giovedì 19 giugno 2014

PIJAMO PIANO

Chissà se qualcuno è riuscito, da dentro le aule con lo smartphone,
a copiarsi lo svolgimento del tema direttamente dal sito di Renzo Piano...
«Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. [...] Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d’accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. [...] Spesso alla parola «periferia» si associa il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città?». Renzo Piano, Il rammendo delle periferie, da “Il Sole 24 ORE” del 26 gennaio 2014
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Sentire parlare così un archistar, uno di quelli che è diventato straricco, per carità anche grazie a un talento non comune, muovendosi nella terra di confine tra committenti con enormi capacità di spendere, quindi quasi sempre pubblici, e politici vogliosi di legare il proprio nome a qualcosa di visibile ed eterno come fossero signori medievali o faraoni, oltre che di creare quel margine tanto poco oggettivizzabile da essere per natura variabile e così costituire lo strumento pratico per arricchimenti individuali leciti ed illeciti, fa venire voglia di scrivere.
Se fossi seduto tra i banchi di una seconda maturità, avrei senz’altro scelto la traccia che riporta il pianopensiero sulle periferie, perché mi avrebbe dato l’occasione, con l’irrinunciabile brivido del rischio di uscire fuori tema, di esprimere alcuni pensieri che mi avrebbe subito suggerito:
  • l’Italia di oggi è tutta una periferia, di un’Europa che contrariamente alle promesse veicolate dal faccione di Prodi non si è mai curata e non ha la minima intenzione di curarsi del benessere delle sue periferie (i finanziamenti europei servono solo a mantenere il circolo vizioso tra ammanicati e corrotti, e largamente non vengono nemmeno spesi, perché sovente alla disonestà si accoppia l’incapacità);
  • al suo interno, ci sono periferie di periferie, insomma periferie al quadrato come il sud in mano alle mafie, al cubo come le periferie urbane al sud come al nord, alla quarta come l’immenso patrimonio di borghi in progressivo abbandono e paesi sempre più spesso nemmeno collegati dalla ferrovia, alla quinta come alvei cementificati e altri territori talmente mal curati che alla prima pioggia abbondante succede il finimondo, e giù fino all’ennesima potenza dove ci sono i giovani specie del sud gli anziani e tutte quelle altre categorie lasciate al loro destino;
  • il “recupero” di tutte queste periferie, a occhio e croce, costerebbe un bel po’ meno del trittico Mose-Expo2015-Tav (figurarsi di tutte le cosiddette “grandi opere”), e per una questione di scala dei singoli appalti andrebbe ad alimentare la corruzione una quota molto minore d’altro canto avendo un effetto da moltiplicatore keynesiano molto maggiore: mille euro a testa a un milione di persone creano ricchezza per cinquemila di cui mille tornano all’erario come tasse, un miliardo di euro a un megacostruttore state tranquilli che la metà va ai politici e alla mafia e dell’altra metà tra profitti legali dell’impresa e dei subappaltanti e costi del materiale alla manodopera, in gran parte straniera e tutta a tempo determinato, vanno le briciole;
  • abbandonando tutte le cosiddette “grandi opere” e combattendo sul serio mafie corruzione ed evasione, coi soldi risparmiati direttamente e indirettamente si potrebbe attuare un grande piano di recupero del territorio, capillare: citando Piano, intendo sia “il paesaggio”, cioè tutto l’immenso patrimonio naturale, paesaggistico, archeologico, artistico, che rende il nostro Paese unico al mondo (possediamo, evitando di scegliere tra una delle tante quantificazioni esatte, una grossissima fetta, di “maggioranza relativa”, del patrimonio artistico e culturale del mondo), sia “le città”, cioè i nostri bellissimi centri storici, le nostre periferie, i nostri borghi dove - se fosse un diritto civile Internet veloce libera e gratuita per tutti - si potrebbe tornare a vivere in tanti;
  • la creazione di occupazione stabile sarebbe infine anche uno degli obiettivi, accanto a enormi risparmi per il singolo e la collettività ed enormi vantaggi per l'ambiente, della rivoluzione nella produzione e nella distribuzione dell’energia che al recupero del territorio di cui sopra sarebbe complementare: libera e incentivatissima autoproduzione da solare eolico e ogni altra fonte alternativa, con vendita dell’eccesso di produzione a una rete simil-Internet per l'energia (oggi la distribuzione energetica è di tipo "televisivo", invece, con sprechi e criticità colossali). 
Non è una coincidenza che molti di questi punti siano anche nel programma del Movimento 5 Stelle, ma il punto è che sono idee che vado predicando (non da solo, ma non siamo manco tantissimi) su Internet da dieci anni e penso e dico si può dire da sempre, non è colpa mia se una a una sono state abbandonate dalla sinistra nei fatti quando non anche nelle dichiarazioni, e raccolte e sistematizzate coerentemente solo da Grillo.
In ogni caso i tempi dell’esame di maturità sono passati da un po’, ahimè qualcosa come 33 anni, e questo basta per farmi desistere dallo svolgere la traccia. Ma non basta a farmi dismettere il bernoccolo della curiosità, grazie al quale scopro che Renzo Piano, che ai distratti ricordo è senatore a vita in quota PD, ha in piedi da qualche mese un gruppo di lavoro sul recupero delle periferie con tanto di sito. Lungi dal malignare sulla scelta della traccia, mi viene da chiedergli una cosa, una sola (sempre la stessa che vorrei chiedere a uno a uno a tutti quelli che votano ancora per i partiti sedicenti di sinistra sempre pronti a dare addosso a Grillo ogni volta che possono tacciarlo di destrorsità o antidemocraticità, o peggio ancora a quelli che si sentono di sinistra e votano per quella specie di "Democrazia Cristiana però senza umanità" che è il PD): ma lo sa, Senatore, che a voler essere buoni il 90 per cento delle bellissime cose che scrive nel programma del Gruppo124 sono totalmente irrealizzabili senza prima ripudiare la politica monetarista cui ci costringe l’Euro (e quindi senza uscire dall’Euro, poiché è ancora più utopistico convincere i tedeschi e gli altri che in questo quadro vincono a cambiare quadro)? Perché se lo sa, anche se è un architetto bravissimo e scrive tante cose belle, per me va soltanto a ingrossare la fila di quelli che mentono al popolo sapendo di mentire. Invece se come io spero non lo sa, s’informi, e passi in quota ai 5 stelle che tanto la sua carica è a vita e non gliela tocca nessuno...

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