martedì 13 luglio 2010

ITALIA (COSA) NOSTRA

Stamattina un vecchio compagno di scuola, evidentemente divertito dalla mia deriva sinistrorsa sempre più evidente, mi sfotticchiava in chat, "mi hanno detto che sei diventato di destra", lui che ha anche tentato la carriera politica, conoscendolo più per aggiustare certe faccende sue personali che per passione ideale.
Non gliene si può fare un torto: è costume diffuso, e non tutti "ci hanno il fisico" di opporsi all'andazzo, in nome di poi cosa se non ci si è costruiti un sistema di valori proprio, che è l'unico che non si può non difendere a costo di tutto? Gli ho risposto serio, però: "non scherzare di politica con me sto periodo, sono ultrasensibile" - al che anche lui si fa serio e mi risponde con la frase che non voglio più sentire: "tanto lo sai che la politica è uno schifo e sono tutti uguali, no?!"; a me vengono in mente mille cose, ma la sintesi con cui chiudo la conversazione è "non è un buon motivo per instaurare una dittatura".
Tempo fa avrei sostenuto parafrasando Orwell che non sono tutti uguali, che ci sono quelli che sono più uguali degli altri, e sono i maiali. E per restare nella metafora avrei aggiunto che un certo grado di corruzione è insito nella democrazia e direi addirittura accettabile come prezzo da pagare per essere in un regime democratico, ma che i maiali superano questo grado in cui cerchi nel mentre che ti occupi della cosa pubblica anche di aggiustare qualche cavolo tuo per passare al livello in cui l'unica tua preoccupazione sono i cavoli tuoi e li persegui anche a costo di rovinare per sempre la cosa pubblica. E' un esempio che andava benissimo per Craxi e il suo sistema di ruberie organizzate che portò il debito pubblico da meno del 50 a più del 100 per cento del PIL (ho i dati precisi, e sono peggio, ma non mi va di cercarli adesso) in pochi anni al solo scopo di arricchirsi personalmente e mantenere un sistema di clientele diffuso ad ogni livello che autoalimentasse il sistema e lo rendesse stabile. Per un po', ho pensato che andasse bene anche per suo compare Berlusconi, ma presto si è rivelato inadeguato. C'è il piano di Licio Gelli che delinea tutto quello che sarebbe successo negli anni, dal controllo della televisione attraverso cui addomesticare le coscienze (anche, vecchio compagno mio, passando ininterrottamente il messaggio che la politica è uno schifo e i politici sono tutti uguali - ma soprattutto trasformando i cittadini pensanti in consumatori prima che raggiungano l'età adulta) alla creazione di un bipartitismo forzoso (quindi anche il PD era nei piani, ma scommetto che Veltroni lo scoprirà tra una ventina d'anni) fino alla separazione delle carriere dei magistrati con conseguente assoggettamento degli inquirenti al potere esecutivo (e conseguente fine dello stato liberale, condizione preliminare della democrazia moderna). E c'è questo soggetto che non ha mai voluto spiegare dove ha preso i soldi per cominciare (e in un Paese con una coscienza democratica nessuno lo avrebbe votato senza che rispondesse a quella domanda, specialmente nessuno di destra), che ha tenuto per anni in casa un boss mafioso patentato, definendolo a posteriori un eroe perchè quand'era in galera non ha parlato (elogio pubblico dell'omertà, che fa il paio con quello dell'evasione fiscale), che ha fondato un partito come costola di un agenzia di pubblicità e in entrambe le avventure lo stratega era un'altro in odore di mafia (condannato in primo grado a nove anni in appello a sette per concorso esterno ad associazione mafiosa: si potrà dire "in odore di mafia"?) che concorda sulla definizione di eroe del boss di cui sopra.
Questa storia dura da diciott'anni, dalle stragi di Capaci e via D'Amelio: ero un ragazzo pieno di speranze e sono quello che si diceva un uomo di mezza età che per il proprio Paese le ha perse tutte. Costretto quasi al percorso opposto di quello che naturalmente ci vorrebbe estremisti da giovani per poter essere buoni moderati da vecchi. Nel mezzo, non ho mai smesso di pensare che non è questione di destra e sinistra, che la legalità viene prima del gioco politico come il regolamento viene prima della partita di calcio. La metafora è attuale: un arbitraggio mediocre stava rischiando di consegnare a una squadra violenta il titolo di campione del mondo. E si può utilizzare a ritroso: Berlusconi, approfittando di una insufficiente governance, prima di rovinare il gioco politico ha rovinato il calcio, costringendo chi voleva competere col suo Milan a imitarlo strapagando i giocatori, prendendone troppi, e fregandosene dei bilanci. Se non avessimo vinto il mondiale del 2006, e davvero avessero ficcato il naso nei bilanci delle squadre professionistiche italiane, o se oggi chiamassimo la commissione che fa le pulci alle squadre dell'NBA a farle al nostro calcio, il novanta per cento dei nostri club chiuderebbero, altro che Inter stellare coi soldi Telecom Pirelli e chissà di quale altro magheggio.
Non a caso nel regime non più democratico dell'Italia di oggi, con la crisi economica che rischia di far saltare tutti in aria, l'unica cosa che preme al premier è l'approvazione a tappe forzate di un provvedimento che non solo limita fino a toglierle senso la libertà di stampa, che è gravissimo ma è il meno, ma soprattutto impedisce in pratica l'utilizzo delle intercettazioni e quindi lega le mani ai magistrati (a proposito, leggete qui Travaglio...) nella lotta contro la corruzione e in definitiva la mafia. Fino a che sarà possibile, leggiamoci i testi di queste belle conversazioni (ad esempio qui e qui), e capiremo perchè il capo ha tanto a cuore la faccenda. I blitz grattano la superficie di un cancro che ha preso direttamente il controllo del Paese, ma fino a che non si estirpa il male hanno l'effetto di un cosmetico, un po' di cipria sul tumore che ci devasta la faccia.
Altro che destra e sinistra, caro mio: la politica è occuparsi dei problemi comuni, preoccuparsi l'uno dell'altro. Possono essere scorretti i giocatori, ma il regolamento deve restare sacro e rispettato, e se fai un fallaccio l'arbitro ti espelle, altrimenti non si può più giocare, e se non finisce in una rissa generale vincono i più violenti e non i migliori tecnicamente. Il problema di noi italiani (per un'analisi lunga e lucida vi rimando al solito Bertani) è che siccome tanto la politica è una cosa sporca, l'abbiamo definitivamente lasciata ai maiali... If you don't care what happened to me and I didn't care for you...

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