martedì 21 aprile 2020

RADIOCIXD 17: THE DREAM OF THE BLUE TURTLES

Ne abbiamo parlato altre volte: ci sono gruppi musicali che hanno vita breve perché c'è uno che spicca troppo come leader, specie quando la cosa è qualitativamente immeritata. L'esempio dei Police è da manuale: un grande chitarrista che ha inventato uno stile a metà tra reggae e rock trasportando quest'ultimo fuori dal punk, un batterista strepitoso che ha fatto tendenza per un decennio prima di intraprendere un percorso di ricerca che lo porterà perfino a fare più volte il mastro concertatore della Notte della Taranta in Salento, e un bassista ok passabile ma con una presenza scenica e una voce da popstar, non potevano fare più della manciata di album che hanno fatto. Ma non è detto che ciò sia un male: la discografia dei tre è di un livello medio altissimo, forse proprio grazie allo scioglimento precoce della band. Subito dopo il quale, nessuno di noi si aspettava che fosse proprio mister Gordon Sumner alias Sting, pungiglione, per via dei maglioni all'apemaia che indossava sul palco da giovane, a partorire un disco "completo" come The dream of the blue turtles.
Perché d'accordo che il personaggio è discutibile come tutte le icone pop, d'accordo che col suo presunto impegno politico da VIP (ridicolo come quello di tutti i VIP) con la villa che fa provincia si è ampiamente meritato gli sfottò (tra cui memorabili quelli di Faber e degli Elii), d'accordo che dopo questo disco ha imbroccato si è no le canzoni buone per un altro (su una quindicina che ne ha fatti, tra un duetto e l'altro tra i quali per una volta quello con Pavarotti non è il peggiore: Moio pe tee con testo di e cantata con Zucchero fa pensare a Rocky Roberts di Stasera mi buccio come a un accademico della crusca), e d'accordo pure che questo disco stesso è, ad analizzarlo bene, alquanto ruffiano. Ma cacchio come suona bene, anche 35 anni dopo, cacchio che livello medio di scrittura, e cacchio che picchi! Sting può anche risultare antipatico, anche se mai come Bono, ma questo è il suo capolavoro. E parve chiaro a tutti anche 35 anni fa, maneggiando il vinile - io stavolta del mio amico Saverio (ci si divideva gli acquisti, con gli amici, e registrava le cassette; ancora non era nemmeno tempo di masterizzatori e CD pirata), che si stava ascoltando un disco che avrebbe fatto epoca.
Stavolta per l'ascolto massivo vi metto il link alla playlist di youtube music, facile da gestire, mentre come al solito segue l'elenco delle tracce con tanto di video da mandare mentre leggete le mie notarelle a fianco.

1. If You Love Somebody Set Them Free
Ruffiana il giusto, la traccia scelta per aprire il disco ti resta in testa da subito, e anche le parole sono di quelle che restano scolpite nella mente. Purtroppo solo di chi non intende l'amore come possesso e controllo, viene da pensare con un occhio alla cronaca dei decenni successivi...
2. Love Is The Seventh Wave
Smaltito l'impatto coi jazzisti, il secondo brano ti rassicura: è ancora il buon vecchio reggae-rock dei Police, seppure suonato diversamente. E non sarà l'ultimo a farlo...
3. Russians
L'abbiamo tutti imparata subito a memoria, noi ragazzi che crescevamo sotto la minaccia che l'escalation degli euromissili portasse alla fine del mondo. La sappiamo ancora, agli anziani capita. Ma riascoltata con attenzione a distanza, quanto è stronza e parziale la visione sottesa (alla luce degli avvenimenti che avremmo visto da li a poco, poi!): don't worry, cachiello, i russi li amano i loro figli. Forse più di noi...
4. Children's Crusade
Il brano sarebbe una parentesi, se non ci fosse nel mezzo un assolo di Brandon Marsalis, il più talentuoso del manipolo di musicisti uno più talentuoso dell'altro che suonano in questo disco (e con Sting in questo periodo)
5. Shadows In The Rain
E' un vecchio pezzo dei Police, ma grazie all'arrangiamento jazz stenti a riconoscerla, tanto suona strepitosa. E il testo è da farne un quadretto e appiccicarselo al muro.
6. We Work The Black Seam
Ci fu uno sciopero dei minatori britannici in quel periodo, uno degli ultimi sussulti di quella working class che il thatcherismo stava spazzando via (per fare lo stesso con la piccola impresa ci è voluta una dittatura sanitaria, qual'è peggio fate voi...), e Sting non ha voluto perderselo...
7. Consider Me Gone
Altro testo da manifesto (con accompagnamento all'altezza): "...ho speso troppi anni in una guerra a me stesso, il dottore mi ha detto che non è buono per la mia salute - cercare la perfezione va benissimo, ma voler trovare il paradiso significa vivere qui nell'inferno". E chest'è!
8. The Dream Of The Blue Turtles
La title track non è che un brevissimo e velocissimo intermezzo jazz. Con tanto di risata negra finale...
9. Moon Over Bourbon Street
E' ispirata a un famoso libro da cui è stato tratto un famoso film (Intervista col vampiro), e si sente. Sting già studia da crooner, ma qui la sua interpretazione è di alto livello.
10. Fortress Around Your Heart
I Police sono morti, viva i Police! E' stato detto che il brano non avrebbe sfigurato in Synchronicity, ma non esageriamo: è la nostalgia che parla per noi...

Tre anni dopo, con un altro amico di nome Saverio, vedi tu, andavo al concerto di Sting al vecchio Stadio delle Vittorie di Bari, mi pare fosse uscito da poco l'album seguente, un live strepitoso, e da giovane certe cose vuoi vederle coi tuoi occhi, magari sul prato davanti al palco. Ma l'ingresso al parterre era ambito, e regolato da tornelli di ferro alti e stretti, adiacenti alle mura dell'impianto: delle specie di gabbie da tortura da cui si passava uno per volta. Mentre migliaia premevano e ti schiacciavano verso il cemento, fino a che non sguisciavi dentro ammaccato e senza fiato ma vivo (miracolosamente non si fece male nessuno). Un incubo di tale portata che l'ho ricordato come tale per decenni, evitando da allora calche del genere, che poi crescendo pensi pure che se arrivi per ultimo vedi bene lo stesso, e più in là pure che sono cose per giovani e non ci vai più. Chi me lo doveva dire che oggi, pensando a quando, se mai accadrà, potremo mai più accalcarci da qualche parte, mi sarebbe toccato ripensarci con nostalgia!...

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