martedì 8 ottobre 2013

(UNA) VITA (IN) POLITICA

E' da così tanto tempo in politica che è difficile trovare foto dei suoi esordi,
ma questa è del 74 e lui aveva già  quasi 50 anni, Ceausescu qui accanto a lui
pochi di più, ma quello è stato rovesciato e condannato a morte quindici anni
dopo questa foto, lui è ancora qui 40 anni dopo, a liquidare l'Italia per conto dei
suoi mandanti. Dalle dittature prima o poi c'è scampo, da certe democrazie no...
Le elezioni politiche sono forse più vicine di quanto sembra. Atteso che il compito di conquistare il grosso dell'elettorato, quello che decide in base a quello che la pancia gli suggerisce essere il proprio interesse effettivo, lo svolge già efficacemente Grillo, questo blog si ritaglia quello di convincere magari anche uno solo dei suoi pochi cervellotici lettori che occorre mettere da parte anche solo temporaneamente le vecchie categorie del pensiero politico e consentire che una vittoria schiacciante del moVimento 5 stelle cambi questo Paese, come condizione preliminare a che vi si possa instaurare una dialettica politica "normale", che da noi non è mai stata possibile prima in ossequio agli accordi di Yalta poi per la fatale "discesa in campo" del Caimano. Lo schema teorico è quello descritto in questo post "angolare", e qui lo semplifico drasticamente: c'è uno schieramento che dice euro no e corruzione si e pratica euro si e corruzione si, uno schieramento che dice euro si e corruzione no e pratica euro si e corruzione si, e uno schieramento che dice e pratica euro no e corruzione no. Euro no e corruzione si ci riprecipiterebbe nella repubblica delle banane, euro si nella schiavitù e nella povertà a prescindere di cosa si faccia davvero della corruzione; solo euro no e corruzione no è una possibile via di salvezza per l'Italia, e questo scenario oggi ce lo può dare solo un m5s con una maggioranza parlamentare solida.
Salvo clamorose novità nel quadro politico, considero questo un argomento chiuso, e faccio ragionamenti solo a valle di questo diciamo così assioma. Alcuni di questi diventeranno post del blog, che però riprenderà anche altre tematiche perché non voglio sia troppo noioso, un po' come approfondimenti della traccia lasciata dallo scheletro logico di cui sopra: l'euro e la politica monetaria, la corruzione e le altre manifestazioni della peggiore faccia dell'italianità, e gli altri temi che possono essere ricondotti a queste due dimensioni cartesiane del quadro politico odierno. Oggi si parla di carriera politica.
...
Lo spunto viene da questo brevissimo post di Blondet, che fa notare come il "demonio" Ahmadinejad, perse le elezioni dopo due mandati da premier, sia tornato alla vita civile come un cittadino qualsiasi, con tanto di foto in cui va al lavoro coi mezzi pubblici. In Iran, un Paese a cui noi spesso ci sentiamo di dover dare lezioni di democrazia, non in Svezia. D'altronde, già sapevamo che negli altri Paesi del consesso "occidentale democratico" di cui in teoria facciamo parte questa cosa è praticamente ordinaria amministrazione: i politici specie di vertice hanno con pochissime eccezioni una carriera breve, che finisce dopo una decina d'anni con o senza una sconfitta elettorale, e quando restano nella scena pubblica è perché campano, magari anche molto bene, di convegni consulenze e altre robe del genere. Sto parlando di Presidenti degli USA o francesi o Premier britannici, non di pizza e fichi: non faccio nomi, pensatene voi uno, uno qualunque, e andate a controllare cosa fa ora.
In Italia invece la regola è l'opposto: una carriera politica in genere dura decenni, dalle federazioni giovanili di partito agli incarichi istituzionali ultrasenili. Magari con cambiamenti di bandiera clamorosi, ma di quasi tutti i protagonisti della scena politica, e anche di moltissime figure in semioscurità, possiamo trovare vecchie foto in cui imberbi erano già militanti e altre nuove in cui figurano aggrappati a una poltrona nonostante un piede nella fossa. Risulta appena intuitivo come tutto ciò sia assieme causa ed effetto di corruzione, rispettivamente perché il potere alla lunga corrompe chiunque e per approfittarne non occorre essere delinquenti di animo basta anche solo un minimo di autoindulgenza e un paio di scuse per la propria coscienza cattolica ("tengo famiglia"), e perché è proprio per la grande differenza che può fare rispetto a tutte le altre alternative che "buttarsi" in politica in Italia è così attraente per chi abbia voglia o bisogno di "svoltare". Infatti, un conto è considerare la carriera politica solo una tappa di un percorso di crescita personale e professionale, che magari può farti anche tanto comodo e aiutarti ma non sarà in ogni caso che una parentesi, un altro è vederla alla stregua di un win-for-life elevato a potenza: attirante una serie di soggetti senza altre qualità che ambizione e mancanza di scrupoli. Questa concezione di fondo, così tipicamente italica, prescinde da cose come la legge elettorale e gli strumenti di selezione della classe politica, anzi queste cose le piega ai propri scopi qualunque esse siano: oggi ci si lamenta (giustamente) di una legge elettorale proporzionale a liste bloccate perché in pratica le maggioranze sono fragili e aleatorie e i parlamentari vengono decisi dalle segreterie nazionali di partito, ma quando avevamo il proporzionale puro con le preferenze queste le intendevamo come una sorta di mercato delle vacche e non servivano ad altro che a capillarizzare la corruzione, e quando abbiamo introdotto il maggioritario abbiamo tenuto a che avesse correttivi a salvataggio degli esponenti importanti e le maggioranze hanno continuato a vivere sotto ricatto delle minoranze decisive. Si deve dedurre che nessuna alchimia di ingegneria politica ci può salvare, ma solo, e forse, introdurre un quadro legislativo apposito e applicarlo con efficacia abbastanza a lungo da incidere sul sentimento nazionale profondo modificandolo. Come per la corruzione in genere, di cui questo argomento è figlio. Ergo, le proposte di Grillo sulla carriera politica e i costi dell'apparato, se in teoria possiamo pure giudicarle demagogiche e reazionarie ("ma come, abbiamo un Pertini e lo cacciamo dal parlamento dopo dieci anni?"), in pratica sono l'unica nostra speranza di salvezza.
Due legislature. Dieci anni. A qualunque livello: non è che ti fai dieci anni al comune, poi dieci alla regione e poi dieci al parlamento, no, dieci in tutto. E prima devi mettere in piazza tutto il tuo patrimonio, così che dopo si possa facilmente verificare che non sia significativamente aumentato e se si devi spiegare perché e percome.
Non è una cosa di destra o di sinistra. E' una cosa vitale per il nostro futuro. Non mi interessa chi la porta avanti, le discussioni se sia o meno autenticamente democratico e da che parte stia sono oziose, insignificanti rispetto alla posta in gioco. O riportiamo ogni singola componente dell'anomala corruzione sistemica che ci caratterizza all'interno di una dimensione fisiologica, e quindi anche i meccanismi di selezione della classe politica e i suoi costi complessivi e la concezione stessa di "carriera politica", o siamo finiti. In teoria, l'ho già detto, sarei favorevole al sorteggio integrale dei parlamentari: almeno avremmo una percentuale di incompetenti disonesti anziani mafiosi zoccole omosessuali eccetera simile a quella della popolazione e non come oggi nettamente maggiore, e non avremmo bisogno di quote rosa o di altro colore. Ma in mancanza, preferisco avere a che fare con dilettanti che non so da dove vengono e dove vanno che con vecchi volponi che so benissimo stanno li quasi esclusivamente per farsi gli affaracci loro e sono ormai organici con imprese tangentare e banche munifiche per farne gli interessi mentre fingono di fare i nostri, o giovani rampanti che con la scusa del "nuovo che avanza" non vogliono che imitarli e rimpiazzarli.
La politica deve diventare un servizio temporaneo cui tutti sono tenuti e hanno diritto, questa è l'ultima speranza per la democrazia italiana. Se per ottenere questo dobbiamo sorbirci per dieci o quindici anni un vecchio comico che strilla e ha modi sbrigativi, ben venga. Ci siamo tenuti invano per venti anni un vecchio bavoso barzellettiere amico di mafiosi e chansonnier da crociera, un pochino ci guadagniamo.
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ULTIM'ORA -  Anche se l'immagine poteva far pensare al contrario, il pezzo qui sopra non era specificatamente dedicato a Napolitano, la scelta della foto che lo ritrae essendo puramente casuale, gli esempi possibili potendo essere millanta. La dedica arriva postuma grazie all'ultima uscita del Capo dello Stato, che chiede amnistia o indulto per risolvere un problema annoso come quello del sovraffollamento delle carceri guarda caso proprio quando la cosa potrebbe salvare il culo flaccido che tutti pensate. Siete proprio dei malpensanti, se ritenete che magari comprando un paio di F35 in meno non solo si poteva fare a meno dell'aumento dell'IVA (che tra l'altro è stato controproducente, non ci voleva un Nobel all'Economia per prevederlo) ma si potrebbe fare un piano nazionale per la costruzione di nuove carceri e l'ammodernamento delle esistenti, e poi si anche la clemenza, ma lontana da quando si può sospettare pelosa (con buona pace del difensore d'ufficio Sofri), siete proprio dei malpensanti che "se ne fregano" dei problemi del Paese!

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