domenica 7 novembre 2010

SICURI SICURI?

Ieri e oggi si svolge in tutta Italia una manifestazione da segnalare e cui partecipare: Cento piazze per il clima, in marcia per le energie pulite e sicure. Lo scetticismo più volte condiviso sull'efficacia residua delle manifestazioni di piazza non può sminuire l'importanza di qualsiasi segnale dimostri una presa di coscienza popolare circa un problema che più politico non si può: riguarda infatti la vita nella città di tutti noi, e per le prossime generazioni. Non a caso la manifestazione è stata indetta nell'anniversario di una delle decisioni più importanti che il popolo italiano abbia preso nella sua storia, il ripudio del vecchio obsoleto antieconomico e pericolosissimo nucleare. Molte sono le ragioni per questa scelta, che permangono tutt'oggi, aggravate dalla consapevolezza di avere comunque a che fare con una risorsa non rinnovabile: se avessimo risolto tutti gli altri problemi, compreso quello terribile delle scorie (e la decisione di accettare la nomina a presidente dell'Agenzia per il nucleare scredita definitivamente la figura già discutibile dell'oncologo Veronesi), e riuscissimo in 24 ore a costruire abbastanza centrali nucleari da soddisfare una parte significativa del bisogno energetico, l'uranio finirebbe prima del petrolio, e saremmo, per dirla in francese, uncazzetutt'uno.
La microproduzione di energia da fonti rinnovabili e la possibilità di mettere sul mercato o barattare l'eventuale eccesso è sicuramente in grado, già oggi, se trova sponda nell'azione di governo, di garantire non solo molto di più e molto prima di quanto farebbero non cinque ma cinquanta delle centrali di cui si blatera: in Inghilterra, ad esempio, si fa. E se a Saline Joniche si compatta tutto il fronte politico sul no alla centrale a carbone, potete scommetterci che senza l'intervento dell'esercito - ma un intervento di tipo militare, che non avranno il coraggio di attuare - nessun comune italiano accetterà di vedersi installato sul proprio territorio un mostro che minaccia di uccidere i suoi figli, una roba che nessuno saprà mai dirti quanto è costata, tanto che sicuramente a fine ciclo e smantellamento compreso per la collettività avrà avuto un bilancio nettamente negativo, mentre intanto ha fruttato un bel po' di soldini subito a quelli che la costruiscono e la gestiscono e ai politici che la avallano.
Sono questioni come queste, come si dimostra in Campania per i rifiuti, che toccano la salute propria e dei propri figli, le persone finiscono per capire che l'interesse comune è l'interesse di ciascuno, e non c'è propaganda politica allora che possa infinocchiarle. Certo, questo è solo il primo passo: senza una proposta di un patto sociale diverso da quello che ha retto il berlusconismo, siglato ben prima della famosa discesa in campo e attuato anche grazie al controllo televisivo, non si va oltre il localismo. E certo, il quadro politico nel centrosinistra è talmente desolante che non c'è da essere ottimisti, ha ragione Bifo. Ma immaginate, ad esempio, che lo sdegno contro l'ultima campagna del governo in tema di sicurezza sul lavoro venga fatto proprio da una rete televisiva, ad esempio La7 visto che Mentana pare proprio sia lì solo per togliersi i sassolini dalle scarpe, che quindi spieghi e mostri in tutte le salse quanto è vergognoso, dopo aver praticamente depenalizzato l'inottemperanza da parte dei datori di lavoro, far ricadere sui lavoratori la responsabilità dei loro stessi incidenti. Con tutti i morti e feriti che ci sono stati - abbiamo tutti un parente o un amico colpito indirettamente o indirettamente da una di queste tragedie (anch'io, e questo pezzo vuol essere anche una qualche forma di carezza, anche se so che nulla può consolare) - quante coscienze si sveglierebbero, di fronte a un messaggio impossibile da attuare proprio per la voluta precarizzazione di massa (cosa può fare un operaio, che se dice mezza parola si ritrova disoccupato? eh, brutti stronzi?), di fronte insomma a uno schifo come questo?

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