giovedì 29 aprile 2010

DAMMI TRE PAROLE

"Me ne frego" è l'espressione verbale che sintetizza meglio sia il fascismo sia l'italianità che di esso è mamma e figlia: ce la ripetiamo dentro infinite volte, talvolta in leggera storpiatura come il gerarca impersonato dal mitico Bracardi ("che te frega?").
Il rapporto tra cosa privata e cosa pubblica deviato patologicamente verso la prima, al punto da non vedere nemmeno quanto la seconda la influenzi pesantemente seppure indirettamente, che potremmo etichettare come "egoismo miope", è davvero caratteristica comune di tutti noi, dalle Alpi al Canale di Sicilia, solo declinata diversamente, nel rispetto del federalismo. Non credo sia necessario, anzi forse sarebbe offensivo dell'intelligenza del lettore, riportare in dettaglio in quali sistemi di valori ciò si traduca al sud e al nord, e quali comportamenti pratici origini alle varie latitudini.
In questi giorni le tre paroline magiche fanno da scudo alle italiche genti nei confronti del marasma greco. La cosa è adeguatamente indotta e incentivata dal Padrone del Vapore e di Tutte le Televisioni, con una tecnica sperimentata da ultimo con la crisi finanziaria internazionale innescata dai mutui subprime:  noi siamo fuori, siamo altra cosa, per questo questo e quest'altro motivo. Ora, altro popolo andrebbe a verificare gli addotti motivi e, scopertoli falsi, defenestrerebbe i millantatori. Noi no: se una bugia ci rappresenta uno scenario che ci piace e/o ci fa comodo, ci crediamo.
Raramente punto al blog di Grillo (dice tante cose giuste ma lo ascolterò se e quando annuncerà di entrare in politica per fare comizi gratis anzichè show a pagamento - così come leggerò Saviano dopo che avrà lasciato la Mondadori), ma quando il comico genovese parla di soldi c'è da credergli sul serio: in realtà stiamo davvero a un passo dalla Grecia, e chi lo nega ci sta prendendo in giro. In Grecia i titoli di Stato sono stati declassati a mondezza, gli stipendi sono stati già decurtati e lo saranno ancora per evitare forse che si debba smettere di pagarli, gli avvoltoi sono pronti a prestiti che sembrano ciambelle di salvataggio e sono catene, ma quel popolo non è stato rincoglionito da decenni di tivù spazzatura, ancora forse ha voglia di incazzarsi e lottare, e ascolta gli allarmi dei suoi intellettuali. C'è insomma da sperare che, come gli Argentini ieri, i Greci oggi trovino la forza per puntare i piedi sul fondo e risalire.
Se e quando toccasse a noi, invece, ci sono tutte le premesse per lo scavo del fondo, che ci condurrebbe a una sciagura epocale. Non abbiamo più, se mai lo abbiamo avuto, uno spirito patrio cui aggrapparci. Non abbiamo mai nemmeno scritto univocamente la nostra storia: le mistificazioni sull'appena trascorso 25 aprile, ad esempio, non solo ci sono sempre state ma aumentano a ogni giro di calendario. Come qui fa notare molto argutamente Pasquinelli, in un'altra contingenza economica le pressioni leghiste potevano anche avere uno sbocco naturale positivo, la divisione dell'Italia in macroregioni tutte parte degli Stati Uniti d'Europa, ma in questa situazione l'unico scenario plausibile se non li si ferma è quello jugoslavo. Non dimentichiamo che la nazione balcanica aveva molti tratti in comune a noi: costruita a tavolino, mantenne e anzi ampliò fortissime divergenze economico-sociali tra le sue regioni, fino a che in vista della disgregazione gli interessi economici del centro Europa si infilarono a piede di porco in quelle fessure per scardinare l'unità del Paese e scatenare una sanguinosissima guerra fratricida. Non li fermò nè l'estrema commistione familiare, nè la formidabile nazionale di basket dei fratelli Petrovic, una delle più forti squadre di qualsiasi sport di qualsiasi epoca. Insomma, in tempi di vacche grasse il federalismo di cui si ciancia su tutto l'arco politico è forse una soluzione, se concepito bene (quello che stanno lanciando, invece, ci condurrà dritti dritti alla bancarotta, potete starne sicuri e cominciare ad accumulare cibi non deperibili in cantina), mentre di questi tempi è l'anticamera della guerra civile. Io sono un obiettore di coscienza di mezza età, non credo in nessun dio e non ho figli: ho poco da temere. Voialtri, specie se siete giovani, o avete figli, fareste bene se siete di destra a dar manforte a Fini che è  tra i pochi che, seppur tardivamente, pare aver capito cosa si rischia a lasciare il timone in mano ai buzzurri e ai mafiosi; se siete di sinistra non avete nemmeno la fortuna di averne uno così, dovete mandarli a casa tutti e in fretta. Quelle tre parole, dobbiamo smettere persino di pensarle: Sarajevo è vicina, davanti a noi.

4 commenti:

Auro Tirannos ha detto...

Concordo con buona parte delle cose che scrivi, ma spero e credo che tu sbagli in questa fosca previsione di guerra civile.

E' senz'altro vero che la lega alimenta l'odio verso l'"altro da sé", ma si tratta di un odio rivolto soprattutto verso gli extracomunitari di recente immigrazione, che non hanno, almeno per ora, una tradizione di possesso di zone del territorio italiano tale da alimentare lo spettro di una guerra civile.

Le minoranze etniche residenti in Italia da lunga data - tedeschi, albanesi ecc. - sono poco numerose e integrate nelle zone di residenza. Tra chi dovrebbe scoppiare la guerra civile? Tra i milanesi leghisti e i napoletani residenti al Nord?

Ciò detto, concordo invece pienamente sul rischio di una crisi economica epocale, che potrebbe colpire l'Italia se la Grecia darà inizio a una sorta di domino in grado di abbattere l'una dopo l'altra le economie più deboli dell'Europa comunitaria.

cugino ha detto...

eh ma i percorsi della storia non sono mai lisci e logici... credimi non sto gufando, ma immagina che davvero il federalismo fiscale, unito all'esplosione di una crisi monetaria europea innescata dalla grecia, metta i conti pubblici ko non dico da non pagare gli stipendi, ma diciamo da ridurli del 30%. o una qualsiasi altra causa che spinga l'europa a spingere l'italia out dall'euro, coi leghisti che chiedono che si divida in due l'italia per restarci dentro. molti al sud potrebbero trovare la cosa conveniente, ma subito dopo penserebbero che, dato come e a spese di chi è stata fatta l'unità d'italia, forse è il caso di chiedere dei danni. in jugoslavia è iniziata esattamente così, con la richiesta di indipendenza di croazia e slovenia, nottetempo riconosciute da germania e vaticano

Auro Tirannos ha detto...

Mah... tutto è possibile, anche se mi sembra uno scenario - parlo della guerra civile tra italiani - poco credibile. Per quanto i leghisti insistano nel parlare di Padania e nell'inventarsi riti identitari, dal punto di vista etnico la Padania non esiste: io ho vissuto al Nord e posso dirti che le famiglie in cui non siano presenti meridionali emigrati e ormai "naturalizzati" sono davvero poche.

Il tutto poi è reso ancor più confuso dal massiccio aumento di immigrati stranieri, che ormai si contano a milioni. Non dico che le tensioni non ci sono e che non aumenteranno; dico solo che non è chiaro quali potrebbero essere i fronti contrapposti.

cugino ha detto...

beh, io non ho detto che sia probabile, e non lo penso. ma la commistione nel territorio e dentro le famiglie non solo non serve a prevenire, ma rende peggiori i danni, come appunto in jugoslavia si è visto ampiamente.
cmq, chi da l'allarme, magari approfittando delle stucchevoli celebrazioni per il 150° imminenti, non fa certo danni: c'è bisogno di svegliare questo paese prima che sia troppo tardi...

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno