lunedì 15 luglio 2024

TUTTO GRIGIO, OK, MA...


Ho sia amici sedicenti di sinistra che amici sedicenti di destra, e da sempre: quando ci penso, o quando qualcuno mi fa notare la contraddittorietà della cosa, mi torna in mente una immagine, vaga, dei tempi del liceo: erano gli anni attorno al settantasette, anche se a Reggio Calabria non era certo come a Roma, con due compagni di scuola che andavano in due su una vecchia Vespa a distribuire ciascuno i propri volantini, extraparlamentari delle sponde opposte. Esatto, era proprio come nella canzone di Venditti: Nietzsche e Marx si davano una mano.

La spiegazione c'era, già allora, solo che era difficile capirla per un cazzoncello di quindici o sedici anni, anche se notava che il volantinaggio di opposte sponde non era solo lui a reputarlo "normale" scrollando le spalle, ma era quella la percezione generale. Avrei cominciato a comprenderla qualche anno dopo, durante i lavori della mia tesi sperimentale in Sociologia delle comunicazioni, un lavoro immane di calcoli statistici a mano per costruire somministrare e valutare un test nelle scuole che indagasse su "partecipazione politica e riproduzione sociale", per confermare o meno un assunto di un tale Althusser, dalla biografia che oggi ne giustificherebbe il bando - ma allora si capiva ancora che un conto era la vita privata un altro era il valore sociale del lavoro di una persona, altrimenti Hitler era un santo ed Einstein un usurpatore. Ed era più o meno questa: il discrimine è quanto una persona (o una generazione, un popolo, fate voi) ritiene siano affari suoi occuparsi di "politica", cioè ritiene sia suo dovere informarsi prendere posizione impegnarsi per una cosa che alla fin fine è la gestione della città in cui vive, etimologicamente parlando, non se questa passione impegno dedizione lo porta su posizioni che vengono etichettate transitoriamente come progressiste o conservatrici. Sull'avverbio torno dopo, ora preciso dunque che noi, cioè, stimavamo e rispettavamo un avversario politico che si vedeva che aveva lavorato su se stesso per prendere "partito", mentre disistimavamo un "compagno" che si faceva i cazzi suoi e si capiva che stava dalla nostra parte solo per caso o per conformismo. E ricordo che Vecchioni ci fece una canzone, al tempo, che se fosse stata di maggior successo gli avrebbe creato parecchi problemi: Canzonenoznac, si chiamava, qui il testo in fondo il tube.

Tornando all'avverbio, talvolta mi capita, e credo che capiti un po' a tutti, di trovare qualcuno che spiega una cosa che ti gira in testa da tempo molto meglio di quanto tu sia riuscito fin li a spiegare a te stesso, figurarsi agli altri. E' il caso di uno che scrive poco ma pesante, si chiama Stefano Re, e il post che vi invito a leggere si chiama Tempo di crescere e spiega bene, ma proprio bene, cosa è successo alla destra e alla sinistra a rimescolare le carte e mettere in crisi le posizioni di molti, almeno interiormente che poi invece fuori ci pensa il senso di appartenenza a rimetterci in riga (è successo mo' mo' ai francesi...), anche se così portandoci inconsapevolmente contro i nostri stessi interessi e le nostre stesse idee. Leggendolo, si capisce bene perché oggigiorno non ci sia niente più "di destra" in Europa che sostenere lo schieramento sedicente "progressista", e invece quel poco davvero "di sinistra" che si trova in giro stia proprio nei programmi di partiti che ci ripugna votare (dico nei programmi, perché poi anche quando gli elettori li portino al governo, appena in contatto col Vero Potere anche loro ubbidiscono ai dettami, tradendo il mandato e dissimulando la cosa con il solito ventaglio di fuffa superficiale, come la sinistra ma di segno opposto). E, come bonus, vista la chiave adottata, si capisce anche qualcosina di più su cosa è successo al Maschile e al Femminile, e perché.

A chi tentasse di ribattere che non c'è niente di male nella confusione e nel ribaltamento, e che il mio non è altro che il tipico sentimento di chi invecchia nei confronti di chi ha tutta la vita da vivere, occorre precisare che non di invidia si tratta, o di nostalgia per quando "ai miei tempi il bianco era bianco e il nero nero". Ho sempre pensato, infatti, che la realtà sia solo una infinita gamma di grigi, quindi siamo tutti sessualmente grigi e politicamente grigi, chi più scuro chi più chiaro: nessun manicheismo. Ma per ottenere quei grigi bisogna definire il concetto di nero e il concetto di bianco, e pretendere di rimescolare quei tipi non può che produrre disorientamento. Che forse, è proprio lo scopo, essendo un tipico strumento con cui il Potere si autoafferma... 

Ma ora sentiamo come ce la dice Vecchioni, a volte con la poesia si capisce di più.


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