lunedì 3 aprile 2023

DODICI NOTE

So di non essere originale nel meravigliarmi, da profano, che con sole sette note, che poi quelli bravi ti dicono che in realtà sono dodici perché contano pure quelle senza un loro nome autonomo che corrispondono ai tasti neri del piano, gli uomini possano inventarsi sempre combinazioni e sequenze diverse, e sono milioni anche senza poter accedere a tutte quelle che si cantavano e suonavano nei millenni prima di aver trovato modo di registrare le esecuzioni o anche solo di annotarsele scrivendo.

Si, certo, ogni tanto c'è un Al Bano che vince una causa contro un Michael Jackson per avergli questo copiato una sequenza - si, lo so, è davvero difficile immaginare Michelino all'apice del successo commerciale che per caso (o peggio ancora andandoselo a capare) ascolta un misconosciuto brano del Carrisi e si dice "figo, mo' glielo frego!", ma i giudici non decidono per immaginazione, nella fattispecie hanno dei parametri quantitativi per raffrontare le frasi musicali e poter decidere cosa è plagio e cosa no. Ad esempio Bachalov che vince un Oscar con un'idea di Sergio Endrigo è più plausibile, ma gli eredi del grande cantautore hanno faticato più a lungo ad ottenere ragione. E ogni tanto a ciascuno di noi è capitato di ascoltare una canzone e trovarsene in mente subito un'altra, a me ad esempio Sincerità di Arisa pare identica a Don't worry be happy di McFerrin, Grace Kelly di Mika a Daje de tacco daje de punta o come cavolo si chiama, e certi riff di Zucchero (e ancora ricordo la risata, perché lei ce l'ha impressionante, di Skin quando a Sanremo glielo hanno nominato) sono imbarazzanti. Ma anche tarato tutto questo, resta il miracolo di cui sopra: una specie di "pesca miracolosa e forse inconsapevole" di una nuova creatura da un universo parallelo dove evidentemente giacciono tutte da sempre e per sempre

Insomma, ci sono artisti che giustificano davanti agli Dei di avere sfruttato a dovere l'aver avuto in sorte (anche solo per un po') di campare di musica, per aver scritto una canzone una, trascurando tutto il resto del repertorio a prescindere se sia davvero tutto dimenticabile o abbia qua e la cose interessanti. Penso a un Edoardo de Crescenzo per la sua Ancora, a Bonocore con Scrivimi, ai Supertramp di The logical song o a Billy Joel per Honesty o Just the way you are, ma giusto per intenderci, che gli esempi sono millanta. Ma confesso che l'idea per questo post mi è venuta dalla cronaca, che dice della morte di uno peraltro relativamente giovane rispetto agli ultraottantenni ancora in giro a lottare insieme a noi.

Parlo di Ryūichi Sakamoto, artista polivalente e dalla produzione vastissima, tra cui un paio di colonne sonore memorabili fino a portargli un Oscar, che però se anche avesse scritto solo la musica di Forbidden colors eccetera eccetera (vedi sopra). Stiamo parlando della colonna sonora di un filmone di cui abbiamo già parlato a proposito dell'altro suo protagonista (si, Sakamoto ci recitava pure), quando a morire fu David Bowie. Andatevi a rileggere il post, e cercate il film se non lo avete visto. Il main theme musicale, anche se il titolo non vi dice nulla, appena arriva lo riconoscete, tutti, garantito.

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