sabato 25 dicembre 2010

L'UOMO CHE VOLA

Ci sono uomini che seguono le piste altrui e ci sono uomini che le tracciano. Giancarlo Fornari era uno di questi ultimi. Tra i primi in Italia a parlare di comunicazione pubblica e a capovolgere il rapporto tra cittadino e PA, fu tra gli artefici dello Statuto del Contribuente, fondò il primo sito internet di una pubblica amministrazione italiana, poi la prima rivista on-line di un'amministrazione pubblica al mondo, poi - "chissà perchè" giubilato a dispetto di proclami pubblici di segno contrario - anzichè "godersi la pensione" si mise a insegnare all'università e fondò una delle prime riviste di controinformazione, mentre nel tempo libero si dava prima al volo a vela e poi all'arrampicata, già ultrasettantenne.
Questo soltanto nel percorso della sua vita che si è intrecciato col mio, di prima non parlava quasi mai: era un uomo proiettato nel futuro, e questa era solo una delle cose che ti insegnava con l'esempio se gli stavi accanto. Mi scelse tra i suoi collaboratori quando partecipai per sbaglio a una riunione operativa del sito di cui sopra, premiando quello che ero prima di guardare quello che avevo sul curriculum (Fromm non è solo teoria), e da allora mi ha voluto al suo fianco in tutte le suddette "avventure". Questo blog è nato come valvola di sfogo quando lui fu costretto una prima volta a rallentare su Contrappunti, poi ripresa col consueto vigore fino all'aprile scorso, con l'ultimo pezzo del mio alter ego che muore con lui.
Presidente di LiberaUscita, l'associazione italiana per il testamento biologico e la depenalizzazione dell'eutanasia, è stato costretto a un'uscita non nel suo stile dalla malattia, ma non è durata tanto e a posteriori non se ne lamenterebbe. Uno dei motivi per cui noi agnostici non possiamo ammettere l'esistenza di un dio è perchè altrimenti la vita ci sembrerebbe un suo scherzo macabro. Per questo tentiamo di viverla come si dovrebbe vivere un bel viaggio verso una meta qualsiasi, che sò il polo nord: la cosa che meno interessa è arrivare, l'attenzione è tutta focalizzata sull'itinerario, le cose che incontri, le tappe, le persone che dividono con te un tratto di strada.
Ho negli occhi un filmato realizzato durante un lancio in paracadute del già "anziano" Giancarlo, che esibiva nello stesso e nel mostrartelo un entusiasmo e un atteggiamento da ragazzo. All'uomo che vola sempre è lieve la terra, ciao amico mio.

7 commenti:

Michele Diodati ha detto...

Ho appreso dal tuo blog della morte di Giancarlo Fornari. Non lo sentivo da tempo e non sapevo che fosse malato. Perciò la cosa mi lascia tanto più costernato e triste, soprattutto perché conoscevo la sua vitalità, la vita complicata che aveva alle spalle e i tanti interessi che ancora lo occupavano. Lo avevo da sempre inconsciamente "catalogato" tra quelli che l'entusiasmo tiene comunque in piedi, un passo avanti agli altri (magari fossi io così!).

Conobbi Giancarlo nel 1999, quando - grazie all'intermediazione del mio datore di lavoro di allora - fui cooptato nell'impresa a cui stava lavorando: scrivere un libro all'avanguardia per i tempi, sull'uso che le pubbliche amministrazioni facevano di Internet, scandagliando ogni recesso della questione (dai forum di discussione all'accessibilità dei siti web per i disabili, materia di cui cominciai a interessarmi proprio per la stesura di quel testo).

Il libro uscì all'inizio del 2000. Scriverlo con Giancarlo fu un'esperienza bella e formativa per me, all'epoca informatico con il pallino della scrittura. Scrivendo scrivendo, stampando e correggendo insieme le bozze, ebbi modo di conoscere e apprezzare l'uomo: Fornari era una persona colta e allo stesso tempo incredibilmente umile, capace di farmi sentire suo pari in quel lavoro, nonostante fosse un dirigente importante del ministero delle finanze e io solo un "apprendista stregone" con poca carriera alle spalle.

Dopo l'esperienza del libro, continuammo a sentirci di tanto in tanto. Lessi con piacere un libro successivo che scrisse qualche anno fa, sul linguaggio della politica. Mentre ancora stavo leggendo i primi capitoli, gli telefonai per fargli i più sinceri complimenti. Era un libro bellissimo, scritto con misura e con garbo, ma circostanziato, pieno di fatti e di ironia: una critica spietata all'imbarbarimento del linguaggio dei politici negli ultimi decenni, che ovviamente non ebbe la fortuna di pubblico che avrebbe meritato, come spesso accade alle opere migliori. (Fortuna che invece arride sempre - maledizione! - agli orribili polpettoni annuali di Vespa. Non c'è giustizia a questo mondo.)

Le ultime volte che ho visto Giancarlo è stato in occasione di un lavoro per un sito Web a cui hai partecipato anche tu, Gino (proprio in quell'occasione ci siamo conosciuti). Ricordo con particolare affetto quelle ultime volte, perché Giancarlo Fornari si dimostrò anche allora un vero amico, nonostante ci frequentassimo poco: era un periodo in cui avevo poco lavoro e lui, che lo aveva saputo, si offrì di prestarmi dei soldi con restituzione "a babbo morto" (rifiutai, non ero in così cattive acque, ma mi bastò il pensiero).

Era una persona per bene, come oggi ce ne sono poche, e un uomo di valore. Non c'è retorica nel dire che mi mancherà.

Michele Diodati ha detto...

Ho appreso dal tuo blog della morte di Giancarlo Fornari. Non lo sentivo da tempo e non sapevo che fosse malato. Perciò la cosa mi lascia tanto più costernato e triste, soprattutto perché conoscevo la sua vitalità, la vita complicata che aveva alle spalle e i tanti interessi che ancora lo occupavano. Lo avevo da sempre inconsciamente "catalogato" tra quelli che l'entusiasmo tiene comunque in piedi, un passo avanti agli altri (magari fossi io così!).

Conobbi Giancarlo nel 1999, quando - grazie all'intermediazione del mio datore di lavoro di allora - fui cooptato nell'impresa a cui stava lavorando: scrivere un libro all'avanguardia per i tempi, sull'uso che le pubbliche amministrazioni facevano di Internet, scandagliando ogni recesso della questione (dai forum di discussione all'accessibilità dei siti web per i disabili, materia di cui cominciai a interessarmi proprio per la stesura di quel testo).

Il libro uscì all'inizio del 2000. Scriverlo con Giancarlo fu un'esperienza bella e formativa per me, all'epoca informatico con il pallino della scrittura. Scrivendo scrivendo, stampando e correggendo insieme le bozze, ebbi modo di conoscere e apprezzare l'uomo: Fornari era una persona colta e allo stesso tempo incredibilmente umile, capace di farmi sentire suo pari in quel lavoro, nonostante fosse un dirigente importante del ministero delle finanze e io solo un "apprendista stregone" con poca carriera alle spalle.

Dopo l'esperienza del libro, continuammo a sentirci di tanto in tanto. Lessi con piacere un libro successivo che scrisse qualche anno fa, sul linguaggio della politica. Mentre ancora stavo leggendo i primi capitoli, gli telefonai per fargli i più sinceri complimenti. Era un libro bellissimo, scritto con misura e con garbo, ma circostanziato, pieno di fatti e di ironia: una critica spietata all'imbarbarimento del linguaggio dei politici negli ultimi decenni, che ovviamente non ebbe la fortuna di pubblico che avrebbe meritato, come spesso accade alle opere migliori. (Fortuna che invece arride sempre - maledizione! - agli orribili polpettoni annuali di Vespa. Non c'è giustizia a questo mondo.)

Le ultime volte che ho visto Giancarlo è stato in occasione di un lavoro per un sito Web a cui hai partecipato anche tu, Gino (proprio in quell'occasione ci siamo conosciuti). Ricordo con particolare affetto quelle ultime volte, perché Giancarlo Fornari si dimostrò anche allora un vero amico, nonostante ci frequentassimo poco: era un periodo in cui avevo poco lavoro e lui, che lo aveva saputo, si offrì di prestarmi dei soldi con restituzione "a babbo morto" (rifiutai, non ero in così cattive acque, ma mi bastò il pensiero).

Era una persona per bene, come oggi ce ne sono poche, e un uomo di valore. Non c'è retorica nel dire che mi mancherà.

Unknown ha detto...

Lo so, è banale, ma come tanti anche io gli devo molto. Ho seguito il suo corso di Comunicazione Pubblica alla Tuscia e sono rimasto colpito dalla sua forza, dal suo credere in quello che faceva e che diceva. Quello che mi ha insegnato cerco di applicarlo e trasmetterlo ad altri, ma non è facile...

Giancarlo Fornari, UN GRANDE

Unknown ha detto...

Ho aperto e richiuso decine di volte la pagina di questo blog, sperando - ogni volta che la riaprivo - di non trovare più la notizia che Fornari se n'è andato.
Anche se sapevo della sua malattia, faccio fatica a credere che lui non c'è più perché era uno di quegli uomini che, a conoscerlo, potevi dirlo immortale.
Faccio fatica a crederci perché è stato, fra coloro che ho conosciuto nella mia esistenza, quello che più di tutti ha amato la vita.
Non era perfetto, ma aveva cuore. E' stato un insegnante generoso. Il più generoso, con un rispetto profondo per i giovani che sapeva ascoltare e valorizzare.
Aveva in progetto di fare arrampicata su una parete della "mia" montagna e poi dovevamo salire insieme fin su, per raggiungere la vetta. Quando gli dicevo quanto cammino c'era da fare, preoccupata che fosse un'impresa troppo impegnativa per lui, mi prendeva in giro dicendo che quella cima non era abbastanza alta, che dovevo cercarne un'altra e forse aveva ragione. Forse non si riferiva neppure alla cima della montagna, chissà...
Voglio immaginarlo lassù ora, con gli scarponi ai piedi e un thermos di caffé bollente accanto mentre guarda dall'alto la valle e si prende gioco di me che procedo con affanno e che non sono stata in grado di stargli dietro. Poi, stanco di aspettare, si avvicina al precipizio e, invece di cadere, apre le braccia e spicca il volo.
Buon vento, Prof.

bravalb ha detto...

...non vola mai troppo in alto Chi vola con le proprie ali... Anche se per un mio solo intervento su contrappunti, mi ha dato il senso del Suo spessore intellettuale. ...sono sempre poche e sempre più forte ne é il bisogno di persone come Lei...meglio sarebbe la Sua presenza ma grazie della Sua eredità.

Michele Diodati ha detto...

Ho appreso dal tuo blog della morte di Giancarlo Fornari. Non lo sentivo da tempo e non sapevo che fosse malato. Perciò la cosa mi lascia tanto più costernato e triste, soprattutto perché conoscevo la sua vitalità, la vita complicata che aveva alle spalle e i tanti interessi che ancora lo occupavano. Lo avevo da sempre inconsciamente "catalogato" tra quelli che l'entusiasmo tiene comunque in piedi, un passo avanti agli altri (magari fossi io così!).

Conobbi Giancarlo nel 1999, quando - grazie all'intermediazione del mio datore di lavoro di allora - fui cooptato nell'impresa a cui stava lavorando: scrivere un libro all'avanguardia per i tempi, sull'uso che le pubbliche amministrazioni facevano di Internet, scandagliando ogni recesso della questione (dai forum di discussione all'accessibilità dei siti web per i disabili, materia di cui cominciai a interessarmi proprio per la stesura di quel testo).

Il libro uscì all'inizio del 2000. Scriverlo con Giancarlo fu un'esperienza bella e formativa per me, all'epoca informatico con il pallino della scrittura. Scrivendo scrivendo, stampando e correggendo insieme le bozze, ebbi modo di conoscere e apprezzare l'uomo: Fornari era una persona colta e allo stesso tempo incredibilmente umile, capace di farmi sentire suo pari in quel lavoro, nonostante fosse un dirigente importante del ministero delle finanze e io solo un "apprendista stregone" con poca carriera alle spalle.

Dopo l'esperienza del libro, continuammo a sentirci di tanto in tanto. Lessi con piacere un libro successivo che scrisse qualche anno fa, sul linguaggio della politica. Mentre ancora stavo leggendo i primi capitoli, gli telefonai per fargli i più sinceri complimenti. Era un libro bellissimo, scritto con misura e con garbo, ma circostanziato, pieno di fatti e di ironia: una critica spietata all'imbarbarimento del linguaggio dei politici negli ultimi decenni, che ovviamente non ebbe la fortuna di pubblico che avrebbe meritato, come spesso accade alle opere migliori. (Fortuna che invece arride sempre - maledizione! - agli orribili polpettoni annuali di Vespa. Non c'è giustizia a questo mondo.)

Le ultime volte che ho visto Giancarlo è stato in occasione di un lavoro per un sito Web a cui hai partecipato anche tu, Gino (proprio in quell'occasione ci siamo conosciuti). Ricordo con particolare affetto quelle ultime volte, perché Giancarlo Fornari si dimostrò anche allora un vero amico, nonostante ci frequentassimo poco: era un periodo in cui avevo poco lavoro e lui, che lo aveva saputo, si offrì di prestarmi dei soldi con restituzione "a babbo morto" (rifiutai, non ero in così cattive acque, ma mi bastò il pensiero).

Era una persona per bene, come oggi ce ne sono poche, e un uomo di valore. Non c'è retorica nel dire che mi mancherà.

Unknown ha detto...

Anch'io non lo sentivo da tempo e non sapevo fosse malato. Sono notizie che ti lasciano basito. Certo, andando avanti con l'età ti accosti sempre di più al concetto di morte. A dire il vero non sai se sei tu che ti accosti a lei o lei a te. O se ci troviamo tutti e due su rotte convergenti. Sta di fatto che è così. Quando scompare qualcuno che conosco non mi sorprendo più. Ma continuo a soffrire. Questo sì. E' un delitto che se ne sia andato. Un delitto nei confronti dell'umanità.
Lui, insegnante che non insegnava. Semplicemente trasferiva il suo pensiero, il suo sapere agli studenti. Ecco la sua grande - e immortale - eredità: non essere professore, essere divulgatore di sapere. Con lui si capiva e quindi si imparava indelebilmente. Grazie di cuore.

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