giovedì 30 aprile 2020

RADIO CIXD 18 - I DO NOT WANT WHAT I HAVEN'T GOT

Il disco di oggi è del 1989, i CD si erano definitivamente affermati ma li potevi noleggiare, ascoltare, eventualmente registrarti la musicassetta, poi quando ti eri fatto il pc col masterizzatore copiarti il CD, e restituire avendo speso 2 o 3 mila lire. Man mano che il disco veniva noleggiato e "invecchiava", il prezzo del suo acquisto scendeva, e potevi cominciare a valutare se magari spendendo 7 o 8 mila lire te lo tenevi usato, che era sempre meglio delle 20 o 25 che costava nuovo, cifra che non avevi, perlomeno non moltiplicato tutti i dischi che ti interessavano, e che comunque non avresti mai speso per un artista di cui non fossi stato certo a priori che ti piaceva tutto il disco. Con questo strano meccanismo, che facilitava l'esplorazione agli utenti e l'emersione agli artisti e i ventenni di oggi manco immaginano, l'industria discografica poté portare al successo una generazione intera di artisti che oggi sono di mezza età ma ancora sulla breccia, vent'anni dopo quella portata sulla breccia dai vinili le cassette e le radio libere (oggi anziani milionari, quelli ancora in vita), e vent'anni prima della generazione che si fa strada tra social e spotify e fa più soldi dai concerti che dalla vendita dei dischi, come forse è persino più giusto.
E' così che io sono in possesso di un CD originale con la faccia bellissima di una giovanissima Sinead O'Connor, e non invece di un vinile originale che sarebbe stato ancora più bello guardarsela, tanto era più grande. La ragazza era al secondo disco, e anche il primo aveva un paio di picchi niente male, e raggiungeva con questo un livello complessivo che non avrebbe più nemmeno sfiorato, e che a detta di molti lo collocano nella top 10 almeno di tutto il decennio. Dopo, l'abbiamo vista cantare Mother con Roger Waters sulle macerie del Muro di Berlino, strappare in diretta TV la foto del Papa per protesta contro gli insabbiamenti da parte della Chiesa cattolica romana dei casi di pedofilia del clero irlandese, farsi suora anzi no proprio prete, dichiarare di voler salvare Dio dalla religione, confessarsi bipolare, postare sui social ultimi messaggi da suicida senza poi suicidarsi (dinamica tipica, questa, anche se purtroppo con qualche eccezione), convertirsi all'Islam e sparire dalla scena pubblica. E ogni tanto tornare con un disco con dentro qualche perla, e con qualche concerto appassionante. Stereotipi a parte, tutto in linea col profilo di un'artista vera, che tutti noi che l'abbiamo vista agli esordi e abbiamo in casa quel CD con la sua faccia in copertina, tornasse in tournée domani (cioè, domani no, c'è la fase 2, facciamo alla fase 3, sempre se non si torna prima alla 1) saremmo pronti a sganciare, per sentire di nuovo quella voce straziante uscire da quel viso sofferto e ancora bellissimo (probabilmente sarà bellissima anche da vecchia, con quei lineamenti), e raccontarci che no, non vuole quello che non ha.
Ma già allora si intuiva lo spessore intimo insondabile della ragazza, trasferito in un disco che a definirlo pop sofisticato autorale si rende solo vagamente l'idea. Bisogna ascoltarlo tutto, e non si fa fatica, perciò stavolta vi fornisco il tube per l'ascolto integrale, mentre la tracklist commentata ce la faccio girare attorno.

  1. Feel So Different - Ci aveva avvisato, che era diversa, con questa sorta di preghiera emotiva in cui lo capisce anche chi non sa una parola d'inglese, da come lo ripete in coda al brano.
  2. I Am Stretched on Your Grave - Sinead qui mette in musica (dimenticavo, è autrice di testi e musica in quasi tutte le tracce) un testo tradizionale irlandese in cui chi parla è inconsolabilmente disteso sulla tomba della persona amata, e lo fa rendendone palpabile il dolore.
  3. Three Babies - Un brano interlocutorio, la voce è di una madre accorata, che contribuisce a farvi colpire a tradimento dal brano successivo.
  4. The Emperor's New Clothes - Un capolavoro - l'ho pure già citato in un post anni fa - ispirato a un altro capolavoro, una notissima novella del cupo Andersen (si, quello della Sirenetta, ma non pensate alla disneyana Ariel, quella originale fa una fine peggiore della piccola fiammiferaia). Inoltre, fu spinto da un videoclip strepitoso, in cui la Nostra balla scalza una danza ipnotica indimenticabile.
  5. Black Boys on Mopeds - Pezzo politico antirazzista e antithathceriano, cantato come una ninna nanna a fare da intermezzo tra due shock.
  6. Nothing Compares 2 U - Si lo so che forse lo sapete, il pezzo è di Prince. Ma lui non lo aveva nemmeno scritto per se, e non essendo che uno dei millanta lenti che parlano d'amore sarebbe passato liscio alla storia della musica. Dove è invece scolpito indelebilmente, e infatti lo conoscete tutti, e a ciascuno sembra che parli di una storia propria, solo grazie all'interpretazione oconnoriana.
  7. Jump in the River - A Roma dicono "buttate ar fiume". Se ci state pensando non ascoltate questo brano...
  8. You Cause as Much Sorrow - ...potreste causare tanto dolore da morti quanto ne avete già causato da vivi!
  9. The Last Day of Our Acquaintance - Due stanno per separarsi, hanno appuntamento dal giudice o roba del genere; la voce narrante si chiede ancora com'è che è finita, e intanto si dice che sa già che parlerà ma non sarà ascoltata, e che conosce già le risposte (il tutto con una musica che parte piano e poi saltella incongrua, a sottolineare il momento incongruo che tocca vivere). Alzi la mano chi non può immedesimarsi...
  10. I Do Not Want What I Haven't Got - ...e chi non vorrebbe invece poter chiudere la sua vita, come Sinead il suo disco, dicendosi francamente che ha tutto quello che vuole, e quello che non ha non lo vuole. Amen.
La messa è finita, andate in pace. Perché questo è l'ascolto completo di questo album: un'esperienza dentro se stessi, a tratti religiosa. A essere bravi, ci si leggeva il futuro di questa ragazza, fuori di testa sul serio come solo i veri artisti sono, mentre quelli finti fingono di esserlo.

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