"Giro giiro toooondo..." |
Chi abbia avuto modo e voglia di osservare con attenzione un bimbo crescere se ne accorge: c'è un momento in cui gli cambia lo sguardo. Prima, è come quello di ogni altro cucciolo, e la leggenda di Romolo e Remo con la lupa (che qui casca a fagiuolo: è il Natale, ma di Roma) è un'altro mito seriale dell'umanità fondato su ragioni profonde: i cuccioli dei mammiferi hanno gli sguardi simili per ingannare i predatori stimolando il loro istinto genitoriale anziché il loro appetito. Poi, presto, prima ancora che parlino, comincia a velarsi della vera e sola maledizione della specie umana, quella raccontata nella Bibbia come la cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden per aver mangiato i frutti dell'albero della conoscenza: la consapevolezza di poter morire, prima, poi di doverlo fare.
Quel geniaccio di Kubrik (si lo so il racconto è di Clarke, ma lui non se ne aveva a male) ci mostra la stessa cosa addirittura su un computer, e ai tempi in cui la potenza dei computer attuali non era nemmeno immaginabile - ma si sa, la filosofia arriva oltre ogni altra scienza. La consapevolezza di esistere è un tutt'uno con la consapevolezza di potere e anzi dovere smettere di esistere: una cosa letteralmente insopportabile, e infatti nessuno la sopporta (i cosiddetti pazzi sono solo quelli che più si sono avvicinati alla verità, e visti da qui sono i più - anzi i soli - sani di mente), nemmeno una macchina potrebbe o potrà. Le religioni sono state inventate apposta, e sono solo uno degli inganni creati dalla mente per travalicare questo limite, nemmeno il più usato: quello è la proiezione della propria identità, nei figli ma anche in qualsiasi altra cosa prometta di durare dopo di noi, che so un'ideale o una squadra di calcio, e a ruota ci sono le storie (libri o film o musica sono solo declinazioni diverse dello stesso paradigma dell'altrove spaziotemporale che ci permette di credere di vivere molte altre vite oltre la nostra).
Vi avevo "promesso" che non mi sarei fatto vivo per un po': questo post è un'eccezione fortuita che mi permette di augurarvi a modo mio (innescato come al solito per cavoli miei) buon Natale. Con in coda la perfidia che chi voglia sapere il perché del titolo deve seguire i link.
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