martedì 16 ottobre 2018

RI-CRESCITA

ok, lo ammetto: dato il risultato estetico, non è l'esempio migliore
Il titolo avrà evocato a circa il 50% dei (pochi) lettori qualcosa di negativo, che ha a che fare con l'età e la tricologia. Eppure non necessariamente se uno dice ricrescita sta parlando di una prossima spesa dal parrucchiere, o se no di una laboriosa operazione nel bagno di casa magari con l'aiuto di qualcuno. Ci sono concetti, dunque, che anche se hanno acquisito un significato preciso, continuano ad averne un altro magari di segno opposto: ricrescono i denti ai bambini che hanno perso quelli da latte, gli stessi capelli a chi ha voluto o dovuto tagliarli a zero, le economie quando la politica capisce che è il caso.
Ecco quello che è successo al nostro Paese, e che se interpretate bene le parole di Mattarella e soci si vuole che continui: siccome i politici padroneggiavano troppo "bene" le leve dell'economia, fino ad approfittarne sia per arricchire se stessi e le loro progenie sia per elargire benessere a pioggia per mantenere il consenso, allora a un certo punto, nelle sedi del vero potere, che sono da sempre nella storia dell'umanità dove si controlla l'economia (e oggi è a livello mondiale solo per via delle enormemente cresciute capacità di comunicazione e quindi di circolazione dei capitali), si è deciso che quelle leve bisognava togliergliele.
Il precedente capoverso (lo so, è intricato, ma è solo un mio vezzo, a rileggerlo con calma magari si sbroglia) è un tentativo, se riuscito o meno sta a voi, di sintetizzare in poche righe il nocciolo della storia degli ultimi 30 anni circa. Prima che cadesse l'impero sovietico, in occidente si alternavano due teorie economiche alternative, a seconda se ci si trovava in un ciclo positivo o negativo, perché nel primo caso c'era il bisogno di contenere gli eccessi che altrimenti prima o poi lo avrebbero invertito, e nel secondo caso c'era bisogno di invertirlo prima possibile. Tramontato il socialismo reale, in occidente ha potuto spadroneggiare una delle due teorie fino al punto di presentarsi come l'unica e sola, autoevidente come la forza di gravità o la freccia della vita. Il fatto che questa sia adatta solo in circa la metà delle contingenze economiche, e che nell'altra metà se applicata provochi impoverimenti a iosa, poco frega a chi siede ai piani alti, mai toccati da questi impoverimenti e anzi spesso arricchiti vieppiù nei periodi di (altrui) crisi: l'accentramento dei capitali, infatti, perfettamente sintetizzato nell'adagio popolare "soldo chiama soldo", non è altro che una tendenza naturale del capitalismo, che Marx aveva colto benissimo e nessun altro studioso ha mai ignorato. Solo un livello politico che abbia come obiettivo di limitare governare imbrigliare questa tendenza può salvarci, e infatti lo ha fatto nei decenni tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni 80 - e infatti l'esautorazione di quel livello politico è la vera causa della crisi che ci sta dissanguando adesso.
Di quanto ho appena affermato, gli esempi nell'informazione mainstream sono millanta, ma ne ho trovato uno in rete che è magnifico: Fero su Blitz quotidiano qui tira in ballo Keplero Newton e compagnia bella a screditare la risposta salviniana alle uscite di Boeri, ma affermando che l'economia è una scienza esatta, cosa che nessun economista serio si è mai sognato di fare, lui intende sostenere l'inevitabile consequenzialità di certe posizioni, invece ne dimostra proprio l'arroganza. Rammentatelo: chi usa la presunta scientificità delle proprie teorie economiche, sia personalmente che per interposta persona (tanto ha a libro paga sia il mondo dell'informazione che quello accademico), lo fa per i propri scopi politici.
L'economia è una scienza empirica, contiene teorie adatte ad alcuni luoghi e ad altri no, ad alcuni tempi e ad altri no, ad alcune situazioni e ad altre no, ad alcune contingenze e ad altre no. Chi vi dice il contrario, chi vi propone le proprie teorie come dogmi, VI STA MENTENDO. Nel proprio interesse e in malafede, se è furbo, nell'interesse altrui e senza nemmeno esserne consapevole, se è un coglione. Ora guardatevi attorno, contate da quanti imbroglioni siete circondati - praticamente TUTTI quelli che propagandano acriticamente il monetarismo della BCE come fosse la geometria euclidea (e pure quella, peraltro, non è applicabile se non al fittizio spazio tridimensionale a noi prossimo, che è un minimo sottoinsieme dell'universo) - e cercate di distinguere tra le volpi e i coglioni, considerando che proprio questi ultimi sono i peggiori, e cercando almeno il risultato minimo di verificare se voi siete stati tra questi o vi siete ancora, per togliervene fino a che siete a tempo.
Detto questo, la cronaca politica di questi giorni diviene da inestricabile a chiarissima: dopo 30 anni c'è finalmente nell'occidente sedicente democratico un governo che osa mettere in discussione i dogmi che hanno distrutto il sogno europeo del dopoguerra, scritto col sangue tra l'altro nella nostra splendida Costituzione, e ci sono i capibastone che cercano e cercheranno di sabotarlo in ogni modo, con la collaborazione di più livelli di scherani più o meno bene retribuiti, e di vari tipi di utili idioti che lavorano per loro a gratis e contro i loro stessi interessi, tra cui alcuni dei vostri più cari amici. Non è affatto detto che la spesa in deficit sia un male, anzi in alcuni casi è l'unico rimedio possibile e necessario; non è affatto detto che essa inneschi una spirale di debito, anzi in alcune contingenze è l'unica cosa che può disinnescarla, mentre è dimostrato che sia stata innescata e inasprita proprio dalle politiche euriste: al netto degli interessi, l'Italia è in avanzo primario (il che vuol dire che toglie ai propri cittadini complessivamente più di quanto gli da) quasi ininterrottamente da trent'anni, eppure il famigerato rapporto debito/PIL ha continuato a aumentare, laddove una spesa keynesiana governata come si deve aumentando il reddito lo avrebbe fatto diminuire, e aumentando le entrate fiscali avrebbe poi ridotto il deficit.
Fino a che non salta questa Eurozona non si può, ma i nostri problemi, che saranno solo leniti dalle necessariamente incomplete riforme di questo governo, sarebbero sul serio aggrediti solo da un piano di investimenti pubblici con milioni di assunzioni, finalizzato a un nuovo rinascimento di borghi strade fiumi laghi campagne ferrovie fibre ottiche microcentrali elettriche da fonti rinnovabili ponti porti trasporti archeologia eccetera eccetera. Piano che avrebbe un successo talmente lampante che lo spread sarebbe a danno degli altri, perché i mercati sono logici e scommettono contro di noi proprio perché sanno che siamo legati mani e piedi mentre i nostri presunti alleati ci spolpano vivi, se ci sanno liberi e solventi se ne fottono dell'ammontare del debito pubblico, come coi giapponesi. Se la Grecia un piano così avesse potuto farlo, e i greci avevano dato pieno mandato ai loro traditori di farlo, sarebbe venuta fuori dalla crisi da sola in un paio d'anni, e per davvero, e non per finta e dopo dieci anni di lacrime sangue e immiserimento generale come è stato.
Aprite gli occhi, o (pochi, ma ancora troppi) compaesani che ancora non vi rendete conto di tutto ciò. Si può rinascere, si può ricrescere, ma bisogna prima liberarsi (lo si inizia a comprendere anche a sinistra). Una volta liberi, possiamo sempre andare mano nella mano con chi vuole fare le nostre stesse politiche, democraticamente scelte. Essere antieuristi significa essere dei veri europeisti, altro che il mantra manipolatorio che vi ripetono di continuo.

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