martedì 7 dicembre 2010

PIÙ NERO CHE BIANCO

Poiché per qualche giorno viaggioperdiletto prendendomi una pausa dal controinformare, preferisco che resti come articolo di primo piano un qualcosa di utile, piuttosto che il solito sproloquio sociopolitico.
Più nero che bianco - i colori della Guinea Bissau” è il titolo della mostra fotografica che si terrà dal 14 al 18 dicembre al Blurry (www.blurry.it) a Trastevere, organizzata dai volontari romani dell’associazione pugliese S.ol.co. onlus.
Le foto sono di Sergio Leonardi, membro dell'associazione e fotografo professionista (questo il suo sito), scattate questa estate in Guinea Bissau in occasione dell’inaugurazione dell'Hospital do povo, costruito ad Ingorè coi fondi dell'associazione.
Se potete, andateci proprio martedì 14 dicembre all'inaugurazione della mostra: potrete ascoltare l’esperienza vissuta dall’autore delle foto durante un eppiauàr (siamo a Roma, qui si scrive così) il cui ricavato sarà in parte devoluto ancora alla onlus.
Ho fatto due chiacchiere con Rosella Volpicelli, membro dell'associazione e volontaria per due volte in Guinea Bissau...

Com'è andata con questo ospedale? a che punto siete e quando è iniziata l'avventura?
L'idea dell'ospedale da una vera e proprio richiesta del popolo di Ingorè. Sono ormai dieci anni che l'associazione rivolge i propri sforzi verso lo stesso villeggio della Guinea Bissau costruendo pozzi, due asili, aiutando l'agricoltura tramite l'invio di un trattore e mandando con container aiuti umanitari di ogni genere a secondo delle necessità contingenti . Nel 2005 durante uno dei viaggi annuali che l'associazione compie alcuni nostri volontari sono stati contattati da un comitato promotore e portavoce del popolo composto dalle massime autorità del villaggio che ha richiesto a gran voce la costruzione di un ospedale. È apparso subito un obiettivo molto sfidante, ma, abbiamo accettato. E alla fine passo dopo passo eccoci qui. Con un ospedale di ben 13 stanze: accettazione, ambulatorio e sala d’attesa, sala pre-parto, parto e post-parto, guardia medica, 5 stanze di degenza per un totale di 26 posti letto per adulti, 6 per bambini e 4 per neonati, un blocco operatorio ed un laboratorio di analisi, questi ultimi due ancora da ultimare. Sarà principalmente una clinica materna infantile che si occuperà di seguire le mamme in gravidanza, permettendo finalmente di effettuare parti cesarei, e i bambini, curando le patologie tipiche della zona come la malaria e la denutrizione. 
Come ti sei avvicinata all'associazione? Cosa vi muove, davvero?
Ho conosciuto Francesca, il vicepresidente dell'associazione quattro anni fa. Un incontro veloce ma intenso. Davanti a una pizza e una birra mi ha parlato di Solco, mi ha raccontato della sua esperienza di anni in Africa e trasmesso tutto il suo entusiasmo. Ricordo di essermi alzata da tavola piacevolmente colpita. Avevo passato una serata come tante eppure quelle parole mi avevano riempito, quei suoi occhi un po' sognanti e concreti stregato. Ho iniziato quindi a finanziare Solco tramite donazioni non potendo essere utile in altro modo (a quel tempo lavoravo a Milano). Poi nel 2008 è arrivata la prima occasione di partecipare a un campo di lavoro. e senza farmi troppe domande sono partita. Un'esperienza incredibile. Quest'estate poi c'era bisogno ancora di tutti noi per caricare il container spedito da Putignano, ultimare i lavori, e inaugurare l'ospedale. Siamo partiti in 21. Volontari di ogni età e di diverse città di Italia. Ma tutti con lo stesso sguardo e la stessa voglia di fare e si scambiare emozioni con un altro popolo e un'altra cultura. Faticosissimo e entusiasmante.  Quello che ci muove e muove ancor di più l'anima storica di Solco è una "genuina e responsabile incoscienza". Ci si è buttati in avventure e progetti sempre più grandi con un pizzico di incoscienza ma grande passione.Anche perché una volta che hai fatto parte di quella realtà, che hai incrociato quegli sguardi, non puoi più far finta di non vedere. 
Ogni anno realizzate un calendario, la cui vendita contribuisce ad introiti che immagino non siano mai abbastanza, anche tenuto conto del 5x1000. Qual'è l'idea di quello del 2011?
Con il 5X1000 ogni anno raccogliamo fino a 35.000 euro. Una bella somma che ha fatto la differenza per la costruzione di questo ospedale e sulla quale facciamo affidamento per continuare a finanziare i nostri progetti (speriamo che il temuto furto tremontiano non vada in porto, NdR). L'associazione viene finanziata in primis dalla vendita di calendari da tavolo e da parete. Sono calendari tematici, ogni anno diversi. Quest’anno festeggiamo la decima edizione con un calendario speciale: “Felici e pazienti. Soprattutto pazienti”. L’idea del calendario 2011 è nata quasi per gioco la scorsa estate durante il campo di lavoro. Tra una pennellata e l’altra, mentre eravamo indaffarati in lavori di muratura, allestimento, giardinaggio e pittura all'interno dell’ospedale, tanti ragazzi e bambini si sono avvicinati per dare una mano, per aiutarci o soltanto per curiosare. Allora perché non coinvolgerli nei lavori o, ancor meglio, nella realizzazione del calendario? E così chiacchierando sotto il cielo stellato di Ingorè, l’idea si è trasformata in 12 scene, una per ogni mese dell’anno. Improvvisandoci scenografi, registi, talent scout, abbiamo iniziato ad allestire un insolito set fotografico con il poco materiale a disposizione, ma con tanta creatività.I bambini di Ingorè, per qualche giorno o anche solo per qualche ora, sono così diventati attori su questo set, indossando le vesti di pazienti e dottori. Di tutte le emozioni vissute in quel periodo è quella che ricordo con più piacere e con un pizzico di commozione. 

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