La risposta è semplice: la statistica è una scienza controintuitiva, le persone normalmente non la capiscono. E anche i più colti, quelli che magari l'hanno studiata all'università, si divertono molto a dimenticarsene, o per meglio dire trovano molto faticoso andarsene a ricordare e invece molto divertente giocare ad ignorarla. D'altronde, la statistica dice che la vita è mortale nel 100% dei casi, e sarebbe un inferno viverla se non riuscissimo per la maggior parte del tempo a dimenticarcene. Magari adottando un credo religioso per quando ce ne ricordiamo.
La cosa mi ha sempre colpito, e infatti trovo subito un vecchissimo post in cui ho già parlato dell'argomento, in particolare di lotto e superenalotto, tanto che la tentazione è mettervi il link e risparmiare fatica. Ma proprio in questi giorni mi sono imbattuto in un bellissimo articolo de L'Indipendente che entra nel merito di Affari tuoi, oltre che ancora di superenalotto, e ve la spiega proprio bene bene, per cui vi invito a leggerlo.
Ok, siete pigri, vi capisco. E faccio un breve riassunto dei punti salienti dell'uno e dell'altro:
- ogni gioco di "fortuna" è bilanciato in modo da prevedere, nel confronto tra quanto paga una scommessa rispetto alla posta e quanto è probabile vincerla, una differenza a favore del banco, che per la legge dei grandi numeri più si gioca più si avvicina nella realtà a quella teorica - ad esempio, a testa o croce hai il 50% di possibilità di vincere, il gioco è equo se quando vinci prendi il doppio della posta, facciamo che il banco invece ti concede una volta e mezza, a te sembra tanto e giochi, e magari se tiri due o dieci volte può capitare che il risultato si discosti dal 50%, ma se tiri mille volte puoi stare sicuro che uscirà testa circa il 50% delle volte, se tiri un milione di volte puoi togliere quel circa fino a molte cifre decimali, il che significa che il banco ha incassato la differenza tra il doppio della posta e la volta e mezza che ha pagato quando ha perso;
- se avete capito il meccanismo, avete anche capito che lo Stato italiano come banco è decisamente il più disonesto di tutti (ad esempio, fare 6 al superenalotto ha una probabilità di 1 su 622.614.630, ma le vincite più grandi, e strombazzate come sensazionali, si aggirano attorno ai sessanta milioni), il più onesto essendo il Casinò, seguito dagli allibratori patentati (ma anche il totonero era molto più onesto del totocalcio), e quindi anche che giocare a qualsiasi gioco in cui il banco è lo Stato (lotto e derivati, gratta e vinci, lotterie varie, eccetera) equivale di fatto a pagare una tassa sulla propria credulità, e spesso (dato che a giocare di più spesso sono persone bisognose che sognano di svoltare) sulla propria povertà: un qualcosa di iniquo e abietto, che però resta in piedi perché garantisce un gettito superiore a quasi tutte le imposte e tasse "palesi";
- l'unica cosa che "salva" Affari tuoi è che i concorrenti non pagano (almeno non direttamente, a meno che le lunghe permanenze da pacchista spesso necessarie prima che sia il turno di giocare non siano a carico loro), quindi sono tutti vincitori di una lotteria che prevede solo una variabilità del premio da zero a 300mila euro, con una probabilità su 21 di beccare uno qualunque dei premi che varia man mano che i pacchi vengono aperti fino a una su 2 tra quelli rimasti - premesso che non credo occorra sottolineare che alcun valore simbolico dato a questo o quel numero abbia alcun senso, o ricordare che nessuna serie "storica" (tipo "il tizio ha aperto cinque pacchi rossi nelle ultime cinque puntate") sposta di una virgola le probabilità, l'unica strategia pienamente razionale sarebbe mettersi a calcolare il valore medio dei pacchi rimasti ponderato alla probabilità che esca, ma dato che uno capace di fare una roba del genere a mente davanti alle telecamere probabilmente è ricco di suo e comunque in televisione non ci va, basterebbe calcolare il valore medio semplice e non accettare mai offerte significativamente inferiori (lo sono spesso, fateci caso, ma non sempre), accettando il cambio solo se in giro ci sono ancora più pacchi rossi che pacchi blu (idem, di solito in questi casi il "dottore" non te lo offre).
Dicevo che la statistica è controintuitiva. Quando andavano di moda le lotterie, mi capitava di venire commissionato da Reggio Calabria di comprare 100 biglietti a Roma "perché vincevano di più", niente valeva la considerazione che se leggi di più biglietti vincenti a Roma è perché a Roma si vendono più biglietti, e ancora meno che comprare 100 biglietti anziché uno sposti significativamente la probabilità di vincere, pur moltiplicandola di 100 volte: infatti, una probabilità su 10 milioni non si qualifica molto diversamente da una su centomila. Entrambe, se ci pensate, rientrano abbondantemente nella stessa definizione: un culo pazzesco. Diventerebbe una su cento, restando comunque irrisoria, solo comprando 100mila biglietti. Ma se aveste i soldi per comprare tutti quei biglietti probabilmente non ve lo sognereste nemmeno di farlo, sicuri peraltro che al 99% vincereste al massimo una serie di premi minori di ammontare inferiore all'investimento. I ricchi, la tassa sulla povertà, non la pagano.
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