Ma è proprio tutta questa insistenza, alla fine, a fare scattare l'allarme che madre natura ha installato nel buco del culo a me e quegli altri quattro gatti che siamo rimasti a rizzare le antenne ogni volta che ci sembra che qualcuno voglia proprio portarci da qualche parte, e magari senza quelle insistenze ci sarei già andato di mio ma intanto mollami il braccio e scostati, poi decido io se venirci. Ci chiamassero complottisti o come cavolo gli pare, ma finché siamo formalmente liberi di pensarla come vogliamo eserciteremo questo diritto, ce lo togliessero in punta di legge se hanno le palle dei veri dittatori, anziché la viscidità di quelli mascherati.
E allora ci penso. Quante volte mi sarà capitato di sentire così caldo? Tante. Non sempre a luglio, magari ad agosto, o a giugno, ma tante. E le alluvioni, come si chiamavano una volta? Beh mia nonna Maria mi raccontava che l'Aspromonte ne vedeva di ricorrenti, e allora mi ricordo del lago Costantino sotto Polsi (nella prima foto), nato da una frana e ancora li dopo mezzo secolo a testimoniarlo nonostante gli esperti lo abbiano sempre reputato effimero, e di Roghudi vecchia abbandonata (nella seconda), assieme a chissà quanti altri centri lavati via a valle da piogge torrenziali negli ultimi decenni (tipo Sarno e Atrani, per intenderci). Mentre mia nonna Carmela prendeva in giro tutti quelli che si lagnavano del clima: "e quandu faci friddu ti lamenti, e quandu faci caddhu ti lamenti... non si mai cuntentu!!!".Con questo non voglio fare il negazionista a tutti i costi. Qualcosa ci sarà, non fosse altro perché siamo 8 miliardi e quando ero ragazzino non arrivavamo a 4, e il paradosso delle ninfee lo conosco bene. E ci starebbe pure un ragionamento sulle impronte ecologiche dei vari stili di vita, a indurre ciascuno di noi a comportamenti meno impattanti sulle risorse non rinnovabili del pianeta. Ma la propaganda terroristica quotidiana, quella non è uno strumento democraticamente accettabile. Anche se molti "sinistri" di mia conoscenza tradiscono una considerazione del popolo come fosse composto da bambini manco tanto svegli da indurre, a comportamenti virtuosi, non da adulti da convincere. Si: proprio una concezione berlusconiana, ma tanto ormai si è capito che Silvio era un falso nemico, un fantoccio di comodo, no?
D'altronde, è esattamente la stessa tecnica inaugurata con la cosiddetta pandemia. Tra qualche decennio, quando ci fosse consentito, a guardarle dalla giusta distanza le curve dei contagi e dei decessi non sembreranno che increspature delle serie di medio/lungo termini. Ma sul momento, venivano recitate giorno dopo giorno, a convincere i cittadini a rinunciare alle loro libertà personali, ad affrontare la rovina economica, all'autoreclusione volontaria e a sottoporsi a proprio rischio e pericolo a sperimentazioni farmaceutiche. Chi oggi si chiede quale sarà l'obiettivo della litania odierna sul clima, non è paranoico, è appena consequenziale. Farti accettare l'idea di svenarti con un giocattolo pericoloso, dalla vita breve e tutt'altro che ecologico, pena la perdita definitiva del diritto di mobilità privata? Distrarti con le calamità naturali dalle calamità innaturali con cui ci stanno circondando per "liberarci dal lavoro" una volta per tutte? Non lo so, ma so che "gatta ci cova".
C'è, però, un modo per stanarli. I cinquestelle ce le avevano nel programma, la miriade di piccole opere per il recupero del territorio e il rilancio keynesiano dell'economia che servirebbero, tra l'altro, a minimizzare gli effetti a livello di danni a persone e cose dei capricci del clima. E i compagni no-TAV e si-acqua-pubblica non dovrebbero faticare a comprenderlo, ma anche i centrosinistri in genere che ai tempi di L'Aquila e Amatrice ricordavano dall'opposizione che non sono i terremoti ad uccidere ma le case, che è molto meglio spendere poco prima che tanto dopo. Così, anche il paragone con l'India alla fin fine può aiutare, ragionando per assurdo: se anche ci fossero cambiamenti climatici tali da far diventare l'Italia una regione monsonica, com'è che loro bene o male riescono a conviverci da millenni e noi non riusciamo ad attrezzarci per farlo? E se il mediterraneo diventasse culla di uragani, la domanda giusta sarebbe: come fanno quelli che ogni anno li affrontano ordinariamente? E la risposta giusta attrezzarsi risanando il territorio costi quel che costi, non svenarsi per tentare di invertire un fenomeno come il clima con così tante variabili che non abbiamo idea di cosa succederà se ci mettiamo le mani. Certo, per farlo dovremmo avere una nostra moneta sovrana, e magari neanche troppa (perché anche chi sostiene che andiamo verso la tropicalizzazione deve però riconoscere che ne siamo ancora molto lontani), mentre noi invece ci sentiamo giustificati a restare inerti e non attrezzarci dal fatto che l'Europa non vuole (lei ci presta i dindi solo per fare quello che dice lei, Ponte del cacchio sullo stretto compreso). E al prossimo evento "estremo", riattacchiamo la litania...
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