassamento drastico e per tutti della retribuzione del fattore lavoro in tutta una serie di settori fu rapidissimo. Ma le tendenze sistemiche del capitalismo non hanno servofreno, può fermarle solo un'autorità politica forte che lo voglia (questo era, il socialismo). Ed ecco che iniziò l'importazione degli schiavi, clandestina proprio perché funzionale al mantenimento in questa condizione, che senza governo si fermerà solo quando saremo tutti schiavi. Né vale l'obiezione che alla fine così il capitalismo stesso andrà in crisi, perché a lui non importa (d'altronde, se parliamo di tendenze sistemiche è perché non occorre postulare un vertice pensante, e in quanto tale convincibile a recedere) andare in crisi, dovrebbe importare a noi che non ci andasse, e infatti nella storia tutte le volte che ci è importato siamo riusciti ad evitare le crisi o ad ammortizzarne gli effetti imbrigliandolo. Aiutava alla cosa avere al mondo un altro sistema, che pur coi suoi enormi difetti costituendo un'alternativa costringeva la classe politica che volesse restare in un sistema capitalistico a governarlo in modo da diciamo così proteggerlo da se stesso. Da qualche decennio non è più così, e si vedono gli effetti drammatici. Tra cui le drammatiche migrazioni in cronaca.

sabato 15 aprile 2023

SEGUI I SOLDI

Lo so che è arbitrario e insufficiente, ma volendo condensare in una frase il portato del pensiero marxiano, quello che troppo spesso si dimentica finendo per trovare inspiegabili o spiegarsi in modo erroneo gli accadimenti, è che "l'economia è struttura, il resto è sovrastruttura". In altri termini, se vuoi capire davvero perché e percome accade qualcosa, devi seguire i soldi e tutto il resto da che sembrava caotico si rimette a posto componendo la figura. Attenzione: non sto dicendo che il resto non sia importante, dico solo che spesso la sua analisi a prescindere dal suddetto assioma marxiano risulta enormemente problematica e fornisce risultati fuorvianti. Spesso, fuorvianti in un modo preciso, fornito da chi ha confezionato la narrativa per portarci nella posizione che voleva.

Ad esempio, tutte le guerre combattute dagli umani, fin da quando sono diventati stanziali/agricoltori/allevatori da nomadi/raccoglitori/cacciatori che erano, hanno una causa prima di natura economica, a partire appunto dal banale controllo del territorio vitale alla comunità, che però viene "coperta" dal sovrano e dai suoi sciamani (entità con altro nome esistono ancora ed esisteranno sempre: la democrazia è una bugia bella e buona e chi non è d'accordo si illude) con motivazioni ideologiche, ad esempio religiose o etniche, che hanno lo scopo di mobilitare i sudditi a combattere. Il paradigma funziona sempre, se non si riesce ad applicarlo ad una qualche guerra di quelle studiate a scuola vuole semplicemente dire che non vi ci si è applicati abbastanza, fino a quella in cronaca: l'Occidente credeva di aver vinto la Guerra fredda, e all'inizio infatti trattava Putin e i suoi col sussiego che aveva per i fantocci come Eltsin, ma quando ha capito che non era così ha iniziato (nel 2013 in Ucraina, ma già prima nei Balcani) una offensiva, politica e anche militare, verso i confini della ricchissima in materie prime Russia, di cui quella che vi raccontano come se fosse una ingiustificata e improvvisa alzata di ingegno di un criminale non è che una tappa, una estrema reazione voluta e cercata e alla fine ottenuta. Putin non è folle, difende il suo territorio e la sua sovranità economica. E infatti la sua azione militare non è distruttiva, come ad esempio è nello stile proprio degli americani (si, anche qui in Italia).

D'altronde nemmeno Hitler era folle, o magari si (che ne so io) ma spiegare tutto con la sua follia è solo una verità di comodo su cui è fondata la narrazione politica occidentale degli ultimi 80 anni, il successo del nazismo essendo invece figlio delle sanzioni imposte alla Germania a fine prima guerra mondiale, a sua volta causata dalla volontà dei nuovi potentati di subentrare smembrandoli a quelli vecchi, gli imperi austroungarico e ottomano. Eccetera eccetera: vi risparmio l'esercizio. Che però funziona sempre.

Allora, se vogliamo capire come è nata la cosiddetta pandemia, e come è stato possibile che tutta la popolazione mondiale o quasi abbia creduto alla menzogna che la minaccia covid fosse così grave da giustificare lo spostamento della finestra di Overton fino a includere la demolizione dei principi liberali di libera impresa e assoluta proprietà del proprio corpo fisico, vulnus che non abbiamo ancora iniziato a pagare ma pagheremo e caro, dobbiamo seguire i soldi: quelli che hanno guadagnato le multinazionali del farmaco che erano anni che provavano a imporre il paradigma delle cure obbligatorie ai sani per moltiplicare i loro guadagni rispetto alle cure doverose ai malati, quelli che hanno così potuto elargire agli sciamani (medici e ospedali, politici, giornalisti), quelli che risalivano direttamente e indirettamente alla cricca di affaristi in cui oramai risiede il Potere del mondo globalizzato. E basta, perché una volta innescato il meccanismo si autosostiene, con la maggior parte dei miei e dei vostri parenti e amici che una volta creduto alla narrazione ha partecipato volontariamente e attivamente alla sua affermazione senza guadagnarci niente, anzi quasi sempre rimettendoci o del tutto inconsapevolmente o peggio ancora essendone consapevoli ma anche convinti di stare sacrificandosi per un Bene superiore. Esattamente come i soldatini nelle trincee della Grande guerra, tra cui ad esempio milioni di meridionali i cui nonni erano stati colonizzati dai piemontesi a guida anglosassone e ora andavano a morire per una patria che non era la loro, per strappare all'Austria territori che due decenni dopo facevano parte del sogno unificatore di Berlino, che con la fine del nazismo ha solo cambiato vestito.

Il paradigma si applica anche a quei pooracci che imbrattano opere d'arte e monumenti convinti di stare lottando per l'ambiente. Direi anzi a tutti coloro che credono alla narrazione pervasiva e insistente sull'ambiente che oramai ha preso piede, di cui gli imbrattatori sono solo una frangia estremista e stupida (come il bombarolo di De Andrè, che distrugge un'edicola, e la propria vita, anziché il proprio obiettivo, che però almeno lui aveva in qualche modo identificato correttamente). Dietro a questa narrazione, infatti, non c'è altro che l'intenzione precisa e determinata ad azzerare tutte le conquiste economiche e sociali che le classi subalterne occidentali avevano ottenuto a parziale risarcimento della seconda guerra mondiale.

Noi, che siamo i figli e i nipoti dei cafoni che una volta ottenute quelle conquiste le ha usate per farci studiare e darci la possibilità di elevarci socialmente ed economicamente, siamo l'obiettivo, dobbiamo mollare l'osso: il posto fisso, la casa di proprietà, la macchina, il tempo libero e le vacanze, e anche quelli che resistono prima o poi invecchiano e muoiono (il Sistema non ha fretta, per lui il tempo passa più lentamente) basta togliere dalla testa ai loro figli che quelli che per loro erano diritti intangibili esistano o siano mai esistiti davvero (e assieme far si che i loro figli non siano più la maggioranza della popolazione). La domanda allora è: quanti degli ambientalisti convinti, imbrattatori o meno, è consapevole del fatto che il modello sociale a cui stanno tirando lo sprint NON contempla i diritti economici e sociali che gli hanno permesso perfino di avere il tempo e il modo di pensarla come la pensano? Come diceva mio nonno, certe idee vengono solo a quelli col culo pieno, la sua generazione semplicemente non poteva permettersele, e comunque non c'erano le precondizioni perché gli venissero. I figli di quelli che oggi stanno contribuendo, con le loro azioni o anche solo col loro consenso, alla transizione verso la Servitù della gleba 2.0, saranno appunto servi, incapaci di attuare o anche solo di progettare alcunché, figurarsi una nuova transizione.

Insomma, gli imbrattatori fanno parte del piano, mentre chi non è d'accordo con lo stesso viene accusato di accuse infamanti e di contesto tale da sollevare consenso (come quelle di abuso sessuale), sia esso uno dei pochi giornalisti ancora capaci di fare il suo mestiere, o uno dei pochi politici non ancora a libro paga del Nuovo Potere.

LUPO SOLITARIO

I lupi sono animali sociali e normalmente cacciano in branco, con estrema efficacia. Per questa ragione l'espressione "lupo solit...