lunedì 19 luglio 2021

RADIOCIXD 43 - DISCANTO

In questo album è contenuta la mia canzone preferita di tutto il repertorio di Ivano Fossati (pieno zeppo di capolavori, dunque e già è tanto averne una così decisamente), che peraltro è diventata di sinistra attualità. Per questa ragione, diversamente dal solito, non seguirò il canovaccio "cappello e commenti traccia per traccia" nel recensire il disco, ma inizio parlando di un brano, appunto questo Lunario di settembre

Ho cominciato a frequentare il trentino perché in quell'Italia degli anni 80 anche un ragazzo neolaureato, coi genitori separati e comunque non danarosi, che si campava facendo il dattilografo, poteva permettersi la settimana bianca. Quando nel 1997 per un concorso vinto dovetti scegliere la regione di destinazione tra quelle del Nord, di vacanze sulla neve ne avevo fatte una dozzina, e mi ero già innamorato del Trentino, così la decisione non fu difficile. In particolare, quando nel 1990 uscì questo disco, io ero già stato molte volte a Nogaredo, e in particolare a mangiare e (soprattutto) bere in un locale nella piazza centrale che si chiamava Le Strie, e ho scoperto che c'è ancora, dove ti raccontavano - affascinandoti - la storia delle donne per cui il paese era anche noto come "Nogaredo delle strie", delle streghe per chi non l'avesse ancora capito. Ragion per cui l'ascolto di questo brano mi colpì non dico come fossi un autoctono, ma giù di li.

La canzone ha una struttura complessa: in una ritmica cadenzata e incalzante, introdotta da un incipit abbastanza ad effetto (che non vi dico per non rovinare la sorpresa a chi non la conoscesse), il cui testo è in pratica la lettura (appena adattata per ragioni di metrica) degli atti del processo alle streghe di Nogaredo del 1647, si incastona a un certo punto una poesia (peraltro contemporanea e scritta da una donna) che sembra non entrarci niente, mentre la ritmica si ferma e una nuova linea melodica sottolinea il cambiamento, alludendo forse all'amore impossibile e negato tra uno degli inquisitori e una delle processate (ma certo anche a ogni tragedia implicata dal "non amore"). Finito l'inserto, un effetto analogo all'incipit ma ancora più inatteso ci precipita alla fine della lettura degli atti. Il risultato complessivo è una meraviglia di tale fulgore che oscura gli altri brani dell'album, nonostante alcuni siano di quell'altissimo livello che ha caratterizzato tutta la produzione fossatiana di quel periodo. Ve li elenco, coi link e qualche commento, e poi vi lascio al video di lunario:

  1. Lusitania - Un attacco micidiale, e un brano che dovrebbe essere adottato, ammesso che non lo sia stato, dall'Ente turismo del Portogallo, tanto ti fa venire voglia di andarci, in quella terra poi non così lontana (in tutti i sensi) a prendere il vento dell'oceano in faccia;
  2. Discanto - Che non è il contrario del canto, o un parente del disincanto. E' quello di cui "si vive, e di tant'altro ancora che inseguiamo come i cani, respirando dal naso, per finire invece ancora sorridenti, ancora abbaianti di un dolore a caso";
  3. Piumetta;
  4. Lunario di settembre (il processo di Nogaredo) - vedi sopra e sotto;
  5. Italiani d'Argentina - che con Argentina di Guccini compone un gioco di punti di vista a darci una immagine tridimensionale di un posto che per noi è a volte come una specie di macchina del tempo;
  6. Passalento;
  7. Confessione di Alonso Chisciano - Che poi sarebbe Don Chisciotte, cui dà voce, poeticamente, la stessa Lamberti Bocconi di lunario;
  8. Unica rosa;
  9. Albertina.- "perché a vivere so come si fa", e non ho abbastanza orecchio ma scommetterei che "si fa" le canta su un si e un fa.

Ma torniamo alle streghe, e alla loro attualità. Se fate un rapido sondaggio al volo per strada, troverete confermato il luogo comune che associa la "caccia alle streghe" al medioevo, i cosiddetti secoli bui, che forse è anche vostro. Niente di più sbagliato: per quanto il concetto di "strega" come personificazione del male cui addossare le colpe dei guai della società sia vecchio quanto l'umanità e presente in ogni civiltà e ogni tempo, il fenomeno di massa che prende questo nome è eminentemente moderno. E' dal 1450 al 1750, infatti, che si concentrano la maggior parte delle oltre 100mila vittime di questa assurda persecuzione, che aveva come oggetto persone variamente non allineate, spesso donne (ma non solo donne). Guaritrici, levatrici, artigiane, insomma donne che pretendevano di mantenere una certa autonomia, magari vedove con figli sulle cui proprietà avevano messo gli occhi vicini invidiosi o avidi, in questo il processo di Nogaredo è esemplare e non a caso la canzone si chiude col verso "i beni delle donne, confiscati", con un tasto basso di piano a fare da punto.

Gli è che con la globalizzazione seguente alla scoperta dell'America e all'invenzione della stampa da un lato, e con le guerre di religione esplose a seguito di Riforma e Controriforma dall'altro, la società rispetto ai secoli precedenti era cambiata profondamente quanto repentinamente, e in questi casi la paura domina, e in essa la delazione e la persecuzione degli innocenti proliferano. Vi ricorda qualcosa? A me, purtroppo, si. 

1 commento:

pix2007 ha detto...

https://youtu.be/rZmC6P7I_Zc

A me piace questa...

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