mercoledì 6 maggio 2020

FERRIERE E MINIERE DI CALABRIA ULTERIORE - I


A Mongiana ci sono stato con gli amici da ragazzo, il Museo delle
Reali Ferriere di Mongiana (MUFAR) non c'era ancora, e nemmeno
il parco della Forestale: la realtà industriale a suo tempo battistrada
in Europa era stata cancellata dalla memoria di tutti noi calabresi...
Mentre la cronaca sembra far capire anche al più ottuso degli euristi in buona fede (quelli in cattiva fede lo sono perché in vari modi retribuiti, e almeno sono comprensibili) come e quanto l'UE non sia altro che un buon affare per una parte dell'Europa a danni dell'altra, non essendo nemmeno una vera e propria annessione (che almeno se lo fosse oggi dovrebbe sganciare senza se e senza ma), torna utile ragionare di un'altra annessione, avvenuta quasi 160 anni fa, nei termini in cui soltanto Pino Aprile è riuscito in tempi recenti (a partire da "Terroni") ad affacciare al mainstream, ma che non hanno mai smesso di essere verità storica ardente, anche quando la narrazione menzognera (tuttora imperante) non gli aveva lasciato nemmeno uno spiffero d'aria ad alimentarla.
Accolgo con entusiasmo, dunque, il contributo di Pasbas, che parte dichiarando apertamente la sua posizione generale sulla faccenda "unità d'Italia", che condivido in pieno, e poi approfondisce la sua revisione storica (che non è "revisionismo" - il quale implica pretese di verità storica alternativa - ma discussione critica puntuale) restringendo l'obiettivo a una precisa realtà industriale, quella del titolo e dell'immagine qui sopra, lungo tutta una fase storica. Non so se nella seconda parte, che ci ha promesso, seguirà la stessa realtà nella fase successiva o un altro filo logico, ma so che con le Reali Acciaierie saranno trasferite da Mongiana a Terni anche le migliori maestranze (ancora oggi vi vivono dei discendenti): un paradigma tipico, che continua ancora (anche riprodotto a pantografo tra Italia ed estero) e che noi meridionali spesso dimentichiamo, quando non introiettiamo addirittura la narrazione dei vincitori, colpevolizzandoci. Buona lettura.

Date e Dati della Storia: ferriere e miniere nell’Italia preunitaria

di Pasbas

Vorrei partire da una necessaria premessa: come andrebbe fatto per ogni ricerca storica che si rispetti, dichiaro (con orgoglio) di avere scelto (tutti lo fanno pochissimi lo dichiarano) in modo volutamente e assolutamente “partigiano”, date e dati appresso riportati. Questo non solo e soltanto per onestà intellettuale, quanto piuttosto per dimostrare come si possa travisare la realtà storica con la sola scelta di date e dati. La conseguenza più ovvia di una tale scelta indirizza di per sé il lettore a trarre conclusioni vicine o uguali alla verità che lo storico vuole dimostrare. Dichiaro dunque senza veli quello che aprioristicamente penso sull'argomento: il Regno delle Due Sicilie era nei secoli 17°, 18° e 19° molto più avanzato del nord Italia in generale e del Piemonte in particolare; le ricchezze del sud sono state saccheggiate dai piemontesi, sotto la spregevole direzione dei reali di Savoia (tra parentesi, ho smesso persino di usare i savoiardi nel tiramisù, ormai da diversi anni); da emigrato a Torino negli anni 50/60 e maltrattato esattamente come noi adesso maltrattiamo gli immigrati, dichiaro di avere meritatamente odiato Torino e i torinesi di quell'epoca , tanto che non mi è ancora passato del tutto (anche se ormai i discendenti di meridionali sono in forte maggioranza): il Nero mi piace solo per gli abiti, non certo per l’anima. Infatti, come diceva il famoso “io medesimo” da giovine e in tempi non sospetti, l’unica oggettività umanamente possibile e auspicabile è il dichiarare apertamente quello che si è, emotivamente e intellettualmente.
Caro eroico lettore, ove avessi resistito a questo prologo/pippone iniziale, allora meriti pienamente la seguente “tavanata” di Date e Dati importanti nella storia della Calabria Ulteriore a partire dal XVI secolo (per brevità, anche se la nostra è storia millenaria, inizio da li), periodo di Riforma e Controriforma religiosa, di inevitabili conflitti tra vecchi e nuovi poteri anche in Calabria e di grande impulso per le arti tutte.

1516-19
Carlo V di Borbone Re di Napoli e poi imperatore del Sacro Romano Impero.
1523
Donate al Fieramosca le ferriere della Calabria Ulteriore.
1527
Re Carlo ritorna, causa incuria, le ferriere di Stilo al Regio Demanio.
1620
Il capitano Castello dà inizio alla gestione militare del grande patrimonio minerario delle Serre e dell’Aspromonte nei siti di Stilo, Pazzano, Galatro, Soriano, Belmonte.
XVII secolo
Soreto: baco da seta e tessuti; nuovi artigiani del ferro e del legno come fabbri, fuochisti, falegnami.
1734
Carlo di Borbone conquista il Regno di Napoli. Re Carlo investe molto denaro, proveniente dal tesoro spagnolo, in opere di pubblica utilità.
1749
Carlo crea un comitato di studio per l’ammodernamento dei siti minerari calabresi. Tale gruppo di studio internazionale progetta la ristrutturazione economico-industriale e tecnologica del complesso minerario calabrese. I prodotti, derivati dal lavoro estrattivo di altissima qualità, vengono esportati in tutta Europa. Esempio: la Reale Manifattura delle Armi di Lusso.
1751
Vanvitelli progetta il Palazzo Reale di Caserta; Napoli diviene “capitale d’Europa” con oltre 400 mila abitanti.
1759
Re Carlo diviene re di Spagna e lascia Napoli.
1771
Ferdinando IV rilancia il settore metallurgico: fa costruire la nuova ferriera di Mongiana. Il complesso minerario di Stilo ha da tempo un’organizzazione industriale all'avanguardia; nascono nuove ferriere ad Arcà, San Giuseppe, Murata, Ferriera Nuova, Molinelle Inf. e Sup., Maglietto. Nel territorio di Stilo esistevano già le 5 ferriere di Assi; tutte queste erano dotate delle seguenti indispensabili infrastrutture: canalizzazioni per l’acqua, segheria d’acqua, alloggi maestranze, alloggi militari per capitano truppe ed esperti estrattivi, presenza stabile di un medico, chiesa con cappellano, strade, cavalli, e per finire asini e muli per il trasporto. Gran parte dei siti nominati erano in attivo e in piena produzione. Due porti importanti erano pienamente in attività, Pizzo per il Tirreno e Crotone per lo Ionio: da qui partivano i manufatti per il resto del regno e per l’esportazione in Europa. 
1782
Mongiana entra in piena produzione. Vengono banditi dei concorsi riservati a specialisti del settore minerario del regno per viaggi all'estero (verso Francia, Inghilterra, Germania), che hanno l’obiettivo di approfondire le conoscenze delle arti minerarie patrimonio dell’Europa più avanzata nel settore.
1764, 1783
Due terremoti devastanti colpiscono la Calabria. Vengono riorganizzate e divise per produzione le ferriere di San Bruno, San Carlo, San Ferdinando e Real Principe. Ci si specializza in profilati metallici per ponti e per opere infrastrutturali civili, e più tardi binari per le ferrovie del regno.
13/6/1799
Il cardinale Ruffo scaccia i francesi da Napoli. I Sanfedisti, al comando del Cardinale Ruffo di Calabria, scatenano la reazione contro i francesi e li scacciano da Napoli. Il nuovo governo che ne deriva elimina il gruppo di lavoro di specialisti minerari della Calabria. 
1804
La ferriera di Mongiana fa utili e lavora a pieno regime. La produttività del complesso industriale è alta, gli ordini arrivano regolarmente, vengono impiegate maestranze, specializzate e non, dal settore estrattivo alle fonderie, dai trasporti ai magazzini di stoccaggio. 
18/3/1805
Napoleone, sotto l'egida di papa Pio VI, scaccia i Borbone dal Regno delle Due Sicilie e fonda il Regno d’Italia.
1807
Il sito industriale di Mongiana passa sotto il controllo del comandante d’artiglieria calabrese Ritucci. Costui, uomo lungimirante, promuove un grande impulso e dà nuova vita alle ferriere calabresi. All'interno del distretto industriale delle ferriere c’erano città e paesi che fornivano servizi vari al polo industriale quali ristorazione e alberghi (Fabrizia), trasporti via mare (porti di Pizzo, Roccella e Squillace), logistica (Catanzaro, Amantea, Palmi, Polistena e altri). Ogni altoforno vedeva le maestranze organizzate in squadre di specialisti dirette da un esperto supervisore. 
1811
La carenza di cavatori locali nelle ferriere di Mongiana costringe a chiamarne altri dalle saline di Nieti e Altomonte. Per il trasporto ogni operaio, per ovviare alla carenza di mezzi di locomozione, doveva portare con se due muli, pagati a parte dalla direzione di Mongiana; con questo escamotage il numero degli equini da trasporto salì a 60 muli e ben 198 asini. L’artigianato del ferro si sviluppò grandemente con la creazione di piccoli e grandi forge per la produzione di attrezzi agricoli e componenti varie per l'edilizia. Per lavori di alta qualità a Serra San Bruno alcuni artigiani crearono una speciale vernice dorata, introvabile altrove.
La grande e rivoluzionaria novità nella gestione del sito di Mongiana fu la valorizzazione lungimirante del fattore umano e di quello ambientale. Su richiesta delle maestranze viene istituita "La Cassa degli Operai" finanziata con una trattenuta sulla paga dei lavoratori. La Cassa dava accesso a servizi modernissimi, da welfare odierno quali: medico di fabbrica, indennità di invalidità, indennità di vecchiaia dopo 35 anni di lavoro, sostentamento a vedove e orfani di operai morti sul lavoro. Ritucci progettò anche scuole a indirizzo "mongianistico".
27/4/1811La commissione "Mongiana" del Ritucci fissa gli obiettivi per il piano industriale. Gli stabilimenti calabresi devono divenire più competitivi. Vanno elaborate nuove tecniche di raffinazione dei prodotti. Si devono produrre nuovi combustibili più economici del carbone di legna (coke). Nel polo industriale vanno ammodernati molti degli impianti esistenti e ne vanno aperti di nuovi. Vanno realizzate nuove strade e ponti nelle direzioni delle miniere di Pazzano e del porto di Pizzo.
A Ritucci succede il capitano Carascosa che così definisce gli impianti metallurgici: "le ferriere di Mongiana sono un vero tesoro per lo stato napoletano". Carascosa nel dettagliato piano industriale con comparazione costi-benefici, introduce: una nuova fabbrica specializzata nella costruzione di canne di fucile di tipo moderno; la ristrutturazione del complesso delle ferriere di Stilo; la creazione di due nuove ferriere di dolcificazione; la creazione di nuove forge di tipo “stiriano” per il risparmio di oltre il 65% di combustibile; la costruzione di nuove gallerie di aerazione da aggiungere a quelle preesistenti nelle miniere del polo.
1814
Murat finanzia l’intero progetto. Il complesso minerario di Stilo riapre, a Mongiana vengono introdotte nuove tecniche di lavorazione del ferro nelle fabbriche di fucili, con grande risparmio sui costi di produzione. Il capitano Landi sostituisce il Carascosa e continua l'opera dei suoi predecessori e aumenta ancora la produzione delle ferriere, ottimizzandone i costi. Il governo Murat, con la caduta del Bonaparte, si avvia alla fine.
22/5/1815Murat si arrende e Ferdinando, col nome di Ferdinando I, ritorna sul trono. Nonostante questo terremoto politico, il Landi continua senza scossoni il suo lavoro: in quello stesso anno infatti il polo industriale di Mongiana inaugura la rinnovata "Regia Manufattura e Armeria" per la produzione di componenti per armi, da assemblare poi nella fabbrica di Torre Annunziata. Si tratta di una moderna realizzazione di catena produttiva costituita da più siti industriali.
1/5/1816
Ferdinando I suddivide la Calabria in Calabria Ulteriore 1 (RC) e Calabria Ulteriore 2 (CZ). Una sorta di premonizione dei disastrosi e reazionari eventi che portarono ai moti di Reggio Calabria del 1970.
1816
Mongiana e il suo polo industriale sono realtà europea. Con riferimento (anche) ai siti industriali calabresi, rispetto al Regno delle Due Sicilie gli altri stati e statarelli della Penisola sono a tutti gli effetti Terzo Mondo.

continua... 

 

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