lunedì 6 gennaio 2020

RADIO CIXD 10: EXTRANEI

..per non parlare della copertina bellissima!...
Claudio Lolli era (è morto da non molto, qui il coccodrillo, in cui sembro promettere la recensione di oggi) quasi il prototipo dei cantautori politici pallosi dei primi anni 70, o perlomeno gli avevano appiccicato quella nomea - certo anche per via degli arrangiamenti davvero minimali dei primissimi album - e lui non se ne curava. Però già nel 76 aveva sfornato forse il capolavoro assoluto almeno del decennio, il meraviglioso ed eternamente attuale Ho visto anche degli zingari felici, che abbinava a dei testi incredibilmente maturi (per un venticinquenne poi...) degli arrangiamenti strepitosi, grazie al connubio con un incredibile manipolo di musicisti capitanato dal sassofonista jazz/prog Danilo Tomasetta.
Io però oggi non vi parlo di questo album cult, sia perché è forse l'unico ad essere un minimo conosciuto oltre la cerchia degli estimatori lolliani, sia perché quando uscì ero piccolo e la sua scoperta fu per me (come per tante altre cose) frutto di archeologia musicale (il mio sport preferito, dopo il tennis). Invece questo Extranei uscì che avevo 17 anni, ed è inferiore per notorietà ma azzardo non per valore assoluto: anche se i testi sono meno direttamente politici, gli arrangiamenti - a cura dello stesso Tomasetta - sono per quanto molto diversi almeno altrettanto riusciti. Iniziavano gli anni 80, il pop elettronico dominerà, ma qui ne siamo già al top, credetemi.
E se non mi credete, ascoltatevi la playlist completa, che stavolta provo a proporvi anche in modo diverso, da consentirvi l'ascolto contemporaneo alle lettura delle mie note brano per brano:
1. Come un dio americano
Non so se fu la major, cui era tornato forse solo perché bisogna pur mangiare, a imporgli un brano così facile di ascolto, magari per mandarlo in TV e cercare di venderne qualche copia (e ci andò, ad Azzurro, ma non credo ne cavò qualcosa...). Di sicuro, è quello che mi piace di meno. E mi piace molto.
2. I musicisti
Il testo è un manifesto per chiunque sia del mestiere o l'abbia almeno sfiorato. La musica uno swing dolce e lento, che lo accompagna tristemente.
3. Double face
Chi non vorrebbe aver pensato lui, di chiedere in un verso al proprio padre "sarò io la tua brutta copia, oppure tu lo eri della mia?"?
4. Il muto
Il lato A del vinile si chiude con uno sguardo dal ponte che verrà. Verso il muto che il ponte non l'avrebbe mai voluto, perché solo nel suo isolamento poteva vivere la dignità di essere quello che era. Una profetica metafora del futuro che abbiamo vissuto in questi 40 anni.
5. Der blaue Engel
L'avete visto L'angelo azzurro, quello con la Dietrich? Anche qui c'è un uomo che si perde, e per ben otto volte. E anche qui se ti lasci portare dalla canzone ti sembra di vedere un film.
6. La canzone del principe rospo
Piacerebbe a tutti che la vita fosse una favola che alla fine baci il rospo e diventa principe. Ma la vita, come questa canzone, a volte finisce prima che succeda.
7. Non aprire mai
E' il capolavoro assoluto. Dell'album e della grande categoria delle canzoni che parlano di un qualcuno che se ne va e non torna mai più. Ascoltatela attentamente, non la dimenticherete mai. Né lei(lui) né la canzone.
8. Il ponte
Il lato B si chiude in un modo che la prima volta che lo senti sobbalzi, al punto che se odiate gli spoiler non leggete oltre. Dopo qualche incertezza, riconoscete la musica come quella del "muto", anche se l'arrangiamento è completamente diverso, qui totalmente elettronico. E anche la storia è la stessa, ma è vista dall'altra parte. La scena è il ponte che cresce con piglio futurista e compie la missione che deve, nel bene e nel male efficace. Lo sguardo è quello "sereno del muto". E anche stavolta giro il disco e ricomincio...

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