venerdì 29 marzo 2024

A PROPOSITO DELLA PASQUA

Quando un rito diventa tale chi lo segue quasi sempre ha dimenticato, se lo ha mai saputo, la ratio della sua istituzione. La Pasqua affonda le sue radici nelle feste per l'arrivo della primavera che probabilmente gli umani hanno cominciato a celebrare sin dagli albori della loro trasformazione da cacciatori/raccoglitori a agricoltori/stanziali, come dimostra la sua "fasatura" col calendario lunare, se non ancora prima. Ma gli ebrei ne hanno fatto nel loro racconto un manifesto della loro "ragione sociale", che poi è quella che ha consentito loro di continuare a sussistere come popolo per un paio di millenni senza un loro Stato, fino a che non sono riusciti a riappropriarsi della loro "terra promessa". Quante volte avete letto o visto la storia delle sette piaghe d'Egitto e in particolare dell'angelo di Dio che stermina i primogeniti in tutte le case non marcate sull'uscio dal sangue innocente di un agnello? e quante di queste vi siete soffermati a riflettere di quanto orrenda e mostruosa sia la visione che c'è sotto?

Pensateci: che male avevano fatto quei bimbi, e i loro genitori? Qual era il loro "peccato", se non quello di essere sudditi del faraone e non parte del "popolo eletto"? Ma, attenzione, anche quando riconosciuta la mostruosità della cosa, non ce la caviamo, come peraltro hanno fatto i cattolici per millenni, appiccicando a quel popolo il marchio di "cattivi", anche perché qualche tempo dopo colpevoli di cristicidio (avendo scelto Barabba). Il problema non sono loro, il problema è che qualunque popolo che segue in maniera pervasiva una religione, specie se monoteista, applica la stessa sintassi degli ebrei coi "gentili" (che sta per "non ebrei"): intimamente, toglie il bollino di umanità agli "altri", retrocessi al massimo a bestie da sfruttare quando non a inutili insetti che è indifferente schiacciare o meno. Solo grazie a questo meccanismo, e alla sua inconsapevole interiorizzazione, si può infatti accettare di avere il diritto di sterminare un popolo nemico per difendere il proprio. Piero, dimentico di questo insegnamento nel riconoscere uomo il nemico, fa una brutta fine.

Nessuno è esente da questa colpa. Il nazismo è figlio del cristianesimo, in ciò. E il sionismo del nazismo. E gli islamici la commettono contro gli infedeli. E noi crociati, rozzi e violenti, abbiamo fatto lo stesso contro i ben più civili musulmani in terrasanta. Eccetera eccetera.

Ecco perché il modo migliore di fare gli auguri di Pasqua è la vecchia vignetta dell'agnello, ancora oggi vittima innocente (The silence of the lambs, che titolo geniale!) a 5mila anni di distanza da quella notte di quella piaga: aiuta a ricordare che è sempre questione di punti di vista, che è sempre solo la capacità di assumere il punto di vista altrui il discrimine tra la guerra e la pace. D'altronde, 2mila anni fa anche il nostro "figlio di Dio" fu l'unico a salvarsi mentre una miriade di maschietti, stavolta ebrei non egizi, veniva sterminata. E 33 anni dopo fu l'unico a risorgere degli almeno tre crocefissi quella sera sul Golgota, come sempre De Andrè fa rinfacciare a Maria dalla madre del ladrone in Tre madri. Ma questo non ve lo ha detto il catechismo...

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