La strada intrapresa da Marco Palumbo è come vi dicevo un'altra, innovativa: a questo indirizzo è possibile preordinare una copia de Il respiro del faraone, cartacea anche senza costi di spedizione o e-book, ma l'edizione parte solo al raggiungimento dell'obiettivo (immagino calcolato sulla base del punto di pareggio tra costi e ricavi) di 200 copie. Io ho aderito, e vi invito a fare altrettanto, magari dopo aver letto, come vi ho preannunciato, un estratto che vi invogli...
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Capitolo 1: Jonathan e Jada
Il ticchettio di un orologio a pendolo segnava inesorabile lo scorrere del tempo, echeggiando all’interno di una fredda soffitta dove raramente qualcuno faceva visita. Un pomeriggio Jonathan, un fanciullo di appena 13 anni, mentre rovistava in una vecchia panca all’interno di quella soffitta trovò tra i vari ricordi della sua famiglia (che aveva perso quando aveva appena 8 anni) vari manufatti, tra cui un papiro scoperto tanti anni prima da suo padre, un archeologo a cui piaceva non stare dietro una cattedra, ma vivere l’esperienza sul campo.
Jonathan viveva con i suoi zii in una periferia dello stato della California. Non era facile per Jonathan tenere in mano quel reperto, come vedere tanti quadretti con fotografie della sua famiglia quando era piccolo. Alla sua tenera età Jonathan, non avrebbe mai pensato che avrebbe seguito le orme di suo padre, anche se gli zii non avevano dubbi, visto lo spirito di osservazione e la curiosità che lo contraddistingueva. Laureatosi in letteratura antica, si specializzò in archeologia e antropologia. Cosa c’era di tanto misterioso in quel papiro tenuto nascosto per tanti anni e custodito con tanta cura da Jonathan? Fin quando non fu in grado di tradurre quei segni, quei simboli, quei geroglifici che tanto lo avevano affascinato non ne fece parola con nessuno.
Il papiro in oggetto, citava: “In un certo anno… del terzo mese d’Inverno, nella sesta ora del giorno… gli scribi della Casa della Vita videro un cerchio di fuoco che arrivava dal cielo… Il suo corpo era lungo e largo una pertica (5 metri). Era silenzioso, gli scribi si spaventarono a causa di esso; poi si buttarono a terra a faccia in giù … Si recarono dal Faraone… per riferire la notizia. Sua Maestà ordinò che tutto ciò fosse scritto nei rotoli di papiro, sua Maestà stava riflettendo su ciò che succedeva. Dopo che furono passati alcuni giorni, queste cose diventarono più che mai numerose nei cieli. Brillavano nel cielo più del Sole e si estendevano nei quattro lati del cielo. L’esercito del Faraone stava a guardare, con lui in mezzo. Improvvisamente, i cerchi di fuoco, salirono in alto verso sud… il Faraone fece bruciare l’incenso perché ci fosse pace in Terra. Ciò che accadde fu segnalato negli annali della Casa della Vita… in modo che fosse ricordato per sempre”.
Jonathan, rileggendo una sera quella pergamena, si recò da un suo collega a cena e, nel parlare del più e del meno, il discorso si spostò sul loro lavoro. Jonathan non perse occasione per parlargli di una sua teoria. Secondo lui una civiltà aliena scese sul nostro pianeta millenni fa, istruendo alcune delle civiltà che misteriosamente progredirono nella loro sapienza oltre lo specifico periodo della loro era. Thomas, una persona molto rigida e attaccata ai canoni scientifici, rimase un po’ perplesso, non aveva mai sentito tante “anomalie” messe insieme, ma, senza scomporsi gli promise che ne avrebbe parlato con sua moglie Anna, un’astronoma del monte Palomar, in California, dove vivevano anch’essi.
Una sera, mentre Jonathan era disteso sul suo letto, uno squillo di telefono lo fece sobbalzare, assorto nei suoi pensieri. Era Thomas, che aveva parlato con sua moglie, la quale, se pur anch’essa un po’ perplessa per tali teorie, gli confermò che aveva sentito parlare di qualcosa del genere: sapeva che alcune civiltà possedevano conoscenze astronomiche fuori dal comune.
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