mercoledì 21 settembre 2022

UN'ELEZIONE DA POCO

Il post sulla guerra dovrà aspettare, e magari avesse ragione Erdogan e dovessi riformularlo per superamento da parte della cronaca. Siamo infatti arrivati alle porte del fatidico 25 settembre, e anche se alla fine forse davvero stavolta a votare manco ci vado, qualcosa pure bisogna dirsela, sulle elezioni politiche incombenti.

Partiamo da qui: è davvero una data fatidica? Delle ultime due elezioni politiche, l'ho pensato, assieme ad almeno un terzo dell'elettorato peraltro, e scritto. Quanto - ahimè - mi sbagliassi, basta rileggere qualcosa per misurarlo. Ma non nel giudizio di merito dei programmi grillini, che anche a rileggerli oggi sarebbero da sottoscrivere nuovamente (e infatti non è un caso che essi stessi li abbiano fatti praticamente sparire dal web, menomale che mi ero scaricato un pdf integrale che vi fornisco volentieri, ché tutti i link che vi avevo fatto negli anni sono oggi "rotti" e questo su blitz è solo un riassunto..): quello che serviva all'Italia dieci anni fa è esattamente quello che servirebbe oggi, o che sarebbe servito ad affrontare la pandemia in maniera intelligente e non idiota punitiva e distruttiva, o a far si che i rincari del gas ci facessero economicamente il solletico o poco più. No, il tradimento è invece delle persone, che quei programmi hanno dimenticato o rinnegato, sia che siano fuoriuscite dal moVimento sia che siano rimaste dentro, con pochissime eccezioni. Il problema coi tradimenti, però, è sempre quello: che per un po' non ti fidi di nessuno, e anche chi invece non ti tradirebbe mai ci mette del tempo e della fatica a convincerti che con lui/lei non rischi di rivedere concretizzati i tuoi incubi, ammesso che ci riesca.

Aggiungiamo un particolare non da poco: che era chiaro fin da subito (almeno, a chi capisce di queste cose) che il m5s era in grado di raggiungere in fretta una massa critica in grado di incidere pesantemente sulla scena politica, se non di dominarla. Oggi, anche quando rintracciassimo uno schieramento qualunque con un programma sottoscrivibile (che cioè contenga chiare prese di posizioni antieuropeiste e keynesiane unite a una riforma della selezione politica in grado di limitare a quote endemiche la corruzione: il mix del programma grillino originario, per intenderci), è altamente improbabile che esso sia in grado non dico di incidere, ma nemmeno di superare gli sbarramenti ed entrare in Parlamento. Quindi l'alternativa oggi per noi "eretici" è purtroppo solo questa: non votare o votare inutilmente? Io deciderò all'ultimo istante, magari ci vado se non ho di meglio da fare quella domenica, visto che come da dettami gelliani (adottare ogni strategia perché la gente vada a votare sempre meno, dal disamore indotto fino alle urne aperte il minimo) da un po' alle politiche si vota un giorno solo.

Il combinato disposto dei due capoversi precedenti è esiziale: anche quando identificassimo un programma votabile, e se ce ne fosse più di uno ci mettessimo tutti d'accordo riuscendo a portare quello schieramento in Parlamento, e magari alla fine fossimo talmente inopinatamente tanti da farne un soggetto politico in grado di incidere (magari non quanto il m5s, diciamo che basterebbe quanto un ago della bilancia ai tempi del pentapartito), cosa ci garantirebbe che i suoi esponenti, una volta al governo, quindi una volta al contatto col Vero Potere, magari alla prima gita a Bruxelles, non vengano "ridotti alla ragione" tramite contatto suadente o minaccioso che sia, come sarà capitato, che so, a un Di Maio? Sennò come lo spieghi uno che sottoscrive un programma come quello nell'immagine qui accanto e poi se ne dimentica completamente?

Mi si dirà: ma anche se non vai a votare, togliti dalla testa la possibilità che l'esistenza di un "partito dell'astensione" (per quanto enorme possa diventare) venga riconosciuta nel suo significato di protesta e "alterità" da parte di quelli che si spartiscono i voti espressi per farne una remunerativa carriera e si comportano come se le quote fossero della popolazione anziché dei pochi votanti. E infatti, volendo evitare di fare la fine di Carlo Verdone quando annulla comicamente la scheda dopo aver passato mille peripezie con la sua Alfasud mentre rientrava dalla Germania per votare, alla fine probabilmente voterò. Forse Paragone. E ai compagni che mi ricordassero che è destrorso rispondo che mi trovassero uno schieramento di sinistra-sinistra che ha compreso che senza uscire dalla UE nessuna politica economica nazionale "altra" rispetto al monetarismo eurista (si, "da giovane" - ad esempio in questo post, che peraltro vi ripropongo ogni volta che voglio spiegare Keynes - pensavo addirittura che si potesse cambiare quella, dovevo invecchiare per capire che se non possiamo incidere su scala nazionale figurarsi continentale), figurarsi una di stampo socialista, è possibile, e voto quello. O forse Italia Sovrana e Popolare.

Riassumendo (tanto i documenti per riscontrare, se vi va, ve li ho già linkati):

  • il programma del movimento 5 stelle prevedeva il ripudio delle grandi opere tangentizie (a cominciare dalla val di Susa) e invece un tripudio di piccole opere (keynesianamente in grado di riassorbire a stretto giro il deficit inizialmente necessario ad avviarle) proprio in settori come la sanità pubblica, l'edilizia pubblica specie scolastica, il recupero del territorio e la microproduzione di energia da fonti alternative - se negli anni di governo avessero fatto una frazione di quanto promesso, ieri avremmo affrontato la pandemia agendo innanzitutto sul denominatore (i posti in ospedale, e non solo in terapia intensiva) e sul numeratore incentivando ogni possibile cura empirica (anziché buttare soldi - magari con tanto di stecca - in sieri dimostratisi inutili e dannosi), ed oggi non avremmo questi aumenti dei prezzi dell'energia a finire di distruggere le PMI completando l'opera iniziata con la pandemia; per questa ragione Conte potrà anche convincere qualche elettore, fosse anche molti, a tenere a galla la barca grillina (se non si fosse smarcato in extremis non avrebbe nemmeno potuto tentare), ma non chi ha buona memoria;
  • gli altri, tutti gli altri, o sono sputtanatissimi da tanto tempo, come il PD o Berlusconi (che non manca di dichiararsi europeista ogni due e tre, tanto per togliere credibilità lepeniana alla Meloni, e invece non dimentica di fare l'occhiolino ai suoi grandi elettori di sempre ricicciando addirittura il per troppi versi infattibile Ponte sullo Stretto), o da meno come la Lega (che ha spinto i grillini tra le braccia del PD anziché provare a mantenere dritta la barra di un governo che almeno in potenza era alternativo), o si sputtanano in tempo reale sotto i nostri occhi (la Meloni ammesso che arrivi al governo diventerà eurista prima ancora della prima gita a Bruxelles, potete scommetterci); comunque, ciascuno di loro non fa che agitare veli ideologici davanti agli occhi dell'elettore bue di riferimento (diritti civili - che senza quelli socioeconomici sono fuffa - e ambientalismo modaiolo a sinistra, xenofobia e autoritarimo sociale a destra, e trasversalmente termovalorizzatori e quelle centrali nucleari che, pur non volendo considerare i veri costi, ché se lo avessero mai fatto non ne avrebbero mai costruita nemmeno una, se anche cominciassimo domani a farne mille avremmo il primo chilovattora netto tra decenni), veli ideologici che in quanto tali hanno il precipuo compito di occultare ai loro occhi la realtà di una politica economica autoritaria, criminale e decisa altrove, che implica tra l'altro la distruzione del tessuto socioeconomico dell'Italia così come deciso e comunicato agli esecutori sul panfilo della troppo compianta Elisabetta II giusto trent'anni fa;
  • gli unici alternativi sono talvolta incoerenti, talaltra destinati all'irrilevanza, e spesso tutte e due le cose;

con questo scenario, è come accingersi a fare l'amore con una donna che si vede che non ti ama, non gli piaci, pensa ad altro e forse ti deride o comunque ti disistima: sarebbe meglio scappare, ma se non lo fai non ti puoi che attendere una prestazione al massimo modesta... Insomma, domenica si vota: magari non si sa chi vince, ma sicuro si può prevedere, altro che botto, una drammatica cilecca.

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