sabato 22 aprile 2023

ESERCITO DI RISERVA

Le parole del ministro Lollobrigida sono fatte apposta per titillare un certo elettorato e irritare un certo altro, oppure semplicemente questi non sono capaci di ragionare al di fuori di certe categorie, anche se per decenza pensano razza e dicono etnia. Ma non potrebbero comunque avere alcun effetto se non poggiassero su una situazione reale, realmente sospetta e contraddittoria.

Lo stesso ministro lo spiega, nella stessa intervista di cui poi strumentalmente, come si usa in politica e nel giornalismo specie odierno, si estrapola solo il termine attaccabile: "Io ritengo l'immigrazione un fatto naturale fisiologico, sono nipote di un emigrante, quindi mi guardo bene dal pensare che l'emigrazione e quindi l'immigrazione siano un problema. Anzi diventano un'opportunità di crescita per una nazione. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, puoi, devi dotare di forza lavoro anche che venga da altre nazioni. Bisogna chiarire che il primo nemico dell'immigrazione regolare, fatta attraverso flussi organizzati, si chiama immigrazione illegale e clandestina, ed è una strada che è stata finora percorsa e che noi stiamo provando a cambiare". Mi pare una posizione condivisibile, ma voglio rincarare la dose: emigrare è sempre un dolore, una tragedia, ma i viaggi che intraprendevano i nostri avi, pur comunque durissimi, erano a fronte di una richiesta esplicita dei Paesi destinatari e ad essi funzionale, e nonostante ciò all'arrivo essi dovevano comunque affrontare diffidenze e razzismo. Questi poveracci vengono imbarcati apposta su natanti fatiscenti perché si possano subito creare i presupposti per andarli a salvare, e partono, pagando salatissimo, sapendo di avere una discreta probabilità di morire, e nessuna garanzia di occupazione all'arrivo, se non nei circuiti di manodopera sottopagata o di mendicità tenuti in piedi dalle vare mafie. Si tratta di una vera e propria tratta degli schiavi 2.0 con precisi mandanti organizzatori ed esecutori, rispettivamente il sistema capitalistico globalistico le mafie e gli scafisti. Se ci dimentichiamo ciò, e lasciamo che l'umana pietà verso le vittime, che pure non deve mai venire meno, riempia tutto il campo visivo e la mente distogliendoci dal pensare ai responsabili e al meccanismo infernale che hanno messo in piedi, saremo parte del gioco e non potremo mai fare nulla per fermarlo.

Questo ci può capitare specialmente se siamo culturalmente di sinistra e/o di animo contemporaneamente (perché invece in passato... lasciamo perdere) cattolico. E allora forse può essere utile prendere in prestito la sintassi del ragionamento del ministro e tradurne il testo rimpiazzando i termini che ammiccano ai destrorsi con altri di tutt'altro segno, scoprendo che il ragionamento continua a funzionare. Carlo Marx (ancora lui), studiando la nascente civiltà industriale, aveva capito, tra le altre cose, che il sistema capitalistico riusciva a retribuire il meno possibile i lavoratori mantenendone una buona quota disoccupati abbastanza a lungo da essere disposti a lavorare per meno di quello che prendevano gli occupati, costringendo questi ultimi ad abbassare le pretese per non essere rimpiazzati. Lui lo chiamava "esercito industriale di riserva", oggi basta togliere l'aggettivo al concetto per mantenerlo attuale. Le prove le hanno fatte con l'allargamento dell'UE a est (anzi prima ancora con le delocalizzazioni industriali), poi i cinesi hanno fatto la loro parte, e l'abbassamento drastico e per tutti della retribuzione del fattore lavoro in tutta una serie di settori fu rapidissimo. Ma le tendenze sistemiche del capitalismo non hanno servofreno, può fermarle solo un'autorità politica forte che lo voglia (questo era, il socialismo). Ed ecco che iniziò l'importazione degli schiavi, clandestina proprio perché funzionale al mantenimento in questa condizione, che senza governo si fermerà solo quando saremo tutti schiavi. Né vale l'obiezione che alla fine così il capitalismo stesso andrà in crisi, perché a lui non importa (d'altronde, se parliamo di tendenze sistemiche è perché non occorre postulare un vertice pensante, e in quanto tale convincibile a recedere) andare in crisi, dovrebbe importare a noi che non ci andasse, e infatti nella storia tutte le volte che ci è importato siamo riusciti ad evitare le crisi o ad ammortizzarne gli effetti imbrigliandolo. Aiutava alla cosa avere al mondo un altro sistema, che pur coi suoi enormi difetti costituendo un'alternativa costringeva la classe politica che volesse restare in un sistema capitalistico a governarlo in modo da diciamo così proteggerlo da se stesso. Da qualche decennio non è più così, e si vedono gli effetti drammatici. Tra cui le drammatiche migrazioni in cronaca.

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