sabato 18 maggio 2019

È IL CAPITALISMO, STUPÌDO!

Visto al cinema il biopic su Stanlio e Ollio, divertente e commovente al tempo stesso, grazie anche alla scelta di inquadrare un piccolo periodo del loro lunghissimo sodalizio, col restante a comparire qua e la senza disturbare l'approfondimento psicologico dei personaggi, cosa che sarebbe stata invece inevitabile se si fosse optato per la completezza didascalica dell'excursus biografico (come capita in troppi altri film del genere).
Il film narra infatti della tournée teatrale britannica che i due fecero nel 1953, quando ormai al cinema erano passati di moda, ultima occasione in cui i due si esibirono assieme: Oliver morì pochi anni dopo, e Stan (come ama precisare il film in coda) per gli 8 anni che gli restarono da vivere non fece che scrivere altre scenette per Stallio e Ollio, non interpretandole però con nessun altro. Il cambiamento dei tempi che loro adesso subivano gli presentava il conto del precedente che invece avevano cavalcato con successo: i due infatti devono la loro enorme fama alla circostanza di aver saputo cavalcare l'onda del passaggio al sonoro, che invece travolse quasi completamente tutti i loro colleghi cinematografari del muto, compresi mostri sacri come Keaton (che disse l'unica parola - "grazie" - della sua carriera nella meravigliosa scena finale di un film con Franco e Ciccio, citato anche da Guccini-Lolli) e Chaplin (che si riscattò tardivamente, anche se meravigliosamente, e che non tutti sanno che agli inizi in Inghilterra lavorava nella compagnia teatrale di Laurel ma lo precedette in America e nel successo).
Ma se il passare delle mode impedì ai nostri eroi di trascorrere una vecchiaia agiata, il corpus centrale della loro produzione artistica era di tale livello da essere destinato all'eternità. I bambini di oggi ridono, e probabilmente quelli di sempre rideranno, delle loro disavventure esattamente come  ne ridevamo noi, che li vedevamo il sabato mattina a Oggi le comiche (quando la TV aveva un solo canale e dava degli appuntamenti precisi ai suoi vari utenti), e al cinema i nostri padri e i nostri nonni. Le invenzioni dei due erano di tale portata che tutto il cinema successivo gli deve qualcosa, e non solo quello comico, e che impedisce che oggi si percepiscano "datati", a dispetto della qualità delle immagini a bianco e nero.
Ma c'è un aspetto ulteriore che li rende estremamente attuali. La realtà che rappresentano in quel corpus, infatti, ed anche nei film ambientati in altre epoche, è quella dell'America della crisi post-1929, che torna in cronaca ad ogni nuova crisi del capitalismo mondiale. E a vederla nei film di Stanlio e Ollio la cosa colpisce ancora di più che in Chaplin, perché per lui era il messaggio dichiarato e portante (al punto che fu costretto a rimediare in Svizzera per presunto antiamericanismo), mentre in loro si agita sullo sfondo quasi involontariamente. Mostrandoci per via subliminale, quindi efficacissima, le contraddizioni di un sistema che almeno allora aveva un'alternativa e invece ai nostri tempi si propone come unico insostituibile paradigma della società.
Vi propongo allora la lettura di un contributo estremamente interessante, che ha il pregio di coniugare egregiamente due argomenti che di solito vengono artatamente proposti invece separati: la crisi economica e la crisi ambientale. Così facendo, infatti, i padroni del vapore possono indurre i gretini ad accettare ulteriori capitolazioni nella distribuzione di redditi e risorse. Laddove invece dovrebbe risultare lampante che è solo reimbrigliando il capitalismo, anzi proprio superandolo in favore di una nuova forma di socialismo, che diverrebbe accettabile per ciascun essere umano parametrare la propria impronta ecologica a una compatibile per il pianeta. Perché è il capitalismo tout-court, ad essere la causa prima di tutti i guai del mondo, compresi quelli ambientali, e non servono a nulla i distinguo e le proposte di emendarlo. Infatti le ricette al suo interno, come quella che Trump sta applicando con successo negli USA, o come quella che Roosevelt applicò proprio ai tempi dei migliori film di Stanlio e Ollio, funzionano solo se c'è qualcuno o qualcosa al di fuori del sistema in cui funzionano da depredare e/o bombardare.
E ciò mi consente di tornare all'argomento iniziale, passando per "colonialismo" e "Legione Straniera". Al film su Laurel e Hardy infatti ho trovato un solo difetto, figlio della peraltro azzeccata scelta narrativa ristretta: i due ballano il numero tenerissimo da I fanciulli del West, ma non quello altrettanto delizioso, che io preferisco e che nel doppiaggio italiano dell'epoca (la voce storica di Ollio è del giovane Alberto Sordi, per quei pochi che non dovessero saperlo...) ci guadagna ulteriormente, da I due legionari. Ragion per cui vi saluto con questo...




Nessun commento:

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno