Istruttiva immagine tratta da questo post di Comedonchisciotte |
Non occorre essere "complottisti" per sentire anche da lontano puzza di bruciato in tutto ciò, basta avere ancora qualcosa di funzionante tra le orecchie. In altre parole, ogni episodio della "guerra mondiale a pezzi" (Papa dixit) che stiamo vivendo sa di gioco delle parti, a prescindere da chi sia in questo gioco il burattinaio o il burattino. Per capire, bisogna fare qualche passo indietro e osservare dalla giusta distanza, magari con l'aiuto di qualche filosofo, scrittore, o artista.
Cesare Pavese, ad esempio, diceva che "ogni guerra è una guerra civile" e i morti sono tutti fratelli. Sartre spiegava che “Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire”, e qualche decennio dopo Marco D’Eramo intitolava un libro "La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi", inquadrando il concetto a livello di lotta di classe (alla rovescia) di cui la guerra guerreggiata è solo uno tra gli strumenti. A calare la cosa nella pratica degli avvenimenti in Palestina ci pensa Franco Cardini in due post da leggere integralmente: Le vere vittime di un conflitto, e Due pesi e due misure. E a spiegarci a voce “La scacchiera Medio-Orientale” ci pensa Alberto Negri, in un podcast segnalatomi da Pasbas.
Ma io vi voglio lasciare con un cantante/chirurgo, che traeva da una poesia di Brecht questo testo, che metto per esteso accanto al tube della canzone. Si chiama Il monumento, sentitela e fatela sentire a chi non capisce (e segue da brava pecora il tragitto indicato dal bastone e dal cane del pastore, magari verso una nuova guerra mondiale "intera"); è di Enzo Jannacci, tratta dal suo album più bello.
Il nemico non è, no non è Il nemico è chi sfrutta il lavoro |
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